Dario De Santis
Dipartimento di studi umanistici e del patrimonio culturale, Università di Udine, [email protected]
ABSTRACT
Il presente contributo intende illustrare le fasi della realizzazione dell’Archivio digitale dell’Università Castrense (1916-1917) di San Giorgio di Nogaro (UD) e proporre alcune riflessioni emerse nel corso dei lavori. La documentazione relativa alla storia della Castrense, un particolare campus scientifico-universitario, ente di formazione e di ricerca sorto nel corso della Grande Guerra sulla linea del fuoco e distrutto a seguito della disfatta di Caporetto, si trova oggi disseminata in numerosi archivi di enti e di privati. La costituzione di un archivio digitale “tematico” e la creazione di un inventario virtuale analitico hanno messo in evidenza potenzialità e criticità di questo innovativo strumento di ricerca, didattica e divulgazione: un luogo virtuale di consultazione costantemente aggiornabile che traccia e rappresenta l’avanzamento delle ricerche e consente una fruizione efficace di documenti eterogenei. Emergono dal lavoro svolto nuove metodologie di ricerca, di narrazione e di valorizzazione delle fonti, nonché elementi di riflessione teorici e spunti applicativi per la determinazione di criteri di lavoro e fruizione più efficaci.
PAROLE CHIAVE:
Archivi digitali, Divulgazione, Public History, Storia della medicina, Prima guerra mondiale. INTRODUZIONE
L’Università Castrense (o Scuola medica da campo) fu un campus universitario-militare di Medicina e Chirurgia sorto nel gennaio 1916 proprio a San Giorgio di Nogaro, che combinava formazione teorico-scientifica e applicazione pratica. Un’esperienza accademica correlata alle vicende belliche, con ricadute su ricerca scientifica, territorio italiano e concezione della guerra che permise a più di mille studenti universitari di terminare il percorso universitario al fronte e di prestare servizio in prima linea, forti di una preparazione medica specifica.
Nel corso del 2018 è stato avviato dal Dipartimento di studi manistici e del patrimonio culturale (DIUM) dell’Università di Udine un progetto volto alla realizzazione dell’archivio digitale della Castrense, nell’ambito di un più ampio programma di ricerca, coordinato dal Prof. Francesco Pitassio, che si pone come obiettivo complessivo lo studio transdisciplinare del trauma nell’esperienza della Prima Guerra Mondiale. Grazie ad un finanziamento di Regione autonoma Friuli Venezia Giulia per progetti riguardanti la realizzazione di studi e ricerche storiche di base concernenti la prima guerra mondiale e del Comune di San Giorgio di Nogaro (UD) è stato innanzitutto digitalizzato e pubblicato online, su una piattaforma appositamente predisposta, il fondo documentario recentemente acquisito dalla Biblioteca comunale “Villa Dora” di San Giorgio di Nogaro.
Il progetto di digitalizzazione dell’archivio, di natura interdisciplinare, coinvolge ricercatori e professori dell’Università di Udine che appartengono a diversi settori scientifici del Dipartimento di Studi umanistici e del Patrimonio culturale (DIUM) e del Dipartimento di Scienze economiche e statistiche (DIES), e mira ai seguenti obiettivi:
2) Acquisizione digitale dei materiali, compresi quelli fotografici; 3) Costituzione dell’archivio digitale dell’Università Castrense;
4) Valorizzazione dell’archivio mediante pubblicazione e diffusione all’interno di un sito web appositamente predisposto.
L’archivio digitale sarà presentato ufficialmente nella primavera del 2019, in occasione del convengo internazionale dedicato al concetto di trauma nel corso della Grande Guerra, che si terrà a Udine (presso il DIUM) e a San Giorgio di Nogaro. Successivamente l’archivio verrà pubblicato online come sezione di primo livello del sito dell’Università Castrense, già creato dalla biblioteca comunale Villa Dora: www.universitacastrense.eu
Archiui: una nuova piattaforma
Per la pubblicazione online delle carte è stato utilizzato il sistema Archiui, realizzato dalla software house Promemoria s.r.l. di Torino. Tale database è composto dal software di descrizione opensource CollectiveAccess – nato inizialmente negli Stati Uniti per gestire il patrimonio museale e in seguito sviluppato anche per le altre tipologie di beni culturali – integrato con il content management system WordPress, molto diffuso anche nel mondo editoriale e particolarmente apprezzato per la facilità d’uso e la buona indicizzazione dei contenuti sui motori di ricerca. In sostanza per la visualizzazione on-line di tutti i contenuti (front-end), viene utilizzato WordPress, grazie ad un plugin – sviluppato dalla stessa azienda – che permette di integrare all’interno della medesima interfaccia web contenuti di tipo editoriale e contenuti che vengono richiamati in modo dinamico dal database di CollectiveAccess.
Archiui è oggi una piattaforma stabile, accessibile e ampiamente personalizzabile. CollectiveAccess rispetta gli standard internazionali di descrizione archivistica e biblioteconomica (ISAD, ISAAR, DublinCore, DACS, MARC, PBCore e altri) e consente una gestione unificata di diverse banche dati, tracciando quelle preesistenti in caso di migrazione da altri applicativi (Archimista, Guarini Archivi, GEA, Arianna, MS Access, MS Excel), garantendo l'interoperabilità e la condivisione delle risorse con altri sistemi informativi. Forte di una community internazionale ampia, consente di esportare i dati codificati XML-EAD e XML-EAC, mentre l'ambiente software è indipendente dalla piattaforma di installazione, che può essere proprietaria (Microsoft Windows Server 2003, Server 2008, Windows XP e Windows 7, Solaris 9+ o Mac OS X 10.5+) oppure open source (Linux, nelle diverse distribuzioni). Cfr. http://docplayer.it/959212-Collectiveaccess-l-open- source-al-servizio-degli-archivi-storici.html.
L’ARCHIVIO DIGITALE DELL’UNIVERSITÀ CASTRENSE: UN PERCORSO “TEMATICO”
Ripercorrendo tutte le fasi del progetto, la presentazione intende porre l’accento su alcune peculiarità dell’archivio digitale dell’Università Castrense che si inseriscono nella più ampia riflessione sulle nuove prospettive di valorizzazione e divulgazione offerte dall’universo digitale.
Il nucleo documentale oggetto del riordino e della digitalizzazione consiste in circa duemila carte rinvenute a Sarzana in due valigie conservate all’interno dell’abitazione di Giuseppe Tusini, professore di clinica chirurgica presso l’Università di Modena, fondatore e direttore dell’Università Castrense nel 1916, donate dagli eredi alla biblioteca civica “Villa Dora” di San Giorgio di Nogaro. Tali documenti costituiscono una fonte di primaria importanza per lo studio delle vicende che portarono alla nascita di questo atipico centro di formazione e di ricerca e consentono di approfondire la disamina dell’attività didattica e scientifica svolta all’interno del campus nel corso dei suoi due anni di attività.
Nell’archivio troviamo: l’elenco dei corsi e degli iscritti, i verbali degli esami, l’attività delle cliniche universitarie ubicate negli ospedali da campo, le relazioni redatte dal direttore e dal corpo docenti, i verbali degli esami e delle discussioni di laurea, la corrispondenza del direttore, le bozze delle pubblicazioni scientifiche emerse dall’attività di ricerca, ma anche la documentazione raccolta dallo stesso Tusini (verbali delle sedute parlamentari, appunti, articoli di giornale, corrispondenza) per ricostruire i passaggi istituzionali che portarono all’approvazione parlamentare e al disegno di legge.
In una prima fase del lavoro si è provveduto a completare il riordino fisico del fondo, già avviato dal personale della biblioteca, e a terminare il suo condizionamento. Successivamente è stato possibile digitalizzare i documenti e provvedere alla realizzazione di un inventario analitico.
Contestualmente è stata condotta su tutto il territorio nazionale una ricerca volta a individuare documenti e materiali fotografici relativi alla Castrense e ai suoi protagonisti. Tale scavo ha portato all’individuazione di numerose unità archivistiche sia in archivi di enti sia in archivi di privati, per un totale di circa 6.500 carte, che sono state acquisite in formato digitale ad alta definizione. Numerosi documenti sono stati rinvenuti ad esempio presso l’AUSME - Archivio documentale dello Stato maggio dell’Esercito (Fondi E7, B3, B1, F3), l’Archivio centrale dello Stato (Archivio del Ministero della pubblica istruzione) e l’Archivio Storico della Croce Rossa a Roma. Altri archivi, soprattutto di privati, come l’Archivio personale dei docenti Pietro Marogna (Sassari), Gherardo Forni (San Giovanni in Persiceto) e Gaetano Samperi (Catania), che contengono diari, corrispondenza e materiale fotografico relativo alla Castrense sono stati individuati e segnalati e potranno essere aggregati in futuro.
Considerata la natura istituzionale e giuridica straordinaria dell’Università Castrense – afferente in parte al Ministero della Guerra, in parte a quello dell’Istruzione, prima a statuto autonomo, poi succursale dell’Università di Padova, distrutta a seguito della disfatta di Caporetto – la ricerca delle fonti documentarie legate alla sua storia presenta notevoli difficoltà. Per questa ragione, con la creazione di un archivio digitale e a partire dal nucleo documentale recentemente rinvenuto, si è ritenuto opportuno pubblicare online tutte le fonti emerse dallo scavo.
L’archivio digitale della Castrense è dunque oggi costituito da un “superfondo” (per un totale di circa 8.000 carte digitalizzate) che, oltre alla documentazione conservata a Villa Dora, propone unità archivistiche provenienti da diversi fondi (6 attualmente, ma in costante aggiornamento), sparsi sul territorio nazionale. La dimensione virtuale infatti consente agli utenti di navigare e interagire con l’informazione in modi nuovi, mettendo in discussione gli attuali fondamenti epistemologici delle strutture documentarie che potrebbero essere ripensate incoraggiando modalità di studio e interpretazione delle collezioni che rispecchino anche il punto di vista e le aspettative del pubblico. All’interno di questo scenario, gli archivi digitali possono essere considerati terreno fertile per la sperimentazione di modelli innovativi di accesso e fruizione del patrimonio culturale: l’archivio digitale della Castrense presenta in questo senso una struttura “tematica” che consente agli studiosi di consultare la documentazione relativa a uno specifico percorso di ricerca. Tale struttura è oggi ancora relativamente poco diffusa: nel panorama digitale prevalgono infatti archivi online che riproducono la struttura fisica di uno o più fondi – è il caso ad esempio dell’Aspi - Archivio storico della psicologia italiana – o banche dati cumulative che raccolgono e presentano il lavoro di diversi gruppi di ricerca, come ad esempio il progetto Cendari. In questo caso invece si è deciso di adottare una “terza via”: oltre alla digitalizzazione e alla pubblicazione online del nucleo documentale principale, l’archivio storico dell’Università Castrense, sono stati digitalizzate partizioni, serie o semplici unità archivistiche appartenenti a fondi di istituzioni o di privati, legate all’attività istituzionale, militare, clinica o scientifica dell’Università Castrense o dei suoi protagonisti. Pur mantenendo la sua funzione originaria –
conservazione (digitale) e consultazione – l’archivio acquisisce così una funzione nuova e diviene un ambiente virtuale di lavoro dove una comunità sempre più ampia ritrova i documenti d’archivio relativi a uno specifico percorso di ricerca all’interno di una struttura archivistica che garantisce il mantenimento delle relazioni d’archivio originarie e consente di individuare facilmente l’ubicazione fisica della documentazione e la sua collocazione.
In questa veste l’archivio digitale diventa non solo il luogo di conservazione, consultazione e valorizzazione di un determinato fondo, ma traccia un percorso di indagine che può essere costantemente aggiornato e ampliato: uno strumento innovativo utile non solo agli studiosi ma anche all’attività didattica e alla hands-on-practice. Registra e mostra infatti i “movimenti” degli storici, le relazioni complesse e spesso casuali che legano gli avvenimenti e dunque i documenti e gli archivi; fornisce una rappresentazione dell’attività di ricerca, riportando, in un unico inventario virtuale e nella loro disposizione originaria, le fonti su cui si basano le diverse interpretazioni e conclusioni degli studiosi. In un ambiente in cui i vincoli fisici sono potenzialmente inesistenti, i tradizionali modelli e approcci usati dagli specialisti possono essere integrati con nuovi linguaggi e strategie di organizzazione e visualizzazione dei contenuti. È certo che l’approdo della documentazione digitale nei nostri computer sotto forma di risorse sia in grado di trasformare il modo di lavorare dello storico ma anche il suo rapporto con la scrittura e con i documenti. In questa veste, l’archivio stesso, oltre a strumento di indagine, diviene narrazione della ricerca svolta e permette a una comunità sempre più ampia di ripercorrere ed eventualmente proseguire il lavoro, consentendo l’utilizzo delle fonti per la didattica e favorendo nuove modalità di valorizzazione e divulgazione.
OBIETTIVI
La presentazione intende dunque:
1. Illustrare lo svolgimento del progetto in tutte le sue fasi (riordino, censimento di documenti sul territorio, costituzione dell’archivio digitale “tematico”) per “raccontare” la creazione di un archivio digitale.
2. Mostrare l’archivio online e il suo funzionamento.
3. Alla luce delle considerazioni qui esposte riflettere su potenzialità/criticità di un ambiente digitale “tematico” e sul suo utilizzo in ambito didattico e divulgativo.
4. Con particolare attenzione alla Public History, illustrare come il passaggio concettuale tra il mondo reale e quello digitale, trasformando il modo di rapportarsi a fonti e documenti, offra innovativi strumenti di ricerca e narrazione.
BIBLIOGRAFIA
[1] Allegrezza, Stefano. Le memorie per la conservazione a lungo termine dei documenti digitali: metodi e criteri per la valutazione e la selezione dei supporti di memorizzazione. Macerata: Simple, 2013.
[2] Allegrezza Stefano, Gorgolini, Luca (a cura di). Gli archivi di persona nell'era digitale: il caso dell'archivio di Massimo Vannucci. Bologna: Il Mulino, 2016.
[3] Bollini, Letizia. “Lo spazio digitale del sapere: dalla forma archivio alle knowledge-base culturali. Aggregazioni, narrazioni e migrazioni". In Design & Cultural Heritage, a cura di Raffaella Trocchianesi ed Eleonora Lupo, 3:53-67. Milano: Electa, 2013.
[4] Bollini, Letizia. “The open heritage of digital archives. Preservation, sustainability and accessibility of historical documentation to map the field of Italian Mind Science". In Heritage 2016, a cura di Rogério Amoêda, Sérgio Lira e Cristina Pinheiro, 773-782. Lisbona: Green Lines Institute, 2016.
[5] Bollini, Letizia e Marco Borsotti. “Strategies of Commutation in Exhibition Design". The International Journal of Architectonic, Spatial, and Environmental Design 10, num. 1 (2016): 13-21.
[6] Burdick, Anne, Johanna Drucker, Peter Lunenfeld, Todd Presner, e Jeffrey Schnapp. Digital_humanities. Cambridge, MA: MIT Press, 2012.
[7] Bollini, Letizia, De Santis, Dario, Radice, Sara e Zocchi, Paola. “Le trame invisibili. Nuove modalità di esplorazione online dell’Archivio storico della psicologia italiana”. Umanistica digitale, num. 1, 2017: 59-84.
[8] Cameron, Fiona. “Museum Collections, Documentation, and Shifting Knowledge Paradigms". In Reinventing the Museum: The Evolving Conversation on the Paradigm Shift, a cura di Gail Anderson, Seconda, 223-238. Plymouth: AltaMira Press, 2012.
[9] De Santis, Dario. “L’archivio storico della psicologia italiana". Rivista di storia della medicina 20, num. 1-2 (2010): 161-163.
[10] Guercio, Maria. Archivistica informatica. I documenti in ambiente digitale. Roma: Carocci, 2015. [11] Guercio, Maria. Conservare il digitale. Principi, metodi e procedure per la conservazione a lungo
termine di documenti digitali. Roma-Bari: Laterza, 2013.
[12] Nicks, John. “Curatorship in the Exhibition Planning Process". In The Manual of Museum Exhibitions, a cura di Barry Lord e Gail Dexter Lord, 345-72. Walnut Creek, CA: AltaMira Press, 2002.
[13] Noiret Serge. “Informatica, storia e storiografia: la storia si fa digitale”. Memorie e ricerca, num. 28, maggio-agosto 2008: 189-201.
[14] Radice, Sara. “The open archive: toward a framework for the design of virtual exhibition of archival contents enabling an effective audience engagement". In The Ecology of Culture: Community Engagement, Co-creation, Cross Fertilization, 392-401. Brussels: ENCATC, 2015.
[15] Salvadori, Enrica. “Digital (Public) History: la nuova strada di un’antica disciplina. Rivista dell’Istituto di storia dell’Europa mediterranea, numero 1/I n.s., dicembre 2017: 57-94.
[16] Tosti Croce, Mauro e Maria Natalina Trivisano. “Thematic Portals: Tools for Research and Making the Archival Heritage Known”. Journal of Modern Italian Studies 20, num. 5 (2015): 732-739.
[17] Vitali, Stefano. Passato Digitale. Le fonti dello storico nell’era del computer. Milano: Bruno Mondadori, 2004
[18] Zanni Rosiello, Isabella. “A proposito di web e del mestiere di storico”. Contemporanea, VIII, num. 4, Ottobre 2005:743-755.
[19] Walsh, Peter. “Rise and Fall of the Post-Photographic Museum: Technology and the Transformation of Art". In Theorizing digital cultural heritage: a critical discourse, a cura di Fiona Cameron e Sarah Kenderdine, 19-34. Cambridge, Mass: MIT Press, 2007.
[20] Zocchi, Paola. “Gli archivi storici della psicologia italiana on-line”. Storia in Lombardia 1 (2010): 150- 51.