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B UDAPEST O PEN A CCESS I NITIATIVE (BOAI): L ’ ATTO DI NASCITA

II.3 L E ORIGINI DEL MOVIMENTO E LE DICHIARAZIONI INTERNAZIONALI : OAI,

II.3.2 B UDAPEST O PEN A CCESS I NITIATIVE (BOAI): L ’ ATTO DI NASCITA

Il Budapest Open Access Initiative viene considerato l’atto di nascita politico del movimento Open Access.

Nel dicembre 2001 si tiene un convegno organizzato dalla Open Society Institute86 (OSI) nella capitale ungherese, in cui si

86L’Open Society Institute nasce nel 1993 grazie a George Soros e ai finanziamenti della fondazione Soros, che avranno un ruolo determinante nel futuro e nella crescita del movimento Open Access. Si legge nel document della BOAI «the OSI Information Program is commiting funding of 1 million US dollar per year for three years in

support of open access projects […].

OSI may also, at a later stage, provide direct seed funding to certain types of open access and self-archiving initiatives». Cfr. la pagina ufficiale www.soros.org/openaccess/commitment

individuano il piano di azione e di intenti del movimento Open Access, che viene lanciata formalmente il 14 febbraio 2002.

Rappresenta una nuova strategia da adottare nel campo della comunicazione scientifica a cui prendono parte scienziati, ricercatori, autori, editori for profit e no profit per parlare del futuro della comunicazione scientifica87.

È un documento fondamentale per la nascita del movimento Open Access perché viene per la prima volta definito formalmente l’accesso aperto alla letteratura scientifica. In un passo del document si legge:

«by “open access” to this literature, we mean its free availability on the public internet, permitting any users to read, download, copy, distribute, print, search, or link to the full texts of these articles, crawl them for indexing, pass them as data to software, or use them for any other lawful purpose, without financial, legal, or technical barriers other than those inseparable from gainging access to the internet itself. The only constraint on reproduction and distribution, and the only role for copyright in this domain, should be to give authors control over

87

Prendono parte al convegno e sottoscrivono la dichiarazione:

Leslie Chan: Bioline International; Darius Cuplinskas: Director, Information Program, Open Society Institute; Michael Eisen: Public Library of Science;Fred Friend: Director Scholarly Communication, University College London; Yana Genova: Next Page Foundation; Jean-Claude Guédon: University of Montreal; Melissa Hagemann: Program Officer, Information Program, Open Society Institute; Stevan Harnad: Professor of Cognitive Science, University of Southampton, Universite du Quebec a Montreal; Rick Johnson: Director, Scholarly Publishing and Academic Resources Coalition (SPARC); Rima Kupryte: Open Society Institute; Manfredi La Manna: Electronic Society for Social Scientists; István Rév: Open Society Institute, Open Society Archives; Monika Segbert: eIFL Project consultant; Sidnei de Souza: Informatics Director at CRIA, Bioline International; Peter Suber: Professor of Philosophy, Earlham College & The Free Online Scholarship Newsletter; Jan Velterop: Publisher, BioMed Central.

Nel 2011 la BOAI è stata firmata da 5976, divisi tra bibliotecari, enti e organizzazioni di ricerca, ricercatori e autori accademici. Cfr. Maria Cassella, Open Access e

the integrity of their work and the right to be properly acknowledged and cited»88.

Nel documento vengono proposte due strategie complementari89 da utilizzare per raggiungere gli obiettivi proposti dal movimento: il self-archiving e la creazione di open-accessjournals90. In breve, con la prima espressione si fa riferimento alla pratica utilizzata dagli autori di autoarchiviare le copie dei propri articoli negli archivi digitali, mentre l’altra strategia prevede la nascita di una nuova tipologia di riviste, riviste open access,che seguono nuove e diverse politiche di contratto tra autori ed editori. In altre parole, queste riviste non impongono la cessione esclusiva dei diritti sull’opera e seguono diversi modelli economici per coprire i costi di pubblicazione91.

Nella dichiarazione vengono avanzati dei suggerimenti sui modelli economici da utilizzare, alternativi ai classici abbonamenti per

88

«per “accesso aperto” a questa letteratura noi intendiamo la sua libera disponibilità su Internet che consenta ad ogni utente di leggere, scaricare, copiare, distribuire, stampare, cercare e linkare il testo completo di questi articoli, raccoglierli per indicizzarli, trasferirli come dati ai software o utilizzarli per ogni altra finalità legale, senza barriere finanziarie, legali o tecniche che non siano quelli di avere accesso alla rete Internet. L’unico limite alla riproduzione e distribuzione, l’unico ruolo per il copyright in questo ambito dovrebbe essere quello di dare agli autori il controllo sull’integrità del proprio lavoro ed il diritto di essere correttamente riconosciuti e citati». La traduzione è di Maria Cassella, coordinatrice di biblioteca presso l’Università degli Studi di Torino, in Open Access e comunicazione scientifica, Editrice Bibliografica, Milano, 2012

89

Si faccia attenzione al termine complementari, in quanto molti studiosi sottolineano l’importanza di utilizzare entrambe le strategie e non di scegliere quale tra le due adoperare.

90

Le due strategie verranno ribattezzate successivamente con i termini Green Road (per l’autoarchiviazione) e Gold Road (per le riviste open access).

91

Si affronterà questa tematica nel capitolo successivo dedicato all’editoria, precisamente nella parte sul diritto d’autore.

sostenere la pubblicazione delle riviste open access. Si potrebbe contare sui finanziamenti erogati da governi e fondazioni, sul supporto economico concesso dai sostenitori dell’Open Access92

, sui costi sostenuti dagli autori per pubblicare su riviste ad accesso aperto.

Nonostante la necessità di individuare una nuova tipologia di riviste che svolgano le funzioni legate alla comunicazione scientifica, la BOAI ritiene necessario che i nuovi open access journal garantiscano la funzione di certificazione tipica delle riviste scientifiche.