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DEUXIEME PARTIE LES VALLEES, LES SITES, LES PARCOURS

Grafico 17: Incidenza delle differenti tipologie d

2.3 G LI OGGETTI IN METALLO

Di estremo interesse sono gli oggetti in metallo, rappresentati da due lesine, una punta foliata ed un pugnaletto; negli anni Novanta la punta ed il pugnale sono stati inseriti in un progetto per l analisi metallografica sostenuto dalla Soprintendenza di Liguria e dal Museo Archeologico di Pegli (Del Lucchese et alii, 1994).

Le lesine sono entrambe a doppia punta, con sezione quadrangolare, l una lunga 7,9 cm, l altra 5,7 cm, entrambe di spessore compreso fra 0,3 cm e 0,4 cm. Presentano una patina di ossidazione verdastra su buona parte della superficie.

La punta foliata presenta un breve peduncolo a sezione irregolarmente romboidale e profilo rastremato; esso si allarga uniformemente fino alla lama, che è allungata e con apice smussato. Anche questa armatura presenta una patina di ossidazione verdastra. L oggetto, in rame puro24, è stato ottenuto per martellatura da un semilavorato, la cui forma originaria è conservata nel peduncolo e suggerita dall irregolare costolatura che ispessisce l asse longitudinale dello strumento; sia l aspetto micrografico che i valori di microdurezza indicano che l oggetto, dopo la lavorazione meccanica, è stato sottoposto a ricottura, al fine di eliminarne l incrudimento. Inoltre lo studio ai raggi X ha evidenziato la presenza di una saldatura in corrispondenza dell apice: benché sussista il dubbio che possa trattarsi di un intervento risalente all epoca della scoperta, è possibile che questa saldatura documenti invece una riparazione di epoca preistorica (Del Lucchese et alii, 1994; Calcagno et alii, 1995). L oggetto è lungo 9,9 cm e largo 1,5 cm alla lama, 0,2 cm al peduncolo; lo spessore massimo è di 0,2 cm.

Probabilmente al limite tra Eneolitico ed Antica età del Bronzo si colloca il pugnaletto a base trapezoidale con quattro fori, taglienti concavi e costolatura arrotondata sulla lama. Due dei fori conservano i ribattini. Il manufatto è in rame puro25 ed è stato sottoposto a lavorazione meccanica senza che il conseguente incrudimento fosse corretto dal successivo trattamento termico (Del Lucchese et alii, 1994). L oggetto misura

24

La costante reticolare, infatti, è di 3.607±0.007Å, un valore vicino a quello del Cu puro; la lettura dei picchi di rame è stata in parte ostacolata dai picchi relativi adi prodotti di ossidazione (Del Lucchese et

alii, 1994) 25

PORA-AQUILA Arma Pollera

attualmente 8,1x3,8 cm, per uno spessore di 0,1-0,2 cm, ma lo stato di usura della lama fa presumere che originariamente avesse dimensioni maggiori.

Le lesine a sezione quadrangolare sono presenti anche alle Arene Candide (Campana, Franceschi, 1997), benché con tipologia differente (cfr. par. Arene Candide), mentre un esemplare rettilineo a doppia punta viene dalla Tana dell Armusso (Odetti, 1987-88). Manufatti simili vengono inoltre dal Piemonte e dalla Provenza, ma sono attestati anche nel nord est italiano.

La punta foliata rientra nel novero delle punte di Palmela, il cui centro di diffusione è stato localizzato nella Penisola Iberica occidentale; esemplari di questo genere sono stati rinvenuti anche in Francia, fino al Golfo di Lione (Del Lucchese et alii, 1994; Ambert, 2001).

Il pugnaletto a base trapezoidale con quattro fori è poco rappresentato nel panorama italiano: esempi si hanno dalla Toscana, con l esemplare di Faiano, in provincia di Arezzo, e dal Trentino Alto-Adige, con il pezzo recuperato a Fiavé (quest ultimo reperto però ha caratteri più recenti rispetto a quello della Pollera; cfr. Del Lucchese et alii, 1994). Pugnali con quattrofori sono stati inoltre reperiti in Francia: tra questi, un esempio tipologicamente vicino a quello della Pollera proviene dalla vallata del Rodano, in particolare da Irgny (Del Lucchese et alii, 1994).

PORA-AQUILA Arma delle Anime

L ARMA DELLE ANIME (Finalese SV)

1.1IL SITO

Ubicata in una delle aree più impervie del Finalese, la grotta si trova sul versante nord- orientale della Rocca di Perti (397 m s.l.m.), ad una altitudine di circa 350 m s.l.m., e si apre nella porzione superiore della parete che a strapiombo scende verso la valletta di Montesordo26, compresa fra il torrente Pora ad est ed il torrente Aquila a ovest (Giuggiola, 1961; 1962; Giuggiola et alii, 1966; Del Lucchese, Odetti, 1998); di qui, risalendo il corso del Pora fino alla zona di Pian di Corsi (1028 m s.l.m.) e percorrendo un tratto di crinale verso ovest, è possibile raggiungere il colle di Melogno (1028 m s.l.m.), che immette nella valle del Bormida di Pàllare, dando accesso all entroterra, fino al Piemonte.

Di origine carsica, essa consta di una corridoio di circa 35 m, orientato ovest-est e diviso da una strozzatura in due parti: a ponente l Arma delle Anime superiore, il cui ingresso è rivolto a nord, lateralmente rispetto all asse della cavità; a levante l Arma delle Anime inferiore, con apertura rivolta a est. (Imperiale, 1961; Giuggiola, 1962; Giuggiola et alii, 1966; Del Luchese, Odetti, 1998). La cavità superiore presenta un apertura larga circa 1,50 m ed alta 1,60 m e consta di un unico ambiente di 16x6 m, la cui altezza massima raggiunge i 3 m; nella sua volta si è formata in tempi recenti un ampia finestra, cui si deve l aspetto corroso ed alterato delle pareti; due aperture di minore entità,

sono invece poste

all estremità ovest, ed una

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Nei pressi della Rocca di Perti, non lontano dalla grotta in oggetto, si trova il Villaggio delle Anime, un insediamento di età del Ferro all aperto, posto su una sella tra due cime (Giuggiola, 1959; Giuggiola, 1961; Del Lucchese, Odetti, 1998).

Figura 26: sezione dei due ambienti che formano l'Arma delle Anime, come si presentavano prima (sopra) e dopo (sotto) lo scavo (da Giuggiola et alii, 1966)

PORA-AQUILA Arma delle Anime

di esse sembra essere stata chiusa intenzionalmente con sassi (Imperiale, 1961; Giuggiola et alii, 1966).

Un cunicolo, alto 2 m e largo 4 m nel punto maggiore, si apre a sinistra dell ingresso superiore, e si dipana, con un percorso inclinato lungo circa 8 m, fino all ambiente inferiore; sul fondo, un camino di erosione si innalza per circa 7 m, separato dal resto della cavità da una formazione stalattitica a colonna (Imperiale, 1961; Giuggiola et alii, 1966).

La camera inferiore, posta circa 2 m al di sotto della superiore, è composta da una parte più esterna, una sorta di avangrotta semicircolare alta 2 m, larga 1,50 m e profonda 6 m, contigua all ingresso; segue la cavità vera propria, di forma allungata ed irregolare, convergente in direzione del cunicolo: essa presenta lateralmente numerosi cunicoli e rientranze; questo ambiente ha una lunghezza di 12 m ed una larghezza di 5 m; nel punto di massima espansione la volta raggiunge i 5 m di altezza (Imperiale, 1961; Giuggiola et alii, 1966).

1.2LA SCOPERTA E LE CAMPAGNE DI SCAVO

L Arma delle Anime venne localizzata ed esplorata nel 1958 dal Gruppo Ricerche della Sezione Finalese dell Istituto Internazionale di Studi Liguri: pressoché sconosciuta agli abitanti della zona, la cavità fu mostrata agli studiosi da un contadino, che fece loro da guida fino al vicino castelliere (cfr. nota [1] - Imperiale, 1961; Giuggiola et alii, 1966). Inizialmente i due ingressi non destarono grande interesse: apparentemente indipendenti, l uno si apriva su una cavità troppo piccola (Arma delle Anime inferiore),

PORA-AQUILA Arma delle Anime

l altro presentava una evidente apertura in volta che sembrava comprometterne la funzionalità come riparo (Arma delle Anime superiore).

Solo nel 1961, nell ambito di un accurato rilevamento geologico dell area del castelliere, fu intrapresa una serie di calcoli che suggerì le reali dimensioni e condizioni della grotta, inducendo gli studenti di geologia ivi presenti ad eseguire un controllo: il cunicolo, totalmente ostruito, venne liberato quanto bastava per confermare la contiguità dei due ambienti: la terra rimossa rivelò materiale archeologico (Giuggiola et alii, 1966). Nel corso dello studio geologico furono recuperati numerosi reperti ceramici afferibili per lo più al Neolitico medio, ma frammisti a pezzi eterogenei; fu subito evidente che la marcata pendenza aveva pregiudicato lo studio dell ambiente più basso, invaso dai detriti, che erano invece meno ingenti nella cavità superiore (Imperiale, 1961; Giuggiola, 1961; 1962; Giuggiola et alii, 1966).

Lo scavo vero e proprio cominciò nel maggio del 1962 (Giuggiola, 1962; Giuggiola et alii, 1966). L area del cunicolo venne suddivisa in quattro zone, nel tentativo di individuare una successione stratigrafica: il deposito però, benché oltre il metro di profondità non si presentasse più sconvolto, non conservava alcuna sequenza riconoscibile. Nel corso di questa campagna di scavo fu possibile ricomporre in buona parte un grande orcio, con fondo piatto, pareti convesse e alto collo verticale; il vaso era alto circa 60 cm, con pareti sottilissime (da 4 a 8 mm): un oggetto estremamente fragile, attribuito al Neolitico medio. L usura riscontrata sugli strumenti, la presenza di scarti di lavorazione in selce e di ciottoli in pietra verde non lavorati, nonché il reperimento di un focolare piuttosto consistente convinsero il dott. O. Giuggiola di trovarsi davanti ad una frequentazione piuttosto duratura (Giuggiola, 1962).

In seguito l indagine si concentrò su tre diversi punti, ma solo nell Arma Inferiore lo scavo venne approfondito, suddividendo l area in otto settori denominati con lettere dell alfabeto27. Nell Arma Superiore, invece, la ricerca constò di un unica trincea di 1X0,80 m, che restituì pochi reperti ed incontrò quasi subito terreno sterile. Il terzo tentativo venne eseguito all esterno, nella piazzola antistante l Arma Superiore; si trattò di un saggio quadrangolare di 1 m circa di lato: interrotto a 0,50 m di profondità, esso restituì pochi frustuli di ceramica attribuibili all età del Ferro (Giuggio et alii, 1966).

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L Autore ci informa che l ordine delle lettere seguì l andamento dello scavo stesso, che, iniziato con due saggi nei pressi dell inghiottitoio, si allargò e unificò: le lettere pertanto non seguono l ordine alfabetico (Giuggiola et alii, 1966).

PORA-AQUILA Arma delle Anime

1.3LA STRATIGRAFIA

La ricerca di una stratigrafia apparve, già nel 1962, inefficace ai fini archeologici: i diversi orizzonti, benché chiaramente distinti da veli carboniosi, rappresentavano le varie fasi di dilavamento dell antro, non di occupazione umana (Giuggiola, 1962, p. 55), e restituirono pertanto reperti in posizione secondaria, classificabili solo su base tipologica (Giuggiola, 1962; Giuggiola et alii, 1966; Del Lucchese, Odetti, 1998). La suddetta sequenza fu rilevata nell Arma Superiore e nel cunicolo e poggiava su un terreno sterile, indicato come strato V, piuttosto spesso, formato da matrice granulosa giallastra impermeabile, verosimilmente riconducibile al disfacimento della roccia o a terreno di riporto molto antico (Giuggiola, 1962; Giuggiola et alii, 1966).

Al di sopra di un esiguo livello di terriccio bruno (pochi centimetri) ricco di elementi carboniosi, si ha lo strato IV, poco evidente all ingresso della cavità ma spesso dai 15 ai 30 cm all interno, fino ad un massimo di 50 cm nella buca del focolare. Conservava lenti carboniose e veli di cenere ed era particolarmente ricco di reperti. In esso sono stati rinvenuti numerosi frammenti ceramici, fra cui orli con impressioni e cordoni; prevalgono le forme aperte. L industria litica è presente con 55 manufatti: notevoli una freccia a tranciante trasversale ed alcune lame di fattura molto accurata; restano da annoverare una lama su ossidiana, un frammento di macinello in arenaria ed un accetta di colore verde chiaro a profilo isoscele. Presenti inoltre alcuni ornamenti su conchiglia. In un frammento di vaso sono stati rinvenuti resti di Ovis vel Capra (Giuggiola et alii, 1966).

Lo strato III si pone in continuità con il soprastante strato II; entrambi hanno spessore variabile e sono piuttosto compatti. Poveri in reperti, hanno restituito scarsa industria litica, mentre la ceramica e l industria su materie dure animali (osso e conchiglia) sono circoscritte allo strato II e non contano elementi diagnostici (Giuggiola et alii, 1966). Lo strato superficiale, il I, è pulverulento ove non esclusivamente pietroso; in esso sono stati rinvenuti frammenti ceramici di cui è evidente l estrema promiscuità tipologica (Giuggiola et alii, 1966, p. 149), tre soli elementi in selce, fra cui una punta di freccia in diaspro, e quattro strumenti in osso (Giuggiola et alii, 1966).

Numerosi oggetti provengono inoltre dalle zone di deflusso e di inghiottimento , localizzate presso l accesso dell ambiente superiore e all imbocco più alto del cunicolo, dove il deposito si presentava particolarmente sconvolto (Giuggiola et alii, 1966). Assolutamente sterile risultò invece il terreno nell Arma Inferiore, indagata fino al raggiungimento della roccia di base. La piazzola antistante l ingresso superiore restituì,

PORA-AQUILA Arma delle Anime

al di sotto dei 30 cm di profondità, alcuni frammenti molto fluitati di ceramica, attribuibile all età del Ferro: questi ritrovamenti trovano rispondenza nel vicino Villaggio delle Anime (cfr. nota [1] - Giuggiola, 1962; Giuggio et alii, 1966).

In tutto il deposito la fauna domestica è ben rappresentata, con il rinvenimento di Bos, Ovis e Sus; il numero di resti aumenta verso gli strati superficiali; nel III strato è presente il cinghiale (Giuggiola et alii, 1966).