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II,2 Non solo casalinga L'evoluzione del privato femminile narrata in pittura.

Il cambiamento della condizione di sudditanza della donna, in famiglia come nella società, è un processo storicamente molto lento e anche diversificato in relazione alla classe sociale di appartenenza. Se sulle appartenenti agli status medio alti o più elevati in un certo senso incombe una maggior rigidità di ruolo che le obbliga a precisi comportamenti, è pur vero d'altra parte che le nobili o le ricche borghesi possono più facilmente accedere all'istruzione e ai privilegi della loro classe sociale. Libere dai doveri di casalinga e di madre, delegati alla servitù e alle balie, le dame di alto rango potevano usufruire del loro tempo libero dedicandosi alla lettura, all'arte, emulando spesso gli uomini negli sport come l'equitazione e la caccia, attività impensabili per le popolane.

Diversi ideali di donna, raffigurati nell'arte, rappresentano le diverse epoche e anche il percorso evolutivo dell'immagine e del ruolo femminile nelle varie società. E questi ideali rispecchiano soprattutto la morale dei contesti sociali a cui sono strettamente legati. L'immagine di donna che prevale in epoca medioevale è quella poetica e idealizzata nel mito dell'amor cortese, esaltata dalla devozione cavalleresca: una donna che pur relegata ancora nella realtà ai ruoli di moglie e madre, e quindi socialmente subordinata, assume anche un ruolo vicino a quello della Madonna. In un immaginario duplice e contrapposto, in pittura la donna viene angelicata e dipinta infatti con tratti ascetici e tutt'al più, dentro casa, rappresentata come figura ornamentale ma mai carnale, soggetta tuttavia al dominio maschile. Sono le Crociate ad accentuare l'immagine della donna associata a Maria Vergine, in un ideale di femminilità in cui, pur ancora di fatto dipendente e subordinata, viene messa su un piedistallo e onorata come regina della casa e gentil dama.

L'ambivalenza presente nell'immaginario medioevale della visione della donna cui si deve assoluta devozione e allo stesso tempo di figura assoggettata all'uomo, alla famiglia e alla società, viene così descritta dalla storica Eileen Power:

“Le idee sulla donna erano prodotte da un lato dal clero, di solito celibe, e dall’altro

bene ornamentale –anche se rigorosamente subordinato agli interessi del bene primario, la terra-”33

L'evoluzione successiva del ruolo della donna nell'immaginario sociale (che si rifette nell'arte e nella pittura in particolare) è quella da “dama-Madonna” a “cortigiana”. La figura della cortigiana veneziana, della dama di compagnia, della cortigiana presente in tutte le Corti rinascimentali (comprese le Corti papali) fino alle scene del '700, non è la comune prostituta, ma una signora di alto rango, erudita e raffinata, preparata ed educata a una professione in modo accurato tanto da far affermare a Baldassarre Castiglione che

“ molto minor fatica mi saria formar una signora che meritasse esser regina del mondo, che una perfetta Cortegiana”34

Paradossalmente, la “professione” di cortigiana, che più che alla liberazione sessuale corrisponde alla schiavitù del sesso, costituisce in questo momento storico un'occasione di emancipazione umana, culturale e artistica.

Tintoretto, Tiziano e il Veronese scelgono spesso tra le cortigiane le loro modelle. Famoso è il presunto ritratto di Veronica Franco, la più famosa delle cortigiane dell'epoca, attribuito al Tintoretto o a un suo seguace.

Tintoretto o seguace, Ritratto di donna, 1575 ca., Worcester Art Museum, Worcester, Massachusetts

Donna di grande e vario talento e non solo come cortigiana, è citata e celebrata anche da Benedetto Croce che parla di lei come poetessa che compose tre sonetti in onore di

33 Power E., Donne del Medioevo, Jaca Book, Milano 1999, p. 10.

Enrico III re di Francia dopo aver passato una notte con lui. Scrive Benedetto Croce con sincera ammirazione:

“ Non cortigiana che compone anche versi, ma autentica poetessa che incidentalmente è anche cortigiana(...)Veronica Franco merita un posto nella storia letteraria italiana, impersona veramente in una sua particolare manifestazione lo spirito del Rinascimento.”35

L'immagine della “cortigiana colta” rappresenta nel Cinquecento e nel Seicento un tipo di riscatto femminile che ancora però non la rende del tutto autonoma: la liberazione dello spirito passa ed è resa possibile dalla schiavitù del corpo assoggettato al potere maschile, usato dall'uomo per il suo piacere. Questa dicotomia, questa impossibilità di totale liberazione come “persona” accompagnerà tutto il cammino dell'emancipazione della donna fino ai giorni nostri, e ciò è testimoniato anche nella raffigurazione del corpo femminile: in pittura come più tardi nel teatro, nel cinema e nella fotografia.

Ambigua è la figura della donna proposta dalla cultura illuminista. Se da un lato la filosofia elabora e propugna concetti di uguaglianza umana e sociale e rafforza il valore della persona come “individuo”, d'altro canto non estende questi criteri alla condizione femminile, anzi, considerando la donna “diversa” dall'uomo, la relega nell'ambito della “natura”, mentre all'uomo è riservata la dimensione della “cultura”. La donna non è ritenuta adatta a svolgere attività intellettuali e razionali, ma le si riconosce un ruolo legato essenzialmente alla riproduzione e all'allevamento della prole e dipendente psicologicamente dalla sfera dell'affettività, della passionalità e delle emozioni. Essendo naturalmente dipendente dalle sue funzioni naturali, non può partecipare pienamente alla vita pubblica, sociale e politica, ma rimane chiusa, benché rispettata e valorizzata, nell'ambito del privato familiare.

“Si pongono così le premesse di quell’ideologia che nel secolo successivo farà della donna “l’angelo del focolare”, il perno della famiglia borghese. Il ruolo di sposa e di madre assegnato alla donna contribuisce al diffondersi della convinzione che sia necessaria una sua istruzione. Nel Settecento proliferano così manuali per l’educazione

delle fanciulle.”36

Il dibattito settecentesco sulla condizione femminile promosso dagli scrittori, filosofi, educatori illuministi è comunque acceso, anche se limitato ai salotti e agli ambienti alti o medio-borghesi, e porta i suoi frutti riguardo all'emancipazione, infatti nel 1786 alle donne verrà riconosciuto il diritto di accedere al Collège de France.

La pittura del Settecento e le stampe del secolo raffigurano un mondo femminile in fase di evoluzione e diversificato: ci sono le dame di corte e le donne della nobiltà, dai visi bianchissimi e dalle labbra e guance dipinte di rosso, elaborate acconciature, abiti ricchi e sontuosi, talmente pesanti da costituire vere gabbie per la libertà dei movimenti, e ci sono le rivoluzionarie, le donne del popolo, le partecipanti alle sommosse cittadine, alle assemblee per la parità dei diritti, vestite e acconciate con abiti più poveri e semplici, con cuffie aperte sui capelli sciolti, e ci sono le intellettuali della borghesia, rappresentate mentre scrivono, o appassionate lettrici al club patriottico delle donne, o mentre insegnano pittura.

Francois Boucher, Madame de Pompadour, 1759, Wallace Collection, London.

Stampa francese del 1789 raffigurante donne rivoluzionarie.

Stampa francese di fine '700 che raffigura una riunione di “donne patriottiche”.

l'emancipazione dei ruoli femminili si manifesta nel Settecento soprattutto negli ambienti intellettuali, dando vita a movimenti di donne e gruppi che si battono per i diritti civili e per l'accesso non solo all'istruzione di base, ma agli studi scientifici, medici, artistici, a professioni come il giornalismo, l'insegnamento, l'arte e l'architettura. I fermenti e gli ideali di giustizia e uguaglianza della Rivoluzione Francese penetrano e agiscono anche in Italia come nel resto dell'Europa, ma non bastano a fermare la repressione violenta e cieca di una società che fondamentalmente sostiene la superiorità maschile e l'inferiorità della donna agisce nel perpetuare per essa i ruoli segreganti e secondari. Emblematico è il caso di Olympe de Gouges che presenta nel 1791, durante la Rivoluzione, la Dichiarazione dei diritti delle donne, denunciando l'ingiustizia e l'arroganza della supremazia maschile, e che per questo due anni dopo finisce sul patibolo.

Nel passaggio dall'Illuminismo al Romanticismo si riafferma in un certo senso rispetto alla visione della donna l'ideale medievale della “gentil dama”, incarnata in quella che la storica statunitense Lois Banner definisce la Steel-Engraved Lady,37 donna tipica dell'epoca vittoriana, che riconduce all'ideale femmineo della dama venerata dalla

37 Banner L., American Beauty: A Social History Through Two Centuries of the American Idea, Ideal, and Image of the Beautiful Woman, Los Angeles 2005, p. 70.

cavalleria medievale.

“Si tratta di una donna delicata, piccola, bianca, giovane, magra, col viso ovale o a forma di cuore, il cui ruolo sociale è perlopiù ornamentale, decorativo. Non è la moglie-madre chiusa tra le mura domestiche, ma non è nemmeno una donna pienamente indipendente. È una donna che si mostra in pubblico, passeggia, conversa amabilmente, si mette in posa, si muove sempre con grazia, ma la cui funzione principale è soltanto fornire all’uomo un’occasione per ammirarla e proteggerla.

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Inizia da questa nuova immagine estetica un percorso falsamente evolutivo di una liberazione della donna che in realtà diventa una nuova schiavitù, un asservimento ai beni di consumo imposti dall'economia dei nuovi bisogni di massa: cosmetici, vestiti e ornamenti richiedono un'uscita “pubblica” della donna che esce dalla casa non per una autonomia e libertà finalmente conquistate, ma per esigenze di mercato.

Di fatto, né la Rivoluzione francese né quella industriale rappresentano una reale tappa di emancipazione femminile.

Nasce invece, a partire dall'Ottocento, soprattutto in letteratura ma rifessa anche in pittura, una nuova centralità dell'immagine femminile basata sull'amore romantico. Nell'Ottocento si stabiliscono quei codici di comportamento amorosi che codificano i rapporti tra uomini e donne, dove il rapporto amoroso si colloca abbastanza ipocritamente in due sfere ben distinte, quella pubblica e quella privata, la prima di dominio e competenza maschile (corteggiamento, sessualità, conquista) e la seconda affidata alla donna, che si esprime esclusivamente in ambito familiare attraverso l'amore dei figli e del marito.

L'accento posto sulla relazione affettiva fa sì però che la rigidità dei ruoli gerarchici in famiglia si attenui e che prevalgano nella relazione privata i sentimenti, la passione, la sensualità. Questo porta a un nuovo modello dei rapporti coniugali e a una maggior importanza della donna almeno in ambito familiare. Non socialmente, né come soggetto di diritto: anche giuridicamente a livello penale la donna viene ritenuta meno punibile per

38 Campa R., La bambola, la madre, l’amazzone. Risvolti sociologici del rimodellamento dei corpi femminili, Prüfer Pawel, Gorzów Wielkopolski, (Poland), 2016. in e-book, p. 82, in Internet

https://ruj.uj.edu.pl/xmlui/bitstream/handle/item/42212/campa_la_bambola_la_madre_l %27amazzone_risvolti_sociologici_2016.pdf?sequence=1&isAllowed=y

la sua natura “meno razionale” rispetto a quella maschile.

Vito D'Ancona, Donna che fuma, 1878, collezione privata