• Non ci sono risultati.

parlata dagli informatori parlata dagli informatori parlata dagli informator

4.1.1 Residui del sistema fonetico della parlata giudeo-livornese

Uno degli elementi più caratteristici della fonologia della parlata giudeo- livornese, sempre menzionato negli studi linguistici e ben presente nelle mimesi letterarie, è la spirantizzazione dell’occlusiva bilabiale sorda262,

rappresentata graficamente dalla sostituzione di <p> con <f>.

Come praticamente tutte le altre peculiarità fonetiche della parlata giudeo-livornese, questo particolare elemento della speciale pronunzia degli ebrei livornesi poteva essere udito all’incirca fino agli Trenta del secolo scorso; dopo la Seconda Guerra Mondiale esso è andato scomparendo rapidamente assieme alla generazione di ebrei nati negli ultimi scampoli del XIX° secolo. Ciononostante, le registrazioni audio raccolte dalla viva voce dell’informatore SB1933 sembrano testimoniare un dato eccezionale: la residuale persistenza di tale fenomeno, seppur con vigore attenuato e occorrenza non sistematica.

Ad un orecchio attento, tutta la sequenza di parlato prodotta da SB1933 appare interessata da fenomeni di lenizione consonantica più intensi rispetto alla normale tendenza toscana. La fricatizzazione delle occlusive sorde è più o meno sempre percepibile in posizione debole, ma c’è un’occorrenza in cui il passaggio a fricativa da occlusiva sembra essere più marcato263:

SB1933: judìa fa llatte cacèr: ó sai sa vór dire? La vacca ebrèa fa llatte bòno, fa llatte furo

L’attestazione di [‘fu:ro] in luogo di [‘pu:ro] si produce non a caso all’interno di un’espressione volta a ‘tradurre’ un vecchio proverbio bagitto. La rievocazione di situazioni, parole, detti e motti appartenenti alla cultura popolare e al folclore propri del mondo ebraico-livornese riattiva simultaneamente anche la memoria linguistica. Questo processo favorisce in qualche modo la riemersione spontanea di frammenti della parlata giudeo-

263 Le sequenze di parlato riportate da qui in poi possono essere ascoltate in forma di file audio nell'appendice B al presente lavoro, comprendente l'archivio sonoro delle interviste in formato DVD.

livornese, non soltanto in ambito lessicale ma, inaspettatamente, persino a livello fonologico.

In qualche modo connessa al fenomeno sopra descritto è l’originale realizzazione della hket ebraica prodotta dall’informatrice AS1939:

AS1939: lui è n nzò, è pó è polé, vó ddire è malato

Solitamente in occorrenze analoghe l’esito è una fricativa velare sorda, o al limite una occlusiva velare sorda spirantizzata. Invece nel prestito adattato dalla base ebraica hkoli il suono prodotto può essere descritto come una occlusiva bilabiale sorda lievemente spirantizzata, anche se la parlante è pienamente cosciente della presenza di het. Sfortunatamente nel corpus non sono presenti altre attestazioni del fenomeno, che dunque è da considerarsi al momento un’anomalia eccezionale. La rilevazione di casi analoghi permetterebbe di ipotizzare una possibile tendenza innovativa nella fonetica della parlata giudeo-livornese.

Altro fenomeno giudeo-livornese ben noto e documentato è il frequente esito fricativo bilabiale sia dell’occlusiva bilabiale sonora che della fricativa labiodentale sonora (/b, v/>/β/) in posizione debole264. Nella letteratura

dialettale questo passaggio è stato reso graficamente di volta in volta con la sostituzione di <b> con <v> e di <v> con <b>.

Anche in questo caso è la pronunzia di SB1933 a mantenere un’impronta di questo fenomeno, che è discretamente percepibile in quasi tutti i contesti di occorrenza, ma che in questa sede sarà documentato solo mediante le attestazioni ove il tratto appare più marcato e disambiguo (le consonanti

264 Il fenomeno è un residuo del sistema fonologico del castigliano importato a Livorno dai sefarditi provenienti dalla penisola iberica.

interessate sono indicate eccezionalmente con il simbolo β per evitare confusioni).

SB1933: che l maresciallo de harabinièri, di βagni di Lucca, mi disse un venite òggi, venite domani!

SB1933: e nvéce βimbo mio, són andati via ull’hò più visti

SB1933: ir bagitto èro piccino . tante òse . ulle sapéβo

Prassi fonetica consolidata e ben attestata nel corpus è invece il rafforzamento delle consonanti intervocaliche all’interno dei prestiti iberici. Si tratta di un fenomeno che non subisce alcuna oscillazione a seconda dell’informatore. Nella maggioranza dei casi siamo di fronte a rafforzamenti consonantici obbligatori nel processo di adattamento dei prestiti al sistema fonologico dell’italiano, come nel caso della sibilante palatale e della nasale palatale. Ecco alcuni esempi di spagnolismi adattati dalle seguenti basi:

español, piqueño, rosquete, chochear, desperdiciar, bajito.

AS1939: oh llivornése, l'itaglia l'espagnòlo.

GP1934: dàbera r pihégno, sennò si fa mmale

GP1934: dé lla roschétta dé, non è artro hée [ride] la roschétta!

GP1934: scioscearzi

scialacquare..

SB1933: r bagitto èro piccino, tante òse.. ulle sapévo.

Passando alla sonorizzazione e spirantizzazione delle consonanti sorde in posizione intervocalica, si può notare in tutto il corpus prodotto da GD1924 una reminiscenza attenuata di questa abitudine fonetica. Qui di seguito è riportata una sequenza in cui la sonorizzazione agisce con intensità percepibile. Le consonanti sorde interessate da lenizione e sonorizzazione sono state sostituite dalle corrispondenti sonore per esigenze di semplificazione, anche se il passaggio fonetico non può certamente considerarsi completo.

GD1924: e mm lèi me lo dève dì còsa vòl sabé, io gliélo digo

Nel corpus sono inoltre attestati altri quattro fenomeni tipicamente giudeo-livornesi che interessano la realizzazione fonetica dei prestiti importati. Per quanto riguarda gli ebraismi sono presenti la debole aspirazione o l’esito occlusivo velare della fricativa glottale sorda, il passaggio dalla nasale gutturale alla nasale alveolare, il rafforzamento della consonante finale e epitesi della vocale ‘e’ in sillaba chiusa finale di parola, mentre per gli iberismi è attestata la debole aspirazione della fricativa velare sorda. Seguono alcuni esempi tratti dal corpus fornito dagli informatori.

GD1924: oh..ah..si àhra?

realizzata come una fricativa velare sorda. Ma ci sono altre attestazioni nelle quali l’esito del fonema ebraico è occlusivo velare:

AS1939: acrare [...] è mmangiare

oppure esiti che producono la consueta spirantizzazione toscana della occlusiva velare:

GP1934: mangiare, ahrare

GP1934: èh, cibo ahréggio

Ma non mancano casi, come per le forme giudeo-livornesi adattate dall’ebraico te’ena, in cui la fricativa glottale sorda di semitica origine si dilegua del tutto:

GP1934: teinà.. [ride] è quélla délla dònna.

GD1924: teìna vór dire tòpa

L’oscillazione nei prestiti ebraci adattati tra nasale gutturale e nasale alveolare come esito della ‘ayin dell’ebraico è ben attestata nelle forme prodotte dagli informatori, ma non costituisce l’unico esito possibile. L’analisi del corpus sembrerebbe evidenziare inoltre una preferenza per le opzioni non gutturali nei parlanti meno anziani. Ciò confermerebbe la tesi della progressiva scomparsa dei fonemi non appartenenti al repertorio toscano e italiano nella parlata giudaico-italiana, in ragione di un processo di

livellamento linguistico non reversibile265. Qui di seguito il complesso sistema

degli allofoni di ‘ayin presenti nel corpus è affrontato caso per caso mettendo in luce gli aspetti più significativi dal punto di vista linguistico.

Negli esempi sotto riportati la nasale alveolare è come di consueto indicata con ‘n’, mentre la nasale gutturale è resa con il segno ‘ŋ’.

GD1924: la baŋadessa è llèi

GD1924: diamo maŋòi a qué a qquésto żżò

GD1924: c’ha manòi. quéllo c’ha ma mmólti manòi, vor di ch’è straricco. manòi. vór di ssòrdi.

GD1924: baŋgadésso vór dì.. lui

GD1924: baŋgadésso, padrone è bbaŋgadésso.

L’anziano informatore GD1924 oscilla tra due soluzioni diverse per la resa del fonema. Nel primo caso, è ben udibile lo sforzo del parlante, teso a riprodurre con la massima fedeltà la nasale gutturale dell’ebraico; nel secondo caso, invece, opta per una soluzione in linea con il sistema fonologico dell’italiano: appoggia la nasale ad una successiva velare sonora, trovando un compromesso che permette maggiore fluidità nell’esecuzione. Si nota dunque nel parlante un certa difficoltà articolatoria nella realizzazione isolata della nasale gutturale.

Se l’etimologia proposta è corretta (ebraico ‘aśuy) anche GP1934 e

RL1921 dimostrano di optare per la stessa soluzione di GD1924:

RL1921: iŋgażżuiare vól dì ll'amóre.

GP1934: ècco, ho llèi mi ci farèi na bèlla ŋgażżuràta

GP1934: maŋgòi..

Nel primo esempio, inoltre, la parlante inserisce una ‘i’ prostetica probabilmente proprio per evitare un sillaba iniziale di parola non coerente con le regole di formazione del lessico dell’italiano.266

Almeno per quanto riguarda il ridotto corpus a disposizione, MG1940, pur essendo la più giovane tra gli informatori selezionati, non sembra soffrire oscillazioni nella pronunzia del fonema, realizzato stabilimente come nasale gutturale:

MG1940: ó si parla di maŋòi .. ééh maŋòi

MG1940: di sòlito vièn détto ŋavò mmortale..

MG1940: è ŋavò!

Un certo grado di incertezza nella realizzazione subentra nella parlante esclusivamente nella pronunzia dei prestiti derivanti dall’etimo ebraico ġannab. Evidentemente nella parlata giudeo-livornese la consonante ebraica

266 Altra ragione, che comunque non esclude quella appena esposta, potrebbe essere trovata nel modellamento del prestito sull’italiano ‘ingazzurrire’, verbo che origina da un etimo semitico diverso, ma il cui significato appartiene ad un campo semantico comunicante con quello del termine giudeo- livornese.

occlusiva velare sonora iniziale è percepita erroneamente come una ‘ayin, secondo un’abitudine molto diffusa tra gli informatori intervistati. Questa confusione è però mitigata in alcune occorrenze da un rafforzamento dell’elemento velare sonoro nella realizzazione del fonema, che dunque si avvicina in questo modo alla realtà fonetica originaria indicata dall’etimologia.

MG1940: ŋganav . ŋanaveare, è rrubare

MG1940: ŋganavésso, ŋganavéssa

MG1940: ŋganavésso è lladro, sì sì è lladro

GP1934: c'è.. lo żżò.. che ŋganavéa. Vól dire c'è qquéllo lì che ha rrubato. che ha, ó ha ŋganaveàto

GD1924: e c'èra e c’èra tanta gènte e rubava, ŋganavéssi s ŋganavére

AS1939: ŋaina il zè ché ŋganavéa

SB1933: ŋanavéa

AS1939: ŋanavéa, ruba [ride]

Ma c’è ci sono anche due informatore che riproduce la realizzazione velare sonora della base etimologica senza anteporre l’elemento nasale:

AS1939: ganavésso vór dire ladro èh ŋa ŋganaveare, ganavésso [ride]

ruba

Un esempio emblematico della trasformazione della nasale gutturale in nasale velare più occlusiva velare sonora è rintracciabile in questa sequenza di parlato prodotta da RL1921 e da una nipote, DL, al quale interviene per suggerire alcune parole che sfuggono alla memoria dell’anziana informatrice:

DL: maŋgòi!

RL1921: maŋ èh, ècco màŋ

DL: [incompr.]ati són maŋgòi

RL1921: nò, lui è il ricco c’ha maŋòi, il pòvero nón ce l’ha. maŋòi, maŋòi màŋ.òi : maŋòi vól dire denaro

Stavolta l’oscillazione non si produce all’interno del parlato prodotto da un singolo informatore, ma all’interno di un medesimo nucleo familiare per la stessa parola. La nipote, molto più giovane, pronunzia immediatamente la nasale gutturale con la combinazione nasale velare più occlusiva velare sonora, mentre la nonna, dopo una breve esitazione iniziale, opta senza per la nasale gutturale in tutte le occorrenze. Si tratta dunque di un esempio emblematico della perdita generazionale dei suoni dell’ebraico che non hanno corrispondenza nel sistema fonologico dell’italiano: nonostante la nipote abbia verosimilmente appreso la varietà giudaica anche e soprattutto dalla nonna, il processo di normalizzazione fonetica si palesa nella distinta realizzazione di ‘ayin delle due parlanti persino pronunziando in contemporanea la stessa unità lessicale.

Ecco altri esempi di adeguamento fonologico della nasale gutturale in un parlante non anziano, il figlio di SB1933 e AS1939:

CB1967: fare l’amóre iŋgażżuiare

CB1967: cristiano, iŋgarè

Oltre alle soluzioni sopra esposte, non mancano neppure attestazioni di esiti nasali alveolari in luogo della nasale gutturale etimologica, fenomeno del resto già attestato da Beccani267, soprattutto per le occorrenze contenute nei

prestiti derivanti dall’etimo ebraico ‘ayin, traducibile in italiano con ‘guardare’. La nasale alveolare è un allofono che può alternarsi alla nasale gutturale o ad altre realizzazioni anche nel medesimo parlante.

Ecco gli esempi più significativi nel corpus:

GP1934: c'è gl.. lo żżò che nnàina, c'è l tarzanì!

RL1921: èh! è nnascìr

DL: o na naina vor dire anche ..

RL1921: naina

DL: lertire.

RL1921: naina vuol dire, èh.

GD1924: ŋa ŋainare, pe sèmpio ò l’òcchio vór dire ŋŋàin. nŋainare, ŋaina lo żżò

GD1924: òcchio è ŋain [...] nain, òcchio.

GD1924: nainare..

Si noti che stavolta le informatrici RL1921 e DL presentano entrambe una pronunzia alveolare uniforme. GD1924 invece oscilla tra le due realizzazioni, anche all’interno della stessa frase, seppur con numerose sfumature foniche difficili da classificare.

Degna di specifica attenzione è inoltre l’informatrice AS1939, la quale, oltre alla normale nasale gutturale, opta in un discreto numero di casi per un allofono molto particolare: una specie di nasale palatale gutturalizzata. Nei contesti riportati in seguito il suddetto suono consonantico sarà indicato convenzionalmente con ‘gn’.

AS1939: gnascìr, gnascìr, vór dire ricco

AS1939: gnasciròne, ècco

Anche GP1934, in un caso particolare, dopo alcune esitazioni, pronunzia il prestito adattato dall’ebraico ‘ajin arà‘ trasformando la nasale gutturale in nasale palatale:

GP1934: malòcchio è gna . gnàra, gnagnarà..

Un ultimo allofono del fonema ebraico è fornito da A1, un ebreo livornese di età avanzata intervenuto casualmente durante l’intervista, il quale sostituisce la nasale gutturale con una nasale alveolare geminata.

L’originale realizzazione non può essere spiegata con il rafforzamento fonosintattico in quanto si produce al di fuori del contesto in cui opera il fenomeno:

A1: nnarelò, nnarelì, ché sóno i cristiani..

Riassumento, dall’analisi del corpus a disposizione gli allofoni possibili della nasale gutturale ‘ayin nei prestiti ebraici risultano essere quattro: nasale gutturale; nesso consonantico costituito da nasale velare e occlusiva velare sonora; nasale alveolare; nasale palatale gutturalizzata; nasale alveolare rafforzata. Dall’esame delle occorrenze si può affermare che la scelta dell’allofono vari molto da parlante a parlante, e che in qualche modo la realizzazione sembrerebbe legata alle basi lessicali in cui il fonema è presente. La vocale seguente non pare invece condizionare il punto di articolazione della nasale.

Nel corpus è attestato inoltre lo scempiamento di consonanti rafforzate:

GD1924: e facevano carettai, davano le carétte a noléggio.

Quest’unica attestazione del fenomeno non a caso occorre in un termine indicante un vecchio mestiere del passato e caratterizzato quindi da una veste fonetica antiquata.

Per chiudere la rassegna delle peculiarità fonetiche giudeo-livornesi, il rafforzamento della consonante finale con epitesi della vocale ‘e’ non è mai attestato nei prestiti ebraici terminanti per consonante, ma in compenso risulta presente in un prestito iberico:

GP1934: è da stamattina hé [ride] è qqui [ride] n'ha ancóra [ride]

daberato nàdasse [ride]