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4. Il commento traduttologico

4.1 Analisi traduttologica

4.1.2.2 Dominante del metatesto

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Dati gli elementi precedentemente analizzati, quali la funzione del metatesto e lo spettatore modello per il quale se ne è immaginata la produzione, è stato possibile individuare nella comunicazione la dominante che ha guidato il lavoro di sottotitolazione interlinguistica. Il metatesto cerca di riportare, infatti, più fedelmente possibile tutti quegli elementi testuali che cooperano, insieme alla struttura del documentario e alle sue componenti grafiche e sonore, alla buona riuscita dell’intento comunicativo. La chiarezza con cui viene trasmessa l’informazione che i produttori intendono veicolare, insieme alle componenti emotive e conative, sono certamente elementi centrali del prototesto e del metatesto e insieme formano la comunicazione, il suo elemento cardine. In essa, infatti, l’informazione trasmessa e la scelta accurata delle espressioni e delle modalità attraverso le quali trasmetterla hanno lo stesso grado di importanza: l’informazione deve sì essere quanto più accurata possibile e soprattutto veritiera, ma non può costituire l’unico elemento di cui si compone il prodotto audiovisivo, poiché una presentazione che vada troppo nel dettaglio e utilizzi terminologia eccessivamente specifica, non adatta allo spettatore modello individuato, potrebbe demoralizzare un pubblico che non si sente all’altezza di affrontare l’argomento inducendolo, così, a cambiare canale.

Le modalità attraverso le quali viene veicolata l’informazione trasmessa, infine, sono altrettanto importanti per il raggiungimento dell’efficacia comunicativa, poiché l’elemento visivo (immagini, video, ecc.) non avrebbe potuto sovrastare l’informazione stessa, ma, al contrario, deve collaborare con essa al fine di renderla più chiara possibile e approcciabile dallo spettatore modello, che comprenderà immediatamente l’oggetto del documentario e il fine per cui questo è stato trasmesso. Allo stesso modo, un’eccessiva presenza dell’elemento narrativo rispetto all’informazione, quale ad esempio il racconto di aneddoti o delle sensazioni personali del dottor Wang Zhiyuan, avrebbe reso l’accesso alla stessa meno diretto aumentando, quindi, il rischio di annoiare lo spettatore e invogliarlo a cambiare canale. Se, al contrario, questi si fosse trovato davanti un documentario ricco di grafici, statistiche, articoli di giornali e così via, senza l’aiuto di un adeguato elemento narrativo/testuale sarebbero risultati incomprensibili allo spettatore modello individuato e lo avrebbero ugualmente indotto a cambiare canale.

4.1.3 Macrostrategia

Insieme di procedimenti attuati dal traduttore per convogliare il testo dalla cultura emittente alla cultura ricevente […] in funzione di diverse variabili: la dominante attribuita al metatesto, il lettore modello a cui si rivolge, il traduttore.173

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Per macrostrategia si intendono, quindi, tutte quelle decisioni che riguardano l’approccio iniziale alla traduzione, e per questo viene definita come una “fase di orientamento” del processo traduttologico.174

La centralità dell’elemento comunicativo ha fatto sì che la macrostrategia utilizzata per affrontare la sottotitolazione sia anch’essa comunicativa, volta a trasmettere i contenuti dell’informazione attraverso una resa chiara e facilmente comprensibile. Nell’utilizzo della macrostrategia comunicativa si è cercato di portare avanti un approccio quanto più possibile addomesticante, attraverso cui è stata data la priorità al contenuto e alla comprensione dello stesso da parte dello spettatore finale.

Nella distinzione tra strategia semantica e comunicativa, Newmark sottolinea che nella strategia comunicativa il traduttore deve utilizzare il linguaggio che gli appare più naturale possibile, al contrario, nella strategia semantica deve entrare in empatia con l’autore e scoprire il modo in cui l’autore stesso scrive, seguire i suoi processi di pensiero. La strategia comunicativa è sociale e si concentra sul messaggio del testo, tende ad essere semplice, chiara e breve. Mentre la strategia semantica è usata per i testi cosiddetti “espressivi”, quella comunicativa è usata perlopiù in testi “informativi”, e “vocativi”,175 come il prototesto in esame e il metatesto che ne deriva.

Si è ritenuto opportuno adottare un approccio addomesticante al fine di rendere la traduzione più naturale e comprensibile possibile nella lingua target, nel tentativo di non rompere gli automatismi percettivi dello spettatore, il che avrebbe potuto costituire un fattore di distrazione nella comprensione del messaggio veicolato e causare il fallimento nel raggiungimento dello scopo comunicativo per cui il testo è stato prodotto. Malgrado la chiarezza del messaggio fosse l’elemento fondante della macrostrategia, nell’applicazione dell’approccio addomesticante, che generalmente prevede un massiccio intervento sul testo, si è cercato di mantenere il residuo traduttivo176 al minimo.

La natura della sottotitolazione, nel passaggio dal codice orale a quello scritto, impone delle restrizioni spaziali e temporali cui il sottotitolatore deve attenersi, al fine della realizzazione di un prodotto perfettamente fruibile dallo spettatore modello cui si riferisce, e che abbia sia le caratteristiche della lingua scritta sia quelle della lingua orale. Ne risulta che nei sottotitoli scritti si tende a riportare ciò che viene espresso oralmente in forma più o meno ridotta, in base alla velocità con cui l’oratore parla in un dato momento, perché lo spettatore ha bisogno del tempo necessario per

174 CRAIGE, Stella; PATTISON Ann, Thinking English Translation. Analyzing and Translating English Source

Texts, Abingdon & New York, Routledge, 2018, p. 64.

175 NEWMARK, Peter, A Textbook of Translation, New York, Prentice-Hall International, 1988, pp. 47-48. 176 “Nella teoria matematica della comunicazione è un elemento del messaggio che non giunge a destinazione, perdita, elemento della traduzione che, dopo avere elaborato la propria strategia, il traduttore decide di non tradurre all’interno del testo nella cultura ricevente perché risulta una delle ‘sottodominanti’ meno prioritarie, o comunque risulta difficile se non impossibile da tradurre. Il residuo viene generalmente tradotto nel metatesto inteso come apparato paratestuale (note, prefazione, postfazione ecc.)”. OSIMO, Bruno, Manuale del traduttore, op. cit., p. 307.

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leggerli ma al contempo ignorare il fatto che sta effettivamente leggendo.177 Questo comporta

generalmente un grande utilizzo di strategie di riduzione e condensazione, cui si è fatto ricorso anche nella proposta di traduzione in analisi, che rendono le frasi più brevi e schematiche e si concentrano sulla veicolazione delle informazioni indispensabili alla comprensione del messaggio. Per questo motivo si sono spesso utilizzate le forme brevi “o”, invece di “oppure”, “e” invece di “anche” e sono stati tagliati tutti quegli elementi ridondanti e non necessari alla veicolazione del messaggio.