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II,1 La donna e il libro nei dipinti dell'Età Moderna La lettura come conquista dei diritti di istruzione, socializzazione, autonomia.

L'emancipazione della donna nella storia non passa solo dal diritto di mostrarsi al mondo da una finestra, ma anche attraverso l'affermazione e la conquista di altri diritti: all'istruzione, alla comunicazione sociale, all'autonomia. E anche all'accesso e all'uso di certi strumenti che rendono possibile l'esercizio di tali diritti, come soprattutto il libro, che nel 1600, con l'invenzione della stampa e la divulgazione di opere di generi diversi dalla letteratura religiosa e didascalico-moralistica, rappresenta l'elemento più rivoluzionario di transizione verso l'apertura socio-culturale illuminista.

Quali sono in pittura gli elementi interpretativi dell'evoluzione della condizione femminile, quegli elementi che ci svelano più o meno apertamente a che punto di apertura o di chiusura sia ancora la mentalità di un'epoca e di una società nei confronti della donna? Oltre al potersi mostrare finalmente affacciata a una finestra, sono soprattutto i comportamenti, la presenza di strumenti non solo casalinghi, il rapporto con essi: con i libri in primis, ma anche con la scrittura, con gli strumenti musicali, con i pennelli e in generale con la produzione artistica di dominio maschile.

E così il quadro, dall'Età Moderna in poi, in un percorso evolutivo che dalla fine del 1500 culmina nel Secolo dei Lumi, ci mostra figure femminili dedite non più solo ai lavori di cucina, di pulizia, ad attività di cucito, di cura dei figli e di preghiera. Sembra che la luce entrata dalla finestra e dalle aperture della casa abbia portato con sé una nuova aria di risveglio e di riscossa della condizione subalterna della donna. L'aria della rivoluzione industriale, dei grandi viaggi, dei mutamenti economici, culturali e sociali, della diffusione dell'istruzione popolare entra nelle case e porta cambiamenti: nei ruoli, nell'educazione, insieme alla voglia e alla curiosità di conoscenza. Sono soprattutto i pittori fiamminghi, è la cultura luterana del Nord Europa che per ragioni essenzialmente pratiche inizia a includere nelle raffigurazioni la donna impegnata in nuovi ruoli, sempre se vogliamo non ancora autonomi e a servizio dell'organizzazione di una economia casalinga, che però appare aperta all'esterno grazie al commercio e alle finanze.

amministrazione, che tiene i conti e il portafoglio, che incontra persone dentro e fuori dalla sfera domestica, in ambienti dove campeggiano grandi carte geografiche appese alle pareti, ma la vera novità riguarda le attività libere e culturali-ricreative: la donna viene dipinta mentre scrive, legge, dipinge, suona degli strumenti. Ed è parimenti importante il fatto che le figure femminili rappresentate non appartengono sempre e solo alle classi sociali nobili e dominanti, ma alla classe media e talvolta addirittura al popolo. Emblematico in questo senso è il quadro Donna che legge, di Pieter Janssens Elinga, del 1670. Protagonista è forse una servetta (si è ipotizzato dalla modestia degli abiti), ritratta di spalle nella casa dei padroni mentre, tralasciate le faccende domestiche, è immersa nella lettura di un romanzo, probabilmente cavalleresco, in voga in quell'epoca. Il libro, in questa ma anche in quasi tutte le opere che mostrano il rapporto tra donna e lettura, ha il ruolo di uno strumento eversivo, non solo perché alla donna nei secoli precedenti era vietato l'accesso a libri che non fossero religiosi, ma anche perché leggere presuppone un'istruzione e quindi l'acquisizione di strumenti “pericolosi” fino ad allora di dominio e sotto il controllo maschile.

Pieter Janssens Elinga , Donna che legge, (1665/1670 ca.), Monaco, Alte Pinakothek.

disordine, la fruttiera in bilico sulla sedia, le ciabatte abbandonate sul pavimento, la posizione di spalle della ragazza), rappresentare la fuga dal mondo dei doveri e della quotidianità nel rapimento dato dalla lettura. Questo comporta anche un giudizio negativo implicito nella scena: Elinga, di educazione rigidamente calvinista, considera e ci fa capire non solo quanto sia disdicevole trascurare le faccende domestiche per immergersi in letture ben lontane dalle letture devote, ma condanna anche la “perdita di identità” della lettrice, di cui non si vede infatti il volto, per fuggire nelle fantasie ispirate dal libro profano. Donne che leggono quindi, donne di tutte le estrazioni sociali, però donne potenzialmente ribelli perché aperte alla rifessione e quindi anche al possibile rifiuto dei loro ruoli rassicuranti di madre, casalinga, moglie. Il rapporto donna- libro è ormai tollerato e testimoniato in letteratura e nelle arti nella società protestante di fine 1600, ma anche ostacolato soprattutto riguardo ai libri considerati “pericolosi” per i contenuti moralmente non accettabili. Tuttavia la cultura calvinista allo stesso tempo, benché controlli con preoccupazione le letture femminili, esibisce orgogliosamente il libro come simbolo di apertura culturale e di progresso, mentre ciò non avviene nei paesi cattolici. Qui il libro viene temuto e visto con sospetto nella realtà, spesso censurato e addirittura messo al bando e bruciato, in una società repressiva e diffidente e fortemente autoritaria, ed è rappresentato nei dipinti solo se di soggetto musicale o religioso, approvato dalla Chiesa. Più difficile quindi l'accesso della donna alla lettura, che comunque è riservata, come l'istruzione, alle aristocratiche e in generale alle donne dell'alta società.

Essendo comunque un secolo di transizione, anche nella società cattolica, insieme al severo controllo dell'educazione femminile, si diffondeva l'idea dell'utilità di una maggior istruzione rivolta alla donna:

“Se l’educazione continuava per le donne a basarsi essenzialmente su precetti morali e verità religiose si era diffusa comunque l’idea che una maggiore istruzione femminile fosse funzionale al buon andamento della casa, della famiglia e della società in generale” Attraverso i dipinti “è possibile visualizzare le più significative novità del secolo che sappiamo infuirono sulla vita di molte donne migliorandola: la diffusione d’una lettura più intima e privata, malgrado tutte le restrizioni e le prescrizioni circa i testi idonei al gentil sesso, e la nascita dei salotti letterari gestiti da donne infuenti.”32

Alla diffusione dell'alfabetizzazione e delle scuole, nel periodo di passaggio tra Seicento e Settecento si accompagna la rinascita di generi letterari fino ad allora repressi, come le novelle e i romanzi, e le letture “da salotto”, che diventano accessibili anche alle donne. Nel 1700 poi si diffonderanno anche altri generi ancor più liberalizzanti: la letteratura erotica col suo recupero dei valori del corpo e della fisicità non più repressa e demonizzata, e il dilagare dell'informazione diretta attraverso le riviste, gli almanacchi, i giornali e i gazzettini, entreranno nelle case di tutti e contribuiranno a una vera rivoluzione dei costumi e delle idee.

L'opera Rèunion de dames (1660 ca.), dell'incisore francese barocco Abraham Bosse, è significativa nell'illustrare la realtà del salotto culturale, dove un gruppo di donne è riunito intorno a un lungo tavolo, ognuna intenta a qualche attività, e intanto ferve la conversazione, in un clima di conviviale serenità e libertà. Lo spazio è esteso in profondità, accentuata da un'ampia finestra che illumina la scena e da cui si intravede un giardino. La novità della composizione è che non si tratta di un salotto letterario misto, dove uomini e donne parlano di letteratura, ma di una scena che mostra un'occasione di socializzazione esclusivamente femminile, finalizzata alla creatività e al divertimento, uno spazio simbolico di autonomia dove la sola autorità è quella della padrona di casa, una sorta di “insegnante del buon gusto” o di ispiratrice, che è raffigurata seduta di spalle al centro della scena.

Se la necessità di estendere l'istruzione alle donne nasce ufficialmente per motivi pratici (saper leggere e scrivere era funzionale al buon andamento della casa e degli affari), tuttavia la lettura, in quanto strumento da poter usare liberamente, diventa ben presto anche un fatto privato. Le donne iniziano a scoprire il libro come fonte di piacere e di divertimento, come evasione dal quotidiano verso realtà e situazioni fantastiche in cui potersi identificare. Nel 1700 la lettura è considerata un'attività soprattutto personale e privata, lasciata alla libera scelta delle donne, ma rimane vivo (particolarmente nel mondo cattolico), il timore che la lettura di romanzi possa infuire negativamente sulla psicologia e sui comportamenti femminili, distogliendo la donna dai suoi doveri di moglie e madre.

Due dipinti di Jean-Baptiste-Siméon Chardin, L'Econome e Les Amusements de la vie privée, realizzati verso la metà del 1700, mostrano i due aspetti della lettura femminile in ambiente domestico: nel primo si vede una donna intenta a redigere i conti delle spese fatte per la casa: l'atteggiamento è quello della attenta amministratrice che annota le compere appena fatte, come si intuisce dalle bottiglie e dai pacchetti appoggiati sul pavimento.

Jean Baptiste Siméon Chardin, L’Économe, (1746), Paris, coll. Privée.

personale, quasi intima (la donna è mostrata in un momento di relax quasi fuori dalla realtà, lo sguardo perso in piacevoli sogni, mentre un lavoro al telaio riposa abbandonato sul tavolino lì accanto). Anche la posizione è rilassata, e il libro ispiratore del sogno è tenuto tra le mani poggiato in grembo, in una atmosfera di naturale attesa, come se aspettasse la ripresa del leggere da parte di lei. Il titolo dell'opera già parla di “divertimenti della vita privata”, lasciando intendere la liberalizzazione delle letture ma anche della scelta di una donna che liberamente decide di “divertirsi leggendo”, facendo capire che il contenuto non è certo pesante o noioso e che quindi può trattarsi anche di una lettura “proibita” o ritenuta moralmente sconveniente. Tutti gli oggetti intorno alla donna sono appena visibili, dai colori sfumati rispetto ai colori vivaci della figura femminile, a significare la centralità della donna e dei suoi desideri rispetto agli strumenti della fatica quotidiana, e lei stessa non sembra preoccuparsi di quello che ha intorno, come se la vera liberazione sia l'evasione con la mente senza dover sottostare a obblighi e divieti di ruolo.

Jean Baptiste Siméon Chardin, Les amusements de la vie privée”, 1746, Stockholm, Musée National.

L'istruzione certo non era generalizzata, ma comunque era presente in Europa, soprattutto in Olanda, dove l'alfabetizzazione femminile era molto diffusa rispetto agli altri paesi. Sono i quadri di Jan Vermeer a mostrarci il connubio -naturale e felice metafora- tra finestra/luce e istruzione/emancipazione, come nelle tre opere che seguono: Donna che scrive una lettera alla presenza della domestica, Donna in azzurro che legge una lettera e Donna che legge una lettera davanti alla finestra.

Jan Vermeer, Donna che scrive una lettera alla presenza della domestica, 1670-71, National Gallery of Ireland.

Finestra e luce sono le vere protagoniste dei dipinti del Vermeer, o quantomeno fondamentali per creare l'atmosfera degli ambienti chiusi, delle stanze della casa e anche per il gioco delle ombre rifesse sul muro. Spesso, come in questo quadro, la finestra è visibile, in altre opere si intuisce la sua presenza come fonte di luce.

Nella scena ci sono due donne: quella in piedi, che guarda con impazienza verso la finestra ed è vestita con abiti semplici, è la serva, che aspetta che la padrona le consegni la lettera che sta scrivendo per portarla a un'ignota destinazione. L'altra donna, la signora, che si riconosce anche dai vestiti e dall'acconciatura, più elegante e

sontuosa, sta seduta a scrivere e mostra una concitata determinazione, come se dovesse rispondere a uno scritto che l'avesse offesa o delusa. Sul pavimento sono sparsi degli oggetti (un libro, un paio di occhiali, forse un sigaro), e la sedia è spostata come se chi vi sedeva fosse andato via precipitosamente facendo cadere gli oggetti. Veermer sa creare nei suoi dipinti, tramite appunto la luce e la cura dei particolari, talvolta strani e misteriosi, un'atmosfera che induce all'interpretazione psicologica della scena e dei personaggi raffigurati. Il tema della lettera è frequente e associato a figure femminili che leggono o scrivono lettere. Le due donne qui raffigurate esprimono, attraverso l'espressione, l'abbigliamento e la postura, stati d'animo opposti: alla distratta indolente passività della servetta fa da contrappunto l'impegno e l'irruente volontà di scrivere della padrona, che sembra ansiosa di inviare il suo messaggio, facendo pensare a una situazione di urgenza.

Jan Vermeer, Donna in azzurro che legge una lettera, 1663 ca., Rijksmuseum di Amsterdam

La finestra non si vede, ma è presente, si intuisce dalla luce che illumina la figura da sinistra. La donna è presumibilmente incinta e sembra molto presa dalla lettura, una lettera molto attesa che le ha fatto interrompere ciò che stava facendo, forse indossare

la collana di perle che si intravede poggiata sul tavolo. Sullo sfondo campeggia alla parete una grande carta geografica: questa e le sedie vuote farebbero pensare a qualcuno, il mittente della lettera, che forse è lontano.

Il dipinto, come gli altri, mostra la grande precisione e accuratezza di Vermeer per i particolari, per gli accordi cromatici, per l'uso della luce. L'atmosfera è di calma concentrazione e di serenità.

Jan Vermeer, Donna che legge una lettera davanti alla finestra, 1657/59 ca., Gemäldegalerie di Dresda

Ancora una finestra aperta con una ragazza che in piena luce legge una lettera, con atteggiamento assorto e pacato, quasi soddisfatto. Il volto si rispecchia nel vetro della finestra e mostra un impercettibile sorriso, che contribuisce a creare quell'atmosfera sospesa e tranquilla cara all'artista, sottolineata da particolari molto casuali e quotidiani (il tappeto spostato con la frutta che vi si sparge, uscita dalla fruttiera, la tenda rossa della finestra ripiegata disordinatamente dietro il vetro aperto), mentre una tenda

sorretta da un bastone con anelli sta a mo' di sipario a separare la scena dallo spettatore, secondo un modello originatosi anticamente nei Paesi Bassi di pittura “teatrale”, in voga nella pittura fiamminga, utilizzato anche da Rembrandt.

Veermer ci trasmette in queste sue opere un dato sociologico molto importante, certo presente come abbiamo detto in maniera diversa nelle varie zone d'Europa, a proposito dell'emancipazione della donna che inizia sì dalla sua uscita all'esterno, ma che soprattutto si basa sulla conquista di quegli strumenti che le daranno potere di conoscenza e comunicazione, con conseguente possibilità di intervenire nella realtà appropriandosi di ruoli e diritti fino ad allora negati.

Al 1600 appartengono, anche in Italia, nomi femminili di rilievo in campo artistico- letterario, come Artemisia Gentileschi, pittrice caravaggesca, o le scrittrici Petronilla Paolini Massimi e Arcangela Tarabotti, due donne di famiglia aristocratica costrette alla vita monacale. Nonostante si facesse strada faticosamente un barlume di liberazione attraverso l'istruzione, la condizione femminile nell'Età Moderna, sia delle classi alte che di quelle più umili, rimane tuttavia ancorata ai ruoli di buona moglie e madre di famiglia o di brava monaca.

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Non solo casalinga. L'evoluzione del privato femminile narrata in