• Non ci sono risultati.

DEUXIEME PARTIE LES VALLEES, LES SITES, LES PARCOURS

Grafico 18: Resa dei vagi discoidi recuperati nell'Arma

1.2 L A SCOPERTA E LO SCAVO

La cavità fu esplorata nel 1970 dal Gruppo Speleologico Arturo Issel di Genova, che contestualmente alla segnalazione, consegnò alla Soprintendenza pochi frammenti ceramici, alcune ossa ed un cranio incompleto; frammenti ossei e fittili furono recuperati in seguito dal dott. Giuggiola, direttore del Museo Archeologico di Finale Ligure. Un altra segnalazione ricevette la dott.ssa Odetti nel 1982 dall ing. Ravaccia e ad essa seguì, l anno successivo, una campagna di scavo (Odetti, 1987a; 2003).

Nella parte centrale della grotta il deposito era stato asportato, probabilmente agli inizi del Novecento, come suggerì il reperimento di un frammento ceramico di quell epoca; in corrispondenza del masso, invece, era presente una consistente quantità di terreno: si trattava per lo più di terra di riporto, disomogenea anche nello spessore inferiore, più compatto (Odetti, 1987a; 2003).

1.3LA STRATIGRAFIA

Come accennato, il deposito, scarso e privo di stratigrafia, è concentrato a circa 5 m dall ingresso, nel cunicolo a sinistra del masso che dà accesso all interno della grotta. Ad un livello superficiale molto sciolto, derivante dal riporto della terra asportata dalla zona antistante, succede un livello più compatto ma ugualmente non stratificato, probabilmente risultato della leggera pendenza del pavimento verso l interno (Odetti, 1987a; 2003).

È certa la frequentazione in epoca eneolitica, ma forse la grotta fu utilizzata già nel Neolitico (Odetti, 1987a; 2003); di particolare interesse è il ritrovamento di alcuni crani brachioidi, che si inseriscono nella discussione sull arrivo di nuove genti contestualmente alla diffusione della Cultura del Vaso Campaniforme (di cui, per altro, non si ha attestazione in questa grotta) (Del Lucchese, Odetti, 1998).

2. I MATERIALI

I reperti recuperati durante la campagna di scavo del 1983 sono conservati presso i Magazzini della Soprintendenza Archeologica della Liguria; vengono presi in considerazione solo i frammenti fittili ed i reperti litici di sicura attribuzione.

VAL SCIUSA Grotta I del Vacchè

2.1 LA CERAMICA

La maggior parte dei 74 frammenti ceramici recuperati è caratterizzata da un impasto grossolano ricco di inclusi quarzosi; fra questi sono sicuramente eneolitici i tre esemplari decorati a spazzola, di cui due afferenti ad un orciolo di forma chiusa, con pareti solo leggermente convesse e conservante il punto di inflessione alla base del collo; la decorazione è costituita da bande di solcature leggere, ottenute con uno strumento a più punte sulla pasta in via di essiccazione, sono verticali e leggermente oblique, a descrivere approssimativamente uno zigzag. Il terzo frammento appartiene invece alla parte inferiore di un vaso a profilo troncoconico con pareti leggermente convesse; i segni, di tipo analogo a quelli precedentemente descritti, sono costituiti bande verticali che non entrano reciprocamente in contatto.

Meno significativi sono piccoli frammenti di orlo dritto, di un orlo everso su profilo sinuoso, di fondi piatti, compatibili tuttavia con una datazione all Eneolitico.

La ceramica a spazzola è presente in tutti i siti oggetto del presente studio che abbiano restituito ceramica;è inoltre ampiamente attestata nel restante arco della Liguria ed in Toscana, soprattutto nell area nord occidentale, mentre risulta assente oltre il confine francese.

2.2 LA LITICA

Tra i frammenti in selce uno solo è di sicura attribuzione: si tratta di un pugnale stiloide in selce marrone, lungo 8,7 cm e largo 1,9 cm, con uno spessore massimo di 1,5 cm; è lavorato con ritocco bilaterale monofacciale piatto, a sezione triangolare; in zona apicale presenta ritocco piatto inverso.

Il reperto è direttamente confrontabile con quello rinvenuto nella Grotta dei Pipistrelli; oggetti analoghi, benché di dimensioni maggiori, provengono dalle Arene Candide, dalla Val Maremola (Tana dell Armusso e Grotta del Ponte di Vara) e dalla Valle Argentina (Riparo Loreto); ancora in Liguria pugnali simili sono stati trovati nel sito di Palo

(Arnaboldi, 1998) e in Val Frascarese (Maggi, 1978; 1998d), in Piemonte nel Riparo di Balm Chanto (Biagi, Isetti, 1987a; Venturino Gambari, 1998). Attestazioni si hanno

Figura 35: Pugnale stiloide in selce dalla Grotta I del Vacchè (da Odetti, 2003).

VAL SCIUSA Grotta I del Vacchè

inoltre nei siti del Midi francese, in particolare dai siti Grotte des Dentales e Hypogée des Crottes, nella Vaucluse (Sauzade, 1983; 1990).

2.3 GLI ORNAMENTI

Sono state recuperate 19 conchiglie Conus ed un Glycymeris forati, di difficile attribuzione; probabilmente eneolitico è un anellino ricavato da conchiglia con diametro di circa 0,6 cm e spesso poco più di 0,1 cm.

L anellino in madreperla è confrontabile con l analogo reperto proveniente dalla Tana dell Armusso; l uso di materia dura animale richiama la lavorazione eseguita sul doppio anello del Pertusello, che tuttavia presenta notevoli differenze; simili per tipologia e dimensioni sono poi i numerosi anellini in steatite rinvenuti nella Liguria occidentale (si pensi alla Grà di Marmo, alle Camere, alla Tana dell Armusso o al Riparo Fascette), in Toscana e in Francia (p.e. alla Grotta La Cumba, nelle Alpes Maritimes e in diversi siti della Vaucluse).

VAL SCIUSA Riparo Fascette I

IL RIPARO FASCETTE I (Finalese SV)

1.1IL SITO

Posto su un altopiano nel territorio di Orco Feglino, il Riparo Fascette I si apre a 280 m s.l.m., in una zona oggi disabitata compresa fra il Torrente Aquila ed il rio Cornei, affluente dello Sciusa, e caratterizzata da suggestive morfologie carsiche di superficie (Maggi, Pastorino, 1984).

Questo ricovero, orientato nord sud, si trova sul fianco di una placca sommitale dal profilo curvilineo, e ne rappresenta il punto di massima erosione; la sua apertura si allarga verso ovest (Maggi, Pastorino, 1984).

1.2LA SCOPERTA E LE CAMPAGNE DI SCAVO

Il sito fu individuato dai sigg. A. Pagano e M.V. Pastorino, nel corso di una ricognizione condotta dal Gruppo Speleologico Ligure A. Issel , nel febbraio del 1981. Nel giugno dello stesso anno venne eseguito un saggio di scavo, destinato a rimanere l unica indagine del sito (Maggi et alii, 1981; Maggi, Pastorino, 1984; Del Luchese Odetti, 1998). Poiché il deposito, che due spesse lastre di pietra hanno protetto dagli agenti esterni, presentava una potenza maggiore nell angolo sud, il sondaggio si concentrò in questa zona, coprendo un settore di 2X1 m (Maggi, Pastorino, 1984).

1.3LA STRATIGRAFIA

Il tipo di sito ed il settore in cui i materiali sono stati recuperati suggeriscono la possibilità che il deposito indagato sia stato soggetto a fluitazione, e perciò non è possibile accertare l associazione di ossa e materiali di altro genere; sulla base tipologica dei materiali stessi, tuttavia, si può inferire che il riparo fu frequentato durante l eneolitico, dato che

Figura 36: Sezione del Riparo Fascette (da Maggi, Pastorino, 1984).

VAL SCIUSA Riparo Fascette I

tutti gli oggetti sembrano ricondurre a questa datazione (Maggi, Pastorino, 1984). Poggiante sulla roccia di base, lo strato 3 si trova ad 80-90 cm di profondità, è spesso tra i 10 ed i 15 cm ed ha colore giallo: esso è completamente sterile (Maggi, Pastorino, 1984).

Il secondo strato è costituito da 20-30 cm di terreno compatto, e solo per questo pare distinguersi dal livello superficiale, che invece si presenta rimaneggiato da interventi recenti. Quest ultimo strato ha uno spessore di circa 50 cm (Maggi, Pastorino, 1984). Sia il primo che il secondo strato hanno restituito ossa e denti umani, riconducibili .ad almeno 21 individui giovani e 5 bambini36 (Maggi, Pastorino, 1984; Del Lucchese, Odetti, 1998); era presente anche materiale archeologico, rappresentato da ceramica molto frammentaria, industria litica, elementi di collana (Maggi, Pastorino, 1984).

2. ETÀ DEL RAME: I MATERIALI

I materiali del Riparo Fascette sono conservati presso la Soprintendenza Archeologica della Liguria, a Genova; come è stato anticipato, essi, quando databili, sono riconducibili al pieno Eneolitico, con confronti che spaziano dalla Liguria alla Toscana, a est, ed alla Francia, a ovest. La ceramica, rappresentata da scarsi frammenti molto rovinati, non permetter di risalire ad alcuna forma, né presenta trattamenti o decorazioni peculiari. Nell ambito di un esame che è precipuamente tipologico, essa non viene dunque presa in considerazione.

2.1 LA LITICA

Sono conservati 4 elementi, di cui due riconducibili a schegge di lavorazione. Più interessanti sono due semilune, di cui una di fattura piuttosto scadente, l altra frammentaria (Maggi, Pastorino, 1984), ma comunque riconoscibile: essa presenta un margine rettilineo, ed il margine opposto convesso e lavorato con ritocco erto. Se ne conserva poco meno della metà, e la lunghezza originaria doveva superare di poco i 2 cm.

Semilune in selce sono state rinvenute anche in Val Pennavaira, nella Grotta sepolcrale Le Camere, e nel retroterra di Sanremo, nella Tana del Bertrand (un solo esemplare) e

36

I denti erano 285, di cui 22 riconducibili a dentatura latteale; la loro analisi ha indicato la presenza di un bambino di 10 anni, uno di 5-6 anni e gli altri di età inferiore. I 263 denti di seconda dentizione sono piuttosto abrasi, tranne nel caso dei canini, pressoché integri; quasi assenti i casi di carie (solo due esempi), il che indicherebbe una dieta ipoglucidica. Questo studio è stato condotto da A. Garzoni (Maggi, Pastorino, 1984).

VAL SCIUSA Riparo Fascette I

nella Gra di Marmo. Quest ultimo riferimento è tanto più interessante, in quanto dalla Gra di Marmo provengono anche elementi di ornamento confrontabili con quelli ritrovati in questo sito (cfr. infra). Nel resto della regione sono presenti al Castellaro di Uscio (Maggi, Starnini, 1990; Maggi, 1998a) e, più a est, nel sito estrattivo di Valle Lagorara (La Spezia) (Maggi, 1998a; Campana, Negrino, 2002) e nell atelier per la lavorazione della steatite di Pianaccia di Suvero (La Spezia). Semilune sono inoltre attestate in siti toscani, piemontesi e nel Midi francese.