CAP 6 I TAVOLI DI COPROGETTAZIONE, DUE
6.3 DUE MODELLI: DIFFERENZE E SOMIGLIANZE
Questi due modelli che abbiamo analizzato sono diversi tra loro, il modello Pegaso è molto metodologico, scandito da regole di comportamento rivolte sia all’ente pubblico titolare del processo stesso, sia ai partner privati e pubblici che partecipano ai tavoli di coprogettazione. La Simurg Ricerche invece delinea un modello in cui sono meno esplicitate le regole di comportamento a cui si devono attenere i partner, questo perché il modello Simurg è più orientato sui processi partecipativi e di confronto tra i vari partecipanti e stakeholder. La causa di questa diversità va cercata nella struttura e nella mission sia del Consorzio Pegaso sia della Simurg Ricerche.
Il Consorzio Pegaso ha delineato una linea metodologica sulla coprogettazione rivolta, come abbiamo già sottolineato, ai servizi pubblici per conto della Regione Toscana. Pegaso però è un Consorzio di cooperative che si occupa di coprogettazione come partner nei processi di coprogettazione stessa e non come consulente dei servizi pubblici. Mentre la Simurg Ricerche è una società privata che effettua ricerche, indagini e sondaggi su tematiche sociali, economici e
ambientali e spesso viene chiamata dagli enti pubblici per fare consulenza e per gestire i processi partecipativi di coprogettazione. Nonostante questa diversità entrambe, inconsapevolmente propongono due modelli che hanno molti punti in comune:
entrambe partono dal presupposto fondamentale dell’analisi del contesto di riferimento territoriale.
Infatti sia Pegaso che Simurg Ricerche ribadiscono e concordano sul fatto che ogni processo partecipativo deve iniziare necessariamente, pena l’insuccesso e l’inefficacia del processo stesso, con l’acquisizione di una serie di informazioni che permettono di avere un quadro generale e specifico del tema da indagare e su cui bisogna intervenire con lo strumento della coprogettazione.
Questa acquisizione di informazioni deve avvenire sia prima sia durante il processo di coprogettazione.
Un altro aspetto che hanno in comune riguarda l’uso di una metodologia non brevettata, ovvero entrambe non propongono delle tecniche esclusive di gestione dei tavoli, ma tecniche e prassi che appartengono alla letteratura metodologica qualitativa della gestione dei gruppi.
Hanno in comune anche un altro aspetto fondamentale, ovvero quello di considerare la coprogettazione uno strumento efficace, valido e innovativo, ma per fare in modo che lo sia di fatto, entrambe sostengono che deve essere utilizzato con una metodologia accurata e monitorata con costanza e pazienza nel tempo.
Come sostengono sia Pegaso che Simurg Ricerche gli effetti della coprogettazione si vedono con il tempo, non sono immediati e facili da avere e questo succede solo se la metodologia usata è stata accurata e soprattutto monitorata nel tempo.
Entrambe sostengono che nella realtà una volta realizzati i progetti e gli interventi spesso finisce tutto, è difficile cioè che ci sia il monitoraggio nel tempo dell’intervento stesso anche se realizzato, perdendo in parte o addirittura in alcuni casi tutto il lavoro fatto durante tutto il processo di coprogettazione.
Questo perché senza questo monitoraggio, secondo Pegaso e Simurg Ricerche, spesso ritornano o nascano nuovi conflitti tra i soggetti che hanno partecipato alla coprogettazione e hanno realizzato l’intervento. Soprattutto è difficile se non impossibile vedere gli effetti positivi a lungo termine di un processo di coprogettazione che è stato efficace, dando ottimi risultati fino ad un certo punto del progetto o dell’intervento realizzato, e poi però senza il monitoraggio necessario è stato perso tutto il lavoro fatto.
E’ importante tenere presente che entrambi i modelli descrivono lo strumento della coprogettazione come un processo, un percorso per niente scontato, anzi tutto in salita e tutto da costruire ex novo, dove la presa di decisioni consensuale e di comune accordo tra tutti i partecipanti non solo non è scontata, ma deve essere conquistata.
Per essere reale ed effettiva è necessario gestire tutto il processo in modo accurato, consapevole e con competenza per gestire le diverse dinamiche conflittuali che possono emergere, permettendo non solo la partecipazione di tutti i partner ma anche la produttività e l’efficienza dei tavoli stessi nella formulazione del progetto e dell’intervento da realizzare.
CONCLUSIONI
La stesura di questo elaborato mi ha permesso di entrare in contatto con tante realtà territoriali pubbliche e private che operano sul territorio, permettendomi di conoscere dal vivo lo strumento della coprogettazione, non solo nel contesto del finanziamento FSE.
Sulla base di quanto abbiamo analizzato in questo elaborato, al di là di tanti ideali che questo strumento porta con sé, possiamo affermare la fondatezza, la produttività e l’efficacia di questo strumento laddove viene condotto e gestito seguendo una metodologia meticolosa e accurata.
Nessuno strumento e nessuna tecnica può e deve essere improvvisata o lasciata al caso, pena la mancanza di risultati, nonché la inefficacia e inefficienza dell’intero processo. Ancor meno lo deve essere la coprogettazione che vede riuniti intorno ai tavoli diversi stakeholder o partner che spesso sono competitor tra di loro per il servizio o intervento oggetto di coprogettazione. Per tale motivo, l’uso della metodologia adeguata al contesto territoriale specifico, al tipo di intervento da realizzare, al numero dei partecipanti ai tavoli di coprogettazione, è fondamentale per diminuire o addirittura annullare i conflitti che inevitabilmente emergono durante il processo partecipativo.
Questo è fondamentale per arrivare a formulare e stilare dei progetti di interventi che siano il risultato di un processo decisionale comune in cui prevale il consenso tra tutti i partner del tavolo.
Sulla base di questo infatti è importante tenere presente che il risultato della coprogettazione deve o dovrebbe essere quello di arrivare alla stipulazione di un accordo o di una convenzione tra i soggetti che partecipano al tavolo.
E’ importante mettere in evidenza che questo accordo o convenzione tra i vari soggetti che hanno partecipato alla coprogettazione, che abbiamo detto rappresenta il punto di arrivo di una coprogettazione efficace, in realtà, sulla base di quanto abbiamo analizzato nei capitoli
precedenti, possiamo affermare che invece rappresenta il punto di partenza.
L’analisi e il confronto effettuato per la stesura di questo elaborato con i ricercatori della Simurg Ricerche, con gli enti pubblici e con il Consorzio Pegaso mi permette di affermare questo punto fondamentale, ovvero che questa collaborazione, questo accordo che nasce con la coprogettazione deve essere monitorata con costanza e nel tempo in modo che non sia limitata all’intervento specifico ma resista anche nel lungo periodo, perché altrimenti si rischia di perdere tutto il lavoro fatto in sede di coprogettazione e soprattutto l’inefficacia dell’intervento stesso.
Questo aspetto rappresenta la parte più difficile da realizzare, però se ci si pensa uno strumento è veramente efficace non solo se raggiunge il risultato atteso, ma lo è ancora di più se questo risultato ottenuto si mantiene nel tempo ma questo è possibile solo con un monitoraggio costante e paziente che non può e non deve finire con l’accordo di collaborazione tra i vari partner.
Quello che emerge dall’analisi di questi due modelli è che questo aspetto viene sottovalutato e non considerato, perché quello che interessa agli enti pubblici e ai soggetti privati molto spesso è arrivare ad un accordo per la stesura di un progetto di intervento da realizzare senza considerare il dopo, con il rischio grosso di perdere tutto il lavoro che hanno conquistato in sede di coprogettazione.
La stesura di questo elaborato, l’analisi di questi due modelli metodologici e il confronto che ho avuto con i vari esperti, con gli enti pubblici mi permette di concludere tutto il percorso dimostrando che la coprogettazione rappresenta davvero uno strumento innovativo, come sostiene anche Pegaso nella sua linea metodologica, in grado di stimolare la crescita qualitativa e la capacità di offerta del terzo settore in modo da realizzare degli interventi condividendo obiettivi e progettando servizi in modo congiunto.
Questo perché, come sostiene anche la Simurg Ricerche, la coprogettazione crea il valore sociale della cooperazione, ovvero crea quel circolo virtuoso che permette di aumentare il valore sociale di tutti i soggetti coinvolti nel processo, nonché dell’intero sistema. Ogni partecipante al tavolo di coprogettazione impara qualcosa di nuovo che può spendere e utilizzare in altra sede ed in altri modi.
Allo stesso tempo il confronto tra i partner del tavolo di coprogettazione crea selezione tra gli stessi, dove emerge con chiarezza chi è più competente a gestire quel determinato servizio all’interno del progetto e chi invece, al contrario, non lo è. Ed è qui che emergono i conflitti tipici della competizione che è necessario saper gestire ed affrontare con l’aiuto di tecniche e metodi accurati, validi e meticolosi in grado di smorzare o annullare questi conflitti, rendendo i tavoli di confronto partecipativi e produttivi.