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La parlata giudeo La parlata giudeo La parlata giudeo La parlata giudeo livornese dopo la Seconda Guerra livornese dopo la Seconda Guerra livornese dopo la Seconda Guerra livornese dopo la Seconda Guerra Mondiale

processo di assimilazione linguisticaprocesso di assimilazione linguistica

2.4 La parlata giudeo La parlata giudeo La parlata giudeo La parlata giudeo livornese dopo la Seconda Guerra livornese dopo la Seconda Guerra livornese dopo la Seconda Guerra livornese dopo la Seconda Guerra Mondiale

Mondiale

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A partire dal secondo dopoguerra la parlata giudeo-livornese ha rapidamente perso consistenza per omologarsi al vernacolo livornese, secondo un processo involutivo che ha investito prioritariamente le peculiarità fonetiche. Il lessico peculiare ha invece resistito maggiormente, giungendo a caratterizzare fino ai giorni nostri il vocabolario corrente degli ebrei livornesi anziani228. La ragione principale di questo indebolimento è da

individuare nel forte calo demografico della comunità229, causato dalle

persecuzioni razziali e dalla dispersione conseguente al conflitto mondiale, ma anche la crescente scolarizzazione, l’avvento della radio e, negli anni Sessanta, della televisione ebbero un ruolo fondamentale nella diffusione di massa dell’italiano230. È importante segnalare che numerose testimonianze

dirette hanno rimarcato l’importanza vitale della parlata giudeo-livornese come gergo e codice segreto durante il periodo delle persecuzioni razziali e dell’occupazione tedesca231.

La graduale scomparsa di coloro che acquisirono la parlata quando essa era vitale e diffusa, e cioè fino alla seconda Guerra mondiale, ha comportato negli ultimi decenni un indebolimento della trasmissione della parlata giudeo-livornese alle nuove generazioni. Ciononostante, la parlata giudeo- livornese, da molti erroneamente considerata completamente estinta, sopravvive ancora oggi attraverso un nucleo di reminiscenze lessicali, legate

228 Cfr. P.FORNACIARI, Aspetti dell’uso del “bagitto” da parte dei Gentili, cit., p.453.

229 Cfr. paragrafo §1.1.

230 Cfr. T. DE MAURO, Mass media, televisione e lingua parlata negli anni Sessanta, in T.DE MAURO,

Storia linguistica dell'Italia unita, Laterza, Bari 1974, pp. 430-458. 231 Cfr. paragrafo §4.7.

soprattutto all’espletamento della funzione gergale necessaria durante l’attività commerciale. I figli e i nipoti degli ebrei livornesi più vecchi dimostrano spesso, a differenza dei progenitori, un vivo interesse nei confronti del dialetto dei propri avi, motivato da ragioni identitarie e culturali232. In alcuni casi questa curiosità spinge coloro che ne sono mossi

ad impostare veri e propri percorsi personali di autorecupero della memoria linguistica, mediante la stesura privata di liste di parole e la lettura della letteratura in giudeo-livornese.

Dal punto di vista editoriale, la progressiva riscoperta e rivalutazione del patrimonio linguistico della comunità ebraica livornese ha inizio a partire dal Novecento, grazie alla produzione di opere letterarie in giudeo-livornese finalmente scritte da autori ebrei, e grazie alla pubblicazione di studi specialistici da parte alcuni studiosi233. La produzione letteraria giudeo-

livornese in versi - che in certi casi ha goduto di un’ampia ricezione da parte della comunità - è qui di seguito menzionata sinteticamente in base all’autore: Guido Bedarida, con Lucilla fa da sé del 1924, Un intermezzo di canzoni antiche del 1928, Vigilia di Sabato del 1934, Il siclo d’argento del 1935, Il lascito del sor Barocas e Alla banca di Memo del 1950, Ebrei di Livorno – 180 sonetti giudaico-livornesi del 1956234; Cesarino Rossi con Il

privilegio del 1919, Le nozze del 1929, La milà del 1938, In onore della

232 Questa affermazione si basa sulla valutazione delle dichiarazioni e dell’atteggiamento dei parenti degli informatori intervistati per il presente lavoro.

233 Per una visione sintetica degli studi precedenti si faccia riferimento al capitolo II del presente lavoro.

234 I riferimenti bibliografici per le opere citate sono: G. BEDARIDA (E. BEN DAVID), Un intermezzo di

canzoni antiche da ascoltarsi quand'è Purim, cit, pp. 52-59; G.BEDARIDA, Alla banca di Memo. Il lascito

del sor Barocas, Unione Arti Grafiche, Città di Castello 1950; G.BEDARIDA, Ebrei di Livorno. Tradizioni e

gergo in 180 sonetti giudaico-livornesi, cit.; G.BEDARIDA, Il siclo d'argento, Vigilia di Sabato, in Il ghetto

in scena. Teatro giudeo-italiano del Novecento. Storia e testi, a cura di UMBERTO FORTIS, Carucci editore,

signora Alice Toaff, nel giorno del suo ottantesimo compleanno del 1959235;

Mario della Torre con Trenta sonetti giudaico-livornesi del 1990236.

Questa attitudine alla riscoperta, proveniente sia da ambienti ebraici che non ebraici, probabilmente deve molto anche al clima culturale di valorizzazione delle minoranze etnico-linguistiche e delle tradizioni che ha permeato il mondo occidentale a partire dagli anni Settanta237. Nel caso

specifico della tradizione e della cultura popolare ebraica, la condanna assoluta e globale dell’antisemitismo conseguente all’immane tragedia della

Shoà ha cancellato i prodromi dello strisciante pregiudizio otto-novecentesco di origine illuminista e positivista nei confronti della diversità culturale, considerata foriera di superstizione e arretratezza.

La percezione socio-culturale della varietà è dunque sensibilmente mutata: chi parla del bagitto e tenta di ricostruirne la memoria non provoca più reazioni di stupore, diffidenza o disprezzo, sentimenti negativi che oramai appartengono soltanto a pochi ottuagenari.

L’insieme delle considerazioni finora esposte permette di ricostruire un’immagine complessiva, seppur sfocata, della parlata giudeo-livornese distinguendola dalla varietà giudeo-italiana nota come bagitto. Da una prospettiva strettamente linguistica, essa può essere definita come una varietà dialettale, che del vernacolo livornese ha adottato le principali caratteristiche fonomorfologiche, mantenendo tuttavia un vasto repertorio lessicale e fraseologico di origine ebraica, aramaica e iberica e giudeo- italiana, sia in forma adattata che non adattata al sistema derivazionale

235 Le composizioni citate sono reperibili in: P. FORNACIARI, Fate onore al bel Purim. Il bagitto,

vernacolo degli ebrei livonesi, cit., pp.125-142.

236 M. MIGDALI (M.DELLA TORRE), Trenta sonetti giudaico-livornesi, cit..

237 A tal proposito Umberto Fortis e Paolo Zolli fanno esplicito riferimento a questo rinnovato interesse “cultural-scientifico” propagatosi “in anni recenti” per le tradizioni, i riti e la parlata della comunità ebraica veneziana (U.FORTIS E C.ZOLLI, La parlata giudeo-veneziana, cit., p.97-98, n.13).

dell’italiano e del toscano238. Confrontando la parlata con il bagitto, le

difformità fonetiche rispetto al vernacolo livornese risultano fortemente contenute, ma in misura diversa a seconda dell’ambito: è probabile che le differenziazioni maggiori fossero riscontrabili in ambito fonetico soprasegmentale, poi in misura minore in quello intersegmentale e infine, in forma residuale e poco marcata, a livello segmentale. Il sistema morfologico, a differenza del bagitto , appare sostanzialmente sovrapponibile a quello del vernacolo livornese. Secondo una prospettiva sociolinguistica, la percezione della parlata giudeo-livornese come varietà diastratica e diafasica bassa e degradante, assieme alla progressiva “diluizione” della popolazione ebraica su tutto il territorio urbano, ha confinato l’uso della parlata negli ambienti privati e domestici, caratterizzati da intimità e familiarità. Le funzioni comunicative demandate alla parlata giudeo-livornese interessano quasi esclusivamente la sfera gergale e l’espressione del tabù linguistico239, e, negli

ultimi decenni, ciò che resta della parlata sopravvive e si riproduce come linguaggio in codice per la conduzione degli affari legati all’attività commerciale.

2.5 La parlata deg La parlata deg La parlata deg La parlata degli Ebrei di Livorno: le tappe storicoli Ebrei di Livorno: le tappe storicoli Ebrei di Livorno: le tappe storicoli Ebrei di Livorno: le tappe storico----