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Narrazioni e frammenti, mosaici e algoritmi La costruzione digitale del racconto tra spazialità e

Nel documento AIUCD2019 - Book of Abstracts (pagine 135-137)

temporalità.

Federico Meschini

Università per Stranieri di Perugia/École Normale Supérieure de Paris

In questa relazione verranno analizzate le forme conoscitive e narrative rese possibili dai social media e in particolare dalla recente funzionalità delle Instagram Stories, basate sul concetto di frammento e sull'utilizzo di codici comunicativi eterogenei (Mayer 2001). Il punto di partenza sono le definizioni di tempo e spazio date da Immanuel Kant nella Critica della ragion pura, come forme pure della sensibilità, per collegarle alle riflessioni di Lev Manovich sul rapporto tra narrazione e database in cui la temporalità viene ricondotta al concetto di linearità e dei rapporti sintagmatici, e di come nella narrazione questi aspetti siano sempre stati in rapporto dinamico tra di loro, con ricerca continua riconquista della spazialità e di rottura della linearità nel momento in cui quest'ultima si dimostrava un limite,e culminati nella definizione di ipertesto da parte di Theodor Nelson, in cui è proprio l'aspetto spaziale ad essere il principale principio organizzativo (1965). Questo rapporto dinamico si riflette sia a livello di contenuto, come illustrato da Calvino nella lezione sulla molteplicità e conseguente definizione di iper-romanzo (1993), sia di forma, con le varie avanguardie e sperimentazioni letterarie in cui la continuità imposta dalla pagina tipografica diventa un limite da superare, come nel caso di Pale Fire di Nabokov, in cui la storia si dipana tra il testo del poema e le note, o Composition nr. 1 di Marc Saporta, il primo book in a box in cui ogni singola pagina componente la storia può essere ordinata a piacere dal lettore che riveste perciò un ruolo attivo.

L'aspetto della frammentazione della narrazione insieme alla conseguente necessità di un ruolo maggiormente attivo e consapevole da parte del fruitore sono tra i tratti caratteristici della condizione postmoderna (Lyotard 1979), che secondo Ferraris si è ormai diffusa su larga scala a causa della pervasività dell'informazione digitale, e di conseguenza rende necessarie quelle capacità di decodifica della complessità prima relegate ad un ambito letterario/estetico (Ferraris 2017).

A questo riguardo, riprendendo come esempio la libera disposizione delle pagine nell'opera di Saporta, è facile collegare questa combinazione fattoriale al concetto di complessità computazionale degli algoritmi, in cui ritornano gli aspetti relativi a tempo e spazio, in quanto utilizzati per definire le varie classi di complessità, e al concetto di entropia informativa (Shannon 1948), ossia l'imprevedibilità di un sistema nel generare informazione, tanto maggiore quanto più le varie possibilità delle singole scelte sono indifferenziate tra di loro. Utilizzando questi concetti, e le relative nozioni necessarie di calcolo combinatorio, ossia i concetti di disposizione semplice e disposizione con ripetizione, partendo dall'Edge Rank di Facebook, la prima formalizzazione nella selezione e ordinamento dei singoli elementi costituenti una timeline, verrà analizzato il ruolo degli algoritmi nel compito di riduzione dell'entropia in base a procedimenti probabilistici di machine learning, e di come siano le azioni stesse degli utenti a creare il racconto che osservano e di cui in maniera coalescente fanno parte, in quella modalità attiva che non può non ricordare il principio d'indeterminazione di Heisenberg. La fruizione dei contenuti della timeline è stata paragonata da Manovich come un ritorno all'esperienza del flâneur (2012), teorizzata da Baudelaire e resa celebre da Benjamin che ne Les passages parisiens riesce a descrivere la complessità della metropoli per eccellenza del XIX secolo solo tramite descrizione frammentarie. L'apparente linearità della timeline altro non è che una delle tante possibilità rese possibili dalla logica del

database (Manovich 1999), in quanto permette di esplicitare la forma nascosta di ogni racconto, quelle strutture sottostanti studiate a partire da Propp e dai formalisti russi in numerosi settori culturali, dall'antropologia (Cambpell 1949) alla scrittura cinematografica (Vogler 1992).

Infine il paradigma delle storie di Instagram, l'attuale esempio per eccellenza di narrazione tramite frammenti, verrà analizzato utilizzando i modelli sviluppati da Scott McCloud nell'analizzare il medium fumetto (1993), non a caso citato sia da Calvino sia da Manovich in quanto capace di coniugare sia l'aspetto spaziale sia temporale come nessun altro mezzo espressivo, come dimostrato dall'opera di Gianni De Luca, in cui la mancanza della divisione in vignette, ripresa in tempi più recenti da autori come Frank Miller, conferisce alla narrazione una dinamicità altrimenti impossibile da ottenere.

In particolare i concetti utilizzati sono: la closure, il ruolo attivo del fruitore nel collegare sinapticamente due informazioni apparentemente disgiunte; le diverse transizioni possibili tra le suddette informazioni, adattate a quello che sono i singoli oggetti discreti disponibili; i possibili rapporti esistenti tra informazioni eterogenee partendo da quello proposto da McCloud tra parole e immagini. Su queste basi verranno mostrati diversi esempi di narrazioni basate sulle Instagram Stories, differenziate tra un uso personale e dionisiaco da un lato e relativo alle organizzazioni e apollineo dall'altro, con le diverse possibili interazioni tra questi due princìpi, soffermandosi infine sulle biblioteche e sul loro utilizzo delle stories, con finalità che spaziano dalla semplice promozione delle attività fino al reference.

Bibliografia

[1] Calvino, I. (1993), Lezioni americane. Milano: Mondadori (1 ed. 1988, Milano: Garzanti).

[2] Campbell, J. (1949), The Hero with a Thousand Faces, New York: Pantheon Books. [3] Ferraris, M. (2017), Postverità e altri enigmi, Bologna: Il Mulino.

[4] Lyotard J. F. (1979), La Condition postmoderne. Rapport sur le savoir, Paris: Éditions de Minuit.

[5] Mayer, R. (2001), Multimedia Learning, New York: Cambridge University Press. [6] Manovich, L. (1999), Database as a Symbolic Form, in “Millennium Film Journal”, nr.

34, <http://www.mfj-

online.org/journalPages/MFJ34/Manovich_Database_FrameSet.html>.

[7] Manovich, L. (2012), Data stream, database, timeline (part 1), <http://lab.softwarestudies.com/2012/10/data-stream-database-timeline-new.html>. [8] McCloud, S. Understanding Comics (1993), Tundra Publishing, Northampon (MA). [9] Nelson, T. (1965), Complex information processing: a file structure for the complex, the

changing and the indeterminate, in ACM '65 Proceedings of the 1965 20th national conference, pp. 84-100 <https://archive.org/details/nelson-file-structure/page/n3>. [10] Vogler, C. (1987), The Writer's Journey: Mythic Structure for Writers, Los Angeles:

Michael Wiese Productions.

[11] Shannon C. E. (1948). A Mathematical Theory of Communication. Bell System Technical Journal, 27(3), 379–423.

Il Trattato di Scienza Universal di Vivaldo Belcalzer:

Nel documento AIUCD2019 - Book of Abstracts (pagine 135-137)