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L'ECONOMIA PIEMONTESE ATTRAVERSO L'ANALISI DI ALCUNI SUOI INDICATORI

Nel documento Cronache Economiche. N.001, Anno 1986 (pagine 55-59)

Giuliano Venir

Come era già stato anticipato in una prece-dente occasione («Considerazioni sullo studio della congiuntura piemontese» -Cronache Economiche 2/1985), le Camere di Commercio piemontesi hanno svolto una ricerca sulla capacità esplicativa, in merito all'andamento delle economie loca-li, di un insieme di indicatori. Questi ulti-mi si riferiscono a diversi aspetti delle eco-nomie (provinciali e regionale) e si posso-no suddividere in due grandi gruppi, il pri-mo relativo ad informazioni desunte da statistiche ufficiali (ad esempio i consumi di energia elettrica per usi industriali, il rapporto tra impieghi e depositi bancari, il costo vita, ecc.), il secondo comprende un set di variabili ricavate dalle rilevazioni congiunturali trimestrali condotte dall'U-nione regionale delle Camere di Commer-cio e dai singoli Istituti camerali. Inoltre, al fine di evidenziare gli effetti relativi alle tendenze di fondo da un lato e alla stagio-nalità dall'altro, si è fatto ricorso a una coppia di variabili di comodo, l'una con valori crescenti da 1 a 40 nei trimestri con-siderati (periodo 1974-1983), l'altra con valore nei quattro trimestri, nell'ordine, pari a 0 , 0 , 1,0.

La tecnica di elaborazione utilizzata è stata quella dell'analisi fattoriale, che presenta il vantaggio di sintetizzare l'informazione di partenza, costituita dal set di n variabili, in una più semplice rappresentata da m fatto-ri (in cui m < n). Questi ultimi sono in ul-tima analisi variabili indipendenti di un si-stema di rette di regressione in cui le varia-bili dipendenti sono nel caso in esame rap-presentate dagli indicatori congiunturali esaminati.

I fattori sono utili sia perché sono in nu-mero inferiore alle variabili originarie, sia in quanto ne descrivono una larga parte della variabilità (nei calcoli condotti si è sempre stati al di sopra dell'80%). In so-stanza, con tale procedimento si è ampia-mente compensato l'inconveniente di per-dere tra il 10 e 15% dell'informazione complessiva del fenomeno con il vantaggio di vedere considerevolmente diminuite le variabili di partenza (non si è mai andati oltre l'estrazione di sei fattori rispetto a un set originario di almeno una ventina di va-riabili).

Comunque, per ulteriori e più completi chiarimenti vuoi degli aspetti metodologici dell'indagine che della definizione degli in-dicatori utilizzati si rimanda alla

pubblica-zione sopra ricordata dell'Unione regiona-le delregiona-le Camere di Commercio del Pie-monte («Un'analisi sugli indicatori dell'e-conomia del Piemonte e delle sue provin-ce» - marzo 1986).

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Prima di descrivere brevemente alcuni ri-sultati del lavoro, appare utile affrontare qualche aspetto più di carattere generale legato a questo tipo di indagini economi-che. In primo luogo vi è la problematica relativa ai limiti delle rilevazioni congiun-turali in ambito territoriale sub-nazionale e addirittura sub-regionale. E noto che la disponibilità di informazioni statistiche si riduce man mano che l'unità territoriale di riferimento diventa più piccola. Infatti, per avere un quadro abbastanza esauriente a livello comunale bisogna attendere i risul-tati dei censimenti a cadenza decennale, mentre per le circoscrizioni provinciali la situazione è certamente migliore, ma per certi versi è anch'essa largamente deficita-ria. Sorge così spesso la necessità di deriva-re il dato provinciale o sub-provinciale tra-mite una ripartizione del corrispondente regionale, procedendo così a stime e valu-tazioni, con tutti i rischi che un'operazione di questo tipo comporta.

Prima ancora della carenza dei dati occor-re però teneoccor-re poccor-resente gli elementi di fon-do della ricerca che si vuole condurre. In sostanza è importante rilevare le caratteri-stiche strutturali del fenomeno indagato, cioè le economie locali. Qui il discorso si farebbe troppo lungo, ma è indiscutibile che lo studio della congiuntura di un'area territoriale è fortemente condizionato da alcuni elementi, quali la dimensione e le caratteristiche qualitative dell'area esami-nata, intesa non tanto in senso fisico, quanto socio-economico.

Ciò significa che la validità dei risultati di-pende molto da parametri tipo la grandez-za della stessa (quantità di popolazione, ma soprattutto della ricchezza prodotta) e le modalità di formazione del reddito, cioè la sua ripartizione tra i settori di attività economica.

Solo dimensionando l'indagine congiuntu-rale sulla realtà che si vuole indagare si po-trà arrivare a risultati apprezzabili e so-prattutto attinenti all'effettivo comporta-mento dell'economia locale. È risaputo che ques'ultima è solo in parte spiegata da

va-riabili endogene, in quanto spesso l'anda-mento congiunturale è fortemente influen-zato da variabili esterne al sistema. Del re-sto tale fatto è altrettanto innegabile a li-vello nazionale e per quanto si salga di di-mensione si troveranno sempre degli ele-menti esterni al sistema e su di esso intera-genti.

Per quanto riguarda il Piemonte, si è sem-pre ritenuto che esso possa essere un inte-ressante soggetto d'analisi appunto per le sue «sufficienti» dimensioni e per le sue caratteristiche qualitative. Non per niente le indagini congiunturali condotte dalle lo-cali Camere di Commercio datano ormai da decenni e si collocano tra le prime del genere in Italia. A livello provinciale vi è ormai una lunga esperienza Qi Torino, ma anche nelle restanti circoscrizioni gli Istitu-ti camerali diffondono regolarmente tale tipo di informazioni.

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Lo studio dell'Unione delle Camere di Commercio del Piemonte ha esaminato in-nanzitutto l'andamento dell'economia re-gionale per il periodo 1974-1983, con una successiva estrapolazione al 1984. Sono state messe in luce in primo luogo alcune variazioni strutturali registrate dal sistema in quell'arco di tempo: si tratta evidente-mente di quelle legate alle variabili prese in considerazione. Si rileva infatti che al-cuni aspetti non sono stati esaminati per mancanza di dati, o per lo meno lo sono stati solo in via indiretta. Si prenda il caso degli investimenti, che costituiscono dubbiamente un parametro di estremo in-teresse e di grande significatività. Purtrop-po non si disPurtrop-poneva di indicatori precisi, ma solamente di uno (rapporto tra impie-ghi e depositi bancari) nei confronti del quale c'era da attendersi una correlazione più o meno intensa con l'evoluzione degli investimenti. Ciò nonostante, è emerso un quadro degno d'interesse che può essere riassunto nei seguenti punti:

1) una prima modifica strutturale ha ri-guardato il mercato del lavoro attraverso un calo degli occupati nell'industria, una crescita del terziario, un incremento sia della disoccupazione che del tasso d'attivi-tà;

2) tendenza alla crescita del rapporto im-pieghi/depositi bancari, sia delle imprese che delle famiglie;

3) modifica del rapporto di concorrenziali-tà nei trasporti a vantaggio della gomma e a scapito delle ferrovie;

4) inflazione assai elevata lungo l'intero periodo;

5) mutamenti nei consumi alimentari a de-trimentro della carne bovina;

6) crescita strutturale dello stato di disagio del mondo economico, misurato dalla lie-vitazione dei protesti (espressi a valori co-stanti e cioè depurati degli effetti dell'ac-crescimento dei prezzi), nonché dei falli-menti;

7) continuo peggioramento, come linea ge-nerale di tendenza nell'arco del decennio, del «clima d'opinioni» degli operatori in-tervistati ed appartenenti al settore indu-striale. Si osserva che quel che viene indi-cato con il termine «clima d'opinioni» non si riferisce a dati previsionali, ma con-suntivi. Essi sono ricavati dall'elaborazio-ne delle risposte fornite dalle aziende in merito alla variazione intervenuta per al-cune variabili (produzione, occupazione, ordinativi interni ed esteri, grado di utiliz-zazione della capacità produttiva) rispetto al trimestre precedente, oppure al corri-spondente periodo dell'anno passato. Tale gruppo di variabili ha cioè presentato nel periodo in esame un movimento di fondo in senso riflessivo; tutto ciò a prescindere dalle fluttuazioni di breve periodo che sono servite ad individuare l'andamento congiunturale.

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Quanto all'esame dei cicli di breve periodo nell'arco del decennio, le analisi fattoriali condotte a livello regionale hanno consen-tito di isolare alcuni meccanismi che si ri-tengono importanti per spiegare l'anda-mento del Piemonte.

Innanzitutto si è rilevato che le stesse mo-difiche strutturali in precedenza ricordate, e sintetizzate nel primo fattore, con il 33,4% della varianza complessiva spiegata, presentano un'intensità inversamente pro-porzionale alla fase del ciclo congiuntura-le. Ciò significa che nei periodi favorevoli vi è un rallentamento di tali processi, che invece divengono più intensi nei momenti depressivi. L'analisi di tale fattore costitui-sce quindi un primo punto di riferimento per verificare l'eventuale approssimarsi dei momenti di svolta dei cicli congiunturali. Come poteva essere abbastanza facilmente

prevedibile, un elemento importante nello studio dell'economia regionale è costituito dai livelli della produzione industriale, nonché degli ordinativi interni ed esteri. Esso costituisce il secondo fattore (21,2% di varianza spiegata) ed è utile soprattutto per il controllo a consuntivo, come si può anche vedere dalla sua buona corrispon-denza con l'andamento dell'indicatore sin-tetico a livello nazionale dell'ISCO. Appa-re invece meno efficace sotto il profilo pAppa-re- pre-visionale e non parrebbe quindi un valido indicatore anticipatore del ciclo.

Il terzo fattore estratto (varianza spiegata al 12%) è fortemente incentrato sia sul commercio internazionale che sull'attività produttiva. Esso mette in risalto la compo-nente del commercio estero, particolar-mente importante in un'economia forte-mente votata all'esportazione qual'è quella della nostra regione.

Il quarto fattore (7,1% di varianza spiega-ta) presenta oscillazioni antitetiche rispetto all'andamento dell'economia piemontese: sale nei momenti depressivi e cala in quelli favorevoli. Esso è caratterizzato anche da più elevati rapporti impieghi/depositi ban-cari nei momenti di bassa congiuntura e viceversa in quelli di rilancio. Ciò è proba-bilmente legato all'andamento dell'autofi-nanziamento delle imprese, caratterizzato da una correlazione diretta con quello del-l'economia in generale.

11 quinto fattore estratto (3,8% di varianza spiegata) ha caratteristiche in parte con-giunturali e in parte strutturali, pur se-guendo in linea generale le oscillazioni a breve termine del ciclo economico. Esso è incentrato soprattutto sulle nuove iscrizio-ni di imprese nei registri delle Camere di Commercio e si presume possa essere up indicatore di dinamicità del sistema econo-mico e pertanto di «appetibilità verso le nuove iniziative imprenditoriali».

Il sesto e ultimo fattore (3,5% di varianza spiegata) è incentrato soprattutto sulla do-manda estera da un lato e sulla variabile creditizia dall'altro.

Tale fattore sotto certi aspetti si è rivelato il più interessante, in quanto ha misurato l'avvio dell'ultima fase di ripresa, iniziata nel secondo trimestre 1983, con un certo anticipo rispetto agli altri indicatori (un trimestre almeno). Vi è quindi l'eventuali-tà che questo fattore possa costituire un in-dicatore anticipatore dei punti di svolta della congiuntura locale.

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Tutto ciò formerà oggetto di ulteriori ap-profondimenti, già previsti in un futuro programma di lavoro degli Uffici studi de-gli enti camerali piemontesi.

Si procederà a ristimare i fattori sulla base delle serie storiche via via raccolte, nonché a sperimentare nuovi dati, come ad esem-pio le ore di Cassa integrazione guadagni. Si spera infatti che tale indicatore possa tornare in tempi brevi, almeno nella parte ricorsi ordinari, ad assumere un apprezza-bile significato di analisi congiunturale. Purtroppo attualmente non è cosi a causa della crisi strutturale dell'industria che comporta richieste di intervento anche in momenti produttivi favorevoli, andando

quindi in parziale controtendenza rispetto alla realtà.

Si cercherà di seguire l'andamento delle variazioni nel panorama economico locale e di riaggiustare continuamente il set di va-riabili esaminate. Tuttavia, per evitare troppe modifiche e quindi perdere comple-tamente la possibilità di confronto con il passato, tali aggiustamenti avverranno a cadenza annuale ed assieme ad essi e pro-cederà a una estrapolazione per l'anno suc-cessivo. Ciò dovrebbe consentire di formu-lare una previsione a dodici mesi e quindi non solo un esame consuntivo.

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Restando su un piano meramente descritti-vo e senza nessuna tentazione di descritti-voler co-struire un modello matematico esplicativo dell'andamento dell'economia piemontese, si possono riassumere i principali eventi causali, e quindi i più significativi indica-tori, della congiuntura locale nel modo se-guente:

1) produzione industriale; 2) commercio estero; 3) mercato creditizio;

4) nuove iniziative imprenditoriali. Questi indicatori hanno cioè assunto le in-tensità maggiori all'interno dei fattori estratti e di conseguenza contribuiscono in modo preminente alla spiegazione del fe-nomeno indagato.

Ciò non toglie tuttavia che anche altri as-sumano in talune circostanze un rilievo particolare nell'interpretare certi momenti della situazione economica. Tra essi, se ne possono ricordare alcuni, e precisamente: 1) traffico ferroviario merci. Tale indice è in linea generale correlato positivamente all'andamento economico e ciò vale sia per le merci in arrivo che per quelle in parten-za. Ne consegue che in fase di vivacizza-zione delle attività operative si ha un mo-vimento nella stessa direzione delle quanti-tà trasportate su rotaia e viceversa;

2) tasso di disoccupazione. L'indagine è giunta alla conclusione che tale variabile, nonostante presenti un trend strutturale alla crescita negli anni analizzati, sia anco-ra influenzata in linea diretta dalla con-giuntura e che quindi una maggiore soste-nutezza di ritmi di lavoro apporti benefici effetti all'occupazione;

3) andamento del costo vita. In questo caso si è visto che più elevati ritmi operativi

dell'industria contribuiscono a raffreddare l'inflazione e viceversa;

4) tasso di attività (rapporto tra il totale delle forze di lavoro e la popolazione resi-dente). La crescita dei disoccupati è proce-duta in questi anni di pari passo con il maggiore afflusso sul mercato del lavoro di nuove persone (essenzialmente di sesso femminile) in cerca di un'occupazione. Però anche in questo caso, come già per il tasso di disoccupazione, si sommano (o si sottraggono a seconda del momento) due movimenti: lo strutturale, in linea presso-ché costantemente evolutiva, e il congiun-turale, con un andamento oscillatorio.

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Oltre al Piemonte nel suo insieme, sono state analizzate anche le sei province, con un procedimento metodologico simile a quello regionale, ma non identico a causa da un lato del sorgere di problemi di natu-ra matematica e dall'altro della non piena omogeneità (e reperibilità) dei dati raccolti a livello provinciale rispetto a quelli regio-nali. Si ritiene opportuno analizzare alcuni elementi emersi dall'indagine relativa a Torino, in quanto apparsi più significativi, originali e interessanti.

L'aspetto di maggior rilievo è in questo caso costituito dall'utilizzo di un gruppo di variabili relative all'andamento del com-mercio e dei trasporti su strada, che erano reperibili per la sola provincia di Torino. E stato di conseguenza estratto un fattore (il terzo tra i cinque, con una varianza spiegata pari al 12,3% del totale) relativo all'attività del settore commerciale (vendi-te al dettaglio e all'ingrosso, nonché i ri-spettivi livelli di giacenze), a sua volta for-temente connesso a quello dei trasporti su strada, segno di una stretta armonia tra i due comparti di attività economica. Vi è anche un rapporto indiretto con l'indice impieghi/depositi delle imprese, per cui ri-sulterebbe esserci in una fase di giri d'affari crescenti per i commercianti una minore necessità di richiedere credito alle banche e viceversa.

Però il commercio, pur finendo «cattura-to» da un fattore suo specifico (che per de-finizione è ortogonale rispetto a tutti gli al-tri fattori estratti e quindi ad essi non cor-relato, evitando quindi il fenomeno noto con il termine di multicollinearità), non è sicuramente apparso avulso

dall'andamen-to dell'industria, tenudall'andamen-to condall'andamen-to che le varia-bili relative allo stato d'attività di quest'ul-tima sono, seppur con tonalità decisamen-te più modesdecisamen-te, risultadecisamen-te correladecisamen-te positiva-mente con il fattore in esame. Inoltre non è sembrato che il settore commerciale, e con esso quello degli autotrasporti, presenti un qualche serio sfasamento temporale rispet-to all'industria o all'economia nel suo sieme. Dalle elaborazioni condotte pare in-fatti esserci un pressoché perfetto allinea-mento tra questi comparti, vuoi nella fase espansiva che in quella recessiva.

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Si conclude questa esposizione del lavoro dell'Unione regionale delle Camere di Commercio del Piemonte ribadendo sia le principali conclusioni cui esso è giunto, sia le finalità di partenza e le linee metodolo-giche adottate.

Come già detto in precedenza, questo stu-dio è consistito in un tentativo di sintetiz-zare un'ampia gamma di informazioni sul-la congiuntura economica locale di prove-nienza sia ufficiale sia dalle indagini trime-strali delle Camere di Commercio piemon-tesi in alcuni indicatori riassuntivi della maggior parte delle informazioni stesse. Lo strumento tecnico utilizzato per questa operazione è consistita in una serie di ana-lisi fattoriali che hanno consentito di addi-venire a una descrizione del fenomeno esa-minato. Non si è invece posto come obiet-tivo la realizzazione di un modello mate-matico previsionale e quindi le elaborazio-ni hanno un valore in quanto riferite al pe-riodo temporale esaminato, mentre per fu-ture applicazioni occorrerà procedere a nuove estrazioni dei fattori e alla loro suc-cessiva interpretazione.

Si è comunque cercato di affinare un meto-do (di analisi ma soprattutto di spiegazione «logica» dei risultati ottenuti) che in tempi successivi potrà essere periodicamente riu-tilizzato, pur con le dovute varianti a se-guito della mutata realtà osservata. Passando ai risultati ottenuti, si è riscon-trato che i punti qualificanti sui quali basa-re un esame dell'andamento economico del Piemonte, oggi e anche probabilmente in un prossimo futuro, sembrano essere i se-guenti:

1) Il Piemonte è stato interessato (e lo è tutt'ora) da modifiche strutturali che han-no riguardato diversi aspetti (mercato del

lavoro, stato di «disagio» del mondo im-prenditoriale, forte movimento inflazioni-stico, cambiamenti nei modelli di compor-tamento dei consumatori, nella struttura dei trasporti, ecc.) e che soprattutto sono variate d'intensità a seconda dei momenti congiunturali. Esse sono state cioè partico-larmente accentuate nelle fasi depressive dell'economia e sono invece apparse più modeste in quelle di ripresa. Ne consegue che è stato individuato un primo indicato-re (Intensità delle modifiche strutturali nel-l'economia) utile a segnalare i punti di svolta del ciclo.

2) Un fattore estratto (denominato « Livelli degli ordini e della produzione industria-le») è costituito da un «miscuglio» di vari elementi, tra cui predominano, come dice il nome stesso, gli ordini e la produzione industriale. Questo indicatore appare utile per seguire l'andamento essenzialmente a consuntivo di alcune variabili reali dell'e-conomia, mentre esso presenta minori po-tenzialità esplicative a livello previsionale. 3) Un altro indicatore (battezzato «Primi passi della ripresa») è riuscito a «sentire» l'avvio della ripresa del 1983 almeno un trimestre prima di tutti gli altri. Se le pro-messe saranno mantenute, si potrà forse disporre di un elemento anticipatore del ciclo, sulla cui utilità non è certo il caso di soffermarsi. Questo fattore è formato es-senzialmente dalla variabile «ordinativi esteri» e da quella creditizia «rapporto tra impieghi e depositi bancari delle imprese». Tenuto conto del carattere export-led del-l'economia piemontese, si potrebbe sup-porre che maggiori concessioni di finanzia-mento alle aziende ottenute a seguito di ac-cresciuti flussi di domanda estera costitui-scano il campanello d'allarme di un rilan-cio economico in vista.

4) È stato anche accertato un fattore (Dina-micità del sistema economico) che indivi-dua sia aspetti di carattere strutturale che congiunturale ed è imperniato sulle nuove iscrizioni di imprese ai registri delle Came-re di Commercio. AppaCame-re questo un punto piuttosto interessante del panorama econo-mico locale e che merita di essere ulterior-mente approfondito. Va comunque posta la domanda se un indicatore di «nuove ini-ziative di imprenditorialità» possa spiegare in qualche modo l'andamento generale del-l'economia e sia magari strettamente corre-lato al ciclo congiunturale.

Un altro passo è consistito nel cercare di

estendere le analisi fattoriali anche alle sei province e qui i risultati possono cosi

Nel documento Cronache Economiche. N.001, Anno 1986 (pagine 55-59)