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LA PARTNERSHIP E I NODI PROBLEMATIC

CAP 2 LA RIFORMA DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

2.6 LA PARTNERSHIP E I NODI PROBLEMATIC

Bifulco e de Leonardis (Battistelli F., 2002) sottolineano alcuni nodi

problematici che si raddensano intorno alla partnership.

Il primo è costituito dalle frammentazioni presenti al suo interno. Infatti nello scenario che stiamo affrontando delle trasformazioni amministrative, “le partnership sono strettamente associate, come

delle barriere fra soggetti normalmente separati oppure comunicanti poco e male fra loro: fra le diverse articolazioni dell’amministrazione pubblica e i diversi livelli che ne strutturano i campi d’azione lungo l’asse locale/nazionale/comunitario; fra le amministrazioni pubbliche e la società civile, nelle sue varie espressioni; fra i governi locali e le

comunità di riferimento” (ivi:115).

Il presupposto che sta alla base, secondo queste autrici, è “che questi stessi soggetti - che normalmente si evitano per disinteresse reciproco o per sviluppare concorrenze laterali, oppure confliggono frontalmente intorno a interessi e valori contrastanti – nelle partnership interagiscano e scambino in orizzontale fra loro, stringano accordi, si riconoscano

attorno a problemi e soluzioni comuni” (ivi:115). “Per dirla in breve,

concludono le autrici, che interazioni di tipo cooperativo siano

condizioni ed effetti delle partnership” (ivi:115).

Allo stesso tempo, Bifulco e de Leonardis (Battistelli F., 2002)

sottolineano anche i problemi che la cooperazione può avere nelle partnership; infatti a tal proposito queste due autrici mettono in evidenza che “anche quando la cooperazione è un vero e proprio presupposto più o meno espresso dell’azione pubblica, è possibile rilevare una coesistenza di componenti virtuose e di fattori di blocco

delle potenzialità generative delle partnership” (ivi:116). Infatti “questo

è il caso delle esperienze sviluppate in Italia, come sottolineano le autrici (ivi:116), nell’ambito dell’attuazione della L. 285/1997 finalizzata alla promozione dei diritti e delle opportunità dell’infanzia e dell’adolescenza”. La progettazione partecipata fra i diversi enti e servizi pubblici, volontariato, privato sociale rappresenta la modalità prevista

dalla legge per poter accedere ai finanziamenti nazionali (ivi :116-117).

Alla base c’è l’idea che le logiche progettuali basate sulla partnership siano dei fattori di qualità imprescindibili.

Su questa linea, continuano Bifulco e de Leonardis, “il livello centrale ha promosso per tutto il triennio delle iniziative di divulgazione e di formazione destinate agli implementatori e incentrate sui presupposti

“Dai monitoraggi sull’implementazione della legge realizzati in alcuni ambiti provinciali emerge un quadro, come era prevedibile, eterogeneo

ed estremamente sensibile alle specificità dei contesti territoriali” (De

Ambrogio, 2000 in Battistelli, 2002 :117).

“Sotto il profilo del metodo, esso presenta due tratti contraddittori tra loro: sul piano culturale, la diffusione di approcci partecipati alla progettazione e l’eccessiva frammentazione delle pratiche progettuali concrete. Infatti il punto fondamentale è che nella maggior parte dei casi

”la regia” territoriale è stata debole o assente” (De Ambrogio, 2000 in

Battistelli, 2002 : 117).

Tutto questo ci permette di affermare che “nella teoria si afferma e si

celebra i nuovi frames (ivi :117) dell’orizzontalità e della cooperazione;

dall’altro lato si tende a sminuire la capacità generativa di questi stessi frames (ivi) cristallizzandola in adempimenti procedurali opachi, disancorati da obiettivi e finalità; con il rischio di rafforzare lo stampo

ritualistico associato all’amministrazione burocratica” (ivi.117).

L’ultimo nodo problematico evidenziato da Bifulco e de Leonardis (ivi:119) è costituito dai processi di soggettivazione, i quali “costituiscono una deriva della dimensione intersoggettiva che per definizione è alla base delle partnership e che trova la sua espressione

principale nel criterio metodologico delle reti” (Battistelli, 2002:110).

“Se scorriamo gli studi di caso disponibili nel campo delle scienze sociali, continuano le autrici, notiamo che spesso le partnership, più o meno reticolari, hanno un ciclo di vita breve, legato ai soggetti concreti che le fanno e ai rapporti di fiducia interpersonale che vi si instaurano. Si tratta di architetture istituzionali e organizzative di stampo particolaristico. Sovrapposte a queste in parte, ci sono partnership che vivono e sopravvivono dell’attivismo di gruppetti designati e riconosciuti formalmente, almeno in teoria fortemente orientati alla

prestazione” (Battistelli, 2002:119).

Su questo quadro quindi possiamo affermare che, la soggettivazione in generale sembra scandita su un doppio registro, affermano le autrici. Il primo è quello della disposizione a riconoscersi reciprocamente e a

scambiare nella prevalenza rapporti particolaristici; il secondo registro riguarda la personalizzazione, si tratta cioè dell’amplificazione degli effetti di soggettivazione delle responsabilità connessi all’autonomia di

ruoli e attori alla base delle partnership (ivi :119). Su questa autonomia

infatti si basa la costruzione e la vita delle partnership, cioè sulle capacità di iniziativa, di accesso alle risorse di informazione e conoscenza e di networking (Battistelli, 2002:119).

”Il rischio di tutto questo è duplice, infatti è possibile che gli spazi di autonomia così liberati diventino campi di azioni e relazioni svincolate da forme di appartenenza istituzionali anche minime, incoerenti rispetto

alle mission espresse” (ivi:119). “Viceversa è possibile che

nell’attribuzione d’autonomia siano esasperate le componenti volontarie

e “contrattuali” (ivi:119) di quest’ultima, con la conseguente

trasformazione delle responsabilità di ruolo in responsabilità

squisitamente personali, del commitment organizzativo in commitment

individuale e che con ciò sia relegato sullo sfondo l’onere di curare e consolidare la dimensione istituzionale delle responsabilità e dei commitmens reciproci” (Battistelli, 2002:119). “Tutti e due questi registri della soggettivazione sono associati ad ampi aspetti di discrezionalità e lavorano a sfavore sia della dimensione collettiva delle

partnership sia della loro consistenza istituzionale” (ivi:119).

Nonostante tutto, le soggettivazioni possono avere anche dei risvolti importanti che riguardano le posizioni che i cittadini e la comunità locale assumono nelle partnership. Infatti come affermano Bifulco e de Leonardis “sotto l’ombrello del lavoro orientato al progetto possono prendere corpo pratiche di rapporto fra agenzie e cittadini sistematicamente configurate da modelli duali centrati sul caso” (Battistelli, 2002:120); “dove da un lato presuppongono la responsabilizzazione di cittadini-utenti e dall’altro però ne confermano quella condizione di destinatari passivi degli interventi alla base del

modello duale” (ivi:120).

Alla luce di tutto questo possiamo sostenere che “le frammentazioni e le soggettivazioni sono spine nel fianco, come sottolineano le autrici

(ivi:120), delle funzioni di intermediazione amministrativa collegate alla partnership; s’intende, se si prende per buona la qualificazione di queste funzioni in termini di “regia”, di coordinamento rispetto a fini collettivi

e specifici” (Battistelli, 2002:120).

“Certamente, concludono Bifulco e de Leonardis (ivi :120), ci troviamo

di fronte a un campo d‘azione amministrativa “debolmente strutturato”: “una nebulosa di logiche d’azione che fra loro s’integrano con difficoltà e anche se ciò avviene è relativamente casuale e soprattutto non

prevedibile” (Lanzalaco, 1998 :11 in Battistelli, 2002 :120).

Più che per la sua “regia”, in un campo siffatto l’amministrazione

pubblica spicca per la sua atrofia“(Lanzalaco 1998 in Battistelli 2002:

120).

Per tale motivo, viene da pensare, scrivono Bifulco e de Leonardis, che “l’amministrazione burocratica, che di frammentazione e proceduralismo si nutre, finisca con il ritrovare una linfa preziosa e

CAP 3. L’EVOLUZIONE DEI RAPPORTI TRA