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DIVISIONE E POSTCOLONIALISMO

Nel documento Il cinema d'animazione di Shinkai Makoto (pagine 78-82)

La Torre: Ambientazione e significato

4.2 DIVISIONE E POSTCOLONIALISMO

Oltre le nuvole, il luogo promesso non implica il rinnego delle proprie responsabilità passate, storiche, non è una fuga dagli errori che sono stati commessi; piuttosto crea un'apertura ad una nuova politica che, tenendo conto di ciò, rielabori il “colonialismo di potere” e trovi risposte alle nuove sfide che ogni giorno si propongono.

Fin dall'inizio del film, il tema della divisione è il punto essenziale attraverso cui la narrazione procede: vi è una separazione tra il tempo della narrazione e quello vissuto dal pubblico, oltre a quello del Paese in due parti – Nord e Sud, la separazione delle famiglie a causa di questo conflitto nazionale. Inoltre vi sono la divisione tra i tre protagonisti della storia a causa delle strade diverse che prendono nella loro vita, la contrapposizione tra città e campagna, tra lo spazio "ufficiale", pubblico, e lo spazio "privato", e così via.

Attraverso questo tema ricorrente, Kumo no mukō, yakusoku no basho ci introduce in una serie di problematiche interconnesse, essenziali per poter analizzare la questione sul colonialismo e quale sia stata l'evoluzione dello Stato-nazione odierno. Il film stesso può essere interpretato come un universo parallelo, nel quale il rafforzamento dell'ideologia imperialista e il nazionalismo etnico sono rappresentati in un presente alternativo, più che in un mondo fantastico o in una realtà passata o futura. E' interessante sottolineare l'attenzione che Shinkai Makoto dedica a questo tema, quello del postcolonialismo, non di facile trattazione e quanto mai controverso: nella sua visione politica tanto quanto nella narrazione, il film è una lente attraverso la quale la temporalità del colonialismo e la scrittura della storia si intrecciano e si sovrappongono in una fitta ricodifica del presente.

Le parole di Naoki Sakai offrono uno spunto interessante per poterne approfondire il significato: "It would be better to avoid the sense in which the term “postcolonial” is broadly used today to mean “after the colonial system” or “what

follows the colonial system in chronological order.” This “post-” is “post factum,” that is, “post-” in the sense of a situation that is “too late,” irreparable (torikaeshi ga tsukanai, 取り返しがつかない80), or irredeemable. Thought from the postcolonial

viewpoint, the characteristic of being the colonizer is not an accidentally attributable supplemental situation to the identity of being Japanese, but rather its essential situation. The history of colonialism is sealed into the identity of being Japanese by means of this irreparability, and thus having been the colonizer is essentially included in being Japanese. It is the fact of this irreparable history that constructs the identity called “Japanese,” and thus in fact it is the present existence (genzon, 現 存81) of this history of colonialism that is precisely the

postcolonial".82

In questo contesto, la colonia stessa rappresenta una conseguenza retrospettiva, realizzabile solo attraverso il postcolonialismo in funzione del passato. Durante lo stanziamento del sistema coloniale tale entità non è definita in sé, ma rappresenta più un banco di prova per la Nazione colonizzatrice, un organo di ricerca e sviluppo per le politiche e tecnologie dello stato occupante. Così lo Stato, il conseguente modellamento istituzionale e la posizione di appartenenza ad esso del cittadino, sono condizioni che si confermano non attraverso il superamento cronologico coloniale ma piuttosto attraverso la sua istituzione e affermazione. È secondo questa accezione che il postcoloniale rappresenta una "continuità nella discontinuità", un processo che si verifica a livello primario di rapporti di potere dopo che il sistema coloniale è diventato una realtà affermata. Per riassumere, il concetto di colonialismo è una macchina le cui parti sono assemblate nella colonia e durante la sua formazione, ma la sua funzionalità unitaria avviene, paradossalmente, solo nel presente postcoloniale.

80. Torikaeshi ga tsukanai (取り返しがつかない), evento o fatto irriparabile. 81. Genzon (現存), esitenza o realtà presente.

82. Naoki Sakai, Nihon, Eizō, Beikoku(Japan, Image, the United States - Community of Sympathy and Imperial

"We can identify this functioning as a kind of general “coloniality of power,” which “allows us to understand the diachronic density and the constant rearticulation of colonial difference even today, in a world governed by information and communication, and by a global colonialism not located in any particular nation- state.”83

E' necessario tenere ben presente quindi il significato di ciò che Sakai ha chiamato “l'attuale esistenza della storia del colonialismo."

In questo lavoro di Shinkai Makoto, l'immagine della scissione del Giappone tra Nord e Sud non riguarda solo una chiara allusione alla storia, alla sconfitta della Seconda Guerra Mondiale e all'occupazione statunitense, ma va oltre, mettendo in guardia lo spettatore sulla spaccatura più generale della nazione-stato stessa: il sistema coloniale non è un capitolo chiuso del passato, un'aberrazione o una deviazione, ma piuttosto è un elemento essenziale e interno dello Stato contemporaneo.

Il film, inoltre, con questo presente parallelo ci suggerisce un elemento cruciale per cui è necessario esaminare la storia del colonialismo, gli effetti che ha prodotto sul mondo attuale, e il ruolo di "cittadino" in questo sistema. La realtà viene vissuta dal singolo soggettivamente e questa divisione tra esterno e interno, privato e ufficiale, individuo e mondo viene espressa in modo ricorrente nella storia, per sottolineare l'aspetto binario di un unico fenomeno; il film articola strutturalmente il colonialismo del presente e la sua posizione irreversibile sull'individuo, sulle ripercussioni sociali del fenomeno.

Kumo no mukō, yakusoku no basho articola l'essenza attuale del colonialismo, la temporalità della costante creazione dell'adesso e la nuova capacità produttiva diretta di influenzarlo. Dislocando l'architettura concettuale del "nostro" presente in un altro, il film stesso diventa immagine di una "situazione geopolitica postcoloniale" mettendo in discussione la nostra eredità storica. Ecco l'essenza

83. Gavin Walker, "The Filmic Time of Coloniality: On Shinkai Makoto’s The Place Promised in Our Early Days", Mechademia, vol. 4, 2009, Università del Minnesota, pp. 3-18

centrale del film, in cui la colpa e la vergogna per aver avuto un passato di oppressore o colonizzatore può essere espiato e superato. Kumo no mukō, yakusoku no basho affronta direttamente il problema più profondo sulla responsabilità dei fatti passati, in cui l'identità della società contiene in sé già il fardello degli errori commessi, ma deve andare oltre questa visione. Di fronte a questo fatto, il film narra essenzialmente il desiderio di ricominciare da capo, di poter trovare un nuovo momento di partenza in cui non vi è né "luogo promesso”, ma piuttosto uno spunto interessante sulla funzione del "colonialismo del potere" odierno, evolutosi nel capitalismo contemporaneo con tutte le sue sfaccettature e implicazioni.

Nel documento Il cinema d'animazione di Shinkai Makoto (pagine 78-82)