• Non ci sono risultati.

Le sanzioni urbanistiche Premessa

4.  Soggetti responsabili degli abusi edilizi 

4.1  Direttore dei lavori 

Il  direttore  dei  lavori  è  il  professionista  abilitato  che  sovraintende  alle  opere,  assumendo la responsabilità tecnica della loro esecuzione. Viene definito ex lege come il  soggetto incaricato dal committente di controllare che l’opera venga eseguita secondo la  regola dell’arte ed in conformità a quanto previsto in fase progettuale e contrattuale; egli  contrae una obbligazione di mezzi che consiste in uno specifico impegno del professionista 

nell’assolvere le mansioni assegnate con la diligenza necessaria e richiesta per garantire la  corretta esecuzione dell’opera; Infatti nell’ambito della direzione lavori, quando si parla di  diligenza  richiesta  al  direttore  dei  lavori  per  il  controllo  dell’esecuzione  dell’opera  si  fa  riferimento all’esercizio di particolari e peculiari competenze tecniche che presuppongono  un’applicazione  di  risorse  intellettive  e  operative,  da  parte  del  tecnico  incaricato,  commisurate all’opera da eseguire.  

Nello svolgimento delle proprie mansioni il direttore dei lavori non dovrà quindi fare  riferimento alla normale diligenza per la valutazione della correttezza del proprio operato  ma  dovrà  riferirsi  all’applicazione  specifica  di  quella  particolare  diligenza  imposta  dalle  caratteristiche dei lavori da dirigere. Il richiamato obbligo di diligenza si esplicita attraverso  una serie di attività che il direttore dei lavori deve svolgere e che riguardano, in sintesi: 

a. il controllo dei lavori (presenza in cantiere anche non giornaliera); 

b. la  conformità  delle  opere  con  il  progetto  (piena  rispondenza  dei  lavori  a  quanto  stabilito dal progetto); 

c. conformità  normativa  (adeguatezza  e  corrispondenza  dell’eseguito  alle  norme  vigenti); 

d. verifica tecnica (compiutezza e correttezza tecnica delle lavorazioni eseguite);  e. verifica contabile‐amministrativa (correttezza degli atti contabili e corrispondenza 

delle liquidazioni rispetto ai lavori ;completezza delle autorizzazioni richieste).  Da  quanto  sinteticamente  descritto  emerge  con  chiarezza,  al  di  là  delle  considerazioni  normative  o  giurisprudenziali  che  hanno  ormai  da  tempo  inquadrato  il  tema  della  responsabilità del direttore dei lavori, che il criterio guida per lo svolgimento delle proprie  mansioni da parte del tecnico incaricato (anche in relazione all’eventuale accertamento di  responsabilità che può derivare da eventi o situazioni che abbiano determinato l’avvio di  un  contenzioso)  resta  la  piena  applicazione  del  concetto  basilare  della  diligenza  (insito  nell’opera  professionale)  e  del  complementare  livello  di  competenza  tecnica  che  deve  essere adeguato alle caratteristiche delle opere da eseguire.  

L’art.  29  comma  2  D.P.R  380/2001  stabilisce  che:  “Il  direttore  dei  lavori  non  è  responsabile qualora abbia contestato agli altri soggetti la violazione delle prescrizioni del  permesso di costruire, con esclusione delle varianti in corso d'opera, fornendo al dirigente  o responsabile del competente ufficio comunale contemporanea e motivata comunicazione  della  violazione  stessa. Nei  casi  di  totale  difformità  o  di  variazione  essenziale  rispetto  al 

permesso  di  costruire,  il  direttore  dei  lavori  deve  inoltre  rinunziare  all'incarico  contestualmente alla comunicazione resa al dirigente. In caso contrario il dirigente segnala  al  consiglio  dell'ordine  professionale  di  appartenenza  la  violazione  in  cui  è  incorso  il  direttore dei lavori, che è passibile di sospensione dall'albo professionale da tre mesi a due  anni”. 

Quanto al primo requisito, la legge vuole che il direttore dei lavori indichi esaurientemente  e  puntualmente,  le  violazioni  del  permesso  di  costruire.  L’obbligo  della  motivazione  ha  come conseguenza, il fatto che, pur la forma sia libera, è difficile immaginare che possa  rivestire una diversa forma da quella scritta; quanto al secondo requisito, invece, indica che  deve essere effettuata entro un lasso di tempo ragionevolmente ristretto al momento della  contestazione nei confronti del titolare del permesso, del committente e del costruttore.203 

L’art.  29    comma  2  del  T.U.  dell’Edilizia esonera,  quindi,  espressamente  da  responsabilità il direttore dei lavori, qualora questi: 

1) abbia contestato  al  titolare  del  permesso,  al  committente  ed  al  costruttore  la  violazione delle prescrizioni del permesso di costruire; 

2) abbia  fornito  contemporaneamente  all’amministrazione  comunale  motivata  comunicazione della violazione stessa; 

3) nelle  ipotesi  di  totale  difformità  (o  di  variazione  essenziale),  abbia  altresì rinunziato contestualmente all’incarico. 

Il recesso tempestivo dalla direzione dei lavori (per difformità della costruzione rispetto al  permesso  di  costruire) deve  ritenersi  pienamente  scriminante  per  il  professionista.  Egli,  infatti,  non  può  considerarsi  talmente  legato  al  risultato  perseguito  dal  costruttore,  da  dover  rispondere  di  esso  anche  prescindendo  da  ogni  suo  concorso  nel  causarlo.  D’altronde, per di più, secondo le norme comuni, la desistenza del concorrente importa la  sua  non  punibilità  ove  l’evento  sia  realizzato  da  chi  autonomamente  prosegua  l’azione  criminosa.  Il  recesso  deve  ritenersi tempestivo (e  quindi,  operante  quale  scriminante)  quando esso intervenga non appena l’illecito edilizio obiettivamente si profili ad opera del  cliente, ovvero non appena il professionista abbia avuto conoscenza che le direttive, da lui  a suo tempo impartite, siano state disattese o violate. 

 

Il direttore dei lavori deve limitarsi a verificare che sussista un valido permesso di  costruire e che lo stesso, e le modalità esecutive in esso indicate, vengano rispettate; infatti  “il direttore dei lavori ha una posizione di garanzia in merito alla regolare esecuzione dei  lavori ed ha, pertanto, l’obbligo di esercitare un’attiva vigilanza sulle opere realizzate, per  cui esclusi i casi in cui abbia puntualmente svolto l’attività prevista dall’art. 29 comma 2  D.P.R  380/2001,  è responsabile anche delle violazioni edilizie commesse in sua assenza, in  quanto questi deve sovrintendere con continuità alle opere della cui esecuzione ha assunto  la responsabilità tecnica”.204  Nei casi degli abusi più gravi, in cui sussista una totale difformità o una variazione  essenziale dei lavori rispetto al titolo edilizio, il direttore dei lavori, al fine di veder esclusa  la  sua  responsabilità,  non  può  limitarsi  alla  contestazione  dell’abuso  e  alla  segnalazione  dello stesso all’amministrazione, ma deve anche rinunciare all’incarico. In caso di mancata  rinuncia, il direttore dei lavori, oltre ad incorrere nella responsabilità generale di cui all’art.  29  comma  1,  viene  segnalato  al  Consiglio  dell’Ordine  Professionale  cui  appartiene.  Tali  affermazioni trovano conferma nella costante giurisprudenza, secondo cui l’esenzione della  responsabilità sussiste soltanto se il direttore dei lavori ottemperi tempestivamente agli  obblighi di comunicazione e di rinuncia all’incarico previsti dall’art. 29; infatti il direttore  dei lavori non risponde degli illeciti edilizi solo se presenta denuncia di questi ai competenti  uffici dell’amministrazione comunale e se rinuncia all’incarico osservando per entrambi gli  adempimenti  della  forma  scritta,205 e  che  le  sole  dimissioni  non  sono  sufficienti  ad 

escluderne la responsabilità.  

Ricapitolando, egli è da ritenersi penalmente responsabile a prescindere dalla sua  concreta  presenza  in  cantiere,  in  quanto  sussiste  a  carico  del  medesimo  un  onere  di  vigilanza costante sulla corretta esecuzione dei lavori, collegato al dovere di contestazione  delle irregolarità riscontrate, poiché il direttore dei lavori, oltre ad essere il referente del  committente per gli aspetti di carattere tecnico, assume anche la funzione di garante nei  confronti  del  Comune  dell’osservanza  e  del  rispetto  dei  contenuti  dei  titoli  abilitativi  all’esecuzione  dei  lavori.206 All’evidente  fine  di  realizzare  una  tutela  più  forte  dei  beni 

oggetto di protezione penale, il legislatore ha configurato in capo al direttore dei lavori,   

204  TAR ABRUZZO Sez. Pescara Sez. I, 4 Giugno 2012, n. 247.  205 Cass. Sez. III, 10 Ottobre 2017, n. 46477. 

una posizione di garanzia per il rispetto della normativa urbanistica  ed edilizia e lo ha fatto  non  soltanto  addebitandogli  le  conseguenze  penali  dell’omesso  controllo  sulla  corretta  esecuzione  delle  opere  rispetto  al  permesso  di  costruire,  ma  gli  ha  imposto  anche  di  dissociarsi  dalla  condotta  illecita,  commessa  da  altri,  anche  se  si  tratta  del  suo  stesso  committente.207 Un caso interessante, emerge da una sentenza della Cassazione Penale, in 

cui ad un direttore dei lavori, viene confermata la sua responsabilità in quanto soggetto  “tenuto a sincerarsi della conformità dei lavori al progetto e rispondendo personalmente  delle eventuali difformità riscontrate, difformità risultante nella fattispecie ictu oculi in sede  di accertamento della polizia municipale”. In questo caso si legge che il direttore dei lavori  aveva  avanzato  la  tesi  discolpante  che  le  difformità  sarebbero  state  effettuate  a  sua  insaputa  dopo  che  aveva  esaurito  l’incarico  di  direttore  dei  lavori,  tesi  smentita  dalla  documentazione fotografica prodotta in atti giudiziari.208 

   

4.2 Il progettista 

Il progettista è colui che redige il progetto dell’opera e tale figura deve essere tenuta  distinta  da  quella  del  direttore  dei  lavori:  alla  redazione  del  progetto,  infatti,  non  deve  necessariamente seguire la prestazione professionale di direzione dei lavori di esecuzione  dell’opera  progettata.  Il progettista è  quindi  il  tecnico,  ingegnere  o  architetto  che  ha  redatto il disegno dell'opera e lo ha depositato in Comune. La sua attività può coincidere,  ma non necessariamente, con il ruolo di direttore dei lavori.  

Per  quanto  attiene  ai  reati  urbanistici,  il  progettista  sarà  responsabile,  oltre  al  proprietario, insieme al direttore dei lavori, per il reato di abuso edilizio, qualora per l'opera  realizzata sia richiesto un permesso di costruire, invece della presentazione della DIA, SCIA,  CIL  o  CILA.  Qualora  il  lavoro  eseguito  implichi  un diverso  regime di autorizzazioni  amministrative, la responsabilità sussiste anche a carico di ingegneri o architetti. Questi  ultimi potranno essere condannati in concorso di reato insieme al proprietario dell'opera.  Il progettista non potrà essere chiamato a rispondere dell’altrui attività di realizzazione del  progetto,  da  chiunque  esso  sia  posto  in  essere.  Il  comma  3  dell’art.  29  dispone  che:  “il 

 

207 Cass. Pen. Sez. III, 17 Settembre 2019,  n. 38479.  208 Cass. Pen. Sez. n. 9445/2016. 

progettista assume la qualità di persona esercente un servizio di pubblica necessità ai sensi  degli  artt.  359  e  481  c.p.  per  le  opere  realizzate  dietro  presentazione  di  segnalazione  certificata  di  inizio  attività”;  perciò  può  rispondere  del  reato  di  falsità  ideologica  in  certificati, il progettista che, nella relazione inziale di accompagnamento di cui all’art. 23  comma 1 D.P.R 380/2001,209 renda false attestazioni, sempre che le stesse riguardino lo 

stato dei luoghi e la conformità delle opere realizzate agli strumenti urbanistici e non anche  la  mera  intenzione  del  committente  o  la  futura  eventuale  difformità  di  quest’ultima  rispetto poi a quanto realizzato.210 Invece il progettista che si limiti a redigere il progetto 

dell’opera  non  è  responsabile  dell’intervento  illecito  successivamente  posto  in  essere,  sempre che il suo ruolo si esaurisca in tale attività e non diriga successivamente anche i  lavori.211  Con riferimento alla qualifica di pubblica necessità, vale non solo per la SCIA, ma in  tutti gli altri interventi edilizi in cui la legge pone l’obbligo di avvalersi dell’opera del privato  professionista. Bisogna tener conto delle altre norme del Testo Unico in materia Edilizia  come l’art. 6 bis, che nel disciplinare gli interventi sottoposti a comunicazione di inizio lavori  asseverata  (c.d.  CILA),  specifica  che  l’interessato  ha  l’onere  di  trasmettere  all’amministrazione  comunale  l’elaborato  progettuale  e la  comunicazione  di  inizio lavori  contenente  l’asseverazione  di  un  tecnico  abilitato  che  attesti,  sotto  la  propria  responsabilità,  che  i  lavori  siano  conformi  agli  strumenti  urbanistici  approvati  e  ai  regolamenti vigenti. Quanto all’elemento psicologico, il dolo richiesto per l’esistenza del  reato è quello generico: la falsa attestazione deve riguardare i fatti dei quali l’esercente il  servizio di pubblica necessità deve certificare la verità.212            209 Dispone che: “Il proprietario dell'immobile o chi abbia titolo per presentare la segnalazione certificata di 

inizio  attività,  almeno  trenta  giorni  prima  dell'effettivo  inizio  dei  lavori,  presenta  allo  sportello  unico  la  segnalazione, accompagnata da una dettagliata relazione a firma di un progettista abilitato e dagli opportuni  elaborati progettuali, che asseveri la conformità delle opere da realizzare agli strumenti urbanistici approvati  e  non  in  contrasto  con  quelli  adottati  ed  ai  regolamenti  edilizi  vigenti,  nonché  il  rispetto  delle  norme  di  sicurezza e di quelle igienico‐sanitarie”. 

210 Cass. Pen. Sez. III, 23 Gennaio 2017, n. 3067.  211 Cass. Sez. III 25 Settembre, n. 39317.