Elena Pierazzo1, Alessia Marini2
1Université Grenoble-Alpes, Francia, [email protected] 2Università di Siena, Italia, [email protected]
ABSTRACT
La realizzazione di un prototipo di edizione digitale di alcuni autografi manzoniani fornisce materiale di riflessione sullo statuto filologico e ontologico degli scartafacci d’autore. Le autrici si interrogano inoltre sull’apporto del digitale nello studio dei manoscritti d’autore.
KEYWORDS
filologia genetica, testualità, filologia d'autore
I manoscritti d’autore (o scartafacci, per usare la terminologia resa celebre da Contini) stanno gradualmente diventando oggetti privilegiati della riflessione filologica.
Soprattutto in territorio francese, essi non sono visti solo come forieri di un’opera in divenire che, teleologicamente, si svilupperà in un testo artisticamente compiuto, ma in sé, come oggetti di studio capaci di rivelare il processo autoriale oltre a rendere manifeste le motivazioni artistiche dell’autore. L’aumento della visibilità e dell’attenzione della critica verso questi oggetti è una diretta conseguenza dell’avvento del digitale, che da un lato grazie alle riproduzioni facsimilari ha permesso a un gran numero di documenti del passato di diventare vere e proprie star di internet, dall’altro fornisce strumenti di analisi e di comprensione adatti sia al lavoro di ricerca che alla divulgazione scientifica. Il prototipo relativo ai manoscritti proustiani realizzato nel 2012 (André e Pierazzo 2013; Pierazzo 2014) è un caso tipico in questo senso: nato grazia alla disponibilità in linea dei facsimili delle carte proustiane realizzati dalla Bibliothèque Nationale de France e dalla volontà di esplorare carte ai fini di ricerca, il prototipo si è rivelato un ottimo strumento anche per la divulgazione, per far capire “come lavorava Proust”.
Gli strumenti digitali a disposizione non sono però semplicissimi da realizzare: richiedono infatti competenze filologiche, di codifica, di trasformazione, di rappresentazione e di creatività; per esempio, il prototipo proustiano, nella sua semplicità, richiede competenze abbastanza avanzate di XML-TEI, SVG, XSLT, XPath, HTML, CSS e JavaScript. In realtà, però, la difficoltà maggiore è stata rappresentata dalla creazione del modello di codifica, che a sua volta riflette un’analisi del manoscritto da un punto di vista filologico e critico. Uno dei problemi principali nella modellizzazione degli scartafacci è dato dal fatto che nonostante sul manoscritto d’autore ci sia del testo, non è sempre detto che ci sia un testo, anzi: secondo Daniel Ferrer uno scartafaccio è solo una ricetta per creare un testo (Ferrer 1998). Il problema si complica quando le ricette si moltiplicano e lo scartafaccio contiene gli ingredienti di molti testi. È il caso del manoscritto del Fermo e Lucia / Sposi Promessi. Il manoscritto autografo che ospita la cosiddetta Prima Minuta (Manzoni 2006), è servito infatti da base al Manzoni per l’elaborazione della Seconda Minuta, conosciuta anche con il titolo di Sposi Promessi (Manzoni 2012). Ciascuna della carte del primo tomo del romanzo conservate alla Braidense, presenta sulla colonna di destra la stesura del Fermo e Lucia (FL) e su quella di sinistra gli Sposi Promessi (SP), con il caveat che a volte alcuni frammenti della colonna di destra (FL) sono, per così dire, “promossi” in SP, e hanno quindi una doppia valenza e una doppia testualità mentre alcuni frammenti della colonna di sinistra risalgono alla stesura di FL.
Questa complessa situazione documentaria ma soprattutto testuale è alla base di un esperimento/prototipo digitale che è stato realizzato in risposta a una sfida lanciata da Giulia Raboni e Paola Italia, nell’ambito del progetto “Manzoni Online: carte, libri, edizioni, strumenti (PRIN 2015FN4ZSN)”. Tale progetto ha come obiettivo la messa in linea di versione affidabili e editorialmente curate delle opere manzoniane, oltre alla produzione dei facsimili degli autografi, delle prime edizioni, delle lettere e dei postillati d’autore. Si affianca a questo obiettivo principale quello di produrre edizioni pilota/laboratorio di alcune carte particolarmente complesse e stratificate.
La sfida menzionata prima è quella di verificare la capacità dello schema TEI a gestire la doppia testualità presente nel documento, oltre che la sua natura composita: non sono infatti rare le pagine che includono cartigli e foglietti incollati attestanti ulteriori strati di scrittura oltre ai due menzionati. La modellizzazione del testo si presentava particolarmente complessa con molteplici obiettivi:
1) Esplorare la complessità della pagina autografa;
2) Ricostruire le versioni del Fermo e Lucia e degli Sposi Promessi attestate dal
manoscritto in tutte le loro stratificazioni;
3) Dare conto del processo autoriale che si sviluppa nel corso di sette anni;
4) Evidenziare quali parti del manoscritto appartengono a entrambi i testi in modo da
dare conto del metodo di lavoro e del processo creativo del Manzoni.
La codifica adottata si basa sull’elemento TEI <sourceDoc> il quale permette di includere la trascrizione del testo all’interno di una gerarchia documentaria, fatta di superfici e zone invece che di sezioni e paragrafi, come nello schema TEI più tradizionale. Invece di limitarci a distinguere i due testi, abbiamo concepito il modello su un asse temporale, cercando di riprodurre con la codifica il processo di scrittura: prima abbiamo delimitato le zone con il testo del solo FL, poi abbiamo ripercorso il processo mentale manzoniano da un lato aggiungendo le zone contenenti il testo di SP, dall’altro attribuendo un’etichetta alle zone già esistenti del FL, dichiarando se esse erano da considerarsi cancellande oppure erano da mantenersi. L’atto della codifica è diventato così un momento privilegiato dell’analisi filologica.
Il prototipo realizzato consente di visualizzare i due processi di scrittura (FL e SP), di estrarre i testi dell’uno e dell’altro “in pulito”, e di evidenziare le sovrapposizioni fra i due. L’obiettivo è quello quindi di mettere in luce la stratificazione della testualità manzoniana in un modo che, secondo noi, risulta più semplice e intuitivo di quanto non facciano le edizioni critiche con i relativi apparati che sommano la difficoltà della lettura del testo dovuta alla grande quantità di segni diacritici, al fatto che sono pubblicate in volumi separati, spezzando quindi quella relazione feconda fra i due che invece è presente nel manoscritto e che caratterizza il lavoro manzoniano.
Di là dei risultati ecdotici sul testo manzoniano, l’esperimento pone la base per ulteriori riflessioni metodologiche sulla natura e sul futuro della filologia degli scartafacci, come momento privilegiato di riflessione sul testo, sul documento e sul farsi dell’opera letteraria. REFERENCES
[1] André, Julie, e Elena Pierazzo. 2013. «Le codage en TEI des brouillons de Proust: vers l’édition numérique». Genesis 36 (13): 155–61.
[2] Ferrer, Daniel. 1998. «The Open Space of the Draft Page: James Joyce and Modern Manuscripts». In The Iconic Page in Manuscript, Print and Digital Culture, a cura di Georges Bornstein e Theresa Tinkle, 249–267. University of Michigan Press. http://www.item.ens.fr/index.php?id=23616.
Fermo e Lucia. Prima minuta (1821-1823). A cura di Barbara Colli, Paola Italia, e Giulia Raboni. Vol. 1. Milano: Casa del Manzoni.
[4] ———. 2012. I Promessi Sposi (1821-1827). Edizione critica diretta da Dante Isella. 2. Gli Sposi Promessi. Seconda minuta (1823-1827). A cura di Barbara Colli e Giulia Raboni. Vol. 2. Milano: Casa del Manzoni.
[5] Pierazzo, Elena. 2014. «Unpacking the draft page: a new framework for digital editions of draft manuscripts». Variants 11: 29–46.