Il protagonista Tengo viene presentato al lettore mentre ha uno dei suoi attacchi:
si sentiva gli arti paralizzati. Il flusso del tempo si arrestava. L'aria intorno diventava rarefatta, e non riusciva a respirare bene. Le persone e le cose che lo circondavano perdevano ogni rapporto con lui. Quel muro liquido inghiottiva progressivamente tutto il suo corpo. […] Il sudore gli scorreva sulla pelle. Si accorgeva che la camicia sotto le ascelle era bagnata. Il corpo incominciava a essere scosso da un fitto tremito. Il battito del cuore si faceva più rapido e forte222.
A provocargli tali sensazioni è l'emergere nella sua mente del primo ricordo in cui la madre, in sottoveste, offre il proprio seno a un uomo che non è il padre. L'immagine gli appare all'improvviso, spesso nei momenti più inopportuni, senza alcuna ragione né avvertimento, «avanza[ndo] come uno tsunami silenzioso»223.
Il ritorno ossessivo di Tengo al primo ricordo simboleggia la sua incapacità di andare oltre tale immagine, di staccarsi dal passato, a cui pare inevitabilmente incatenato. Ciò che lo preoccupa è la presenza, in quel ricordo, di un uomo che non è suo padre, ritrovandosi così nell'imbarazzante situazione di ritenere che colui che lo ha allevato non sia il genitore biologico. Tengo pertanto comprende di avere una crisi d'identità proprio a causa di quell'estraneo e inizia a rivedere l'intero rapporto con suo padre. Il signor Kawana ha prestato servizio per anni presso la NHK (ossia la televisione pubblica giapponese) come esattore del canone. Tengo ricorda che ogni domenica il padre lo portava con sé al lavoro, prima di tutto perché non vi era nessun altro che 222 Haruki Murakami, 1q84. Libro 1 e 2 Aprile-Settembre, Torino, Einaudi, 2011 [2009], p. 19
potesse occuparsi di lui e poi perché in questo modo poteva mostrargli come si guadagnava da vivere. Tuttavia questi motivi sono, per Tengo, solamente delle false giustificazioni, la verità è che la domenica il padre poteva raggiungere chi durante la settimana lavorava e, portandosi dietro il figlio, poteva impietosire i clienti obbligandoli a pagare senza fare delle scenate. Il ragazzo pertanto descrive il padre come un uomo privo di scrupoli e dedito al proprio lavoro. Tali uscite, come il protagonista ricorda, lo turbavano molto poiché odiava dover passare la domenica a lavorare insieme al padre andando di casa in casa, anziché a giocare e godersi il riposo come tutti i bambini. Il disagio del piccolo era così forte ed evidente che all'età di dieci anni decise di ribellarsi al padre affermando la propria volontà di non seguirlo in queste visite. Il desiderio di rendere contento il padre infatti non era abbastanza forte in confronto al suo disagio nel sentirsi sfruttato. Forse a causa di tale ambivalenza Tengo, ormai adulto, prova nella giornata della domenica la stessa sensazione claustrofobica e paralizzante dell'infanzia L'avversione per il padre, dichiaratamente mostrata all'età di dieci anni, viene spiegata dal personaggio stesso in quanto legata al ricordo della madre che tradisce il padre con un altro uomo, ipotesi avvalorata dalla diversità sia fisica che caratteriale tra padre e figlio: «era capitato spesso che le persone, paragonandoli, dicessero che non sembravano padre e figlio»224.
Tengo è fermamente convinto che il padre biologico sia un altro, in base a questa supposizione egli spiega da un lato la sua avversione per la figura paterna, dall'altro il rancore provato dal genitore: «non era solo invidia. Secondo Tengo il padre lo odiava per qualcosa che faceva parte di lui e non poteva accettare»225.
Il figlio pertanto si convince che il padre biologico sia quello protagonista della sua immagine ossessiva e che l'uomo con cui ha vissuto, consapevole della verità, abbia un naturale rancore nei suoi confronti, proprio perché non è il suo discendente di sangue. Tuttavia, nel momento in cui l'autore attraverso le parole del personaggio, spiega il ricordo dal punto di vista psicoanalitico si ipotizza l'idea che in realtà questa immagine sia un falso ricordo, creato per motivi egoistici, sebbene sia accompagnato da sensazioni visive e olfattive forti e reali.
Per provare di non essere il figlio biologico del cosiddetto padre, a un certo punto il cervello di Tengo aveva fabbricato in maniera del tutto inconscia il ricordo di un altro uomo (che poteva essere il suo vero padre). E così aveva cercato di escludere il «cosiddetto padre» dal ristretto vincolo di sangue. […] Ma quel ricordo era accompagnato da una vivida sensazione di realtà. [...] Tengo, che era un bambino molto piccolo, vedendo quella scena aveva sicuramente avuto paura. Quei seni che avrebbero dovuti essere offerti a lui, era qualcuno a succhiarli. Qualcuno più grande e più forte. E aveva come la sensazione che la propria esistenza fosse stata cancellata, anche se soltanto per un breve lasso di tempo, dalla mente della madre. Una situazione in cui la sua debole vita era minacciata alle fondamenta. Forse la paura primordiale provata in quel momento si era impressa in modo indelebile sulla carta fotosensibile della sua memoria. E il ricordo di quella paura, risvegliandosi bruscamente, senza alcun preavviso, lo investiva di un'inondazione, e provocava in lui uno stato d'animo simile al panico226.
Ad accompagnare l'immagine è la sensazione di minaccia che allora il piccolo aveva provato e che rimane indelebilmente legata alla scena, tanto che ogni volta che ci pensa, Tengo ha un attacco, sentendosi in pericolo. «Nell'aria aleggiava lieve l'odore familiare del latte materno»227 e il bambino si sentiva minacciato: quel seno che era
destinato a lui stava per essere succhiato da un altro, uno «più grande e più forte». Come dimostra Freud, nei sogni spesso compare uno straniero o uno sconosciuto al posto del padre, permettendo al bambino di allontanare il senso di minaccia che egli prova, dalla figura familiare paterna.
È pertanto facilmente intuibile che quell'uomo più grande e più forte, che gli ruba l'attenzione della madre è la figura paterna: il piccolo scopre la presenza del padre. Tengo pertanto sembra essere bloccato nella fase edipica: egli vede nel padre un rivale, colui che gli interdice l'oggetto del suo desiderio, ossia la madre.
L'immagine che lo paralizza è riconducibile a quella che Freud definisce “scena primaria” in cui il bambino scopre la sessualità dei genitori. Molto spesso, come ricorda lo psicoanalista, il bambino non ha assistito alla scena ma più semplicemente ha rielaborato in fantasie impressioni vaghe, indizi visivi o uditivi; ciononostante tale esperienza risulta di grande importanza e fonte di angoscia: il bambino infatti è mosso dalla paura, poiché non comprende ciò che accade oppure vede la madre come una estranea e il padre come colui che la possiede con la forza, e al tempo stesso è eccitato. 226 Ivi, p. 342
In questa scena emerge la figura paterna che si inserisce tra la madre e il piccolo, defraudando quest'ultimo del seno materno come simbolo della proibizione dell'incesto. Il modo in cui questa esperienza viene elaborata risulta fondamentale per Freud poiché determina il modo in cui il bambino, da adulto, vive i propri rapporti con l'altro sesso e allo stesso tempo il modo in cui l'uomo vede se stesso: la scena primaria infatti è determinante per il processo di differenziazione del bambino dalla madre, e quindi per un passaggio da un rapporto simbiotico con essa a uno aperto al mondo. Spesso si è sottolineata l'importanza della separazione dalla madre per opera del padre in quanto fondamento dell'esistenza, pertanto il mancato superamento della scena primaria provoca degli scompensi.
È evidente, dal modo in cui si insiste e si analizza tale ricordo, che Tengo sia traumatizzato da tale scena tanto da rimanere paralizzato, inoltre, come lui stesso afferma, ciò influisce sui suoi rapporti amorosi. Le donne che incontra, infatti, assomigliano alla madre: sia la donna più grande con cui ha una relazione clandestina, sia l'infermiera con cui passa una notte dal sapore quasi mistico (la donna infatti parla attraverso dei simboli). Entrambe assomigliano, fisicamente, alla madre da giovane. Tengo, dunque, sembra non aver superato il suo sentimento edipico: da un lato cerca di “unirsi” alla madre, dall'altro cerca di eliminare il padre, non a caso il ricordo ha come protagonista un uomo diverso.
Tengo tuttavia riesce a superare tale trauma e ad riavvicinarsi al padre, grazie alla lettura e alla riscrittura del romanzo La crisalide d'aria.