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Distribuzione altimetrica dei siti eneolitici della Val Varatella e principali passi da essi raggiungibili.

DEUXIEME PARTIE LES VALLEES, LES SITES, LES PARCOURS

Grafico 23: Distribuzione altimetrica dei siti eneolitici della Val Varatella e principali passi da essi raggiungibili.

VAL MAREMOLA E VAL VARATELLA

il Giusténice, e Neva, attraverso lo Scravaion) o a quelle poste a nord (Bormida). La valle del Nimbalto è raggiungibile anche attraversando il Colle Preglia (889 m), a nord di Boissano, mentre alla Val Maremola si può arrivare valicando il Bric Pratello (911 m), a sud est del Giogo di Giusténice.

RESUME: LES VALLEES DU MAREMOLA ET DU VARATELLO

Le territoire compris entre Albenga et Finale Ligure est caractérisé par des vallées orthogonales au trait de côte, qui traversent un panorama aux pentes prononcées et, quelques fois, abruptes. Géologiquement l affleurement le plus important de cette zone est l Unité briançonnaise du Monte Carmo, avec ses calcaires triasiques.

Les principales vallées sont creusées par le Maremola et le Varatella ; la première est praticable avec difficulté dans sa partie haute, tandis que le bassin inférieur est plutôt accueillant. Il a été fréquenté du Paléolithique moyen au Moyen Age ; pendant la période étudiée on compte trois sites, qui se disposent le long du torrent, de l embouchure (Rocca delle Fene), dans le bassin moyen (Ponte di Vara), jusqu à la portion haute du cours d eau (Armusso). Les matériaux comptent peu de céramique, mais un bon nombre de pointes de flèche et de parures.

La vallée du Varatello, comme la précédente, est plus ouverte dans sa partie basse : fréquentée déjà durant le Paléolithique inférieur, elle ne connaît pas d interruptions jusqu à l âge du Fer. Les sites qui nous concernent sont concentrés dans un rempart calcaire sur la rive gauche du torrent, à l acception de la Grotte de la Gera, plus septentrionale. On a beaucoup de céramique ; la Gera a notamment livré une pendeloque à double spirale.

Cette région a ses aboutissements naturels dans les cols Giogo di Giusténice, Colle del Melogno et Giogo di Toirano qui mettent en communication les deux vallées et donnent accès à la ligne de partage des eaux.

VAL MAREMOLA cavità di Rocca delle Fene

LA CAVITÀ DI ROCCA DELLE FENE (Val Maremola SV)

1.1IL SITO

La Rocca delle Fene (193 m) è l altura alle spalle di Pietra Ligure, caratterizzata dalla presenza di anfratti e di un dirupo. Si innalza sulla destra orografica del Torrente Maremola, a sud della confluenza con il Giusténice, e le sue pendici meridionali distano circa 500 m dalla costa. L anfratto, attualmente semidistrutto da lavori di cava, si apre sul versante orientale della collina affacciandosi su un declivio piuttosto accentuato, oggi terrazzato, poco a sud della parte più scoscesa (Barocelli, 1979). Da questa zona, oltre che accedere al mare, so possono raggiungere le vallecole poste a ovest, in particolare il Torrente Nimbalto; oppure si può risalire il corso del Giusténice fino alla zona del Giogo omonimo (1200 m) e di qui piegare a est e raggiungere il sito di Ponte di Vara, oppure verso ovest ed entrare nella Val Varatella, o ancora verso nord e procedere verso il Bormida.

La cavità era piuttosto buia e profonda e la sua larghezza variava da 1 m a 6m; doveva estendersi per circa 20 m (Barocelli, 1933; 1979).

1.2LA SCOPERTA E LE CAMPAGNE DI SCAVO

Il sito fu segnalato a Barocelli dall avv. P. Accame, studioso di storia locale, il quale comunicò di aver recuperato presso un anfratto sulla Rocca delle Fene un pugnale litico ed alcune ossa umane, fra cui un teschio. Nel 1924 Barocelli si recò sul posto, rilevando la presenza di ossa animali spezzate sul fondo della grotta; non furono intrapresi scavi, ma in base alla tipologia dell antro, che si presentava poco adatto all abitazione, Barocelli ne ipotizzò un uso a carattere sepolcrale. La notizia venne pubblicata nel 1933 e nel 1974 fu proposta una panoramica dei confronti riscontrati su suolo ligure (Barocelli, 1933; 1979). Frattanto, nel 1970 era stata aperta un cava sull altura, che distrusse buona parte del sito, precludendo ulteriori ricerche (Odetti, 1996; 1998a). Non si ha traccia dei resti umani rinvenuti da Accame (Barocelli, 1979; Odetti, 1996).

Figura 51: L'abitato di Ranzi, poco a nord della Rocca delle Fene (da www.comunepietraligure.it).

VAL MAREMOLA cavità di Rocca delle Fene

1.3LA STRATIGRAFIA

Non essendo stato eseguito alcun sondaggio né all interno né all esterno della grotticella, non si dispone di alcuna indicazione stratigrafica; il sito fu senza dubbio frequentato in epoca eneolitica, come conferma la tipologia dell unico reperto, il pugnale stiloide. A poca distanza, tuttavia, sul fondo di un dirupo sono state rinvenute 3 asce in bronzo con margini rialzati44, che suggeriscono la presenza umana sul posto anche in una fase avanzata del Bronzo Antico (Morelli 1888; 1901; Odetti, 1996; 1998a; Del Lucchese et alii, 1994), mentre il Bronzo Medio è attestato da una punta di freccia ad alette eseguita in bronzo recuperata nella stessa zona (tra il Monte Trabocchetto e Rocca delle Fene, comune di Giustenice) (Del Lucchese et alii, 1994).

2. L ETÀ DEL RAME: I MATERIALI

L unico oggetto, il pugnale stiloide, non è stato reperito.

2.1 LA LITICA

Il pugnale è stato ottenuto su selce scura con venature chiare, identificabile forse come oligocenica; lavorato con ritocco piatto coprente monofacciale, ha sezione triangolare e presenta una costolatura mediana pronunciata e regolare. La parte prossimale, semicircolare, conserva il bulbo di percussione; la faccia ventrale è solo leggermente concava. Lo strumento è lungo 20 cm e largo 3 cm; Barocelli nota che la base [...], non distinta dalla lama, fu ottenuta con l asportazione di una larga scheggia; il margine inferiore assottigliato, atto ad essere inserito in una impugnatura di legno o di osso (Barocelli, 1979, p. 6).

Pugnali provengono dagli altri siti della Val Maremola (Grotta di Ponte di Vara, Tana dell Armusso), dalla Valle Argentina (Riparo Loreto), dal Finalese (Grotta dei Pipistrelli, Arene Candide, Tana del Vacché), da Palo (Arnaboldi, 1998) e dalla Val Frascarese (Maggi, 1978; 1998d); in Piemonte si hanno nel Riparo di Balm Chanto (Biagi, Isetti, 1987a; Venturino Gambari, 1998). Attestazioni sono inoltre documentate nei siti del Midi francese e della Vaucluse (Grotte des Dentales e Hypogée des Crottes) (Sauzade, 1983; 1990).

Tipologia affatto diversa è quella del pugnale del Tuvetto, in Val Nervia (cfr. cap. Val Nervia-Grotta del Tuvetto).

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Di queste solo una si è conservata; il reperto compare nell Iconografia della Preistoria Ligustica di Morelli (1901) (Barocelli, 1979; Odetti, 1998a).

MAREMOLA Grotta di Ponte di Vara

LA GROTTA DI PONTE DI VARA (Val Maremola SV)

1.1IL SITO

Il sito si trova nell entroterra di Pietra Ligure, oltre la breve piana che si apre a nord della confluenza dei torrenti Maremola e Giusténice, alle falde del Monte Bruxacrava (269 m). Posta a circa 100 m s.l.m., la cavità è costituita da una diaclasi che si apre nella roccia calcarea (Odetti, 1996; 1998a). l unica via possibile partendo da questo sito

sembra essere quella verso nord, seguendo il crinale che divide i due corsi d acqua fino al Giogo di Giusténice (1183 m); costeggiando il monte si può entrare nel bacino imbrifero del Bormida, a nord e a ovest, oppure dirigersi verso il Giogo di Toirano (801 m) e nella Val Varatella, verso sud.

L ingresso, rivolto a ovest, è largo poco più di 1,5 m e alto circa 1,4 m:, questo non corrisponde all ingresso più antico, crollato, con la porzione anteriore della grotta, in epoca neolitica; esso introduce in un ambiente piuttosto spazioso, che nel primo tratto è largo circa 2,5 m e alto 1,5 m; un cunicolo si apre sulla sinistra, dirigendosi a ovest, altri due si trovano sulla parete di destra ed uno, sul fondo, immette in una stanza più grande (Odetti, 1987b).

1.2LA SCOPERTA E LE CAMPAGNE DI SCAVO

Il primo saggio di scavo risale al 1885 e venne eseguito da A. Issel: egli rilevò la presenza di sepolture di epoca celto-ligure , escludendo per questa cavità qualsiasi interesse più antico (Issel, 1885; Odetti, 1987).

Nel 1981 la Soprintendenza Archeologica della Liguria effettuò un sondaggio per verificare le potenzialità del sito: il deposito risultò rimaneggiato ma estremamente

MAREMOLA Grotta di Ponte di Vara

ricco; si decise dunque di intervenire in modo sistematico e le campagne di scavo cominciarono nel 1982 e attestarono una frequentazione iniziata con l Olocene e protrattasi fino a epoca storica (Odetti, 1987b).

1.3LA STRATIGRAFIA

Nonostante la mancanza di una serie stratigrafica, dovuta tanto all utilizzo ininterrotto della grotta45 quanto a fenomeni di scivolamento indipendenti dall azione antropica, è possibile individuare con sufficiente chiarezza le epoche della frequentazione del luogo. Un primo uso è attestato dalla presenza di ceramica con decorazione cardiale in motivi organizzati associabile ad un certo numero di trapezi e triangoli in selce; l insieme si data al Neolitico Antico (Odetti, 1987b).

Non sembra esserci continuità con la fase successiva di occupazione, databile ad un momento avanzato del Neolitico Medio e testimoniata da frammenti di Vasi a Bocca Quadrata alcuni dei quali recanti decorazione impressa; lo Chasseano è presente con alcune anse a flauto di Pan, ciotole carenate e forme basse e aperte (Odetti, 1987b; 1996). Questo orizzonte pare ben testimoniato anche da un saggio profondo 1m effettuato nella parte esterna del sito (Odetti, 1987b)

Alla prima età dei metalli sono da ricondurre un pugnale stiloide, punte di freccia e semilune ed alcuni elementi ceramici. Un pugnaletto in bronzo, con base arrotondata e chiodini ed altri strumenti nello stesso metallo, quali lesine, bilancieri ed uno spillone a testa forata, si collocano invece nell Antica età del Bronzo ((Odetti, 1987b; 1998a). Sporadici rinvenimenti suggeriscono che l antro sia stato frequentato anche in epoche successive, fino al periodo protostorico e romano; particolarmente interessante è il rinvenimento di un elmo in bronzo laminato, probabilmente con calotta ogivale, trovato

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L antro fu utilizzato come rifugio durante la Prima Guerra Mondiale (Odetti, 1987b). Figura 53: Sezione longitudinale della Grotta di Ponte di Vara (da Odetti, 1987b).

MAREMOLA Grotta di Ponte di Vara

capovolto in un cunicolo: il reperto sembra riconducibile ad una produzione etrusca (tipologia con calotta carenata e gola alla base) collocabile tra il V ed il IV sec. a.C. (Ridella, 1987).

Ossa umane non in connessione sono state rinvenute sia in superficie che nel riempimento (Odetti, 1987b).

2. L ETÀ DEL RAME: I MATERIALI

Gli oggetti recuperati nel corso degli scavi sono al momento in corso di studio e pertanto non reperibili; le citazioni seguenti, dunque, si basano sull edito.

2.1 LA CERAMICA

La Grotta di Ponte di Vara ha restituito frammenti con decorazione a spazzola e bugnette con centro ribassato; a queste si associa un vaso con teoria di bugne sotto l orlo, anse insellate e fondo piatto.

Le bugne disposte sotto l orlo trovano riscontro nella Grotta della Pollera, in un vaso a pareti dritte e breve collo, decorato a spazzola e recante, appunto, una corona di bugne sulla spalla. Bugne sono diversamente attestate nei siti toscani; nello stesso areale si riscontra la decorazione a spazzola, testimoniata in Liguria ed in Toscana, ma assente sul versante francese. Le bugne insellate sono documentate nei siti della Grà di Marmo e dell Antenna, rispettivamente in prossimità del confine francese e nel finalese.

2.2 LA LITICA

La datazione ad epoca eneolitica delle punte a ritocco piatto monofacciale (Odetti, 1998a) troverebbe riscontro nella Tana dell Armusso, ma esse paiono meglio collocabili nel Neolitico finale, anche sulla base della documentazione stratigrafica delle Arene Candide.

Certa pare invece la datazione di alcune semilune e di un pugnale stiloide, essendo entrambe le tipologie attestate nei depositi della Liguria occidentale, in Toscana, in Piemonte e nel Midi francese. Semilune sono state inoltre recuperate nella Liguria centrale e orientale.

In particolare, pugnali provengono dagli altri siti della Val Maremola (Rocca delle Fene, Tana dell Armusso), dalla Valle Argentina (Riparo Loreto), dal Finalese (Grotta dei Pipistrelli, Arene Candide), da Palo (Arnaboldi, 1998) e dalla Val Frascarese

MAREMOLA Grotta di Ponte di Vara

(Maggi, 1978; 1998d); in Piemonte si hanno nel Riparo di Balm Chanto (Biagi, Isetti, 1987a; Venturino Gambari, 1998). Attestazioni sono inoltre documentate nei siti del Midi francese e della Vaucluse (Grotte des Dentales e Hypogée des Crottes) (Sauzade, 1983; 1990).

Le semilune sono presenti nel Finalese nella Grotta del Sanguineto (zona compresa fra i torrenti Pora ed Aquila) e nel Riparo Fascette (fra i torrenti Aquila e Sciusa); in Valle Argentina nella Tana del Bertrand (un solo esemplare) ed alla Grà di Marmo; in Val Pennavaira nell Arma del Nasino e nella Grotta Le Camere. Spostandosi verso est, si ritrovano al Castellaro di Uscio (Maggi, Starnini, 1990; Maggi, 1998a), nel sito estrattivo di Valle Lagorara (La Spezia) (Maggi, 1998a; Campana, Negrino, 2002) e nell atelier per la lavorazione della steatite di Pianaccia di Suvero (La Spezia) (Maggi, 1998a).

VAL MAREMOLA Tana dell Armusso

LA TANA DELL ARMUSSO (Val Maremola SV)

1.1IL SITO

Situata nella porzione alta della valle, entro il comune di Magliolo, la grotta si apre a 300 m s.l.m., alla base di un contrafforte in calcare dolomitico strapiombante sul torrente Maremola (Odetti, 1987; 1987-88; 1996), poco a nord della confluenza con il Rio Lavezzino; il sito è compreso compreso nell angolo descritto dai due corsi d acqua. Procedendo verso nord è possibile raggiungere il Colle di Melogno (1029 m), in testa alla Valle, ed accedere al bacino idrografico del Bormida di Millesimo, procedendo verso nord, lungo il Rio Melogno fino al lago di Osiglia e oltre, oppure deviando verso ovest, lungo il Torrente Frassino (sono entrambi affluenti del Bormida).

Spostandosi invece verso sud,

costeggiando il Giogo di Giusténice (1183 m, ma il percorso non supera i 1112 m) ed attraversando il Giogo di Toirano (801 m), si entra nella Val Varatella.

L apertura, rivolta ad ovest, ha profilo rettangolare ed è piuttosto bassa; in epoca recente è stata cinta con un muretto a secco, interrotto al centro per permettere l accesso (Figura 53 e Figura 54). Un altro muretto si trova all esterno, ed è stato edificato al fine di creare uno spiazzo più grande davanti alla cavità: questi artefatti sono senza dubbio di epoca storica46, e furono costruiti dai pastori per garantire la sicurezza delle greggi (Odetti, 1987-88).

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In Liguria (ma il discorso è valido anche per altre zone interessate dal fenomeno) l uso della pietra per cintare, terrazzare e pavimentare pendii e percorsi ha inizio in epoca protostorica, o forse prima, per protrarsi fino all evo moderno. Solo negli ultimi cinquant anni questa pratica è caduta pressoché in disuso, ma fino agli anni Sessanta i muretti venivano manutenuti con mestiere e perseveranza, tanto che per molti dei terrazzamenti l evidente modernità non esclude un origine più antica, ed essi possono farsi risalire addirittura al Medioevo, se non ad epoca precedente. Unica fonte di datazione, un terminus post

quem, sono i materiali dei riempimenti, che nel caso dell Armusso collocano la prima edificazione in

epoca storica (Odetti, 1987-88)

Figura 54: Pianta della stanza principale della Tana dell'Armusso (da Odetti, 1987-88).

VAL MAREMOLA Tana dell Armusso

L ingresso dell antro è marcato da una sorta di soglia, costituita da una grande pietra; all interno, l ambiente misura 5X3,50 m ed ha pavimento pianeggiante, leggermente inclinato verso l apertura; tuttavia, poiché la roccia di base digrada verso nord, il riempimento ha interessato precipuamente questo lato, lasciando libero quello opposto. Le pareti laterali si restringono man mano che si procede all interno, mentre sulla parete di fondo, in alto rispetto alla base, si apre l accesso ad un cunicolo, che conduce ad un ambiente totalmente buio. Questa seconda stanza, benché di un certo interesse dal punto di vista speleologico, non conteneva resti archeologici (Odetti, 1987; 1987-88).

1.2LA SCOPERTA E LE CAMPAGNE DI SCAVO

La grotta fu segnalata alla dott.ssa G. Odetti dall ispettore onorario della zona, sig. A. Salonio, negli anni Settanta. Nel 1978 vennero eseguiti alcuni sondaggi, durante i quali fu possibile individuare una stratigrafia ben chiara, di cui solo uno strato (il II, cfr. infra) ha restituito materiale archeologico: fu subito evidente il carattere sepolcrale del sito, che restituì numerose ossa e denti umani, oltre ad elementi di ornamento. Non fu rinvenuta ceramica, che la dott.ssa Odetti pensa possa essere finita nel terreno di riempimento sostenuto dal muretto esterno (Odetti,1980; 1987-88; cfr. infra, par. 1.3 La stratigrafia).

La prima comunicazione relativa al sito uscì sul Notiziario della Rivista di Scienze Preistoriche nel 1979 (Odetti, Salonio, 1979); nella stessa sede, l anno successivo si diede comunicazione del ritrovamento di due perle ad ailettes e si sottolinearono i confronti con alcuni siti francesi (Odetti, 1980, 1987; 1987-88).

1.3LA STRATIGRAFIA

Secondo la responsabile dello scavo, dott.ssa Odetti, la grotta sembra essere stata frequentata a scopo esclusivamente funerario e solo durante l Eneolitico. Come si è precedentemente accennato, il deposito si concentra lungo il lato settentrionale, in cui la roccia di base si abbassa fino a circa 1,50 m dal piano di calpestio (Odetti, 1987; 1987- 88; 1996).

Lo strato sterile si incontra già a pochi centimetri dalla superficie ed ha potenza di circa 1 m; esso è costituito da terreno di colore giallo frammisto a pietre generate da crioclastismo (Odetti, 1987; 1987-88). In direzione della parete meridionale, esso è separato dal terreno di superficie (strato I) da un interfaccia lievemente antropizzato (Odetti, 1987-88, p. 316).

VAL MAREMOLA Tana dell Armusso

Il livello archeologico si ispessisce verso nord fino a raggiungere i 10 cm; indicato come strato II, è leggermente inclinato verso l esterno ed ha colore grigio. In esso sono stati trovati 86 denti e 14 ossa umani, riconducibili a 6 individui adulti e ad un bambino di circa 10 anni47 (Odetti, 1996; 1998); in prossimità dell apertura sono concentrati gli elementi di ornamento, in pietra ed in conchiglia, mentre procedendo verso l interno e sempre lungo la parete nord, questi diminuiscono ed aumentano schegge e strumenti in selce (Figura 55). Lo strato ha inoltre restituito una singolare statuina in scisto e due elementi in rame. Quanto alla fauna, sono rappresentate due specie domestiche, Sus scrofa e Ovis vel Capra, ed una specie selvatica, Cervus (Odetti, 1980; 1987; 1987-88).

Il terreno superficiale aveva colore nero, ed in prossimità della parete meridionale poggia direttamente sulla roccia di base (Odetti, 1987; 1987-88).

Non è chiaro il rapporto che intercorre tra l affidabilità stratigrafica, sostenuta dalla dott.ssa Odetti, e la constatazione che parte del deposito possa essere finita nel riempimento del terrazzamento esterno.

2. L ETÀ DEL RAME: I MATERIALI

Gli oggetti provenienti da questa grotta sono conservati presso la Soprintendenza della Liguria, a Genova. Come sopra accennato, la datazione all Eneolitico si basa sulla tipologia degli elementi di ornamento e sulla situazione stratigrafica del deposito, che documenta un unico livello di frequentazione.

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Nelle pubblicazioni degli anni Ottanta gli individui giovani risultano essere due, per un totale di 8 inumati (Bartoli et alii, 1985; Odetti, 1987; 1987-88); gli articoli del 1996 e del 1998, invece, documentano un solo bambino (Odetti, 1996; 1998), senza tuttavia motivare né rilevare la discrepanza.

VAL MAREMOLA Tana dell Armusso

2.1 LA LITICA

Sono state rinvenute 38 schegge e 15 strumenti, di cui solo pochi cronologicamente significativi e quasi tutti frammentari: si tratta per lo più di lame, raschiatoi e un grattatoio frontale lavorati con ritocco marginale. Più interessante è il frammento di una punta, in quarzite, forse riconducibile alla parte apicale di un pugnale stiloide di tipo molto sottile (cfr. Odetti, 1987-88; 1996). Le punte di freccia riscontrate, molto frammentarie, a ritocco monofacciale e spesso a profilo irregoalare, non sembrano tuttavia giustificare un attribuzione all Eneolitico.

Lame e grattatoi con ritocco marginale sono presenti anche nei livelli eneolitici delle Arene Candide; la punta di freccia monofacciale non trova riscontro per una datazione eneolitica: alle Arene Candide gli

esemplari monofacciali sono stati recuperati dai livelli neolitici. Più puntuale il confronto per la probabile punta di pugnaletto: la tipologia ricorda da vicino quella dello strumento recuperato da Barocelli alla Rocca delle Fene, essendo questo molto stretto e allungato. Pugnali stiloidi sono per altro documentati anche nella Grotta di Ponte di Vara, nella stessa valle; nel Finalese sono stati trovati nelle grotte delle Arene Candide, dei Pipistrelli e del Vacché; nella Valle Argentina al Riparo Loreto; ancora in Liguria pugnali simili sono stati trovati nel sito di Palo (Arnaboldi, 1998) e in Val Frascarese (Maggi, 1978; 1998d), in Piemonte nel Riparo di

Figura 56: Distribuzione spaziale degli oggetti di corredo nella Tana dell'Armusso, strato II (da Odetti, 1987-88).

VAL MAREMOLA Tana dell Armusso

Balm Chanto (Biagi, Isetti, 1987a; Venturino Gambari, 1998). Attestazioni si hanno inoltre nei siti del Midi francese, in particolare dai siti Grotte des Dentales e Hypogée des Crottes, nella Vaucluse (Sauzade, 1983; 1990).

2.2 GLI OGGETTI IN METALLO

Sono stati raccolti tre oggetti. Piuttosto singolare è un frammento di anello in rame a sezione ogivale quasi piatta, con diametro esterno di 2,4 cm ed interno di 1,3 cm; è stata recuperata inoltre una lesina a sezione quadrangolare e punta doppia, lunga circa 4,3 cm e con dimensioni in sezione 0,3X0,2 cm. Non è possibile risalire alla natura del terzo elemento, troppo frammentario.

Non sono noti confronti per l oggetto ad anello, mentre la lesina a sezione quadrangolare è attestata nel Finalese, in particolare nei siti delle Arene Candide e della Pollera. Un altra lesina, ad angolo, è stata reperita nell Arma della Grà di Marmo

2.3 GLI ORNAMENTI

L aspetto più interessante del repertorio della Tana dell Armusso è tuttavia rappresentato dagli elementi di ornamento. Per quanto concerne la materia prima, la conchiglia costituisce una minoranza, rappresentando circa un quarto del repertorio ornamentale: si constata una predilezione per il dentalium, seguito da Conus e Clumbellae rusticae forate; 5 oggetti sono stati ottenuti da