• Non ci sono risultati.

DEUXIEME PARTIE LES VALLEES, LES SITES, LES PARCOURS

Grafico 31: presenza di specie domestiche e selvatiche nei diversi strati della Tana del Barletta (basato sui dati di Barker et alii, 1990; cfr Tabella 1)

2. E TÀ DEL RAME : I REPERT

2.2 I NDUSTRIA OSSEA

Il sito ha restituito due aghi, di cui uno a cruna forata, ottenuti su assa lunghe di animali di piccola taglia; sono presenti inoltre un punteruolo su metacarpale di capriolo, un lisciatoio su metacarpale di cervo spezzato longitudinalmente e levigato, un punteruolo su cubito di capriolo; quest ultimo oggetto presenta tracce di usura. Di dubbia interpretazione è un oggetto lavorato su palco di cervo spezzato longitudinalmente a metà, forse esposto a calore. Ha un estremità rastremata, mentre il lato opposto è piatto e presenta due fori allineati orizzontalmente ed affiancati da tracce di un terzo sul margine; un quarto foro si trova al di sotto dei primi ed è sfasato rispetto agli stessi. (Leale Anfossi, 1957; Maggi, 1998b)

VAL PENNAVAIRA Grotta Le Camere

2.3 GLI ORNAMENTI

Gli oggetti di ornamento sono tutti in materia dura animale.

Si annoverano tre vaghi discoidali ottenuti da valva di conchiglia: hanno diametro di circa 2 cm e presentano foro eccentrico. Questo tipo di ornamento poteva essere montato frontalmente per una maggior resa, dato lo spessore di appena 0,2-0,3 cm. Per una collana aderente alla base del collo, per la quale si considererà una lunghezza indicativa di 35 cm, infatti, sarebbero stati necessari ben 140 vaghi infilati lungo il filo, mentre per la loro disposizione frontale ne sarebbero bastati circa 18. si tenga conto anche in questo caso della possibilità che questi elementi venissero cuciti su tessuto. Ad essi si affiancano ben 17 dentalium ed un canino di Canis forato.

Particolare è l uso di ossa lunghe di uccelli per la fabbricazione di vaghi di lunghezza variabile: si hanno tre esemplari, lunghi rispettivamente 1,1 cm, 2,1 cm e 5,1 cm; Anche per questi è plausibile un utilizzo su tessuto, benché non sia esclusa la fabbricazione di monili: sarebbero bastati circa 12 di questi vaghi per ottenere un filo sufficientemente lungo.

L esemplare più singolare resta senz altro il pendaglio emisferico con foro centrale ricavato da testa di femore umano.

Maggiori tracce di lavorazione presenta un pendaglio ricavato dal margine esterno di una valva di conchiglia, forse identificabile come Cardium: l oggetto conserva l andamento ad arco e la decorazione ondulata naturale; alle estremità sono state eseguite due strozzature per la sospensione.

L utilizzo di valve di conchiglia è attestato anche al Pertusello, ma la loro riduzione a placchette discoidali si riscontra nell Arma delle Anime, nel Finalese, sito in cui anche i vaghi in calcare presentano foro eccentrico; placchette in madreperla si trovano inoltre nella stessa vallata (Pertusello), nella Grotta del Vacché (Finalese), nel Riparo Loreto (Valle Argentina) e nella Grotta Grande sotto la Cava della Diga (Val Nervia).

I dentalium ed il canino forato hanno vasta diffusione, sia geografica che diacronica, mentre le ossa lunghe di uccello si trovano per lo più nel Midi francese, dove spesso presentano anche incisioni trasversali.

Restano isolati la peculiare lavorazione del margine di conchiglia e l utilizzo di teste di femore e di ossa umane.

VAL PENNAVAIRA Grotta del Pertusello

LA GROTTA DEL PERTUSELLO (Val Pennavaira SV)

1.1IL SITO

Di accesso difficile, questa cavità si apre lungo una diaclasi della roccia, 60 m al di sopra della riva destra del Rio Pennavaira, a 570 m s.l.m. (Leale Anfossi, 1958-61; 1962b; Maggi, 1996; 1998b). L imboccatura, rivolta a nord est, è larga 11 m ed alta circa 12 m. La grotta è formata da un unica cavità a pianta triangolare, ben protetta dalle intemperie: una parete dritta e liscia ne costituisce il lato maggiore, lungo 22,50 m, mentre gli altri due lati disegnano due curve concave separate da uno sperone roccioso di scarsa entità, dal quale l ambiente risulta suddiviso. Un cunicolo breve e contorto si apre alle spalle dello spazio principale. La lunghezza complessiva della grotta, cui numerose formazioni calcaree conferiscono fascino, è di 22 m (Leale Anfossi, 1958-61; 1962b).

1.2LA SCOPERTA E LE CAMPAGNE DI SCAVO

Esplorata per la prima volta nel 1945 dalla dott.ssa M. Leale Anfossi, la Grotta del Pertusello fu oggetto di indagine nell estate del 1952, quando furono effettuati alcuni saggi poco profondi, poi ampliati con la collaborazione della sig.na G. Chiappella: in tale occasione si rinvennero alcuni frammenti attribuibili all età del Ferro (Chiappella, 1952a; 1955b; Leale Anfossi, 1958-61; 1962b). Solo nel 1957 ebbero inizio gli scavi sistematici, che continuarono fino al 1959.

Durante la prima campagna, una trincea trasversale, lunga circa 7 m e larga 1 m, venne scavata al centro della grotta, fino ad una profondità di 0,60 m; contemporaneamente, lungo la parete est si effettuò un saggio di 1,50 m di profondità, senza che tuttavia si raggiungesse la roccia di base; furono individuati cinque strati ben distinti (Leale Anfossi, 1958-61, ma cfr. infra).

Durante i lavori del 1958 fu ampliata la superficie di indagine, procedendo dalla trincea in direzione dell apertura, coprendo circa un quarto dell area totale; anche il saggio lungo la parete est venne allargato ad uno scavo di 2x2 m. Un saggio effettuato nella parte più interna della grotta restituì frammenti di vasi a bocca quadrata confrontabili con gli esemplari delle Arene Candide (Leale Anfossi, 1958-61).

Con la terza ed ultima campagna di scavo, nel 1959, venne asportato quasi tutto il deposito, raggiungendo il piano di terra scistosa battuta che ne costituiva la base; fu tuttavia risparmiato un testimone nella parte più interna della grotta (Leale Anfossi,

VAL PENNAVAIRA Grotta del Pertusello

1962b). Nel complesso si constatò come l occupazione della stessa si fosse protratta dal Neolitico antico fino all età del Ferro (Leale Anfossi, 1958-61; 1962b; Maggi, 1998b).

1.3LA STRATIGRAFIA

Secondo quanto riportato alla fine delle ricerche dal direttore dello scavo, dott.ssa M. Leale Anfossi, il deposito era costituito da quattro strati59 di terra diversamente colorata, pietrame spigoloso e larghi ammassi lenticolari di cenere biancastra, per lo più sovrapposti, per una potenza complessiva di m 1,50 lungo la parete sinistra, di m 0,50 in media nelle zone periferiche (Leale Anfossi, 1962b, p. 192).

Lo strato più antico, il IV, è il meno ricco di ceramica: esso ha restituito frammenti di vasi a fondo globulare, di vasi decorati con cardium, cordoni applicati, incisioni a stecca e labbri a tacche: l insieme si data al Neolitico antico e presenta chiari confronti con gli strati coevi delle Arene Candide (Leale Anfossi, 1962b).

Lo strato III fu collocato dalla dott.ssa Leale Anfossi nel Neolitico finale, confrontando i reperti con gli esemplari Lagozza rinvenuti nelle Arene Candide (Leale Anfossi, 1962b); studi successivi hanno però ridefinito tale cronologia, supportati anche da una datazione al radiocarbonio che ha dato 4.390±70 BP (R 155), cioè 3.340-2900 BC (approssimazione a due sigma) (Maggi, 1998b)60. I reperti ceramici contano fondi emisferici e bugne forate; di particolare interesse alcuni frammenti appartenenti ad un vaso con decorazione incisa confrontabile con esemplari del Riparo Balm Chanto, nel Canavese (Leale Anfossi, 1962b; Biagi, Isetti, 1987a; 1987b; Maggi, 1998b. Cfr. infra); isolato per l Italia Settentrionale resta invece un vaso askoide, con collo laterale, che trova invece riscontro almeno parziale nella cultura del Gaudo (Voza, 1975; Cocchi Genick, 1996; Maggi, 1998b. Cfr. infra). L industria litica, preliminarmente pubblicata senza distinzioni cronologiche, annovera lame in selce bionda, raschiatoi e punteruoli ; non furono ritrovate schegge di lavorazione e se ne dedusse che al sito arrivassero i prodotti finiti; la fauna ha un alta percentuale di specie domestiche (cfr.Tabella 10 e Grafico 32) (Leale Anfossi, 1962b; Barker et alii, 1990; Maggi, 1996; 1998b).

Privi di selce sono invece i due strati superiori, che conservava numerosi frammenti fittili in impasto grossolano, lisci o con cordoni, tacche, anse a tubercoli o a nastro; fu reperito anche un focolare, circondato da pietre piatte e conservante al suo interno

59

Il V strato descritto nella prima pubblicazione è infatti da identificare con il terreno sterile di base (cfr. Leale Anfossi, 1958-61 e 1962b)

60

Esiste una seconda datazione al radiocarbonio, il cui risultato, troppo recente, dà atto degli inquinamenti dagli strati superiori (Maggi, 1998).

VAL PENNAVAIRA Grotta del Pertusello

ceneri e ceramica (Leale Anfossi, 1958-61; 1962b). Di particolare interesse nello strato II un idoletto ricavato da conchiglia marina (Leale Anfossi, 1958-61).

BESTIAME PECORA/

CAPRA

MAIALE LEPRE CERVO CAPRIOLO STAMBECC