Tiago Luis Gil
Università di Brasilia / Università Ca'Foscari di Venezia(Visiting Scholar), Italy, [email protected]
ABSTRACT
L’obiettivo di questo intervento è esplorare le relazioni tra la storia e l’informatica negli ultimi cinquant’anni attraverso lo selezione di testi relativi dell’uso delle banche dati. Il focus sarà esclusivamente rivolto verso i testi già pubblicati sul tema, non considerando, quindi, le ricerche e gli studi che ancora non hanno dato luogo ad articoli o altro tipo di divulgazione scientifica. Questa ricerca si propone di ripercorre le trasformazioni avvenute durante questo periodo di tempo, sia tecniche sia concettuali e semantiche, riservando particolare attenzione a come gli storici hanno si sono relazionati e hanno utilizzato gli strumenti informatici. Come campione sono stati presi in esame centinaia di testi tra libri, capitoli e articoli, proveniente dall’Europa, dal Nord America e altri paesi comprendendo cinque lingue differenti. La conclusione vuole mettere in discussione la prospettiva interdisciplinare degli storici e porre l’accento sulla evidente mancanza di una riflessione sull’uso degli strumenti informatici e digitali.
PAROLE CHIAVE
Storia ed informatica, interdisciplinarità, banche dati. INTRODUZIONE
L’obiettivo di questo testo è studiare le relazioni tra storia ed informatica negli ultimi cinquanta anni, un lasso di tempo nel quale la storia ha sentito la presenza della giovane disciplina che aveva sedotto tutti i campi del sapere con cui era venuta in contatto. Il testo non vuole rappresentare questa interdisciplinarità come una tendenza o un dato rappresentativo dell’approccio degli storici, ma come un oggetto di studio in divenire.1
Il gruppo campione, composto dagli storici che si sono interessati all’informatica al punto di pubblicare dei testi sull’argomento, non era né dominante né egemonico. Studiarli, tuttavia, può essere utile per fornire alcune idee sulla natura del dibattito e, soprattutto, sulle posizioni prese dagli storici davanti all’avvicinamento delle due discipline. Sarà una storia del consumo di un prodotto specifico, l’informatica, nelle ultime decadi del XX secolo e nelle prime del XXI. Il focus sarà rivolto verso i testi già pubblicati sul tema, non considerando, quindi, le ricerche e gli studi che ancora non hanno dato luogo ad articoli o altro tipo di divulgazione scientifica.
METODOLOGIA E FONTI
La selezione di fonti (articoli, libri, capitoli) è stata fatta tenendo in conto dell’impossibilità di identificare e studiare le migliaia di ricorrenze di temi informatici nelle pubblicazioni storiche, la maggior parte delle quali non documentate o poco divulgate. Cosi il campione scelto è abbastanza ridotto e lontano dall’essere esaustivo; tuttavia sono state prese in considerazione 768 pubblicazioni tra il 1967, data dei primi rilevamenti, e il 2010, l’ultimo anno analizzato. Di questo totale, una parte minore, composta da 281 testi, è stata letta e classificata in base ad una lista di tematiche frequenti, che ha permesso di dividere la produzione scientifica in nove temi ricorrenti.
La maggior parte della campionatura è derivata da un numero limitato di dossier e volumi collettanei specificatamente dedicati al tema. Il primo di questi è stato The Historian and the computer del 19712. Sempre tra i libri scritti da più autori l’altro grande riferimento è stato Databases in Historical Research, del 1996.3 Più frequenti sono stati i numeri monografici pubblicati in riviste. Nel 1971 usciva il primo numero di «Computers and Medieval Data Processing», una pubblicazione di taglio più informativo che di dibattito, che sarebbe cessata nel 1987. Nel 1979, fu la volta di «Le médiéviste et l’ordinateur», stampata fino al 2006. I parametri utilizzati per la scelta degli articoli è stato dunque quello di prendere in considerazione quei testi che avessero un riferimento diretto all’uso dell’informatica nel titolo oppure che fossero inseriti all’interno di volumi collettivi specificatamente dedicati al tema. Sono state selezionate espressioni come “computer”, “informatica”, “calcolo automatico dei dati”, “databank”, e le loro variazioni come “database” o “analisi dei dati”; e anche le nuove espressioni come “www”, “internet” , “web”, “multimedia”. Molti degli autori considerati hanno iniziato la loro carriera parlando di “database storici” per poi passare, nel corso del tempo, ad utilizzare espressioni come “digital history”, il termine attualmente in uso; questa analisi ha consentito infatti anche di verificare il cambiamento semantico del campo di indagine.
ANALISI DEI DATI
La parola stessa per designare l’informatica non era molto antica, visto che è stata utilizzata per la prima volta in Germania nel 1957, e in Francia, nel 1962.4 L’informatica si stava ancora consolidando come disciplina autonoma quando iniziò asuscitare l’interesse tra gli storici. La prima occorrenza di questi termini nel campione analizzato risale al maggio del 1965, nel Colloque de l’École Normale supérieure de Saint-Cloud, i cui atti furono pubblicati solo tre anni più tardi. Anche il testo The historian and the computer, del 1971, fa riferimento ad alcuni studi nordamericani e inglesi di metà anni sessanta. La rivista «Computers and Medieval Data Processing», nel suo primo numero, nel 1971, dava notizia di una serie di studi di storia medievale che utilizzavano moderne tecniche di analisi di dati, il più vecchio dei quali iniziato nel 1959 e l’altro nel 1964. In linea generale questi dati ci confermano che l’uso dell’informatica da parte degli storici inizia all’inizio degli anni sessanta per poi intensificarsi nella seconda metà della decade.5
Durante l’anni 1990 l’uso dell’informatica da parte degli storici raggiunse il suo vertice, grazie all’uso dei PC per l’analisi dei dati. Negli anni novanta si assisté invece ad una flessione come dimostra il calo delle pubblicazioni. Tuttavia, con l’avvento di internet e il massiccio ricorso alle pubblicazioni on line iniziarono ad uscire numerosi articoli, soprattutto nel mondo anglosassone, e più specificatamente negli Stati Uniti, su questi nuovi canali virtuali e sulle possibilità che si stavano aprendo gli storici. La rivista «Journal of the Association for History and Computing», grazie all’ampio spazio dato al dibattito sul ruolo di internet, è un perfetto esempio di questo nuovo scenario. Con l’avvento di internet il calo che si era visto negli anni novanta fu superato da una nuova ondata di interesse.
0 10 20 30 40 50 60 70
Figura 1 – Fluttuazione annuale delle pubblicazioni che analizzano il rapporto storia/informatica
La sua discontinuità emerge chiaramente in relazione alla natura delle pubblicazioni, alcune delle quali riuniscono decine di contributi che sono stati analizzati singolarmente poiché avevano oggetti di studio differenti tra loro. I dati della figura 1 confermano quando detto precedentemente: la diffusione di internet ha provocato un forte impatto nel numero delle pubblicazioni e ha permesso la continuità del rapporto tra storia e informatica, anche se in un modo molto differente rispetto ai decenni precedenti. Nel corso dei primi anni del XXI secolo si può notare un'altra inflessione questa volta dovuta ad un nuovo calo dell’utilizzo dell’informatica da parte della storia.
Per fare una analisi più dettagliata, anche se approssimativa, si deve dividere questo lasso di tempo in tre periodi, usando come punti di svolta due avvenimenti che hanno cambiato il consumo informatico: la nascita del personal computer alla fine degli anni settanta, e l’avvento di internet a metà anni novanta. A partire da queste premesse, saranno indicati il 1980 e il 1995 come anni di riferimento rappresentanti il culmine di questi due fenomeni. Erano infatti presenti i PC nel periodo precedente alla prima data e internet negli anni antecedenti alla seconda seppure in modo non capillare come dopo i due rispettivi punti di svolta.
È stata fatta anche una ricerca quantitativa sulla ricorrenza di alcune tematiche chiave che sono state al centro del dibattito sul rapporto storia/informatica nel corso del periodo esaminato. Questa ricerca ha aiutato a comprendere meglio quali sono i vari significati che gli storici hanno dato all’informatica. Il campione questa volta è stato più piccolo, riguardando solo un gruppo di 281 pubblicazioni che sono state lette e classificate.
Período 1 Período 2 Período 3 3 30 17 6 5 20 58 22 41 1 46 1 2412 4 71820 "Tratamento de imagens" "História e web" "Mult imedia" "Prosopograf ia" "Processamento de texto" "Databases"
"Processamento de bibliograf ias" "GIS-H"
"Ensino de história e informát ica"
Figura 2 – Variazione delle tematiche legate all’informatica durante i tre periodi (1968-1980; 1981-1995; 1996-2010)
I valori nell’asse X indicano i tre periodi menzionati: 1968-1980, 1981-1995 e 1996-2010. I diversi colori, invece, rappresentano le tematiche. “Trattamento delle immagini” si riferisce agli studi riguardanti l’analisi dell’immagine, ad esempio come in The automated connoiseur: image analysis and Art history6. “Prosopografia”, è riferito agli studi prosopografici, diffusi in seguito all’articolo di Lawrence Stone del 19777. “Bibliografia” riguarda gli studi bibliometrici come nella recente proposta di Anna Maria Tammaro8. Sotto la dicitura “Storia e web” sono stati raccolti i testi con oggetto di studio internet, come il testo di Serge Noiret del 20119. “Analisi del testo” raccoglie tutti gli studi di analisi automatica dei testi, che vanno dalla loro strutturazione all’analisi fattoriale, dalla quantificazione delle parole o alla loro lemmatizzazione. “GIS-H” (Historical Geographic information system) indica gli articoli, i libri e i capitoli che trattano del processamento digitale dei dati territoriali storici.10 Il termine “Multimedia”, che sarebbe potuto essere analizzato con internet, è stato invece analizzato a sé stante. Nella seconda metà degli anni novanta, infatti, queste due tecnologie erano molto diverse e i CD di contenuto multimediale sembravano una tecnologia promettente. “Database” indica l’uso dei database, ed è il settore più longevo e numeroso; esso comprende opere come quelle di Press e Harvey11. Infine la categoria “Insegnamento” riguarda quei testi relazionati con l'insegnamento della storia e l’uso di tecnologie informatiche, come l’articolo di MacEachern del 1998.12
Il parametro adottato, la ricerca della presenza delle espressioni “storia” e “informatica”, può creare alcuni dubbi sul cambiamento del lessico utilizzato, dato che entrambi i concetti hanno avuto una loro propria evoluzione. Tuttavia sono state riscontrare alcune forti evidenze che hanno indotto a mantenere questo criterio. La più forte di queste è la centrale importanza che hanno avuto gli storici in questo dibattito durante tutto il cinquantennio preso in esame. Uno di questi, il professore dell’Università di Paris I, Jean-Philippe Genet, ha scritto con cadenza regolare sull’argomento a partire dal 1977, ed è anche il coordinatore di una delle ultime opere collettanee prese in considerazione in questo studio edita nel 2011. La sua pluriennale ricerca si è focalizzata sull’analisi di testi, sulla prosopografia, sull’analisi fattoriale e sui database alimentando un continuo scambio con i dibattiti storiografici correnti. Allo stesso modo Manfred Thaller, una figura centrale negli anni ottanta all’interno del coevo dibattito sui database, è presente negli anni duemila in alcuni studi sullo sviluppo di internet. Sono due esempi specifici, è vero, ma entrambi sono stati fondamentali durante il cinquantennio qui preso in esame, come leader di equipe e, a ben guardare, non rappresentano affatto due casi isolati.
CONSIDERAZIONI GENERALI
Abbiamo analizzato come il dibattimento sull’uso dei database nelle studi storici si sia modificato nel periodo preso in considerazione: da una visione ottimista basata sui pregi delle macchine, passando attraverso un atteggiamento molto critico, fino alla perdita di interesse degli ultimi anni. Nel frattempo sono cambiati gli storici ed è cambiata l’informatica; tuttavia, sono riscontrabili delle costanti. L’utilizzo dell’informatica da parte degli storici rimane guidato dalle domande del mercato e dallo sviluppo tecnico, come è avvenuto con la diffusione dei personal computer e di internet. I casi in cui é stata la storia a porre delle domande specifiche o a chiedere un adattamento della tecnologia ai fini della ricerca scientifica sono stati lentamente dimenticati, come nel caso del software kleio negli anni ottanta, gli studi di Alan Macfarlane negli anni settanta e il dibattito sulle classificazioni iniziato da Daumard negli anni sessanta.13
Lo schema presentato sarebbe appropriato per affermare l’interdisciplinarietà degli storici? L’utilizzo dell’informatica da parte della storia può essere comparato con altre contaminazioni disciplinari come quelle che la storia ha avuto con la geografia, l’antropologia e l’economica nel Ventesimo secolo? Saranno solo gli specialisti a testare le metodologie delle altre aree? E’ possibile che questo atteggiamento poco critico sia da imputarsi, in larga misura, ad una concezione diffusa all’interno della disciplina che sottostima la conoscenza tecnica? Per usare la metafora di Edward Shorter, che paragonava il computer ad una macchina, non sarà più utile sapere prima dove è che si vuole andare con queste macchine?
BIBLIOGRAFIA
[1] BRETON, Une Histoire de L’informatique, Paris, Seuil, 1990; J.-P. Genet e A. Zorzi, Les Historiens et L’informatique: Un Métier À Réinventer, Roma, École Française de Rome, 2011;S. Noiret, Y a t-il une Histoire Numérique 2.0 ?, in Ibid.; J.-P. Genet, Source, Métasource, Texte, Histoire, in Storia & Multimedia, a cura di F. Bocchi e P. Denley, Bologna, 1994.
[2] SHORTER, The Historian and the Computer. A Practical Guide, New Jersey, Prentice-Hall, 1971. [3] HARVEY e J. Press, Databases in Historical Research. Theory, Methods and Applications, London,
Macmillan Press, 1996.
[4] GIL, Tiago. Our own «in—house» software: una Historia de historiadores programadores. IN: Bresciano y Gil. LA HISTORIOGRAFÍA ANTE EL GIRO DIGITAL Reflexiones teóricas y prácticas metodológicas. Montevideo: Ediciones Cruz del Sur, 2015.
[5] VAUGHAN, The Automated Connoiseur: Image Analysis and Art History, in History and Computing, a cura di P. Denley e D. Hopkin , Manchester, Manchester University Press, 1987.
[6] STONE, Prosopography, in «Daedalus», 100, n. 1, 1971, pp. 46–79.
[7] GREGORY e P.S. ELL, Historical GIS: Technologies, Methodologies, and Scholarship, Cambridge Studies in Historical Geography, Cambridge University Press, 2007. http://books.google.fr/books?id=I_HhhJF5Un4C.
[8] HARVEY e J. Press, Databases in Historical Research, cit.
[9] MACEACHERN, The :-) and :-( of Teaching History on the Web, in «Journal of the Association for History and Computing» , 1, n. 2 , novembre 1998.
[10] GIL, Tiago. Our own «in—house» software: una Historia de historiadores programadores. IN: Bresciano y Gil. LA HISTORIOGRAFÍA ANTE EL GIRO DIGITAL Reflexiones teóricas y prácticas metodológicas. Montevideo: Ediciones Cruz del Sur, 2015.