• Non ci sono risultati.

R ITARDO DELLE S CIENZE UMANE NELL ’O PEN A CCESS

Perché le scienze umane e sociali sono arrivate con netto ritardo rispetto alle STM ad interessarsi alle pubblicazioni open access? Si è provato a spiegare più volte nel corso di questo lavoro, che la nascita del movimento Open Access è strettamente legato (anche se non esclusivamente) alla crisi del prezzo dei periodici, di cui però non sono state direttamente interessate le scienze umane e sociali a causa del loro prediligere (per scopi pratici e accademici) le pubblicazioni in forma di monografie piuttosto che di articoli. Di conseguenza son stati investiti solo in maniera indiretta dalla crisi sopra descritta, da cui ne deriva un ritardo nella considerazione delle opportunità offerte dal movimento OA.

Un altro elemento caratterizzante questo ritardo può essere rappresentato dal fatto che gli enti finanziatori che sostengono la pubblicazione ad accesso aperto sono principalmente, o comunque prevalentemente, nel settore delle STM. Infatti, nelle scienze umane

e sociali esistono meno enti finanziatori, e gli stessi importi finanziati sono più bassi rispetto a quelli delle scienze dure. I risultati delle ricerche portate avanti dalle STM vengono percepite come maggiormente utili e rilevanti, di conseguenza i finanziatori sono propensi verso il finanziamento nei confronti di questo settore, piuttosto che verso le SSH.

Un’altra spiegazione può essere legata alla diversità nelle modalità di ricerca e di pubblicazione dei risultati nelle due sfere disciplinari. Come le STM hanno bisogno di risultati veloci e continui su cui continuare ad “operare”, per le scienze umane e sociali questo avviene sì, ma con tempistiche più lunghe. Il modus operandi delle due è diverso.

Altro elemento di ritardo è dettato da ragioni storiche, normative e organizzative, legate a quanto detto precedentemente: nelle scienze sociali e umane i tempi della comunicazione sono più lenti, le teorie rimangono valide nel tempo e il bisogno di aggiornarle è minore (o meglio è più lento) rispetto a quanto avviene per la ricerca scientifica propriamente detta.

A questo aspetto segue la caratteristica delle scienze umane e sociali di non avere una divisione netta tra le discipline, come invece avviene tra le STM. L’accesso aperto riesce a muoversi meglio e a essere sfruttato in maniera ottimale dove la divisione è netta e ben definita.

Alla crisi del prezzo dei periodici è legata anche la crisi delle monografie. In quel periodo infatti, le biblioteche non avevano più la possibilità di acquistare le monografie di ricerca. Questo segna un crollo nella vendita delle monografie perché le biblioteche erano

il principale acquirente. Il blocco delle vendite ha portato gli editori ad aumentare il prezzo dei volumi, provocando il ridimensionamento dei titoli di monografie pubblicati. In altre parole significa che si creava un circolo vizioso in cui non si dava più spazio ad alcune monografie di essere pubblicate. Il che vuol dire meno lavori pubblicati per gli autori.

Dunque, nel momento in cui molti autori si son trovati a non avere più editori disposti a pubblicarli (se non dietro finanziamenti sostanziosi), unita alla crisi della piccola editoria indipendente (sovrastata dai colossi editoriali digitali quali Amazon), gli autori del settore delle scienze umane e sociali hanno dovuto individuare altri modi per poter pubblicare i propri lavori: nel movimento Open Access e nelle University Press (di cui si parlerà nel capitolo successivo).

In breve, le motivazioni del ritardo si ritrovano in ragioni storiche e organizzative che differenziano i due settori delle STM e SSH: i confini non nettamente stabiliti tra le diverse discipline sociali e umanistiche e la scarsa abitudine alla cooperazione (sia nazionale che internazionale), il minor numero di finanziamenti nelle SSH, la predilezione delle monografie per la pubblicazione dei lavori di ricerca, il forte legame con la carta stampata (in questo settore si considera la carte stampata ancora come simbolo di maggiore garanzia e verità), la necessità di tempistiche più lunghe per gli avanzamenti della ricerca.

Un aspetto fondamentale che non riguarda il quadro organizzativo va ricercato nel ritardo degli umanisti ad utilizzare le fonti in formato elettronico. In particolare, sembra necessario sottolineare,

la scarsa propensione dei ricercatori della sfera umanistica a lavorare in rete (a cui si lega direttamente la scarsa consapevolezza nei confronti delle opportunità e delle tematiche dell’Open Access). In realtà, la tendenza appena descritta sta diminuendo e i ricercatori della sfera umanistica si stanno avvicinando al movimento. Sviluppano nuovi comportamenti di studio e di ricerca grazie al cambiamento generazionale, all’interdisciplinarietà di alcuni segmenti delle discipline umanistiche che stanno sviluppando interconnessioni con le scienze esatte152, ma anche grazie alla diffusione di nuove discipline umanistiche che si basano sull’interazione con il computer153

, senza considerare, infine, il successo che stanno avendo gli e-book.

In conclusione si può sostenere che l’Open Access rappresenti un’opportunità importante per lo sviluppo della comunicazione scientifica. L’accesso all’informazione scientifica non è un elemento accessorio per chi si occupa di ricerca. È un elemento indispensabile. Da cui ne consegue l’idea che la condivisione dei risultati potrebbe portare ad un più rapido progresso della ricerca. Attraverso Internet, infatti, è possibile la collaborazione tra comunità scientifiche di settori diversi e internazionali, diminuendo il digital divided tra paesi ricchi di informazione e paesi poveri. L’utilizzo degli archivi permetterebbe una diminuzione nei tempi di disseminazione della conoscenza, a cui si lega la possibilità di avere

152

Si pensi alla linguistica con la biologia e la genetica, ma anche alla filosofia e psicologia con le neuroscienze

153

una circolazione più veloce che permetta, a sua volta, l’abbreviazione dei tempi che intercorrono tra pubblicazione e recensione delle opere. E, per ultimo, una maggiore limpidità e chiarezza nei criteri di valutazione e, di conseguenza, nell’andamento delle carriere accademiche.

III CAPITOLO

L’EDITORIA ACCADEMICA

L’editoria può essere considerata un’attività industriale che ha per oggetto la pubblicazioni di libri, di periodici, di informazioni, anche radiofoniche e televisive, ma anche l’insieme degli editori e delle attività connesse con la pubblicazione di libri, giornali. Questa è la definizione di editoria proposta dal Corriere della Sera154.

Definire cosa si intenda, invece, con i termini editoria accademica non è così semplice. L’argomento infatti può essere affrontato e studiato da diverse ottiche (storiche, geografiche, scientifiche, culturali, giuridiche).

In termini generali può essere intesa come un settore particolare dell’editoria che si rivolge ad un mercato specifico, cioè quello universitario. Dalla lettura di articoli e testi si evince l’impossibilità di individuarne confini precisi155. Si è dunque pensato di affrontare

154

Definizione proposta dal dizionario online del Corriere della Sera alla pagina http://dizionari.corriere.it/dizionario_italiano/E/editoria.shtml

155

Si confronti G. Vitiello, L’editoria universitaria in Italia,“Biblioteche oggi”, aprile 2005; G. Vitiello, La comunicazione scientifica e il suo mercato, “Biblioteche oggi”, giugno 2003; M. Guerrini – R. Ventura, Problemi dell’editoria universitaria oggi:

ruolo delle University Press e il movimento a favore dell’Open Access; M. Cassella, L’Open Access nelle scienze umane, “Biblioteche oggi”, dicembre 2008. I testi m.

Cassella, Open Access e comunicazione scientifica, Editrice Bibliografica, Milano, 2012; B. Bechelloni, Università di carta. L’editoria accademica nella società della

conoscenza, FrancoAngeli, Milano, 2010; J.-C., Guédon, Open access. Contro gli oligopoli del sapere, ETS, Pisa, 2009; L. Spinazzè,, La comunicazione scientifica accademica italiana nel mondo digitale: siti internet, biblioteche digitali, archivi aperti, case editrici digitali universitarie, tesi di laurea, Corso di Laurea Specialistica

l’argomento concentrando l’attenzione principalmente su tre settori interni all’editoria accademica, facendo riferimento alle case editrici accademiche commerciali, alle nuove case editrici universitarie (le University Press) e all’editoria Open Access, tenendo sempre presente il collegamento con la comunicazione scientifica e il suo ciclo di vita156, in quanto il lavoro editoriale rappresenta la fase di pubblicazione di un’opera, nel caso specifico di un’opera di carattere scientifico e divulgativo.

Si propone di seguito una breve sintesi storica in modo da poter rendere più chiara la situazione attuale, specialmente su come si sia arrivati a rapporti quasi di subalternità tra il mondo universitario e l’editoria commerciale (o privata), alla possibilità di riscatto rappresentate dalle University Press e dall’editoria Open Access, posando lo sguardo anche sul tema della tutela del diritto d’autore e le nuove regolamentazioni alternative, concentrando l’attenzione principalmente sul panorama italiano in contrapposizione alla situazione internazionale.

2004-2005; A. Braut, Le University Press in Italia. Proposta di un manuale di

redazione, tesi di laurea, Corso di Laurea Specialistica in Giornalismo e Cultura

Editoriale, Università degli studi di Parma,a.a. 2010-2011. 156

Per comprendere meglio le fasi della comunicazione scientifica si rimanda al I capitolo del presente lavoro, in particolare allo schema proposto per il suo ciclo di vita.

III.1RADICI STORICHE: DALLE PRIME PUBBLICAZIONI