• Non ci sono risultati.

1.4.3 Il dolore della sterilità

Con “l'aborto” haitiano, ha fine anche la relazione tra Maura e Dario.

Eppure la storia di Dario come genitore prosegue: ora l'uomo, senza figlia e senza moglie, può vivere finalmente una nuova vita con l'amante Agota, che sta attendendo un figlio, apparentemente suo. Questa gravidanza paradossalmente costringe Dario, che era fuggito dalla propria paternità, a fare i conti con essa. Inizialmente egli non accoglie di buon grado la notizia, invita la donna ad abortire, non vuole crederci, non può crederci, dal momento che l'andrologo era stato chiaro: egli non può avere figli. Dunque o Agota si sbaglia, o il figlio non è suo.

«Non puoi aspettare un figlio da me». Mentre glielo dicevo, un angolo microscopico del mio cervello soppesava la possibilità, il miracolo di uno spermatozoo con la coda. Cristo, su quel vetrino c'era il mio orgoglio42.

Una parte della sua mente, però, non può che accogliere con gioia l'annuncio di una gravidanza, non può che inorgoglirsi di aver riacquistato la capacità di riprodursi. L'idea di una possibile paternità, nata in un angolino della sua mente, si espande a dismisura fino ad invaderla. Dario, finalmente, riesce a diventare padre, è il padre: inizia a immaginarsi insieme al bambino mentre impara l'ungherese, sotto il ciliegio selvatico del giardino della nuova casa, incomincia a farlo entrare nella sua vita, mentre cerca di assumersi le proprie responsabilità. Se la prima cosa che egli pensa in questo momento è che, per miracolo, la sua Agota, che egli chiama la Felicità Pura, è riuscita a trovare 41 Ivi, p. 254

l'unico spermatozoo con la coda, l'unico “funzionante”, è chiaro che per Dario il problema, e dunque la causa del suo aborto, risiede proprio nella sua sterilità.

La questione era già emersa nei colloqui con l'assistente sociale, ma apparentemente a soffrire di più per questo trauma sembrava essere Maura. Il primo ritratto che si ha di lei lo dimostra:

Maura è seduta sul letto con la foto di Fiona in una mano e il Child Study nell'altra. Ha i gomiti sulle ginocchia in una solida posizione a uovo e tiene vicini i due punti fermi del suo futuro proprio come se impugnasse i bastoncini da discesa. Si è riappropriata del suo corpo ora, e non piange più43.

Maura vive con sofferenza la condizione di sterilità: quel seno prosperoso che l'aveva ostacolata nella carriera agonistica rappresenta, secondo lei stessa, il suo destino di madre. Ciò che più desidera è un bambino che la chiami mamma, che riesca a inondarla di un amore incondizionato e che possa riempirle l'esistenza, più di Dario, il suo “deportato in canottiera”. Ma la vita sembra avere in serbo per lei un altro progetto, l'adozione, a cui si dedicherà con tutte le forze. La posizione ad uovo che lei assume può essere vista, dal momento che è la postura che era solita avere al box di partenza prima di una gara di sci, come il simbolo della lotta che intende intraprendere per ottenere lo status di madre:

Guarda un po' i documenti e un po' la figlia che arriverà. Vede tutto nero, ma la pista è davanti a quei pugni uniti e giù di là bisogna andare. Quante volte me l'ha spiegata l'ombra dopo il sole: “Sparisce tutto, non ci sono neanche più le punte degli sci, non ti resta che tenere gli occhi sui guanti e buttarti. Ma che vuoi capire tu, che vai a venti all'ora?” Già, che voglio capire io? Ho mai fatto discesa libera? Le sue gare non duravano più di tre minuti, le mie non sono mai finite prima di due ore e dieci44.

Ella, da sportiva, è consapevole dell'esistenza di alcuni limiti e proprio in quanto atleta conosce l'importanza di superarli per poter raggiungere il proprio obiettivo. Si getta, dunque, a capofitto in questa sfida che assume l'aspetto di una discesa libera a tutta 43 Ivi, p. 8

velocità, nel buio più profondo, di cui gli unici punti luminosi sono la fotografia della bambina e la brochure dell'istituto.

Eppure, in quella posizione ad uovo, che smette di assumere dopo il tradimento con l'amico Alberto per poi adottare nuovamente durante l'aborto haitiano, vi è il segno dello straziante desiderio di essere madre45. Da un lato, infatti, richiama la posizione

raggomitolata che in genere la donna assume nei periodi di sconforto, dall'altro allude evidentemente l'immagine del ventre, della fecondità.

Dario affronta il problema in modo diverso: cerca di resistere a tutti i costi, in quanto uomo e, soprattutto, in quanto maratoneta. Correre una maratona, come egli stesso spiega, significa resistere per ore e ore alla più alta velocità che si può sostenere, avere un rapporto privilegiato con il proprio corpo, ma allo stesso tempo non ascoltarlo, staccarsi da esso e iniziare a lavorare con la mente, ossia «il sistema del corpo che pensa»46; correre prima di tutto significa convivere con il dolore. La maratona, infatti, è

uno sforzo di resistenza, in cui il dolore diviene una presenza costante, dunque non un male vero e proprio, ma sopportabile tanto da diventare una certezza, anzi, un ottimo alleato.

Il dolore diventa un fuoco affidabile con cui impari presto a fare i conti e talvolta sogni pure di guadagnarci. Se finisco con il dolore, la prossima volta sarà uno scherzo e io sarò il migliore47.

Il dolore di Dario è appunto quello della sua sterilità. Nei colloqui con l'assistente sociale, Dario dichiara che è lui ad essere sterile e non la moglie Maura: «No, io non sono in grado di avere figli naturali»48. È lui tra i due ad essere sterile e che porta,

seppure nascosta, la ferita più profonda; per questo sente la necessità di essere consolato, non solo di rassicurare la moglie.

45 Desiderio quasi morboso che la porta a pensare se stessa solo in quanto madre e non come donna, o meglio la porta a ritenersi meno donna proprio perché non può essere madre, pensiero che si basa sulla coincidenza femmina madre nella biologia. Con il tradimento Maura riesce a riappropriarsi della propria identità di donna, ancora in grado di essere desiderata da un uomo.

46 Ivi, p. 29 47 Ivi, p. 178

Metto una mano sulla splendida schiena di mia moglie, non so bene se accarezzarla o spingerla più velocemente più per il muro ghiacciato. Sono io per primo che dovrei essere consolato, io per primo che non dovrei lasciarla sola adesso, in un avanzato delirio premaman. A me chi mi consola? Tutti e due ci rendiamo conto che sul più bello la stanchezza ci ha teso l'imboscata49.

In questo primo ritratto di Dario e Maura, in cui si trovano già tutti i presupposti che porteranno all'abbandono di Fiona, si individua il problema principale di Dario: la sterilità; una ferita aperta che deve essere rimarginata, anche se lui continua ad andare avanti senza fermarsi. Per questo motivo Agota riesce a insinuarsi cosi facilmente nella sua vita divenendo la sua amante; solamente per questo motivo Dario riesce a diventare padre nel momento in cui pensa di aver riacquistato la sua capacità generatrice.