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L’economia di solidarietà e l’ambiente

Se il tema dello sviluppo è parte della riflessione dell’EdS, ricordiamo che è un problema che porta alla nascita di uno dei cammini che la compongono, lo stesso si può dire dell’ambiente.

Al giorno d’oggi stiamo affrontando una vera e propria crisi ambientale, che mette a rischio la vita di milioni di persone, soprattutto nei paesi impoveriti. Si stanno configurando scenari, che presto daranno luogo a veri e propri conflitti armati per l’utilizzo delle risorse, prima fra tutte l’acqua.

Per comprendere la situazione attuale, è necessario soffermarsi sull’evoluzione del concetto di risorsa.

“In origine, parlare di risorse significava parlare di vita. Il termine ha le sue radici nel verbo latino surgere, che evocava l’immagine di una sorgente d’acqua che sgorga con continuità dal terreno. Come una sorgente, una risorsa sgorga con continuità, anche se viene ripetutamente usata e consumata. [..] La terra conferisce doni agli esseri umani i quali, a loro volta, stanno bene attenti a mostrarsi diligenti per non soffocare la sua generosità” (Shiva 1998 p. 261).

Da questa concezione emerge una relazione di reciprocità e interdipendenza tra uomo e natura, l’essere umano deve dare il tempo alle risorse di riprodursi, il suo utilizzo dei beni messi a disposizione, in modo gratuito, dalla terra, non sarà mai “estrattivo”. In ambito occidentale questo legame viene interrotto nei primi del ‘700, sia per il procedere delle scoperte scientifiche, che iniziano a configurare la natura come un’entità morta97; sia perché prende avvio la rivoluzione industriale che ha come immediate conseguenze l’utilizzo nel processo produttivo di risorse naturali – diventate input -. Nel

97 “Il programma baconiano, e la rivoluzione scientifica che ne seguì, hanno spazzato via ogni scrupolo ed hanno funzionato, nei fatti come sanzione culturale per la spoliazione della natura e la sua trasformazione in risorsa. «La rimozione delle idee animistiche ed organiciste sul cosmo hanno decretato la morte della natura, ed è questo l’effetto di maggiore portata della rivoluzione scientifica. La natura veniva ora vista come un sistema di particelle morte, inerti, mosse da forze esterne piuttosto che interne, per cui la struttura meccanica così concepita poteva legittimare la manipolazione della natura. Per di più, come struttura concettuale, l’ordine meccanico vi ha associato una struttura di valori basata sul potere, in tutto compatibile con la direzione presa dal capitalismo occidentale»” (Shiva 1998 p. 268).

Ambra Ilaria Cincotti “L’Economia di solidarietà. Il Fattore C studiato attraverso la Social Network Analysis” Tesi di Dottorato in Scienze Politiche e Sociali -XXIX Ciclo-Università degli Studi di Sassari.

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corso del tempo il modello industriale ebbe bisogno di un numero sempre crescente di risorse; questo dette avvio all’espansione coloniale, che oltre a estrarre materie prime imponeva, alle civiltà “sottosviluppate”, la visione “moderna” della natura, tentando così di distruggere la concezione del cosmo, unita alla concezione di una Terra Madre, che era rimasta intatta in quelle parti del mondo.

La scissione tra uomo e natura divenne ancora più forte a causa delle prime teorie dello sviluppo e della costruzione della crescita economica a partire da modelli come quello di Solow. Questo stabiliva che grazie alla tecnologia, il mondo potesse andare avanti senza risorse naturali (fiducia che abbiamo visto con Hopwood essere ancora presente nella categoria dello status quo).

«La rivoluzione industriale è stata, più che la spinta prometeica per liberarsi dai vincoli della natura, la capacità di esportare questi vincoli verso le periferie del pianeta [..]. I settori sviluppati delle nostre società industriali devono la propria condizione ancor più che al genio tecnologico e allo spirito d’impresa alla schiavitù e alla devastazione dell’ambiente». Dunque, mantenere, o peggio ancora introdurre la logica della crescita al Sud, con il pretesto che così potrà uscire dalla miseria che questa stessa crescita ha creato, non può che occidentalizzare ulteriormente questa parte del pianeta” (Latouche S. 2009, p. 158).

La fiducia nel progresso e la scarsa considerazione degli effetti che il processo di industrializzazione aveva sulla natura, iniziarono a vacillare nel ’70 in seguito ai primi

shocks petroliferi. Si aprì la fase di riflessione sui “limiti dello sviluppo” e la

teorizzazione dello sviluppo sostenibile, ma questo non provocò, nell’immediato, la ricerca di una nuova economia, quanto piuttosto un’attenuazione degli effetti del modello economico dominante.

Il processo di sfruttamento dell’ambiente sta raggiungendo oggi una portata ancora più preoccupante: l’imposizione dei brevetti sulle piante e la biogenetica, con la diffusione di OGM corredati da tutti i prodotti chimici necessari per la loro sopravvivenza, stanno mettendo in luce il problema della sovranità alimentare.

“Il termine italiano «sicurezza alimentare» traduce, in un'unica parola due concetti che nella lingua inglese rimangono staccati: safety e security. Il primo ha a che fare con la salubrità del cibo; mentre il secondo con la sicurezza nell’approvvigionamento, nella garanzia che si abbia per un periodo costante. Le speculazioni in borsa sulle derrate alimentari hanno reso i prezzi altamente volatili perciò si assiste a differenze tra gli

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stati, ossia, quelli che non sono in grado di stoccare contro quelli che non hanno la capacità di stoccare, di avere delle riserve e di cautelarsi contro le speculazioni. Lo scenario che si sta delineando è quello di una nuova scarsità” (Osti 2012).98

Al momento attuale sono essenzialmente due i motivi che hanno portato a questa assenza di “sicurezza nell’approvvigionamento”: il primo è la mercificazione del cibo con le susseguenti speculazioni; il secondo è la necessità di trovare fonti energetiche alternative ai combustibili fossili. Accanto ai classici pannelli solari e all’eolico, negli ultimi anni si sta diffondendo l’uso di biocarburanti che, macerati in appositi digestori, sono anch’essi delle fonti di energia. Questa scoperta ha dato avvio a una forma moderna di colonialismo e imperialismo il land grabbing (accaparramento di terre); con esso grandi multinazionali (sia del Nord che del Sud del mondo, di paesi come i BRIC, la Cina, in particolare, si sta espandendo molto in Africa) comprano terreni “vuoti” per impiantare biocarburanti, cibo o per lo sfruttamento minerario (Saturnino et all 2011). Il land grabbing sta rendendo manifesto quello che Harvey e Pilgrim (2010) definisco il trilemma cibo-energia-ambiente: le pressioni che si esercitano sulla terra sono fortissime, bisogna decidere a quali elementi dare la priorità. In fondo, questo non è altro che l’estremizzarsi del processo, iniziato con il considerare la terra e di conseguenza le risorse naturali, in qualità di input da accumulare per migliorare la produzione. In questo modo non sono più stati rispettati i tempi di rigenerazione della terra, provocando così una diminuzione delle risorse stesse.

Il modello economico attuale ha bisogno anche delle economie estrattiviste, che stanno seriamente compromettendo la vita delle popolazioni locali. Esse sono delle economie che si basano sullo sfruttamento intensivo delle risorse naturali, sia di tipo minerario, ma anche ittico, botanico (specialmente) la silvicoltura. Raul Prada Alcoreza (2015) sostiene che questo modello in realtà è un’anti-economia99, dal momento che “non producono ma sfruttano, non creano ma estraggono; [..] non ci sono condizioni di riproduzione, né di crescita, ancora meno di evoluzione”. (Ivi p. 3)

98 Trascrizioni dell’intervento di Osti alla Scuola di Sviluppo Locale Sebastiano Brusco, Seneghe, Ottobre 2012.

99 Intervento presentato durante il Seminario Internazionale: “Recuperare i Beni comuni, sfide nel processo costituente del Cile estrattivista”, Università del Cile, Santiago 2-3 Settembre 2015.

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La situazione preoccupante è che, questo modello di “anti-economia”, non è adottato anche da stati con governi socialisti, come quello dell’Ecuador, che usa l’estrattivismo allo scopo di finanziare le politiche sociali.

I problemi sopraelencati vanno ben al di là della lotta di classe, come sottolinea lo stesso Prada Alcoreza (2015):

“Si tratta della vita, dei cicli della vita, della potenza della vita, delle capacità di convivere, coesistere, adeguarsi, adattarsi, trasformare territorialità. Non c’è nulla più importante della vita, niente che ha più valore della vita, niente più indispensabile della vita” (Ibidem).

Lo schema presentato da Hopwood (2005) è ancora una volta valido: gli stati lottano per trovare un equilibrio tra problema ambientale e sociale; equilibrio che non troveranno mai, perché a causare il problema è il modello economico.

La proposta dell’EdS è capace di ricreare armonia tra processo economico e ambiente. Ricordiamo che in essa confluisce anche l’economia etnica, che ci riporta alle origini di cui parla Vandana Shiva. Rimette al centro l’esistenza di sistemi, nei quali l’uso comune della terra è ancora presente, in cui l’attività di produzione è un atto creativo. In generale propone iniziative che siano in armonia con l’ambiente. I due casi di studio analizzati lo hanno dimostrato. Un esempio ne è la tintura della lana: prima dell’adesione all’EdS, tutti usavano coloranti chimici, inquinanti. Poi sono passati alla tintura naturale: la raccolta delle erbe spontanee rispetta la stagionalità e la pianta, dal momento che, sapendo di dipendere dalla pianta per il proprio lavoro, le viene lasciato il tempo di crescere. È pur vero che il modello estrattivista sta mettendo a repentaglio le risorse su cui contano gli artigiani. Durante un’intervista ad Amalia Quilapi, tessitrice mapuche della zona di Tirúa, è emerso chiaramente che, la coltivazione intensiva di pino ed eucalipto a discapito delle piante native, rende sempre più difficile il processo di raccolta per la tintura e l’elaborazione di medicamenti utilizzati nella medicina tradizionale100. Anche se i casi analizzati sono esperienze su piccola scala, parziali, si

100 Le depositarie di questo sapere sono le machi, ruolo affidato alle donne e trasmesso durante un lungo processo di formazione. La machi è scelta dagli spiriti della natura, essi si rivelano alla giovane destinata a questa funzione nei sogni. I sogni vengono interpretati dalla machi della comunità, che successivamente prenderà la giovane presso di sé per trasmetterle il suo sapere, che consiste in una conoscenza

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ritiene che quanto affermato sul rispetto dell’EdS per l’ambiente, sia riscontrabile anche in quelle più grandi, perché i fattori su cui si fondano sono gli stessi. La crescita del settore, più che un salire in scala gerarchica, è, per quello che si è compreso, un crescere orizzontale, un essere in un numero sempre maggiore ad aderire ai principi e alla razionalità nuova di questa economia. Come dice Prada Alcoreza “si tratta della vita”, elemento che l’EdS mette al centro: non ci può essere vita senza acqua, cibo e aria, non ci può essere economia senza risorse naturali101.