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DEUXIEME PARTIE LES VALLEES, LES SITES, LES PARCOURS

Grafico 18: Resa dei vagi discoidi recuperati nell'Arma

2.2 G LI ELEMENTI DI ORNAMENTO

Sono stati recuperati ben 27 vaghi di collana; fra questi si contano: 1 perlina cilindrica in steatite, con profilo rigonfio; 3 anellini in scisto e 19 in calcite, tutte cilindriche tranne una, biconica. I restanti elementi sono in conchiglia: 4 dentalium ed una piastrina bifora (Grafico 1 A e B).

I fori osservabili sugli elementi in pietra hanno sezione a cilindro, appena svasata alle estremità, verosimilmente perché il passaggio fu praticato partendo prima da un lato e poi dall altro, arrivando quindi a congiungere i due buchi; la piccola perlina in steatite, invece, presenta svasatura solo su una faccia: probabilmente essa era abbastanza piccola da rendere possibile, o auspicabile, eseguire il foro con un unica operazione.

I fori della piastrina in madreperla sono appena smussati presso le facce.

calcite scisto steatite piastrina dentalium 0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 0,5 1,5 2,5 3,5 pietra conchiglia s cis to s teatite dentalium pias trina bifora calcite Grafico 19

A e B: Incidenza numerica e percentuale delle diverse tipologie di ornamento nel Riparo Fascette I.

VAL SCIUSA Grotta dei Pipistrelli o Borzini

LA GROTTA DEI PIPISTRELLI O BORZINI (Finale Ligure SV)

1.1IL SITO

Questo sito si apre a circa 300 m s.l.m., in una valletta laterale del rio Sciusa, poco a nord della sua confluenza con il Cornei e a sud del paese di Orco (Almagro, 1955; Bernabò Brea, 1947; Barocelli, 1979).

La grotta è preceduta da uno spiazzo di circa 20X15 m, a strapiombo sulla valle e protetto da uno sperone di roccia miocenica, che qui raggiunge i 400 m s.l.m.; gli ingressi sono due, piuttosto bassi ed affiancati: quello posto a destra misura 1 m in altezza e 6 m in larghezza; quella di sinistra ha profilo arrotondato, è alto circa 2 m e si apre non lontano dal precipizio (Almagro, 1955; Almagro, Ripoll, 1957; Almagro, et alii,1957a; 1957b).

L interno ha pianta irregolare, lunga circa 17 m e larga 7 m; esso presenta una copertura a cupola che raggiunge i 7 m di altezza (Bernabò Brea, 1947; Almagro, 1957; Barocelli, 1979). Per quanto asciutta e protetta dai venti, la grotta risulta particolarmente buia, dato che il sole viene coperto dalla parete rocciosa già a metà mattina (Almagro, 1955; Almagro, Ripoll, 1957; Almagro, et alii,1957a; 1957b).

1.2LA SCOPERTA E LE CAMPAGNE DI SCAVO

La prima esplorazione dell Arma Borzini fu effettuata da Amerano alla fine dell Ottocento: egli praticò un saggio e recuperò, oltre a materiale genericamente neolitico, un pugnaletto in selce scura, lavorato con ritocco piatto coprente monofacciale (Amerano, 1897; Barocelli, 1933; 1979; Bernabò Brea, 1947; Del Lucchese, Odetti, 1998).

L identificazione della grotta si deve a Bernabò Brea, che nel 1947 ne fornì descrizione e ubicazione (Bernabò Brea, 1947; Barocellim 1979). Gli scavi sistematici cominciarono solo nel 1954, ad opera di una missione spagnola della Scuola Archeologica di Roma: gli archeologi riscontrarono

Figura 37: Pianta della Caverna dei Pipistrelli (da Almagro, 1955).

VAL SCIUSA Grotta dei Pipistrelli o Borzini

all interno della cavità l intervento recente di alcuni clandestini, testimoniato dalla presenza di un buco di circa 2X1,50 m, profondo 1,50 m, posto al centro della sala (Almagro, 1955). L indagine dunque interessò il riparo antistante alla grotta vera e propria: l area venne suddivisa in quattro settori contigui, paralleli allo sperone roccioso e scavati separatamente (Almagro, 1955; Almagro, Ripoll, 1957; Almagro, et alii,1957a; 1957b). I lavori procedettero fino al 1956, ma nonostante la rigorosa suddivisione in strati, si riscontrò un notevole rimescolamento dei materiali, verosimilmente imputabile alle numerose fosse sepolcrali (Almagro, Ripoll, 1957; Almagro, et alii,1957a; 1957b; Del Lucchese, Odetti, 1998).

1.3LA STRATIGRAFIA

Come accennato nel paragrafo precedente, dalla sequenza stratigrafica non si evince alcuna rigida successione cronologica, dato che materiali afferibili alle diverse epoche sono riscontrabili in tutto il deposito.

Lo strato più basso, il V, è stato scavato solo parzialmente, e conserva resti di Ursus spelaeus ed industria epigravettiana; nel soprastante strato IV, alle ossa di orso si accompagnano pochi strumenti mesolitici (Almagro, 1955; Almagro, Ripoll, 1957; Almagro, et alii,1957a; 1957b).

Il III strato, di colore giallastro, si presenta piuttosto omogeneo; profondo circa 70 cm, è stato suddiviso in due livelli, di cui quello inferiore, B, è sterile, mentre quello superiore (estrato III A) ha restituito industria risalente al Mesolitico. Nella parte superficiale vi sono diverse buche, di profondità compresa tra i 5 cm ed i 15 cm, identificate come tracce di stillicidio (Almagro, 1955; Almagro, et alii,1957a).

Di colore giallastro, lo strato II ha una potenza di circa 20 cm; esso ha restituito tre sepolture, due delle quali molto disturbate; di queste, una pare protetta da due pietre piatte e accompagnata da una macina a profilo ovoidale, il cui macinello fu rinvenuto

VAL SCIUSA Grotta dei Pipistrelli o Borzini

poco più in profondità (Almagro, 1955); la seconda, al contrario, non aveva alcun segnacolo: entrambe conservavano uno scheletro adulto, ed intaccano il sottostante strato III. La fossa relativa alla terza sepoltura, invece, si approfondisce fino a penetrare lo strato IV, raggiungendo il V; l inumato era verosimilmente circondato o coperto da pietre (Almagro, 1955). I manufatti sono numerosi e si inseriscono nel repertorio ligure; tuttavia essi si presentano molto mescolati: l industria ossea è rappresentata da asce in pietra levigata, macine e macinelli, lame in selce; su osso sono stati rinvenuti alcuni punteruoli, mentre la ceramica conta frammenti che dall epoca bizantina e romana risalgono fino al Neolitico antico37 (Almagro, 1955; Almagro, Ripoll, 1957; Almagro, et alii,1957a; 1957b).

Lo strato I ha colore grigiastro ed ha a sua volta restituito materiali cronologicamente eterogenei: l insieme litico e quello ceramico non presentano sostanziali differenze rispetto allo strato II; le stesse osservazioni sono applicabili allo strato superficiale (Almagro, 1955; Almagro, Ripoll, 1957; Almagro, et alii,1957a; 1957b).

2. ETÀ DEL RAME: I MATERIALI

I materiali della Grotta dei Pipistrelli sono conservati nel Museo Archeologico del Finale; i frammenti neolitici ed il pugnale in selce, raccolti da Amerano, sono invece al Museo Archeologico di Pegli, con l indicazione Grotta Borzini (collezione Amerano).

2.1 LA CERAMICA

In considerazione delle problematiche legate alla stratigrafia, sono stati catalogati solo i frammenti sicuramente databili all Eneolitico.

Sono stati individuati 30 pezzi, provenienti per lo più dagli scavi spagnoli; la necessità di selezionare il materiale impedisce una valutazione obbiettiva dei dati d insieme; è tuttavia interessante rilevare il prevalere dell impasto di tipo C, con pareti medio sottili (spessore da 0,7 cm a 1 cm ), alta percentuale di sgrassanti minuti (dell ordine di 0,1-0,2 cm) e aspetto disomogeneo; meno importante è la variante spessa (spessore da 1 cm a 1,2 cm); poco rappresentato è l impasto fine, mentre la restante parte dell insieme è uniformemente distribuita tra gli impasti grossolani di tipo più omogeneo.

37

A questo proposito bisogna precisare che alcuni frammenti vengono indicati nelle pubblicazioni come appartenenti alla Edad del Hierro (Almagro, 1955; Almagro, Ripoll, 1957; Almagro, et alii,1957a; 1957b), compresa secondo gli Autori tra l epoca storica ed il Neolitico: sia questa particolare concezione che la revisione dei materiali portano a tradurre questa espressione come Età dei Metalli , piuttosto che, letteralmente, Età del Ferro.

VAL SCIUSA Grotta dei Pipistrelli o Borzini

Gran parte dei frammenti catalogati è stata identificata come eneolitica in base alla presenza di trattamento a spazzola sulle superfici (oltre naturalmente alle caratteristiche dell impasto), che interessa il 63% dei pezzi esaminati.

Prevalgono le pareti dritte, di cui però pochi pezzi conservano l orlo; più perspicui i profili con pareti convesse, per lo più riconducibili a forme aperte

e complesse (profilo

sinuoso). Le decorazioni

annoverano un buon

numero di labbri con impressioni digitate (profilo circolare o ellittico) o a taglio; solo due i cordoni, di cui uno con impressioni digitate ed uno liscio, quest ultimo associato a labbro impresso. Alquanto particolare è il frammento con labbro impresso afferente ad una forma aperta semplice, con pareti convesse, riconducibile ad un vaso di piccole dimensioni, forse miniaturistico: è eseguito in impasto grossolano e disomogeneo (tipo C, spessore massimo 0,9 cm), cotto piuttosto male e presenta una lacuna subito sotto l orlo, dovuta forse alla combustione di un elemento sgrassante di natura organica. La superficie esterna reca un trattamento a spazzola sommario.

È stata inoltre catalogata un ansa con leggera insellatura non centrata, dal profilo tendenzialmente sinuoso.

Nell insieme è presente un frammento a profilo sinuoso (forma chiusa complessa) recante un foro passante sotto l orlo ed impressioni ellittiche trasversali sul labbro.

Sia il vasetto di piccole dimensioni, sia l ansa con insellatura non centrata trovano riscontro nell Arma delle Arene Candide; ben documentati in tutto il repertorio dell Occidente ligure sono i cordoni lisci e impressi e le impressioni su labbro, nonché il trattamento a spazzola: questi caratteri si ritrovano nei siti toscani ed in quelli piemontesi (cfr. cap Confronti). I fori passanti sono molto ben documentati in Val Pennavaira, ma presenti anche nel sito della Pollera e nell Arma sopra la Crosa; solo nei

0 2 4 6 8 10 12 14 16

fine semifine impasto A impasto B impasto C impasto D

Grafico 20: Incidenza dei diversi tipi di impasto; in rosso i