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DEUXIEME PARTIE LES VALLEES, LES SITES, LES PARCOURS

Grafico 26: Altimetria dei siti eneolitici della Val Pennavaira e dei percorsi che verosimilmente li collegavano reciprocamente e portavano ai principal

2.1 L ETÀ DEL RAME : I SIT

Il primo sito eneolitico in cui ci si imbatte, entrando nella Val Pennavaira ed allontanandosi dal Neva, è l Arma del Nasino. Posta sulla riva sinistra del corso d acqua, questa cavità si apre sul tratto medio del torrente, in questo punto ancora pianeggiante, a circa 350 m s.l.m.: la prossimità di un fondovalle così disagevole, e comunque difficilmente raggiungibile a causa delle ripe scoscese, spinse verosimilmente le genti eneolitiche verso alte quote, in cerca di pascoli fruibili (Maggi, 1996; 1998b); da Nasino, forse seguendo uno dei torrenti confluenti e con un percorso tuttavia difficoltoso, si può raggiungere il crinale che separa la Val Pennavaira dalla Val Neva; lo sfruttamento delle risorse in quota è testimoniato dalla Tana del Barletta (1000 m s.l.m.), che in quest ottica si pone come utile punto d appoggio per gli spostamenti, siano essi finalizzati al contatto con altre genti, alla caccia o, come i reperti faunistici ivi recuperati sembrano indicare, alla pastorizia.

Se partendo dall Arma del Nasino si risale il corso del torrente (si tenga sempre conto dei versanti scoscesi, che dovevano ostacolare notevolmente il cammino), si arriva al sito sepolcrale delle Camere, posto a 900 m s.l.m., quasi in testa alla valle; si trova invece sulla sponda destra la Grotta del Pertusello (570 m s.l.m.), non lontana dalle Camere e ricca di resti faunistici principalmente riconducibili ad animali domestici; a nord ovest di questa, alla confluenza del Rio Ferraria con il Pennavaira, si apre l Arma du Cuppâ: da questi ultimi due siti si poteva raggiungere il Passo di Prale, in direzione della Valle del Tanaro.

Da non trascurare tuttavia sono i contatti in direzione del mare, testimoniati concretamente dal ritrovamento di conchiglie marine nella Grotta Le Camere ed in quella del Pertusello: il traffico dunque arrivava fino alla costa, sia che le stesse genti si spostassero dai siti appena menzionati alla piana, la cui linea di riva, come sopra accennato, non distava molto dall attuale, sia che esse mantenessero contatti con genti stabilitesi in zone prossime al mare e alla laguna ad esso vicina (cfr. supra).

RESUME: LA VAL PENNAVAIRA

La vallée du Pennavaira s ouvre dans l arrière pays d Albenga, dont la plaine se forme au cours du Pliocène et du Quaternaire ancien ; le cours du torrent est praticable avec difficulté à cause de ses versant étroits et abrupts. Du point de vue géologique, on voit

VAL PENNAVAIRA

affleurer les calcaires liasiques, au dessus desquels on trouve les calcaires réthiens et les dolomies « noriche ».

La vallée a été fréquentée du Paléolithique supérieur à l âge des Métaux, avec deux hiatus : l un pendant le Mésolithique, l autre en correspondance du Néolithique moyen. Les sites concernés par ce travail se disposent en direction de hautes altitudes et il est vraisemblable qu ils marquent les parcours en direction des pâturages ; le passage à la vallée du Tanaro est possible par le col Passo di Prale. Les témoignages sont représentés notamment par la céramique et les parures en coquillages et os, mais cette zone a livré quelques objets remarquables, comme l askos et le vase de type Balm Chanto du Pertusello ou les petites flèches du Nasino.

VAL PENNAVAIRA Arma del Nasino

L ARMA DEL NASINO (Val Pennavaira SV)

1.1 IL SITO

Irrimediabilmente danneggiata verso la fine degli anni 70, l Arma del Nasino si apre poco al di sopra del corso del Rio Pennavaira, nella parete calcarea che per 30 m si innalza sulla riva sinistra dello stesso, occupandone il tratto ancora pianeggiante per circa 50 m. Il sito si trova in prossimità del paese di Nasino, a sua volta posto a 350 m di altitudine, e consta di un riparo la cui volta, alta circa 10 m, disegna una sorta di nicchia dalla pianta semicircolare, larga 10 m e profonda 6 m (Figura 75). All esterno del riparo stesso vi era uno spiazzo erboso, sostenuto da muri a secco: la zona era, fino al momento della scoperta, coltivata a uliveto (Leale Anfossi, 1962a; 1962b; Maggi, 1996; 1998b).

1.2 LA SCOPERTA E LE CAMPAGNE DI SCAVO

Tanto la coltivazione58 quanto le opere di terrazzamento sembravano escludere la possibilità di un deposito, ma alla fine di agosto del 1961 un saggio di scavo (Figura 76), effettuato nella parte più interna della nicchia, restituì tracce di cenere, carboni, schegge di ossa animali e scarsa ceramica di impasto grossolano, posti ad una profondità di 0,80 m; un secondo focolare, con resti simili a quelli del taglio

superiore, fu rinvenuto a circa 1,10 m, mentre a 1,60 si trovavano 58

La coltivazione dell ulivo è piuttosto invasiva in termini di stratigrafia, richiedendo scassi consistenti per l interramento delle piante ed avendo le stesse radici robuste e profonde.

Figura 76: planimetria dell'Arma del Nasino; sono visibili i muretti a secco (da Leale Anfossi, 1962a, p. 54).

VAL PENNAVAIRA Arma del Nasino

alcuni frammenti ceramici, fra cui un orlo liscio, ed un punteruolo in osso. Particolarmente interessante si rivelò il taglio eseguito a 1,80 m di profondità: insieme a resti di animali domestici e selvatici e ad alcuni frammenti ceramici non diagnostici, fu recuperato un unico frammento decorato a puntini e linee dentellate afferibile ad una spessa e larga scodella campaniforme: si trattava del primo ritrovamento relativo a tale cultura effettuato nel territorio ligure (Leale Anfossi, 1962a).

La campagna di scavo riprese l anno successivo, nel 1962, individuando una serie stratigrafica che raggiungeva i 4,50 m di profondità: questa attestava una frequentazione che, dall età romana, risaliva fino al Paleolitico superiore. Una prima valutazione sull entità e le caratteristiche dei reperti portò il direttore dello scavo, la dott.ssa M. Leale Anfossi, ad ipotizzare che la Val Pennavaira potesse costituire una importante strada di comunicazione fra il litorale albanganese ed il Piemonte, rimasta in uso fino all epoca romana (Leale Anfossi, 1962a, p. 55).

1.3 LA STRATIGRAFIA

Come accennato, l occupazione dell Arma del Nasino ha inizio alla fine del Paleolitico superiore, durante l Epigravettiano finale; per questo periodo sono state eseguite due datazioni radiocarboniche all acceleratore su ossa, che hanno dato rispettivamente 10.090±60 BP (Beta- 76.124) e 7.670±60 BP (Beta-76.823) (Maggi, 1996; 1998b).

Nell industria litica del successivo strato X si constata il perdurare del microlitismo, ed una netta prevalenza di raschiatoi; la fattura è generalmente poco accurata. Compare la ceramica, decorata a impressioni eseguite con stecche a sezione triangolare o con cardium: caratteri che datano lo strato stesso al Neolitico antico (Leale Anfossi, 1974).

Frammenti impressi si hanno anche nella cospicua congerie dello strato IX, che tuttavia si caratterizza per la presenza di vasi a bocca quadrata, e si data perciò al Neolitico medio; a tale ceramica si accompagnano frammenti lucidissimi di vasetti cilindrici con

Figura 77: sezione del primo saggio di scavo effettuato nel 1961 (da Leale Anfossi, 1962a, p. 54)

VAL PENNAVAIRA Arma del Nasino

decorazioni differenti, ma sempre accurate: fra queste notevole quella costituita da sottili linee verticali incise affiancate da puntini (Leale Anfossi, 1974). Compare nel medesimo strato un abbondante e variegata industria litica, che conta punte di freccia a tagliente trasversale, grattatoi, lame, troncature, becchi ed una considerevole serie di nuclei. Nell estate del 1968 fu inoltre rinvenuto uno scheletro femminile completo, benché non in connessione (Leale Anfossi, 1974).

Lo strato VIII ha restituito ceramica di tipo Lagozza, ben rifinita e con superficie lucida; si accompagna a frammenti con decorazione impressa stecca; poco abbondante ma di ottima fattura la l industria ossea.

Inizialmente datato, in via ipotetica, alla fase finale del Neolitico (Leale Anfossi, 1962a; 1974. Cfr. fig. 1), lo strato VII dell Arma del Nasino risale piuttosto all età del Rame; posto ad una profondità compresa tra 2,3 m e 2,5 m, ha restituito frammenti con decorazione trascinata (drag impressed, cfr. Maggi, Starnini, 1997) e con fori passanti sotto l orlo eseguiti a crudo. Scarsamente rappresentata è l industria litica, di buona qualità quella ossea, che annovera numerosi punteruoli eseguiti su scheggia di osso lungo (Leale Anfossi, 1962a; 1974; Maggi 1996; 1998b).

Nel soprastante strato VI sono stati recuperati numerosi frammenti afferibili al Campaniforme di stile marittimo , associati a columebelle forate, strumenti in osso e palco di cervo, scarsa ma accurata industria litica (Leale Anfossi, 1962a; 1967; 1974; Maggi, 1996; 1998b). Le datazioni al radiocarbonio indicano 2918-2629 a.C. (R 309: 4220± 55) e 2877-2497 a.C. (R 309 : 4110 ± 55) (Del Lucchese, Odetti, 2001).

Dal V al III strato sono testimoniate varie fasi dell età del Bronzo (da quello antico a quello finale), documentate da frammenti ceramici e da industria ossea.

Alcuni frammenti datati all età del Ferro sono stati reperiti nello strato II, mentre nel taglio I compare ceramica di epoca romana (Leale Anfossi, 1962a; 1967; 1974).

2 .L'ETÀ DEL RAME: I MATERIALI

I reperti provenienti dall Arma del Nasino sono conservati nel Museo Navale di Albenga, in parte esposti ed in parte depositati nel magazzino, suddivisi per classi di materiale e per taglio.

2.1 LA CERAMICA

Sono stati catalogati tutti i frammenti recuperati dai tagli VII e VI, riferiti rispettivamente all Eneolitico ed al Campaniforme; I materiali sono suddivisi in schede

VAL PENNAVAIRA Arma del Nasino

di insieme, con valore soprattutto statistico, e schede singole, concernenti i frammenti significativi (recanti porzioni significative di orli, basi e decorazioni). Sono stati catalogati poco più di 1100 pezzi.

Per quanto concerne gli impasti, la maggior parte dei frammenti ha aspetto omogeneo, spessore medio, compreso tra 0,7 cm e 0,9 cm, e una quantità media di sgrassanti bianchi o grigi (tipo B); le altre classi di impasto coprono una porzione molto inferiore del repertorio, distribuendosi tra impasti di aspetto disomogeneo con pareti di medio spessore (tipo C), pareti spesse e basi (tipo A e D). Piuttosto ben conservati sono i pezzi in impasto semifine e fine. Solo il 7% dei reperti visionati permette di intuire la forma di appartenenza o conserva tracce di decorazione o trattamento a spazzola (quest ultimo

interessa appena il 2% del totale).

Le pareti sono prevalentemente dritte e riconducono pertanto a forme semplici, con profilo troncoconico o cilindrico; meno rappresentate le forme a parete curva, per lo più aperte, benché non manchino profili sinuosi riconducibili a forme chiuse.

Quanto alle decorazioni, numerosi e diversificati sono i fori passanti sotto l orlo, ricorrenti sia su pareti convesse che su pareti dritte; nei frammenti di maggiori dimensioni essi compaiono spesso combinati con altre decorazioni: in particolare si ritrovano su pareti dritte o convesse frapposti tra l orlo ed un cordone, entrambi inornati, tipologia

Grafico 27: Incidenza degli impasti e dei