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1.2 Profilo storico Profilo storico Profilo storico linguistico della comunità ebraica di Profilo storico linguistico della comunità ebraica di linguistico della comunità ebraica di linguistico della comunità ebraica di Livorno

1.2.1 La lingua ebraica

La diffusione dell’ebraico, in primo luogo come lingua scritta, fu garantita fin già dalla fine del Cinquecento, con la promulgazione della Livornina: grazie alle Lettere Patenti del 1591 e del 1593 fu permesso il possesso di libri di ogni sorta e in qualunque lingua, compresi libri ebraici come il Talmud57.

Per la comunità di Livorno la lingua ebraica è la lingua del culto, dei testi sacri e dell’istruzione scolastica, che il governo della comunità garantì sin dal 1664 istituendo la cosiddetta Talmud Torà, scuola obbligatoria sino ai quattordici anni per i maschi, estesa alle femmine nel 177158.

Alcuni dati sul livello di istruzione della comunità aiutano a comprendere il livello di comprensione della lingua ebraica a Livorno: il tasso di alfabetizzazione, molto alto59, è uno di questi. La grande maggioranza degli

uomini e un buon numero delle donne sapevano leggere e scrivere in caratteri ebraici, e ciò si verificò non solamente grazie all’opera delle istituzioni comunitarie in campo scolastico, ma anche per spontanee esigenze di prestigio sociale, legate all’importanza culturale della lettura collettiva delle preghiere60.

Grazie al consolidamento progressivo della Comunità furono fondate e potenziate scuole, accademie e altri istituzioni culturali61, con ovvie

conseguenze positive relativamente alla diffusione della conoscenza

57 R.TOAFF, La nazione ebrea a Livorno e a Pisa (1591-1700), cit., p.46.

58 Ivi, p. 337-343.

59 Secondo Toaff nel corso del Settecento non c’erano analfabeti tra i maschi ebrei nati a Livorno, grazie alla grande opera di istruzione obbligatoria della Nazione Ebrea (ID., La nazione ebrea a Livorno

e a Pisa (1591-1700), cit., p.337-341).

60 A.SERCIA GIANFORMA, Gli ebrei livornesi nel censimento del 1841, in AA.VV., Ebrei di Livorno tra due

censimenti (1841-1938). Memoria familiare e identità, cit., pp. 23-64, p. 37. 61 Ivi, p. 37.

dell’ebraico nella popolazione. Secondo il censimento del 1841, l’87,6% della popolazione sapeva leggere e scrivere;62 considerando che il sistema

scolastico prevedeva anche l’insegnamento della lingua ebraica, da questi dati si può desumere che la conoscenza almeno parziale della stessa fosse discretamente diffusa anche nelle fasce più basse della popolazione, in proporzione maggiore tra gli uomini rispetto alle donne63.

L’ebraico, oltre ad essere la lingua delle principali attività di culto e delle letture sacre celebrate nella sinagoga64, fu ovviamente anche la lingua delle

preghiere e dello studio svolti nella accademie talmudiche. Nelle cronache dei visitatori sette-ottocenteschi di Livorno si fa riferimento ai gradevoli canti uditi nella sinagoga, in una varietà ebraica che “n’avoit rien de dur et de désagréable”, a differenza dei canti ebraici di altre parti d’Europa65. Questa

pronunzia peculiare, priva delle asprezze della pronunzia ashkenazita, è tipica delle comunità di rito sefardita come la Qahàl Qadosh Livorno, fondata da ebrei sefarditi, secondo una tradizione che giunge ininterrotta fino ai giorni nostri66. Tra i maggiori compositori di musica liturgica cantata in

lingua ebraica sono da ricordare il rabbino Refael Emanuel Hay Ricchi (attivo a

62 Percentuale elaborata sulla base dei dati demografici presenti in Ivi, p. 38. 63 G.BEDARIDA, Il gergo ebraico-livornese, cit., p.77.

64 Un importante contributo allo studio dei canti sinagogali sefarditi livornesi è rappresentato dall’articolo Livorno: A Crossroads in the History of Sephardic Religious Music del prof. Edwin Seroussi della Bar-Ilan University di Ramat-Gan, Israele (ringrazio Pardo Fornaciari per la segnalazione). Circa l’importanza di questa tradizione musicale liturgica Seroussi sottolinea: “melodies from the Italian- Sephardi synagogal tradition as practiced in Livorno were transmitted to other Sephardi communities in Italy and around the Meditarranean in the early-twentieth century”; il paragrafo si conclude con il seguente auspicio: “the Livornese influence in the shaping of the twentieth-century Sephardi liturgical music in certain locations in and outside Italy, an issue treated here in brief, deserve the a dettaled study” (E. SEROUSSI, Livorno: A Crossroads in the History of Sephardic Religious Music, in “Notes of

Zamir”, Boston 2003, interamente disponibile al sito web:

http://www.zamir.org/Features/Italy/Seroussi.shtml).

65 F. FRANCESCHINI,Livorno, la Venezia e la letteratura dialettale. Incontri e scontri di lingue e culture,

cit.. Per i canti sinagogali adottati a Livorno si faccia riferimento a F.CONSOLO, Sefer shire yisrael. Libro

di canti d’Israele. Antichi canti liturgici del rito degli ebrei Spagnoli, Tipografia Bratti & C , Firenze 1982.

Livorno nel 1723), il compositore Michele Bolaffi (1768-1842), protagonista dello sviluppo della musica corale e strumentale della Grande Sinagoga di Livorno e infine David Garzia, suo contemporaneo67.

In virtù del proprio carattere di lingua “sacra” e di prestigio, la storia dell’ebraico a Livorno appare strettamente connessa alla storia del rabbinato livornese e dei numerosi notabili e dotti ebrei che vi dimorarono nel corso dei secoli. Altro binario parallelo da seguire è la storia della tipografia ebraica livornese, ricca nella produzione di testi in lingua ebraica e importante centro editoriale per tutto il Mediterraneo68.

Per avere un’idea dello spessore di un ambiente intellettuale fondato sulla conoscenza e lo studio della lingua biblica, basterà considerare che già nell’ultimo quarto del Seicento operavano e insegnavano a Livorno non meno di ventidue rabbini, e che già nel 1650 nacque la prima tipografia ebraica69.

La pubblicazione midrascica Yalkut Shimoni sulla Toràh con il commentario Berit Avraham è databile 165070; dopo il 1658 cessarono le pubblicazioni in

ebraico, per riprendere nel 1742. Alla fine del secolo le tipografie ebraiche attive erano addirittura nove, per una produzione totale, nel corso del Settecento, di centodieci opere, molte delle quali in lingua ebraica.

Tra le maggiori figure intellettuali del rabbinato labronico spicca il

67 E.SEROUSSI, Livorno: A Crossroads in the History of Sephardic Religious Music, cit.. La maggiore

collezione di canti sinagogali livornesi è costituita dai tre volumi dal titolo Musica sacra di Livorno ridotta da Moise Ventura, menzionata da Seroussi nel citato articolo.

68 L’opera fondamentale per indagare l’attività in questione è G. SONNINO, Storia della tipografia

ebraica in Livorno, in “Il Vessillo israelitico”, vol. LX, N.14, 1912; a proposito si veda ancheA.KIRON, La

Casa editrice Belforte e l’arte della stampa in Ladino, Belforte, Livorno 2005 e S.ORLANDO, La tipografia

e la casa editrice Belforte: catalogo storico, tesi di Laurea presentata all'Università degli studi di Firenze, relatore C.M.SIMONETTI, 1994-1995.

69 R.TOAFF, La nazione ebrea a Livorno e a Pisa (1591-1700), cit., p. 344.

70 Questa notizia è riportata da Guido Guastalla indicando come fonte l’”accurata ricerca” di M.J. HELLER, Jediah ben Issac Gabbai and the first decade on Hebrew printing in Livorno (G. PUNTONI, La

comunità ebraica di Livorno e la città. Percorsi culture e identità in un gioco di specchi attraverso quattro secoli di storia. Nel quarto centenario della città di Livorno (1606-2006), cit., p. 10).

dottor David Nieto, medico veneziano, che diresse l’accademia talmudica

Reshit Hokhmà fino al 170171, dando il via al secolo d’oro della cultura

ebraica a Livorno. Nel corso del Settecento furono composti festosi cantari in ebraico, e versi in lingue alternate in ebraico e in italiano, in ebraico e in spagnolo ed in ebraico e provenzale, come i lis obros degli Ebrei del Comtat Venaissim nel 170072.

Il più grande e famoso rabbino del secolo XVIII fu Haim David Joseph Azulài, nato a Gerusalemme, mentre nell’Ottocento il massimo esponente tra gli studiosi ebraici è sicuramente il rabbino, filosofo e cabbalista Elia Benamozegh, morto nel 1900, autore di importanti opere in ebraico. Nel 1815 a Livorno erano presenti ben quindici rabbini, escludendo i soggiorni temporanei di coloro che provenivano dal Nord Africa e dalla Terra Santa per stampare le proprie opere73.

Morto Benamozegh, la Salomone Belforte & C. rilevò la sua stamperia e le sue edizioni, continuando a pubblicare libri di preghiera in ebraico fino agli anni Cinquanta. Negli ultimi anni la suddetta casa editrice ha ripreso la sua attività in questo ambito74.

Dal punto di vista delle funzioni comunicative, l’ebraico, lingua “sacra”, ha dunque assunto a Livorno, così come accade ad ogni lingua dominante in un rapporto diglossico, il ruolo di “lingua di prestigio”. Una lingua sacra non è però lingua di uso quotidiano e, inoltre, non è una lingua completamente chiara a seconda delle coordinate diacroniche e diastratiche prese in esame.

71 R.TOAFF, La nazione ebrea a Livorno e a Pisa (1591-1700), cit., p. 357.

72 G. BEDARIDA, Ebrei di Livorno. Tradizioni e gergo in 180 sonetti giudaico-livornesi, cit., p. XIII.

Sarebbero oltre mille i libri pubblicati in lettere ebraiche dal 1805 a oggi solo dall’editore Belforte (F. FRANCESCHINI,Livorno, la Venezia e la letteratura dialettale. Incontri e scontri di lingue e culture, cit.).

73 G. GUASTALLA nella prefazione a G. PUNTONI, La comunità ebraica di Livorno e la città. Percorsi

culture e identità in un gioco di specchi attraverso quattro secoli di storia. Nel quarto centenario della città di Livorno (1606-2006), cit., p.10.

Ciò ha favorito l’entrata di materiale lessicale ebraico-aramaico nel giudeo- italiano75, e la parlata giudeo-livornese in questo senso non fa eccezione.

Questo materiale lessicale ha dimostrato sin da subito grandissima vitalità semantica, solo in parte legata all’interferenza con l’italiano o con i dialetti, ed è stato destinato a soddisfare diverse esigenze comunicative: elevazione socio-culturale del parlante, fini interdizionali, funzione gergale e tabuistica76. Relativamente a quest’ultima funzione, l’ebraico, lingua

misteriosa per i non Ebrei e, soprattutto, ormai poco nota anche agli Ebrei stessi, negli ultimi decenni protrebbe essersi rivelata particolarmente adatta a rappresentare una “lingua rifugio” per i concetti colpiti da tabù linguistico.77