• Non ci sono risultati.

E DITORIA S CIENTIFICO ACCADEMICA E TUTELA DEL DIRITTO D ’ AUTORE :

Parlando di editoria non si può prescindere dall’affrontare il tema della protezione del diritto d’autore e dei suoi riscontri all’interno della specifica editoria accademica230.

È necessario chiarire alcuni punti.

Primo: in questo lavoro si fa riferimento alla comunicazione scientifica, al suo ciclo di vita e quindi anche alla sua produzione (dall’attività di ricerca alla diffusione dei risultati). L’attenzione è circoscritta quindi alla produzione delle pubblicazioni scientifiche, non all’opera dell’ingegno in generale. È questo è un primo punto da dover tenere presente.

Secondo: in quanto letteratura scientifica, l’obiettivo non è rappresentato da ricevere royalities, ma dalla diffusione dei risultati della ricerca scientifica e dalla possibilità di scalata nella carriera accademica di un ricercatore/autore.

Considerati questi due punti e stabilendo che questa tesi non ha la pretesa di indagare sulla protezione del diritto d’autore231, si darà uno sguardo alla situazione legislativa nazionale e internazionale in breve per ricollegare il tutto alla comunicazione e alla produzione editoriale scientifica.

230

Per affrontare l’argomento è stato molto utile l’intervento di G. Donadio dal titolo

Open Access, Europa e modelli contrattuali: alcune prospettive sui beni comuni,

proposto al seminario Beni Comuni tenutosi il 12-13 ottobre a Pisa e organizzato dalla Scuola di Dottorato in Scienze Giuridiche

231

Per un’analisi approfondita sul tema si rimanda ai seguenti testi:

Izzo U., Alle origini del diritto d’autore. Tecnologia, interessi e cambiamento

giuridico, Carocci, 2010

Ercolani S., Il diritto d’autore e i diritti connessi, Giappichelli Editore, 2004, Torino Zencovich Z.- Sica S., Manuale di diritto dell’informazione e della comunicazione, Cedam, Padova, 2007

È interessante proporre cosa si legge nella Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo del 1948 all’art. 27:

«ogni individuo ha diritto di prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità e di godere delle arti e di partecipare al progresso scientifico e ai suoi nuovi benefici.

Ogni individuo ha diritto alla protezione degli interessi morali e materiali derivanti da ogni produzione scientifica, letteraria e artistica di cui egli sia l’autore»232

.

In breve, per diritto d’autore si intende il diritto che fa capo all’autore di un’opera nel momento in cui l’opera viene creata e la si esprime in una particolare forma, senza considerare la qualità artistica dell’opera o la volontà dell’autore. Nasce in maniera diretta. L’acquisto soggettivo dei diritti sull’opera non è determinato dalla sua registrazione(come avviene invece con i marchi o i brevetti, per cui si pratica il sistema del copyright). Per questo lavoro è necessario partire dalla differenza che intercorre tra diritti patrimoniali e diritti morali, in modo da poter indagare sulla problematica secondo cui sia giusto o meno che questa divisione venga applicata anche alle pubblicazioni di opere scientifiche o se valga solo per le opere creative e di ingegno233.

232

Cfr. Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948

233

Per questa riflessione si rimanda per quanto riguarda la normativa nazionale al codice civile (artt.2575-2583), alla legge 22 aprile 1941, n. 633 sulla Protezioni del

diritto d’autore e di altri diritti connessi al suo esercizio, ai successivi aggiornamenti

tra cui la Legge 18 agosto 2000, n. 48; il Decreto legislativo 68 del 9 aprile 2003 (con cui l’Italia recepisce la Direttiva europea 29/2001/CE). Mentre per la normativa internazionale si ricordano alcune tappe fondamentali: la Convenzione di Berna sulla proprietà letteraria e artistica (e le successive modifiche) del 9 settembre 1886; l’istituzione dell’Organizzazione Mondiale della Proprietà Intellettuale (OWPI/WIPO) del 14 luglio 1947 a Stoccolma; l’Accordo TRIPS per la protezione del diritto d’autore

Quindi si vedano, per iniziare, le differenze relative ai due diritti. Per diritti morali si intendono, giuridicamente, quelli che si riferiscono alla difesa della personalità dell’autore. Sono diritti imprescindibili, irrinunciabili, inalienabili e illimitati nel tempo (in quanto durano per sempre) e hanno carattere personale. Tutelano l’opera d’ingegno da atti che possono causare pregiudizio verso l’autore e si riferiscono alla paternità dell’opera, all’integrità dell’opera, all’onore e alla reputazione della figura dell’autore. Diversi sono invece i diritti patrimoniali in quanto si riferiscono principalmente ad una serie di facoltà che permettono l’utilizzazione dell’opera (tutte le diverse facoltà sono tra loro autonome). In particolar modo ci si riferisce a questo tipo di diritti per indicare il possibile sfruttamento economico dell’opera d’ingegno234

.

I diritti patrimoniali235sono limitati nel tempo236. Sono diritti esclusivi sull’opera e l’autore può cederli ad altri. La cessione avviene solitamente tramite un contratto di edizione237.

Dopo questa breve sintesi quindi ci si chiede se la divisione tra diritti patrimoniali e morali sia applicabile anche al settore dell’editoria scientifica.

negli scambi commerciali internazionali del 14 aprile 1994 a Marrakech; la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, approvata il 10 dicembre 1948 dall’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU).

234

Affinché sia possibile lo sfruttamento economico dell’opera è necessaria la sua pubblicazione e di conseguenza sarà possibile anche la protezione e l’utilizzazione dell’opera.

235

Rientrano nei diritti patrimoniali: pubblicazione, utilizzazione economica, riproduzione, trascrizione, esecuzione, rappresentazione, recitazione, diffusione, traduzione, rielaborazione, noleggio e prestito dell’opera.

236

Si considera la durata della vita dell’autore più 70 anni dalla sua morte. 237

Si è parlato di diritti patrimoniali come di quei diritti che permettono lo sfruttamento economico dell’opera d’ingegno. In altre parole permettono di trarne un guadagno.

Più volte, in questa sede, si è sottolineato come per gli autori facenti parte del circuito della comunicazione scientifica la pubblicazione dei propri lavori e la loro valutazione rappresentino un modo per poter aumentare il proprio prestigio, una possibilità che permette l’avanzamento di carriera, ma non uno strumento per trarne profitto238.

Attorno a questa tematica si sviluppa anche il movimento OA, secondo cui si deve permettere il libero accesso all’informazione239

. La domanda a cui si dovrebbe provare a rispondere è: esiste davvero una distinzione tra diritti patrimoniali e diritti morali per quanto riguarda la pubblicazione di opere scientifiche? Gli stessi diritti morali, in quanto di diretta proprietà dell’autore, nel caso specifico della comunicazione scientifica, possono essere intesi come tali dal momento che la produzione scientifica è il frutto di studi effettuati su materiale già pubblicato?

Questi interrogativi nascono da riflessioni sulla natura delle opere scientifiche.

Probabilmente, tutte le pubblicazioni che si basano su altri studi non possono essere intese propriamente come “opere d’ingegno”, come vero e proprio frutto della creatività dell’autore come nel caso della

238

A meno che non venga inteso come la possibilità, attraverso la pubblicazione e la valutazione dei lavori, di ottenere nuovi finanziamenti per le ricerche future, ma quindi non si può intendere la pubblicazione di un articolo scientifico o di un manuale come strumento per ottenere un diretto guadagno economico.

239

Si veda per maggiore chiarezza il II capitolo del presente lavoro, in cui si propone un’analisi approfondita sull’argomento.

produzione letteraria narrativa, o musicale, in quanto non sono il frutto della creatività dell’autore, ma sono il frutto prima di tutto di studi particolari, analisi approfondite a cui l’autore provvederà a dare il proprio contributo.

Forse sarebbe giusto tutelare la produzione dell’autore in quanto creatore di nuova conoscenza, come colui che crea la possibilità di diffondere nuove idee e di conseguenza attribuirgli il prestigio per le nuove scoperte. Ma è davvero utile che queste pubblicazioni vengano sottoposte al diritto d’autore alla stregua delle opere frutto della creatività, o sarebbe forse più utile lasciarle liberamente accessibili a vecchi e nuovi studiosi per permettere lo sviluppo di nuova conoscenza, limitandosi ad individuare gli autori quali soggetti che hanno contribuito con i propri studi alla formazione di una nuova idea, un nuovo progetto o nuove scoperte scientifiche? La questione è dibattuta ed è difficile proporre una visione univoca sull’argomento.

Da una parte il diritto morale. Dall’altra quello patrimoniale.

Da una parte gli autori e i risultati della ricerca, dall’altra la possibilità di venderli per la pubblicazione, o all’opposto, di renderli liberamente accessibili.

Il diritto d’autore che difende la creatività dell’autore fa capo direttamente alle opere di “intrattenimento”240

, comunque verso quel tipo di letteratura attraverso cui un autore ottiene royalty e vive direttamente dai guadagni derivati da queste pubblicazioni. Si è detto più volte che le opere scientifiche sono caratterizzate dall’essere esenti da royalty, essere finanziate da fondi per lo più

240

pubblici, essere autoreferenziali. In altre parole è esente da royaltyin quanto i ricercatori, nella maggioranza dei casi, non ricevono guadagni dagli articoli pubblicati (siano essi monografie o articoli). La remunerazione che ricevono non è di tipo economico, ma consiste piuttosto nel creare una reputazione che permetterà (almeno ipoteticamente) l’avanzamento della carriera accademica. Questi sono i principali motivi che spingono un autore accademico a pubblicare, quindi in altre parole, reputazione e carriera.

Il secondo punto, legato al finanziamento, riguarda la caratteristica di un lavoro scientifico di poter essere pubblicato (e quindi precedentemente sviluppato) attraverso sovvenzioni, siano statali, locali, nazionali o internazionali. A questo punto è legato il precedente: più alta sarà la reputazione di un autore-studioso, maggiore sarà la possibilità di ottenere finanziamenti241.

A cui si lega la terza peculiarità: l’autoreferenzialità. È un tipo di conoscenza che si rivolge ad un segmento molto ristretto di mercato, essenzialmente il mondo accademico. Infatti chi produce questo tipo di letteratura fa parte (generalmente) dell’ambito accademico, come anche chi la consuma. E anche in questo caso la reputazione è importante perché saranno maggiormente richiesti e letti articoli o monografie di personalità illustri.

Come soluzione è stata spesso proposta l’editoria Open Access, cioè la pubblicazione autonoma e libera da contratti limitanti con editori242.

241

A questo proposito ci si chiede anche se è giusto sottoporre a regime del diritto d’autore opere che scaturiscono grazie al finanziamento pubblico.

242

A questo proposito sarebbe interessante che tutte le case editrici universitarie proponessero una propria visione sul movimento OA e sulla trattazione dei lavori

Nella comunicazione scientifica tradizionale infatti i ricercatori cedono, a titolo gratuito, i diritti patrimoniali agli editori commerciali243, i quali in fase successiva rivendono alle biblioteche universitarie i lavori prodotti all’interno delle stesse università (come si è provato a spiegare più volte in questa parte del lavoro). Quindi il contratto legato al diritto d’autore e alla cessione dei diritti patrimoniali dall’autore all’editore rappresenta una barriera all’accesso, con cui si identifica il blocco dell’accesso alle informazioni scientifiche. Infatti dal momento in cui vengono ceduti tutti i diritti patrimoniali all’editore, l’autore (e i lettori) per poter accedere alle informazioni dovrà essere autorizzato dall’editore (l’autore per un nuovo e diverso utilizzo dell’opera, e i lettori attraverso l’acquisto del prodotto sottoforma di articolo o monografia, nel caso specifico le biblioteche).

La possibilità di contrattare da parte dell’autore è bassa specie nel periodo iniziale della propria carriera. In altri casi l’autore non è consapevole o non è bene informato su cosa comporta la cessione completa dei diritti. Quel che conta per l’autore è pubblicare, in quanto solo in questo modo è possibile un avanzamento di carriera. Infatti si ricordi che gli editori tendono a privilegiare la pubblicazioni di personalità illustri del mondo accademico, per trarne un profitto a livello di immagine e di conseguenza

scientifici in modalità aperta, da indicare chiaramente sul sito di riferimento. Si rimanda comunque al II capitolo del presente lavoro dedicato interamente al movimento Open Access.

243

Ovviamente la politica di ogni editore commerciale è singolare e specifica della propria casa editrice, ma in generale la prassi sembra essere questa.

finanziario244. Gli editori commerciali sfruttano la necessità di pubblicare per un autore e impongono le proprie politiche di cessione dei diritti.

Questo problema legato alle barriere di accesso è doppiamente preoccupante, ma allo stesso tempo risolvibile nel periodo contemporaneo con l’utilizzo delle nuove tecnologie. Attraverso Internet per esempio è possibile auto pubblicare i propri lavori di ricerca, ma per farlo è necessario che i diritti patrimoniali di pubblicazione e diffusione dell’opera non siano stati ceduti ad un editore. Da qui l’importanza del OA per i ricercatori scientifici. Ma la cessione esclusiva dei diritti patrimoniali e le strade proposte dal movimento dell’accesso aperto sono davvero le uniche opportunità a disposizione per la produzione delle opere scientifiche e accademiche?

In realtà a livello giuridico esistono altre possibilità che regolano i rapporti tra autore ed editore (in accordo con la tutela del diritto d’autore).

Si parla in questo caso di veri e propri strumenti giuridici:gli Addenda, la Licence to Publish e le licenze Creative Commons. Rappresentano in prima istanza un’alternativa ai contratti soliti di cessione in toto dei diritti patrimoniali attraverso il contratto di edizione245, ma anche rispetto al libero accesso.

244

A questo proposito sembra che le stesse University Press non siano ancora completamente in grado di rappresentare un’alternativa per i nuovi ricercatori come emergenti autori-scrittori, in quanto nella maggioranza dei loro siti si legge che si pubblicano principalmente i lavori di docenti, mentre per quanto riguarda dottorandi e ricercatori è necessario un elemento di garanzia, quale può essere un docente di riferimento, che si prende la responsabilità della pubblicazione.

È consuetudine infatti che gli editori per le pubblicazioni scientifiche (in particolare nel campo delle STM) chiedano agli autori la cessione totale ed esclusiva dei diritti patrimoniali. Questo comporta l’impossibilità per l’autore di poter liberamente riutilizzare il proprio lavoro (ovviamente una volta ceduti i diritti) per altri e diversi scopi246. L’autore si trova così “costretto” a cedere i propri diritti per vedere il proprio lavoro pubblicato247, sia perché in alcuni casi ha poco potere contrattuale248, sia perché alle volte invece non è consapevole di cosa significa cedere interamente i diritti in mano all’editore.

Dunque, un primo metodo o uno strumento utile per riuscire a bilanciare l’equilibrio nella cessione dei diritti può essere rappresentato dall’Addendum.

Si definisce “Addendum al contratto di edizione” ed è uno strumento che permette la negoziazione di alcune clausole presenti al suo interno. Tra le possibili contrattazioni, tra le più frequenti di un Addendum vi è la possibilità per l’autore di riutilizzare l’opera (quindi diritto di riutilizzazione dell’opera) per fini scientifici, tra

245

Per la cessione dei diritti patrimoniali e il contratto di edizione si faccia riferimento alla legge 22 aprile 1941, n.633 “Protezione del diritto di autore e di altri diritti connessi al suo esercizio”, in particolare agli artt. 118-135.

246

I diversi scopi si possono individuare nel riutilizzo in seminari, convegni, lezioni, per cui l’autore sarà costretto a chiedere l’autorizzazione all’editore.

247

Questo avviene anche per la legge cosiddetta “Publish or Perish”, secondo cui per sopravvivere nella comunità scientifica è necessario pubblicare articoli o monografie. Si consideri che per la pubblicazione di articoli l’autore solitamente non percepisce alcun compenso e per la monografia o rinuncia completamente ai compensi o in altri casi può ottenere un guadagno tra l’8-10% del prezzo di copertina.

248

Il potere contrattuale dell’autore può essere limitato per esempio dal suo ruolo all’interno dell’Università (per esempio si avranno poteri contrattuali diversi a seconda che si tratti di un dottorando, di un ricercatore o di un professore ordinario).

cui anche la possibilità di archiviare autonomamente il postprint249o la versione pubblicata dell’articolo in archivi ad accesso aperto. Altre possibili soluzioni sono rappresentate dal diritto per l’autore di riprodurre, distribuire e pubblicare ad accesso aperto la versione finale dell’articolo. Si legge in alcuni anche la possibilità per le istituzioni di utilizzare il lavoro pubblicato per fini istituzionali250. Quindi, in breve, l’Addendum è un vero e proprio strumento giuridico che dà la possibilità agli autori di prendere consapevolezza dei propri diritti e gli offre la possibilità di negoziarli creando, se vogliamo, un rapporto diverso e più equilibrato con l’editore.

Il secondo strumento giuridico è rappresentato dalla Licence to Publish (LtP)251. L’autore in questo caso decide quali diritti cedere all’editore. Può essere inteso come un “capovolgimento” del contratto di edizione. Con il contratto di edizione infatti autore ed editore “negoziano” sulla cessione dei diritti, con gli Addenda si aggiungono elementi nel contratto proposto dall’editore. Con la LtP il principio base e legale è di conservare tutti diritti. È, in questo caso, l’autore che detiene tutti i diritti sull’opera ed è l’autore che ne consente l’utilizzo (di alcuni) all’editore. La situazione è dunque ribaltata. Infatti, mantenere nelle proprie mani tutti i diritti e

249

In questo caso, va sottolineato che molti editori spingono affinché la pubblicazione su archivi ad accesso aperto sia possibile dopo un determinato periodo di tempo, solitamente tra i 6 e i 12 mesi dalla data di pubblicazione da parte dell’editore.

250

Cfr. M. Cassella, Open Access e comunicazione scientifica, Editrice Bibliografica, Milano, 2010.

251

Si prende come riferimento la prima licenza License to Publish proposta dal JISC in collaborazione con la fondazione SURF nel 2006. Ad oggi, 2012, la licenza è stata tradotta in diverse lingue (danese, francese, olandese, spagnolo, svedese, finlandese, norvegese e islandese) ma non in italiano.

permettere all’editore di utilizzarne qualcuno è diverso rispetto alla situazione in cui l’autore cede tutti i diritti all’editore e l’editore gli consente di utilizzare l’opera in alcuni casi specifici.

Si può immaginare come questa licenza LtP non abbia riscontrato successo da parte degli editori commerciali, ma anzi abbia incontrato diverse resistenze.

Il terzo strumento è rappresentato dalle licenze Creative Commons252(CC). Riguarda la cessione da parte dell’autore di alcuni diritti quando non sia stato sottoscritto un contratto di edizione o una licenza LtP.

Vengono definite a metà strada tra regime di copyright253e pubblico dominio254, quindi secondo il principio “alcuni diritti riservati”. Le licenze CC si articolano in sei diverse versioni che nascono dalla combinazione di quattro attributi principali: Attribuzione, Non commerciale, Non opere derivate e Condividi allo steso modo. Le possibili combinazioni si rispecchiano in255:

- Attribuzione (CC BY): riguarda il riconoscimento della paternità intellettuale. È la più liberale tra le licenze

- Attribuzione – Non opere derivate (CC BY-ND): non permette l’alterazione dell’opera, né la sua trasformazione o sviluppo.

- Attribuzione – Non commerciale (CC BY-NC): non permette l’utilizzo commerciale (quindi lo sfruttamento economico) dell’opera.

252

I progetti legati ai CC sono diffusi in tutto il mondo dal 2001. In Italia è supportato dal gruppo di lavoro del Dipartimento di Studi Giuridici dell’Università di Torino dal 2004.

253

Tutti i diritti riservati 254

Nessun diritto riservato 255

- Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate (CC BY- NC-ND): è la più restrittiva e viete sia l’utilizzazione commerciale che la possibilità di realizzare opere derivate.

- Attribuzione – Condividi allo stesso modo (CC BY-SA): permette l’utilizzo commerciale e la creazione di opere derivate, ma l’autore impone che venga utilizzata la stessa licenza originale.

- Attribuzione – Non commerciale – Condividi allo stesso modo (CC BY-NC-SA): non autorizza l’utilizzazione commerciale, ma permette la creazione di opere derivate e impone che venga attribuita a queste la stessa licenza originale.

Per tutti gli altri diritti, che non vengano espressamente concessi dall’autore invece rimangono a lui riservati.

Avendo affrontato un discorso sull’editoria accademica, si è pensato di concludere il lavoro con l’analisi delle raccomandazioni proposte dalla CRUI e dalla Firenze University Press (FUP) sull’editoria elettronica, nonostante non siano Raccomandazioni estremamente recenti, ma risalenti al 2006, ma è possibile individuare degli spunti interessanti,specie in quanto si è parlato nei capitoli precedenti dell’importanza delle nuove tecnologie e delle possibilità offerte in particolar modo da Internet come mezzo di diffusione della conoscenza e quindi anche dell’informazione scientifica.