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DEUXIEME PARTIE LES VALLEES, LES SITES, LES PARCOURS

Grafico 36: numero delle forme aperte e di quelle chiuse in rapporto al tipo di parete.

2.3 GLI STRUMENTI IN OSSO

È stato recuperato un punteruolo ottenuto da un cubito di piccolo erbivoro, piuttosto rovinato; lo strumento misura 7,7x2,4 cm ed è spesso 1,4 cm. Un ago piatto e sottile è stato ricavato dalla diafisi di un osso lungo spezzato longitudinalmente e levigato; la lunghezza dello strumento è di 8,7 cm, per una larghezza di 0,7 cm ed uno spessore di 0,4 cm.

2.4 GLI ORNAMENTI

Afferisce probabilmente a questa categoria una lastrina ogivale in conchiglia, danneggiata ad una estremità. Più significativi sono tre pendaglietti: uno di questi è in arenaria, di colore rossastro, dimensioni 2x1,2 cm, spessore 0,5 cm. Si tratta di un antropomorfo , avente una sorta di testa trapezoidale allungata su un corpo anch esso trapezoidale ma più sviluppato orizzontalmente; le due parti sono distinte da una strozzatura. Il corpo è spezzato, ma è ancora visibile un foro.

Rientra nel novero degli antropomorfi anche il

secondo oendaglio,

eseguito su calcare e più allungato (3,2x0,8 cm, spessore 0,8-0,4 cm): si tratta di una testa subogivale su corpo sottile e lungo, rastremato verso il basso. Anche questo oggetto è fratturato.

Infine si ha un piccolo ornamento in osso brunito: si tratta di un anellino piatto aperto ad una estremità, che nel punto opposto all apertura continuava forse in un secondo

VAL PENNAVAIRA Grotta del Pertusello

anellino. Le dimensioni di questo pendaglietto sono 1,3x1,4 cm, per un o spessore di 0, cm.

Su un frammento di palco brunito è stato ottenuto un vago cilindrico lungo 1,9 cm con diametro 0,9 cm, leggermente irregolare. Si hanno poi tre canini di Canis, un Glycymeris, tutti forati, ed un dentalium frammentario.

Gli oggetti di ornamento su materia dura animale sono documentati sia in Liguria che in Toscana, Piemonte, Francia meridionale, né il loro utilizzo è circoscritto all Eneolitico.

Più indicativa è la piastrina in conchiglia, che trova riscontri nel Finalese (Riparo Fascette, Arma delle Anime), nella stessa Val Pennavaira (Le Camere) e nell Imperiese (Riparo Loreto e Grotta Grande sotto la Cava della Diga). Oggetti simili sono peraltro presenti in Toscana ed in Piemonte.

Meno evidenti sono i confronti per i due antropomorfi : per questi oggetti non sono stati trovati confronti.

VAL PENNAVAIRA Arma du Cuppâ

L ARMA DU CUPPÂ62

(Val Pennavaira IM)

1.1IL SITO

Incassata in una parete a strapiombo sulla stretta Valle Ferraria, a 810 m s.l.m., l Arma du Cuppâ si affaccia sulla cascata con cui questo torrente si getta nel corso del Pennavaira (circa 20 m di salto); l ingresso, davanti al quale si trova un vasto cono di deiezione, è rivolto a nord ovest63 ed ha profilo ad arco: è alto ben 13 m e largo 32, con un dislivello di 6 m tra un estremità e l altra (Bensa, 1900; Dinale, 1958; Leale-Anfossi, 1958-61c; 1962b).

La grotta, larga 25 m e lunga 45 m, è spaziosa ma scarsamente illuminata; la pianta è allungata e termina con due brevi cunicoli (Figura 84). Il pavimento si presenta terroso e ingombro di massi, è tendenzialmente pianeggiante, ma in leggera salita lungo il lato sud. La volta si mantiene alta su quasi tutta l estensione dell antro, eccezion fatta per il cunicolo settentrionale, piuttosto largo, in corrispondenza del quale il soffitto si abbassa bruscamente fino ad 1,50 m dal suolo (Dinale, 1958); le pareti sono interessate da colate stalattitiche e su quella settentrionale si aprono tredici piccole nicchie: vicino alla medesima parete, nella parte più bassa dell antro, si trova una sorta di pilastro stalagmitico alto circa 1,80 m (cfr. infra) (Leale Anfossi, 1962b). Nei

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Nota anche come Arma del Cupé (Bensa, 1900), du Cupâ (Dinale, 1958), do Copâ o del Cüppà (Leale Anfossi, 1962b), du Cuppa (Odetti, 1990): le varie grafie risentono evidentemente della difficoltà di trascrizione dal dialetto ligure.

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Secondo la dott.ssa Leale Anfossi, l apertura sarebbe rivolta a nord est, ma l articolo di Dinale, nonché la planimetria contestualmente presentata, indicano piuttosto un orientamento a nord ovest.

Figura 85: pianta (a) e sezione (b) dell'Arma du Cuppâ (da Dinale, 1958).

VAL PENNAVAIRA Arma du Cuppâ

periodi di pioggia intensa, il cunicolo posto a sud, più stretto dell altro, è interessato da una cascatella, in corrispondenza della quale vi sono evidenti tracce di ruscellamento ed alcuni ciottoli inglobati in una stalagmite recente (Dinale, 1958).

All oggi la grotta è inserita negli itinerari escursionistici come luogo ideale per sostare e fare grigliate (www...).

1.2LA SCOPERTA E LE CAMPAGNE DI SCAVO

Nota agli abitanti del posto, come suggerisce il toponimo dialettale, questa grotta compare per la prima volta nel prospetto che Bensa compilò sulle caverne liguri nel 1900. Fu successivamente esplorata dalla dott.ssa Leale Anfossi e, con interessi di carattere zoologico, da Dinale (Bensa, 1900; Dinale, 1958; Leale Anfossi, 1958-61c; 1962b). I primi rinvenimenti furono effettuati nelle nicchie della parete nord, e consistevano per lo più in resti di fauna domestica (Bos, Sus, Ovis vel Capra), ossa umane molto deteriorate e frustuli di ceramica in gran parte concrezionati (Leale Anfossi, 1962b). La dottoressa Leale Anfossi, inoltre, segnalò la presenza del pilastro stalagmitico, rilevando come esso sia circondato, nella parte superiore, da un incisione apparentemente artificiale; ai piedi di questa formazione fu messo in luce un focolare, composto da 13 pietre piatte accostate (Leale Anfossi, 1958-61c; 1962b; Del Lucchese, Ricci, 1998). Lo scavo fu dunque esteso alla zona circostante al focolare stesso, dove si rinvennero cenere e frustuli di carbone. Questi dati venero integrati con un saggio eseguito all esterno della grotta, sul lato sud (Leale Anfossi, 1962b). Non fu rinvenuta alcuna stratigrafia.

1.3LA STRATIGRAFIA

Il deposito non presentava alcuna sequenza stratigrafica, e lo stato della ceramica ne rende difficile una sicura attribuzione culturale e cronologica. In generale si può affermare con sicurezza che questa grotta fu frequentata durante l età dei Metalli: un piccolo frammento decorato a spazzola ed una punta di freccia ogivale sono riconducibili all età del Rame e gran parte dei frammenti presenta impasto attribuibile all età del Bronzo Antico e Medio (cfr. Leale Anfossi, 1962b). Il saggio esterno ha invece restituito frammenti decorati ad unghiate, molto rovinati, afferibili all età del Ferro (Leale Anfossi, 1962b).

VAL PENNAVAIRA Arma du Cuppâ

2. L età del Rame: i materiali

I materiali di questo sito sono conservati nel Museo Romano Navale di Albenga; molto numerosi sono i frammenti ceramici non diagnostici né significativi per una collocazione cronologica i quali, in mancanza di dati stratigrafici, non sono stati presi in considerazione.

2.1 La ceramica

È stato catalogato un unico pezzo: si tratta di un piccolo frammento conservante l orlo, afferente ad una forma aperta complessa a profilo sinuoso. È in impasto grossolano, con pareti di medio spessore (0,8 cm) ed inclusi di dimensioni e colori disparati; e presenta sulla superficie esterna trattamento a spazzola.

Profilo sinuoso e trattamento a spazzola sono elementi tipici dell Eneolitico ligure e toscano, presenti in buona parte dei siti oggetto di questo studio.

2.2 La litica

È stata catalogata una punta di freccia in selce nera traslucida, lavorata con ritocco piatto invadente bifacciale di tipo ogivale, con piccola frattura apicale e danno più importante in zona prossimale, dove è ancora intuibile tuttavia una lieve strozzatura.

Punte di freccia ogivali sono attestate nella Grà di Marmo (Valle Argentina), nella Tana dell Armusso (Val Maremola), alle Arene Candide, alla Pollera, nell Arma delle Anime (Finalese); sono attestate anche in Piemonte ed in Francia meridionale.

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