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1.4 Il prelievo forzato degli organi e l’inizio delle indagin

1.4.1 I campi di rieducazione attraverso il lavoro

Secondo un rapporto di Amnesty International, i cosiddetti laojiao vennero istituiti nel 1955 come metodo per la gestione dei controrivoluzionari e di tutti coloro il quale comportamento scorretto non era ritenuto abbastanza grave da giustificare la detenzione penale, ma che le autorità avevano considerato “politicamente inaffidabile”. Dal 2000 in poi, però, la maggior parte dei detenuti nei

laojiao divennero proprio i praticanti del Falun Gong, causa per cui ne venne ritardata la chiusura già

proposta anni prima. Una serie di esposti che denunciavano le torture nei campi di rieducazione catturò l’attenzione dei media nazionali e internazionali e questo aumentò le pressioni sul governo cinese. Le alternative ai laojiao, oltre che i Centri Educativi Legali (Fazhi jiaoyu xuexiban 法制教育 學習班), usati come centri di lavaggio del cervello, divennero le cosiddette “prigioni nere”. A differenza dei laojiao, infatti, queste non hanno alcun valore legale o base normativa nella legge cinese, (motivo per cui le autorità continuano a negarne l’esistenza) e vengono istituite in un’ampia varietà di strutture come ad esempio hotel, ospedali psichiatrici, uffici governativi ed edifici abbandonati. Nelle prigioni nere vennero portati coloro che erano considerati “indesiderati”, come ad esempio i senzatetto e chi presentava petizioni all’apposito ufficio che si trovava a Pechino.66

Al 22 dicembre 2006 i praticanti del Falun Gong identificarono 3.006 vittime della persecuzione, che si dividevano tra coloro che erano morti a causa dello stress percepito per via delle continue vessazioni e persecuzioni da parte delle autorità, coloro che erano morti nella loro casa a seguito dei maltrattamenti ricevuti mentre erano detenuti e coloro che morirono in carcere a causa delle torture, i quali corpi vennero rilasciati ai familiari per la cremazione. Alcuni di loro, morti durante il periodo di detenzione, vennero cremati senza che le famiglie ne venissero a conoscenza o potessero vedere il cadavere.67

Dopo il 2006, quando ormai l’attenzione internazionale venne attirata dalle accuse di espianto forzato degli organi in Cina, gli ospedali iniziarono a non pubblicare più i numeri dei trapianti da loro

65 MATAS, David; KILGOUR, David, “Bloody Harvest: Revised Report into Allegation of Organ Harvesting of Falun Gong Practitioners in China”, op. cit., p. 129.

66 AMNESTY INTERNATIONAL, “‘Changing the soup but not the medicine?’ Abolishing re-education through labour in China”, Amnesty International Publications, 2013 p. 7, URL:

https://www.amnesty.org/download/Documents/12000/asa170422013en.pdf (consultato il 08.05.2020).

67 MATAS, David; KILGOUR, David, “Bloody Harvest: Revised Report into Allegation of Organ Harvesting of Falun Gong Practitioners in China”, op. cit.

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effettuati e il governo cinese usò i media statali e i portavoce per creare l’impressione che il numero dei trapianti stesse diminuendo. Al contrario, tra il 2006 e il 2007 fu registrato un picco nel volume dei trapianti, eseguiti sia dagli ospedali approvati dal Ministro della Sanità nel 2007, sia da coloro che non erano stati approvati ma continuavano a operare in segreto.68

Dal 2000 si registrò un forte aumento delle attività di trapianto di organi in Cina: rispetto ai 4.000 trapianti effettuati nel 1999, nel 2004 se ne verificarono 13.000, ovvero circa il 230%, aumento che non avvenne allo stesso modo in nessun altro Paese nel mondo. Secondo l’Osservatorio Globale sulla Donazione e il Trapianto (GOTD), che monitora il numero di donazioni e trapianti di organi a livello globale, l’aumento annuale dei trapianti in tutto il mondo non supera il 15% nello stesso arco di tempo di cinque anni. L’aumento esponenziale del volume dei trapianti di organi in Cina corrispose, però, a una diminuzione del volume delle esecuzioni di pena di morte, soprattutto dopo che, nel 2007, nessuna condanna poteva essere eseguita se non dopo l’approvazione della Corte Suprema Popolare. Allo stesso modo, però, i prigionieri condannati a morte non potevano costituire l’unica fonte di organi, in primo luogo perché a volte questi venivano effettuati solo entro pochi giorni dall’ospedalizzazione, mentre la pena di morte poteva essere eseguita da sette giorni dopo la condanna, e in secondo luogo perché le condizioni fisiche dei prigionieri spesso rendevano i loro organi non adatti al trapianto.69

In occasione di una conferenza convocata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel 2005, in cui parteciparono tutti i Paesi del Pacifico Occidentale, Huang Jiefu 黃潔夫 (1946-), allora Viceministro della Sanità, ammise per la prima volta che la maggior parte degli organi trapiantati in Cina provenivano da prigionieri condannati a morte. Dopo pochi mesi, a marzo del 2006, la sua versione fu smentita dal portavoce del Ministero degli Affari Esteri, Qin Gang 秦剛 (1966-), che dichiarò che i casi descritti da Huang Jiefu non costituivano la maggioranza, ma erano, in realtà, pochissimi. Meno di un mese dopo, il portavoce del Ministero della Sanità. Mao Qun’an 毛群安 (1963-), fornì una terza versione dichiarando che gli organi provenivano da donazione volontaria. Se si aggiungono le tre versioni contrastanti espresse dai politici cinesi tra il 2005 e il 2006 al fatto che, da dopo il 2007, a causa di un cambiamento legislativo in materia di esecuzione delle pene capitali, a fronte di 10.000 trapianti annui avvenivano solo 165 condanne a morte, la provenienza degli organi con cui si effettuavano i trapianti rimaneva un mistero.70

68 CAPLAN, Arthur L., “Transplant Abuse in China Continues Despite Claims of Reform”, CORCH, China Organ

Harvest Research Centre, 2018, pp. 53-56, URL: https://www.chinaorganharvest.org/app/uploads/2018/06/COHRC- 2018-Report.pdf (consultato il 16.04.2020).

69 AN, Richard et al., "Cold Genocide: Falun Gong in China", op. cit., p. 45.

70 WOIPFG, World Organization to Investigate the Persecution of Falun Gong, “Huozhai-Shinian diaocha” 活摘 ——十年調查 (Prelievo forzato degli organi. Dieci anni di indagini.), 2017, URL: http://harvestedalive.com/?page_id=6

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Nel 2010, sotto la direzione di Zhou Yongkang 周永康 (1942-), allora membro del Comitato Permanente dell’Ufficio Politico del PCC, l’ufficio 610 istituì una campagna che avrebbe avuto la durata di tre anni per la “trasformazione attraverso la rieducazione” dei praticanti del Falun Gong. Il processo di trasformazione incluse una serie di pressioni psicofisiche sui praticanti per spingerli a rinunciare alla pratica. L’ufficio 610 chiese, quindi, l’aiuto di governi locali che collaborassero con le organizzazioni del Partito o che facessero uso di familiari del Falun Gong, che dovettero firmare degli “accordi di responsabilità” per riuscire ad aumentare il numero di praticanti “trasformati”. La campagna individuò un obiettivo per ogni anno della sua durata: il 2010 sarebbe stato l’anno di fissazione degli obiettivi e di firma degli accordi, nel 2011 si sarebbe dovuto formare un gruppo professionale, civile e volontario, per partecipare al lavoro di “trasformazione” che sarebbe iniziato lo stesso anno, e nel 2012 si sarebbe sviluppato un meccanismo a lungo termine per reinserire i praticanti del Falun Gong all’interno della società senza ripensamenti o ricadute.71 Le sessioni di

rieducazione potevano durare giorni o settimane ed erano generalmente tenute all’interno di scuole, hotel o templi. I praticanti che si rifiutarono di rinunciare vennero mandati nelle carceri, o nei

laojiao.72

Visti i deludenti risultati di questa campagna di trasformazione attraverso la rieducazione, nel 2013 venne lanciata una nuova campagna nazionale, la “battaglia finale sull’educazione e la trasformazione del 2013-2015”: le quote di trasformazione vennero fissate tra il 60% e il 95% e ancora una volta il governo dovette entrare nei villaggi, nelle scuole, nelle famiglie, nelle imprese e addirittura nelle celle del Partito in cerca di praticanti da trasformare. In questo caso, però, oltre che servirsi dei centri di rieducazione già utilizzati nella precedente campagna, si riservarono di una stretta collaborazione con la magistratura per condannare i resistenti al carcere e prevenire il “sabotaggio” da parte degli avvocati dei diritti umani.73

Dal 2012, in più occasioni il governo cinese affermò che nell’arco di tre anni avrebbe cessato di utilizzare gli organi dei prigionieri di coscienza come fonte per le operazioni di trapianto: nel 2013 dichiarò che il 23% degli organi trapiantati venivano da donazioni, nel 2014, Huang Jiefu disse che salirono all’80% e che a gennaio 2015 la Cina avrebbe completamente smesso di usare gli organi dei condannati a morte per i trapianti, e che quindi la donazione volontaria sarebbe stata l’unica fonte.

71 McGOVERN, James P.; RUBIO, Marco, “Communist Party Calls for Increased Efforts to ‘Transform’ Falun Gong Practitioners as Part of Three-Year Campaign”, Congressional-executive Commission on China, 2011, URL:

https://www.cecc.gov/publications/commission-analysis/communist-party-calls-for-increased-efforts-to-transform- falun-gong (consultato il 12.05.2020).

72 FORD, Caylan; NOAKES, Stephen, “Managing Political Opposition Groups in China: Explaining the Continuing Anti-Falun Gong Campaign”, op. cit., p. 665.

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Malgrado queste dichiarazioni, però, il “Regolamento provvisorio sull’uso dei corpi o degli organi dei prigionieri giustiziati” (Guanyu liyong sixing zuifan shiti huo shiti qiguan de zanxing

guiding 關於利用死刑罪犯屍體或屍體器的暫行規定) del 1984 non fu mai revocato. Il 9 ottobre

1984, infatti, la Corte Suprema del Popolo, la Procura Suprema del Popolo, il Ministero della Pubblica Sicurezza, il Ministero della Giustizia, il Ministero della Salute e quello degli Affari Civili promulgarono e attuarono congiuntamente il “Regolamento provvisorio sull’uso dei corpi o degli organi dei prigionieri giustiziati” che consentì l’approvvigionamento di organi solo nel momento in cui i detenuti stessi, attraverso la firma di documenti, ne avessero dato il consenso, quando i corpi non erano reclamati dalle famiglie o quando erano le famiglie stesse a darne il consenso. In quest’ultimo caso, il tribunale del popolo avrebbe dovuto informare il dipartimento sanitario che avrebbe raggiunto un accordo scritto con la famiglia, sia sull’utilizzo del cadavere, sia sullo smaltimento che sui costi di smaltimento.74 Come affermato in precedenza, i praticanti del Falun Gong che vennero portati via dalle loro case e destinati nelle carceri o nei campi di rieducazione attraverso il lavoro, spesso per proteggere le loro famiglie rifiutarono di fornire i loro dati personali e quindi di farsi identificare; in questo modo, le famiglie, che a volte non sapevano nemmeno la causa della scomparsa dei loro cari, non poterono venire a conoscenza della loro morte e reclamare il corpo, e questo consentì alle autorità di prelevare liberamente i loro organi e utilizzarli per i trapianti.

Il governo continuò a spendere grandi quantità di denaro nella repressione del Falun Gong e, sebbene avesse dichiarato la chiusura dei campi di lavoro forzato nel 2014, i prigionieri non vennero liberati ma bensì portati in quelli che venivano ufficialmente definiti Centri Educativi Legali, ma conosciuti a tutti come centri per il lavaggio del cervello. Qui praticanti e altri prigionieri di coscienza furono sistematicamente sottoposti, oltre che a disumane torture, anche a costosi esami medici e analisi del sangue i cui risultati vennero poi registrati in un archivio di fonti di organi viventi per permettere un rapido abbinamento di organi e tessuti per le assegnazioni. Il posizionamento dei praticanti nei campi di lavoro forzato prima, e nei centri per il lavaggio del cervello dopo, non fu direttamente finalizzato alla loro distruzione fisica: proponendo agli aderenti la rinuncia alla pratica del Falun Gong, l’obiettivo iniziale di coloro che lavoravano alla repressione fu quello di eliminarne la “setta” e solo dopo la costante opposizione da parte dei praticanti, fecero ricorso a misure sempre più gravi come torture e repressione fisica, tanto che si crede che se i praticanti avessero accettato la

74 WEIJI BAIKE 維琪百科, “Guanyu liyong sixing zuifan shiti huo shiti qiguan de zanxing guiding” 關於利用 死刑罪犯戶體或戶體器官的暫行規定 (Regolamento provvisorio sull’uso dei corpi o degli organi dei prigionieri

giustiziati), URL:

https://zh.wikisource.org/wiki/%E5%85%B3%E4%BA%8E%E5%88%A9%E7%94%A8%E6%AD%BB%E5%88%91 %E7%BD%AA%E7%8A%AF%E5%B0%B8%E4%BD%93%E6%88%96%E5%B0%B8%E4%BD%93%E5%99%A8 %E5%AE%98%E7%9A%84%E6%9A%82%E8%A1%8C%E8%A7%84%E5%AE%9A (consultato il 08.05.2020).

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conversione, la campagna di eradicazione si sarebbe conclusa senza alcuna violenza o spargimenti di sangue.

Gli organi per i trapianti venivano procurati attraverso una catena di montaggio che coinvolgeva istituzioni civili e militari la cui unità operativa centrale era il Dipartimento Logistico Generale dell’Esercito Popolare di Liberazione, che si occupava di assegnazione, distribuzione, trasporto, consegna, sicurezza e contabilità degli organi da trapiantare.75