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La struttura e il contenuto dell’opera

III I DICTA DI FRANCESCO D’ASSISI

1.1 La struttura e il contenuto dell’opera

L’Opera di Wadding B. P. Francisci Assisiatis Opuscula riveste un’importanza fondamentale: si tratta della prima raccolta sistematica degli scritti di Francesco d’Assisi. Infatti, prima del 1623, sebbene grazie all’invenzione della stampa i testi dell’assisiate avessero raggiunto un’ampia diffusione, non esisteva un’edizione critica vera e propria; inoltre, gli incunaboli e i post- incunaboli si avvicinavano molto alle edizioni manoscritte. La rilevanza di questo immenso lavoro è anche di carattere storico, poiché offre una visione complessiva di quali testi di Francesco, sia autentici sia spuri, circolassero in epoca rinascimentale e, soprattutto, quali godessero di un maggiore interesse.331

Il contenuto dell’opera è considerevole: secondo lo studio analitico compiuto da Cambell, Wadding raccolse duecentocinquantasei testi, distribuiti nei tre tomi.332 Tuttavia, occorre sottolineare che l’erudito irlandese non si limitò a una operazione di raccolta, bensì, egli si impegnò ad analizzare, approfonditamente, l’enorme mole di materiale. Ciò è ben visibile sia dalle brevi introduzioni con cui ogni singolo Opusculum è presentato: nelle quali, in primo luogo, egli ne sintetizza il contenuto; indica, poi, le compilazioni che inglobano il testo in questione e, talvolta, offre un conciso commento di tipo ascetico teologico. Allo stesso tempo, dai commenti emerge il vero intento apologetico della raccolta. Ciò risulta chiaro, ad esempio, analizzando la breve premessa alle orazioni, nella quale l’editore si sofferma succintamente a descrivere l’origine di tali preghiere:333 «tantus erat Francisci ardor amor in Deum, ut sub imo pectore nequam latere posset, quin exterius in dilecti laudes vehementer erumperet».334 Allo stesso tempo, le ammonizioni sarebbero il frutto di un sollicitus pater e diligens pastor, il quale offre consigli ed

330 Cf. Wadding 1623. A questa edizione mi atterrò anche nell’appendice. 331 Cf. C. Paolazzi 2003, p. 79.

332 Cf. J. Cambell 1925, p. 73. 333 Ibid.

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esortazioni a sostegno di un’esistenza condotta in modo totalmente cristiano. In aggiunta, ciascun elaborato è accompagnato da alcune note, le quali forniscono indicazioni di critica testuale; altre volte esse sono inerenti ai significati escatologici; e infine, molte consistono in riferimenti storici, che permettono una più completa visione dell’elaborato.

Le prime pagine, precisamente dalla terza alla settima, contengono la lunga lettera dedicatoria ai due fratelli, Gabriele de Treio, Cardinale di San Patrizio, e Antonio de Trejo, vescovo di Cartagine. Sebbene tale epistola sia ricca delle usuali formule di lode e di ringraziamento, vi si possono trovare delle, seppur minime, indicazioni circa l’impostazione strutturale che l’editore voleva attribuire all’opera.

Wadding, inoltre, si dimostra consapevole del valore del suo lavoro, grazie al quale, molti scritti di Francesco «Quae latebant, Solem viderent et in unum dispersa coerunt.» 335 Egli dichiara di essere riuscito a trovare, e, successivamente a ricongiungere, un gran numero di Opuscula, inclusi nelle opere composte nel corso dei quattro secoli precedenti: sarebbe questo il motivo per cui nel corso della lettera insiste sul fatto che «Nova rem aggressus sum ex veteri, ut novus integer Tomus prodiret ex vetustis ante quatuor saecula exaratis Opusculis.»336 In diversi luoghi dell’Epistola, inoltre, l’editore sembrerebbe introdurre delle indicazioni circa la lettura del materiale: oltre al testo definitivo e da lui compendiato, il frate inserisce, anche una serie di riferimenti bibliografici che permettono al lettore di raggiungere le altre versioni dello stesso testo. In particolare, come si avrà modo di illustrare, per ogni scritto il curatore presenta una lista delle compilazioni, riferendosi a quelle databili nei secoli XIII- XVII, che includono il testo preso in esame.

La rispettiva risposta del cardinale ha una lunghezza maggiore e occupa le pagine dall’ottava alla quarantatreesima. Dal punto di vista contenutistico, il religioso si limita a descrivere alcuni aspetti del carisma di Francesco, non aggiungendo nulla di nuovo rispetto a quanto farà trasparire il Wadding circa la personalità del Santo. Subito dopo vi è collocata una breve prefazione.337 A quest’ultima segue l’elenco di quelle personalità che Cambell definisce Les témoignages de écrivain sur S. Francois.338 Si tratta della rassegna degli scrittori che hanno fornito importanti

335 Ivi., p. VI. 336 Ivi, p. 100. 337 Ivi, pp. VII – XL.

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testimonianze sulla storia dell’assisiate e degli sviluppi successivi, per ognuna delle quali egli riporta una breve sintesi dell’operato letterario: J. De Trittenhein (1494); H. De Vroom, detto Sedulius; G. Eiseingrein (1504); H. Willot (1598); R. Ridolfi (1585); A. Possevino (1603) e le Cronache di Mariano da Firenze (1523).339 Appena prossima è la lista delle opere da cui il francescano dichiara di aver ricavato i testi: essa è piuttosto consistente e comprende esemplari temporalmente molto distanti tra di loro. Nel dettaglio, sono nominati sia manoscritti molto antichi, come il manoscritto Assisiate 338, sia opere più vicine all’epoca dell’autore, basti pensare a La Franceschina di Giacomo di Oddi, nonché alle Cronache di Marco da Lisbona e di Louis de Rebolledo.340 Su questa esposizione, si tornerà nel corso del prossimo paragrafo interamente dedicato alle fonti dei dicta: il fatto che il francescano poggi su questi scrittori fornisce molti suggerimenti circa il metodo da lui messo in atto, nonché sulla sua visione complessiva riguardo agli scritti, e ai logia.

A questo punto, questa prima sezione introduttiva si conclude con l’indice, il quale riporta, in maniera visibile e sintetica, la suddivisione dei testi all’interno dei volumi. Come si evince da questa breve analisi, risulta assente qualsiasi tipo di spiegazione delle motivazioni che lo spinsero a una tale distribuzione del materiale.341

L’erudito include nel primo tomo le lettere che Francesco indirizzò a diverse personalità, sia laiche sia consacrate. Egli specifica di aver raccolto solamente le diciassette epistole a lui pervenute, in quanto le altre, secondo la sua opinione «multae hominum incuriae perierunt».342 Inoltre, la conferma della validità storica di tali septemdecim epistolae è data dalla loro ripresa da parte di tre importanti autorità, ad ognuna delle quali dedica un assai conciso paragrafo di presentazione: Bartolomeo da Pisa, il quale nel suo De Conformitate, riprende la literam ad omnes fideles Christianos, Enrico Sedulino, il quale, nella sua Historia seraphica vitae B. P Francisci Assisiatis, riporta quelle epistole che «quibus tum Fratres sui Instituti, tum omnes Christanos, ad charitatem, virtutes et summum honorem sacrosancte Eucharestia habendum efficacissime adhortatur»;343 infine, Ludovico Rebolledo, il

339 Cf. Wadding 1623, pp. LIV- LXI. 340 Ivi, p. LXII.

341 Ivi, p. LXIV. 342 Ivi, p. 1. 343 Ivi., p. 1.

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quale nel secondo libro delle sue cronache include tre missive («scilicet unam ad Capitulum Generale, aliam ad Sacerdotes, tertiam breviusculam ad universos Christianos»).344 Già a partire da questa prima sezione, inoltre, è possibile verificare quanto precedentemente accennato circa il metodo del Wadding: egli non si limita a riportare il testo compendiato, bensì, per ogni epistola, fornisce un breve riassunto del contenuto e l’elenco delle opere, in cui la lettera in questione è inclusa. Talvolta, poi, cerca di specificare il momento storico in cui Francesco avrebbe composto il testo. Inoltre, l’erudito spiega alcuni termini ecclesiastici mediante annotazioni ricche di riferimenti storici. In alcuni casi, poi, tali note contengono delle varianti della lezione accolta.

L’autore colloca in prima posizione le due epistolae ad universos Christi Fideles,345 la seconda delle quali viene suddivisa in diversi capitoli; segue l’epistola ad Beatum Antonium de Padua,346 che l’editore identifica come la risposta a una richiesta postagli da Antonio stesso («noluit D.Antonius, quantymcumque rogaretur a Fratribus, docendi munus obire, nisi obtenta D. Franciscus benedictione et licentia»347). Vi è riportata immediatamente in successione l’epistola ad beatam virginem Claram et ceteras soroers S. Damiani;348 alle compagne di Santa Chiara è dedicata anche la lettera che Wadding intitola Ad easdem;349 la lettera rivolta a frate Elia, invece, viene presentata dall’autore con il titolo Ad fratrem Eliam totius ordinus vicarium generalem.350 Allo stesso frate Elia sono dedicata anche le due missive successive, le quali vengono intitolate rispettivamente ad eudem351 e ad fratrem Eliam totius ordinis vicarium generalem352; al Provinciale, invece, è rivolta lo scritto collocato in nona posizione ad provinciales ordinis Minorum353; curiosa, in questo caso, è il riferimento alla Collatio vigesimaseptima, nella quale si riporta proprio la descrizione del perfetto Provinciale, operata da Francesco.354Oltre a questa, le lettere dedicate a singole personalità sono solamente l’ epistola ad fratrem

344 Ivi, pp. 1- 2. 345 Ivi, p. 2. 346 Ivi, p. 4. 347 Ivi, p. 15. 348 Ivi, p. 16. 349 Ivi, p. 17. 350 Ivi, pp. 19 – 20. 351 Ivi, pp. 21 – 23. 352 Ivi, pp. 23 – 24. 353 Ivi., p. 18. 354 Ivi, pp. 26 – 27.

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Leonem,355la quale occupa la sedicesima posizione e l’epistola ad dominam Iacobam de septemsoliis, con la quale l’autore chiude questa prima sezione.356 Inoltre, sono inserite anche le lettere indirizzate ai sacerdoti e a tutto il clero, rispettivamente i testi ad sacerdotes totius ordinis357 e ad universos clericos.358 Importante sono l’epistola al Capitolo Generale.359

Wadding riporta anche delle lettere che Francesco avrebbe scritto ai custodi dell’ordine, l’epistola ad universos custodes fratres minorum.360 e a tutti coloro i quali hanno un ruolo di guida nella comunità ecclesiastica e agli esponenti del potere temporale epistola ad populorum rectores.361

Dopo la sezione dedicata alle epistole, l’erudito francescano raggruppa le ventisette ammonizioni di Francesco sotto il titolo Verba sacrae admonitionis B. Patris Francisci ad omnes fratres suos. Anche in questo caso, l’editore include un’esposizione di alcuni autori, secondo la sua opinione tra i più autorevoli, che inseriscono nelle opere tali brevi scritti. Inoltre, dal momento che si tratta di testi che non hanno una precisa identità, Wadding ne propone una definizione: si tratterebbe di una tipologia di scritti exigua caratterizzati da una determinata gravità tipica delle sentenze. Secondo l’editore, in questo caso, Francesco assumerebbe il ruolo di padre attento e di un pastore diligente, il quale informa sia de praecipuis virtutibus sia de gravioribus vitiis. La modalità di disposizione di tale sezione è differente da quella precedente: egli decide di disporre prima tutte le ammonizioni e di inserire tutte le note ad esse inerenti solamente alla fine.362

Dopo tale enumerazione, sono posti quattro testi i quali non rientrano in alcuna classificazione,363 sebbene, anche in questo caso, l’editore si preoccupi di fornire una concisa sintesi del contenuto e il solito elenco delle compilazioni in cui è inserito il testo. Al primo scritto il critico attribuisce la titolazione Verba B. Patris N. Francisci ad humilitatem, obedientiam, devotionem et Patientiam inducentia: quest’ultimo in alcuni passaggi corrispondere a quella che oggi è conosciuta come

355 Ivi., pp. 65 - 67 356 Ivi, pp. 67 – 69. 357 Ivi, p 70. 358 Ivi, pp. 43 – 45. 359 Ivi, pp. 30 - 33. 360 Ivi, pp. 54 – 56. 361 Ivi, pp. 57 – 65. 362 Ivi, pp. 70 – 87. 363 Ivi, pp. 87 -98.

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la diciannovesima admonitio. Immediatamente dopo è collocata la Salutatio Virtutum, a cui, l’erudito irlandese, attribuisce il nome di De virtutibus quibus decorata fuit S. Virgo, et debet esse sancta anima. Il terzo elaborato è il famoso Opusculum De vera et perfecta laetitia Fratrum Minorum, che Wadding riporta nella versione dei Fioretti. Infine, è inserito il Pater noster, quod dicebat Beatus Franciscus, che Wadding introduce come Expositio Beati Patris super orationem Domenicam. A questo punto, compare la sezione dedicata alle orationes diversae, le quali, a loro volta, vengono suddivise in precisi raggruppamenti secondo criteri tematici o di altra natura. In prima posizione vi è la Laus in Domini Dei Altissimi; seguono, poi, due testi, che non hanno una specificazione contenutistica vera e propria (l’Oratio praeponenda horis canonis e l’Oratio B. Francisci in suae conversionis initio). Vi sono poi tutte le preghiere rivolte, o, perlomeno inerenti, alla Vergine Maria, testimonianza del grande affetto che Francesco nutriva per la Madonna: Salutatio ad Virginem Mariam; Oratio ad Virginem Mariam; Alia oratio ad eamdem B. Virginem Mariam. Tuttavia, i criteri di classificazione di tali invocazioni, non risultano costanti: da questo momento, il francescano riporta, in maniera non ordinata, sia testi il cui titolo rispecchia e sintetizza la richiesta contenuta nell’invocazione stessa (è il caso della Oratio B. Patris pro obtinenda paupertate; Oratio ad imperandum divinum amorem; alia infirmitate; Oratio pro commendanda sua familia) sia invocazioni di altra natura (Oratio, quam dicere solebat, quando sanctissimum Christi corpus elevabat sacerdos; Oratio quotidiana B. Patris Francisci).364

Infine, a conclusione di questo primo tomo, sono disposti il Testamentum B. Patris Francisci365 e le Laudes Testamenti B. Patris Nostri Francisci.366 La presenza di quest’ultimo testo appare molto interessante: il filologo irlandese lo estrapola dal Firmamentum trium Ordinum Beatissimi Patris nostri Francisci367indicandone l’inclusione anche nel Societatis Iesu Bibliotheca selecta qua igitur de ratione

364 Ivi, pp. 87 – 90. 365 Ivi, pp. 120 – 129. 366 Ivi, pp. 129 – 130.

367 La versione contenuta nel Firmamenta precisamente in fol XVII col 3, è identica a quella accolta dal

Wadding: «Testamentum paucis, testamentum nulla oblivione delendum, nulla dedignatione spernendum,

nulla superordinatione contraria mutandum! Testamentum, inquam, non morte testatoris sed immortalis vitae condonatione sancitum. Beatus qui non spernit vel abiicit charitatis incorruptibile. Testamentum, fertile humilitatis feudum, desiderabilem paupertatis thesaurum, tanti Patris sibi traditione legatum.». Cf.

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studiorum in Historia, in disciplinis, in salute omnium procuranda368 di Antonio Possevino. Wadding, sebbene l’autore sia ignoto,369 dichiara di inglobare tali lodi nella sua opera, dal momento che ipsi testamento subiungerentur.370

Il secondo volume, invece, include tutte le regole dell’ordine francescano. L’editore francescano, innanzitutto, si preoccupa di definire la natura di tali documenti371: si tratta di norme del vivere, necessarie al fine poter condurre una santa esistenza. Anche in questo caso, poi, si serve di citazione di eruditi, con lo scopo di rafforzare la validità del suo ragionamento. In questo caso, per sottolineare l’importanza della Regola, viene citato Seneca, il quale la definisce come «ciò che suole definire quello che è giusto, non appena ci si distacca dalla quale non si è più nella retta via».372 Egli, poi si sofferma sullo stile adottato da Francesco, che definisce umile e contenente ragionamenti logici spesso imperfetti («in aliquibus impolitum er plus satis humilem, variare auderemis»).373 Per questo motivo, l’editore si rifà, ancora una volta, a Seneca per dimostrare che lo stile in cui sono scritti non deve far dubitare circa il valore di tali documenti: secondo il filosofo «la qualità, poi, non si dimostra dagli ornamenti o dalla bellezza con cui è scritta, quanto piuttosto, dalla stabilità e fermezza, non dalla bellezza ma dalla retta via». 374

Collocata in prima posizione è la Regola non bullata, che l’erudito indica come prima regula quam sepahicus pater scripsit fratribus minoribus;375segue la Regola bullata, negli Opuscula denominata Secunda Regula quam seraphicus pater scripsit fratribus minoribus. Quest’ultima è preceduta dal racconto dell’episodio inerente alla sua approvazione e dal numeroso elenco di tutte le compilazioni,

368 Cf. L. Wadding 1623, p. 130.

369 Wadding dichiara che è lo stesso Possevino a definire tale autore ignoto. Ibid. 370 Ivi, p. 131.

371 è utile riportare le esatte parole usate dal Wadding per tale descrizione:«Tres a B. Francisco institutas esse vivendi normas, in quibus utriusque sexus non modica multitudo sancte recteque vitam ageret, nemini prorsus ignotum. Primama Fratrum Minorum, secundam Sanctimonialium, tertiam Fratrum Sororumque de poenitentia (vulgo Tertiariorum) suis stabilivit legibus, regulis, minivit, sanctiosque undique firmavit institutis» Ivi. p. 131.

372 Si tratta della settantacinquesima epistola di Seneca: «Regula, etenim, (Seneca teste) est qua rectum probari solet:

quam si flectes, quidquid ex illa mutaveris, iniura est recti» Ivi, p. 132. 373 Ibid.

374 Si tratta della settantanovesima epistola di Seneca: «Nanis etiaim bona dicitur, non qua pretiosis coloribus picta est; nec cui argenteum aut aureum rostrum est, nec cuius tutela ebore caelata est, nec qua fiscis aut opibus Regiis pressa est: sed stabilis, et firma, et iuncturis aquam excludentibus spissa, ad ferendum incursum maris solida, gubernaculo parens, sed consentiens vento. Glaudium bonum dices, non cui deauratus est baltheus, nec cui vagina gemmis distinguitur: sed cui et ad secandum subtilis acies, et mucro munimentum omne rupturus. Regula, non quam formosa, sed quam recta sit, quaritur» Ivi, p. 133. 375 Ivi., pp. 130 – 167.

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databili dai secoli dal quindicesimo al diciassettesimo, che la contengono.376 Seguono le Laudes secundae regulae fratrum Minorum ab Patre Prolatae,377 di cui Wadding documenta la presenza, e, dunque, estrapola dal De Conformitate, dal Manuale Minorum, dal De planctu Ecclesiae, dall’Historiarum Seraphicae, dal Firmamentum trium Ordinis, e, infine, dalla Historia seraphica vitae B.P Francisci Assisiatis. Ancora una volta, il francescano pone a prova della validità di questo testo la sua presenza nelle compilazioni appena citate; precisamente egli afferma: «quosque passim inveniuntur, ita ut omnis dubitandi scrupulus circa auctorem facillimè tolli possit. Breves sunt, compendiosa et mysteriosa satis. Adnotationibus quibusdam adiectis obscuriora reserabuntur»378 Infine, posta a conclusione del secondo tomo, vi è la Regola delle povere di San Damiano: Prima Regula sanctimonialium S. Clarae A. B Francisco pro eisdem conscripta.379 Precisamente, l’editore ne offre una perfetta descrizione, sottolineandone la stretta somiglianza con la Regola dei frati («Idem, est huius Regulae argumentum, eadem materia, totidem capita, non dissimilia praecepta, simillima omnino verba ac praecedentis.»380) Tale volume termina, però, con quella che Wadding intitola Regulam tertiorum sive fratrum de poenitentia:381 egli attesta di averla ricavato da un «Vetustum quemdam Codicem MS in Bibliotheca Minorum Convent. Assis., qui eam solam, et quaedam Hispaniarum monumenta continent.»382

Il terzo volume è dedicato ai cosiddetti logia dell’assisiate: si tratta di quei pronunciamenti, che, secondo l’erudito, sarebbero attribuibili al Santo. La loro disposizione è più complicata di quanto appare, dal momento che, come si vedrà, vengono suddivisi dall’editore in otto categorie: Collationes Monasticae,383 Apophthegmata,384Colloquia,385 Prophetiae,386 Benedictiones,387Oracula,388

376 Ivi., pp. 168 – 185. 377 Ivi., pp. 185 – 189. 378 Ivi, p. 185. 379 Ivi, pp. 189 – 200. 380 Ivi, p. 189. 381 Ivi, pp. 200 – 284. 382 Ivi, p. 200. 383 Ivi, pp. 289 – 380. 384 Ivi, pp. 421 – 443. 385 Ivi, pp. 443 – 473. 386 Ivi, pp. 474 – 483. 387 Ivi, pp. 491 – 497. 388 Ivi, pp. 497 – 505.

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Exempla,389 Parabola.390Tuttavia, in questo volume, egli decide di inserire anche altri scritti di Francesco: esattamente, tra le Collationes e gli Apophthegmata si trovano l’Officium passionis domenicana391 e i Cantica B. Francisci (il Canticum Tertium392, il Canticum Secundum393, e il Canticum Fratris Solis.)394

A conclusione degli Opuscula l’autore aggiunge un’appendice, la quale si caratterizza, anch’essa, per il consistente spessore: precisamente, essa contiene sette sermoni (De humilitate et patientia, contra peccata mortalia, de bono eleemosynae, de amore inimicorum; de perfecta obedientia, de animae aestimatione vel dignitate, de sacerdotum obligatione);395 un opuscolo (Opusculum Decem perfectionum veri religiosi et perfecti Christiani);396 un breve elaborato rivolto ai lettori (Apostrophe ad Lectores)397 e la Legenda Maior.398 Infine, il critico francescano inserisce alcuni documenti postumi riguardanti l’assisiate, che decide di raggruppare sotto il titolo Sanctissimi Patriarchae fama postuma.399 Sono presenti, in primo luogo, le tre bolle di Gregorio IX: la bolla di Canonizzazione, i documenti mediante i quali venne istituita la festa del Santo (Bulla canonizationis S. Francisci, eiusque Diei festi)400 e quello riguardante la traslazione del corpo (De translatione corporis S. Francisci).401 L’unica Bolla di Alessandro IV, invece, concerne il fatto delle stigmate (De veritate et certitudine sacrorum stigmatum).402 Segue, posto immediatamente in successione, il testo di una lettera che Francesco di Baux indirizzò al vescovo di Adria: l’Epistola Francisci de Bautio Ducis Andriae; ad andriensium Epiaìscopum; de prodigiosa statione funeris, nella quale è raccontata la visita di Nicola V presso le spoglie mortali del Santo Serafico, nel 1449.403 Ancora, vi è collocato il testo di un epitaffio, in latino umanistico, ancora oggi attribuito a Gregorio IX.404 A questo punto, l’opera con la quale l’autore decide di

389 Ivi, pp. 487 – 490. 390 Ivi, pp. 484 – 488. 391 Ivi, pp. 380 – 397. 392 Ivi, 405 – 414. 393 Ivi, pp. 397 – 401. 394 Ivi, pp. 402 – 405. 395 Ivi, pp. 505 – 517. 396 Ivi, pp. 517 – 523. 397 Ivi, pp. 523 – 524. 398 Ivi., pp. 524 – 578. 399 Ivi, p. 579. 400 Ivi, p. 580. 401 Ivi, p. 581. 402 Ivi, p. 582. 403 Ivi, p. 583. 404 Ivi, p. 587.

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concludere gli Opuscula è la Docta et Devota Magistri Nicolai de Lyra contemplatio.405 Tuttavia, sebbene l’editore francescano affermi che «Docta et devota magistri Nicolai de Lyra contemplatio, in qua eruditissime potiora Divi Francisci Vitae gesta sub decem antiphonis decemquw psalmis iuxta totidem eiusdem Sanctu nominis litteras continentur»,406 gli studiosi sono unanimamente sicuri che il testo non sia attribuibile a Nicola de Lyra.

In conformità all’approccio critico che il Wadding tentò di mettere in atto, la postfazione include alcuni strumenti essenziali ai fini dell’orientamento all’interno dell’opera: la tabella dei materiali; la tabella analitica; e, infine, la lettera di approvazione di Filippo IV.407