• Non ci sono risultati.

1.2 Profilo storico Profilo storico Profilo storico linguistico della comunità ebraica di Profilo storico linguistico della comunità ebraica di linguistico della comunità ebraica di linguistico della comunità ebraica di Livorno

1.2.2 Lo spagnolo sefardita

Nel corso del Seicento una classe di ricchi mercanti di origine spagnola si insediò a Livorno affiancandosi alla élite portoghese, già al timone della Nazione Ebrea di Livorno. Si trattava quasi sempre di emigrati di terza o quarta generazione, discendenti degli ebrei espulsi dalla Spagna più di cento anni prima, che probabilmente conoscevano la propria patria solo attraverso la struggente narrazione del dramma della gerus cantata nei romances

giudeo-spagnoli78. La maggior parte degli ebrei sefarditi che popolarono

Livorno proveniva dunque da città come Venezia, Ferrara, Ancona, nelle quali

75 Cfr.M.L.MODENA MAYER, Le parlate giudeo-italiane, in Storia d’Italia. Annali 11, Gli ebrei in Italia, a

c. di C. Vivanti, Torino, 1997, vol. II, pp. 939-963, pp. 947-948. 76 Ibidem.

77 Cfr.M. MAYER MODENA, Osservazioni sul tabù linguistico in giudeo-livornese, cit., pp. 166-179,

p.167.

erano immigrati nel corso del secolo XVI79, anche se, come sottolinea

Bedarida, l’arrivo periodico di profughi dalla Spagna, attirati dalle opportunità di lavoro e dal favore delle istituzioni, contribuì certamente a “rinfrescare” l’uso quotidiano e la vitalità del castigliano a Livorno80.

Rispetto allo spagnolo di Spagna, lo spagnolo parlato dagli ebrei a Livorno, così come nel resto del mondo sefardita, arrestò il proprio percorso evolutivo dal punto di vista fonomorfologico e sintattico allo stadio raggiunto attorno al XVI° secolo nel paese di origine. Su questa base, già arricchita di elementi ebraici, si innestarono elementi liguistici provenienti dagli ambienti alloglotti che circondavano le numerosissime microcomunità di ispanofoni ebrei sparse da Ponente a Levante. L’accentuata arcaicità e l’ibridismo lessicale, caratteri costanti dello spagnolo sefardita, conferiscono a questa variante una relativa omogeneità soprattutto nell’uso letterario, nonostante la situazione di dispersione e contaminazione locale sopra descritta.81 A tal

proposito è indicativo ricordare che la varietà giudeo-italiana parlata a Livorno, particolarmente ricca di elementi iberici, è nota appunto con il nome di bagito, ispanismo il cui etimo è bajito, con pronunzia fricativa palatoalveolare sonora, secondo la fonologia dello spagnolo arcaico conservatasi in ambito sefardita82. A ciò si deve aggiungere che è ovvio

supporre che i sefarditi livornesi, a seconda della provenienza, affiancassero

79 Ivi, pp. 32-34.

80 G.BEDARIDA, Il gergo ebraico-livornese, cit., p.78.

81 G.TAVANI, Appunti sul giudeo-portoghese di Livorno, cit., p.64.

82 Cfr. F. FRANCESCHINI, Livorno, la Venezia e la letteratura dialettale. Incontri e scontri di lingue e

culture, cit.. Altro esempio di fonologia arcaica dello spagnolo dei sefarditi livornesi può essere osservato nel proverbio giudeo-spagnolo riportato da Bedarida: “Muger ermoza – con mucho dinero – a mi forastero – a mi me la dan? – Trampa hay” (G.BEDARIDA, Il gergo ebraico-livornese, cit., p.88, n. 10).

Riguardo al rapporto tra giudeo-spagnolo e giudeo-italiano a Livorno, la notevole influenza delle lingue iberiche nella formazione del giudeo-livornese è riconosciuta da tutti gli studiosi come uno dei principali caratteri distintivi di questa varietà rispetto ad altre parlate giudeo-italiane: un peso talmente rilevante da permettere a Bedarida di parlare addirittura di “isola linguistica semi-iberica” (Ivi, p. 89, n.16).

allo “spagnolo di Spagna” più varanti di djudezmo (il giudeo-spagnolo vernacolare), come ad esempio l’hàketya, parlato in Marocco83.

Nel corso del secolo XVII, la classe dirigente portoghese e l’alta borghesia spagnola si integrarono fortemente, al punto da risultare, nel Settecento, difficilmente distinguibili ad uno sguardo esterno dal gruppo dirigente della Nazione Ebrea84. I due gruppi linguistici coesistettero per poco

meno di due secoli, a differenza di ciò che accadde nelle colonie sefardite di lingua spagnola, dove il portoghese scomparve presto in favore del castigliano. Oltre alla funzione di lingua domestica per le famiglie appartenenti ai due gruppi sefarditi, le due lingue iberiche occuparono a lungo sfere comunicative distinte. Nel corso dei secoli XVII e XVIII il castigliano divenne la lingua della letteratura sacra e profana, sia in prosa che in versi, grazie alla prestigiosa tradizione letteraria giudeo-spagnola mediterranea e balcanica, e fu percepito come lingua alta in quanto veicolo di un secolare apparato liturgico85. Indicatore importante dell’impulso culturale

veicolato attraverso questa lingua fu la fondazione nel 1675 dell’Accademia letteraria de los Sitibundos, sorta per promuovere la diffusione del sapere sulla base di precetti biblici86 e di stampo arcadico87.

L’“arcaico e nostalgico”88 castigliano degli Ebrei livornesi fu dunque

lingua parlata e familiare per una determinata fascia di popolazione, ma, in primo luogo, fu lingua colta, adatta all’erudizione, alla letteratura, alle prediche, alle traduzioni di preghiere, ai rituali, al folclore, impiegata persino

83 Per approfondimenti si veda H.V.SEPHIHA, Les langues judéo-espagnoles, cit., pp. 421-31.

84 P.FORNACIARI, Fate onore al bel Purim. Il bagitto, vernacolo degli ebrei livonesi, cit., pp. 32-34.

85 Il rito pasquale Haggadah de Pesah, ad esempio, era celebrato in castigliano (Ibidem). 86 G.BEDARIDA, Il gergo ebraico-livornese, cit., p.88, n. 3.

87 GABRIELE BEDARIDA, Tradizioni folcloriche sefardite a Livorno, in “E andammo dove il vento ci spinse.

La cacciata degli Ebrei dalla Spagna” a cura di G.NATHAN ZAZZU, Marietti, Genova 1999, pp. 81-102,

p.85.

in alcuni documenti ufficiali e nelle iscrizioni funerarie di alcune tombe sefardite presenti solo nei cimiteri di Livorno, Pisa, Portoferraio e Venezia89.

Furono molte le opere stampate in spagnolo dal prestigioso centro tipografico di Livorno, e furono composte canzoni a versi alternati anche in ebraico e in castigliano90.

Secondo il Bedarida, nelle Sinagoghe si tennero sermoni in spagnolo talora tradotti e stampati in ebraico91 “fino al principio del secolo XIX”, ma la

longevità dello spagnolo sefardita come lingua letteraria giunse a lambire la seconda metà dell’Ottocento, come si evince dalla notizia di un volume di poesie per il Purim, Sefer Alegrias de Purim, pubblicato nel 187592 da un

giudeo-spagnolo il cui pseudonimo fu Yoseph Shabbetai Fharhi. Alcune testimonianze di sermoni spagnoli risalenti alla seconda metà dell’Ottocento sono conservate inoltre nel poema Gli Ebrei venuti a Livorno di Raffaello Ascoli, pubblicato a Livorno nel 188693.

Dopo l’Unità d’Italia, l’imponente processo di assimilazione culturale e linguistica in atto nel paese sancì definitivamente l’abbandono dell’uso dello spagnolo, difficile da giustificare e mantenere in quell’atmosfera politico- culturale. Inoltre molti Ebrei livornesi furono direttamente coinvolti nel processo di unificazione, partecipando attivamente alla lotta risorgimentale attraverso l’affiliazione a organizzazioni mazziniane o massoniche94.

Nel Novecento, la più grande testimonianza letteraria della memoria linguistica dello spagnolo dei sefarditi livornesi è riflessa in Ebrei di Livorno.

89 Ivi, p.78.

90 Si veda la nota 72.

91 G.BEDARIDA, Il gergo ebraico-livornese, cit., p.78.

92 G.TAVANI, Appunti sul giudeo-portoghese di Livorno, cit., p.68.

93 F. FRANCESCHINI,Livorno, la Venezia e la letteratura dialettale. Incontri e scontri di lingue e culture,

cit..

180 sonetti giudaico-livornesi di Guido Bedarida, pubblicato a Livorno nel 195695. In particolare, nei sonetti 2, 3, 4 e 5 l’autore fa rivivere la parlata

giudeo-spagnola attraverso personaggi stereotipati di ebrei spagnoli giunti da poco a Livorno o comunque portatori di modi di dire ed espressioni tipiche96. Ed è lo stesso Bedarida a rivelare in una nota che “vecchi canti in

spagnolo” erano ancora conosciuti dagli ebrei livornesi fino a “qualche decennio”97 prima della data in cui scrive, il 1957, lasciando supporre che

l’ultima onda di questa tradizione orale potrebbe aver lambito il ventesimo secolo.

La lunga influenza della componente sefardita, esercitata fino alla prima metà dell’Ottocento, si riflette nell’acquisizione di materiale lessicale di origine spagnola all’interno della parlata giudeo-livornese e addirittura dello stesso vernacolo comune a tutti i livornesi: alcune espressioni e termini “spagnoli” possono essere ascoltati ancora oggi nelle piazze dei mercati rionali e, in certi casi, risultano addirittura vitali nel linguaggio giovanile98.