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4. Il commento traduttologico

4.1 Analisi traduttologica

4.2.3 Fattori extralinguistici: i fattori cultural

4.2.3.1 Elementi culturospecific

Nel prototesto in esame si rileva la presenza di alcuni elementi culturospecifici la quale traduzione è stata affrontata attraverso l’utilizzo del corrispettivo nella cultura di arrivo, quando presente, e una resa parafrasata adattata alla lingua e alla cultura del ricevente, che ha inevitabilmente portato a un residuo traduttivo e perdita di colorito.

Qui vengono presentate due espressioni a quattro caratteri e il modo in cui queste sono state rese nel metatesto finale.

Le espressioni a quattro caratteri servono generalmente a dare un tono elegante o un ritmo accattivante a un testo e per questo vengono spesso usate in discorsi politici, testi pubblicitari e così via. In questo caso, però, si potrebbe affermare che quelle presenti nel prototesto siano semplicemente elementi comunemente usati nella lingua parlata cinese, il cui inserimento non ha la finalità di migliorarne la forma. Nel caso dei chengyu 成 語 , ovvero le locuzioni cinesi precostituite, generalmente citazioni, motti, detti ecc. di quattro sillabe, il significato dell’espressione non corrisponde alla somma dei significati dei singoli caratteri che le compongono, motivo per il quale le espressioni che vengono di seguito presentate non possono essere definite tali.

La resa nella lingua target del primo caso di espressione a quattro caratteri che si intende analizzare è stata realizzata attraverso la sostituzione con un omologo generico/internazionale:202

0:04:15.40,0:04:24.00 2003 年汪志遠和一些志同道合的朋友共同成立了一個組織追查國際

154 Traduzione letterale Nel 2003 Wang Zhiyuan e alcuni amici con cui condivide gli stessi ideali fondarono l’Organizzazione Mondiale per le Indagini sulla Persecuzione del Falun Gong (WOIPFG)

Resa finale Nel 2003 Wang Zhiyuan fondò con alcuni colleghi l'Organizzazione Mondiale per le Indagini sulla Persecuzione del Falun Gong (WOIPFG),

L’espressione a quattro caratteri presente nel sottotitolo è zhi tong dao he 志同道合, che ha il significato di “nutrire gli stessi ideali e seguire lo stesso cammino, avere obiettivi comuni”203 e serve

a qualificare gli “amici” (pengyou 朋友) con cui il dott. Wang Zhiyuan fondò la WOIPFG. È evidente come la resa in lingua italiana generi un residuo traduttivo consistente poiché la parola “colleghi” non implica tutte le accezioni presenti nell’espressione a quattro caratteri. Per mantenere il residuo traduttivo al minimo, e dotare il metatesto dello stesso colorito dell’originale, in assenza di un corrispondente perfetto nella lingua di arrivo si era inizialmente pensato di tradurre l’espressione con “amici con cui (il dott. Wang Zhiyuan) condivide gli stessi ideali”, soluzione che è subito apparsa eccessivamente lunga. Una seconda strategia presa in considerazione è stata l’eliminazione totale dell’elemento che qualificava gli “amici”, ma anche questa opzione è stata scartata: l’elisione dell’aggettivo, infatti, sebbene eliminasse immediatamente il problema della lunghezza, e quindi leggibilità, del testo, avrebbe portato a una resa finale che avrebbe potuto non trasmettere la giusta immagine dell’Organizzazione fondata che si compone in gran parte di medici, accezione non scontata se si fosse utilizzato soltanto il termine “amici”. Con la consapevolezza del residuo traduttivo, la sostituzione dell’originale cinese con quello che si potrebbe definire un “omologo nazionale”, è stata ritenuta la scelta più adatta perché rappresenta quelli che sono una parte degli effettivi componenti dell’Organizzazione Mondiale per le Indagini sulla Persecuzione del Falun Gong.

Anche il processo traduttivo alla base della resa dell’altra espressione a quattro caratteri si è concentrato su una traduzione quanto più addomesticante e che allo stesso tempo non generasse residuo traduttivo e un sottotitolo eccessivamente lungo:

0:02:50.50,0:02:55.00 但是那個時候他自己也身不由己”

Traduzione letterale ma al tempo lo faceva controvoglia/ stava eseguendo un ordine contro il proprio volere”

Resa finale ma al tempo non poteva sottrarsi."

203 “Zhi tong dao he 志同道合”, in CASACCHIA, Giorgio; BAI, Yukun, Dizionario cinese-italiano, Venezia, Libreria Editrice Cafoscarina, 2013, p. 1867.

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L’espressione a quattro caratteri presente in questo segmento è shen bu you ji 身 不 由 己 “malvolentieri, controvoglia, eseguire un ordine contro il proprio volere”.204 Le definizioni

“malvolentieri” e “controvoglia” trovate sul vocabolario non sono state considerate idonee in questo contesto, perché non avrebbero reso appieno il messaggio che il prototesto intendeva veicolare: il dottore, ex marito della donna che testimonia quanto accadeva a Sujiatun, come tanti altri medici nelle sue condizioni, era in un certo senso costretto a fare quello che gli veniva imposto e non si trovava nella posizione di scegliere, accezione che non rientra nelle prime due definizioni proposte dal dizionario. Per questo motivo si è scelto di adattare al contesto la terza accezione, ovvero quella di “eseguire un ordine contro il proprio volere”, resa come “non poteva sottrarsi”.

Merita un’analisi più approfondita un particolare caso di traduzione contestuale205 che mostra

come quello che può essere definito un elemento culturospecifico, proprio della lingua e della cultura cinese, sia stato riportato nel sottotitolo italiano.

0:47:38.60,0:47:44.40 好好這個祝江主席健康長壽

Traduzione letterale Bene, bene, auguro al Presidente Jiang una vita sana e lunga Resa finale Sì, sì. Porti i miei saluti al Presidente Jiang.

Quello che è stato tradotto come “porti i miei saluti a”, espressione comunemente usata nella lingua italiana a chiusura di una conversazione, sia questa telefonica o di presenza, nella sua forma originale, ovvero zhu (complemento di termine) jiankang changshou, 祝 (complemento di termine) 健康長壽, tradotto letteralmente, “augurare (a qualcuno) salute e longevità”, ha, in realtà, un significato ben più ampio, ma che si tende comunque a circoscrivere nelle formalità inerenti alla corrispondenza tra due parti. La scelta di parafrasare il segmento originale con un corrispettivo nella lingua target ha alla base un ragionamento fondato sul rispetto delle convenzioni linguistiche e culturali originali del prototesto e del metatesto, in cui non è stato tenuto conto del significato delle singole parole che compongono l’espressione, ma del significato globale della frase nel contesto. La traduzione letterale avrebbe generato un sottotitolo sintatticamente corretto, e riportato un’espressione non tipica della lingua italiana, ma comunque usata (che lo spettatore non avrebbe percepito come straniante), che in questo contesto sarebbe risultata, però, inadatta, fuori luogo, perché eccessivamente informale (potrebbe somigliare all’italiano “stammi bene”).

4.2.3.1.1 Appellativi

204 “Shen bu you ji 身不由己” in CASACCHIA, Giorgio; BAI, Yukun, Dizionario cinese-italiano, op. cit., p. 1338. 205 OSIMO, Bruno, Manuale del traduttore, op. cit., p. 113.

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In occasione delle registrazioni telefoniche è possibile notare come nel riferimento a membri del Partito Comunista, il nome proprio di persona fosse seguito dall’appellativo tongzhi 同志 che, sebbene ad oggi possa essere usato anche per indicare persone che non si conoscono, come un generico “signore” della lingua italiana, in questo contesto conserva l’accezione politica originale di “compagno di Partito”. In tutti i casi in cui è presente nel prototesto, però, questo appellativo non è stato tradotto e riportato nei sottotitoli in lingua italiana poiché considerato un elemento da poter sacrificare nel caso di limiti temporali serrati.

Un esempio simile è quello di laozi 老子, che, oltre che rappresentare il nome del filosofo cinese vissuto nel VI secolo (in cui tutti e due i caratteri hanno un terzo tono), è usato come appellativo autoreferente di “padre” (il primo carattere con terzo tono e il secondo atono), che generalmente sostituisce la prima persona singolare quando il parlante vuole porsi in una posizione di superiorità rispetto all’interlocutore o si esprime con una certa arroganza, oppure quando si vuole dare una sfumatura di autoironia.

0:55:54.20,0:55:57.20 老子外號 老子外號叫屠夫

La prossima volta mi chiami "il macellaio".

In questo caso, un appellativo in lingua italiana, che avrebbe potuto rendere la posizione di superiorità che caratterizza l’appellativo laozi della lingua cinese, sarebbe stato “signor”, che avrebbe prodotto un sottotitolo simile a questo: “la prossima volta mi chiami ‘Signor Macellaio’”. I limiti temporali del segmento e di tutta la telefonata in cui questo è inserito, però, hanno portato alla decisione di rendere i sottotitoli che la compongono più scarni possibile, motivo per cui è stato evitato l’appellativo “signor” ma è stato semplicemente riportato attraverso un pronome personale complemento, “mi”. Ad ogni modo, non si ritiene che questa scelta traduttologica abbia portato a una perdita di colorito, in quanto i toni di arroganza e superiorità con cui l’interlocutore si rivolge all’investigatore durante tutta la telefonata rendono facilmente comprensibile la personalità dello stesso.