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Tecnologia, costruzione e trasmissione della conoscenza

Le innovazioni in ambito tecnico sono quelle che, a partire dalla metà dell’Ottocento creano una forbice nei livelli di sviluppo economico tra i paesi occidentali e del Terzo Mondo (Bottazzi 2009). L’utilizzo delle innovazioni tecnologiche, dette avvio alla rivoluzione industriale, col tempo provocò una sempre maggiore sostituzione del lavoro umano con le macchine, provocando crescenti tensioni sociali che sfociarono in atti emblematici di distruzione delle macchine, ritenute la causa della disoccupazione e dei bassi salari (luddismo). Le innovazioni tecnologiche comunque facilitarono e continuano ancora oggi a rendere più agevole la vita quotidiana, oltre ad aver consentito un suo allungamento, grazie alle scoperte in ambito medico.

La tecnologia è stata definita da Razeto come “un insieme di conoscenze e informazioni relative e finalizzate ad alcuni processi e sistemi tecnici di produzione, commercializzazione e organizzazione del lavoro” (Razeto 2004 p. 32). Dallo studio dell’EdS si è avuto modo di riscontrare, oltre alla centralità del Fattore C, l’importanza del lavoro inteso come attività autonoma. Riconoscere l’importanza di questo fattore permette di supporre che, la crescita del settore solidale non potrà passare attraverso una sostituzione del lavoro umano con quello della macchina. Questo è insito nella sua

Ambra Ilaria Cincotti “L’Economia di solidarietà. Il Fattore C studiato attraverso la Social Network Analysis” Tesi di Dottorato in Scienze Politiche e Sociali -XXIX Ciclo-Università degli Studi di Sassari.

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razionalità, dal momento che non mira a incrementare il capitale, ma a garantire condizioni più eque e distribuire la ricchezza prodotta. Inoltre, come detto poc’anzi, la crescita economica del settore passa attraverso un’integrazione delle diverse fasi del processo produttivo, ma soprattutto dei fattori, non attraverso l’espulsione degli stessi. Pensando alle piccole produzioni artigianali delle due associazioni analizzate, si ritiene verosimile che esse continueranno ad essere portate avanti nel modo tradizionale, ossia con il telaio manuale. In quella tecnologia specifica è racchiusa la cultura delle persone, i prodotti contengono un valore immateriale di straordinaria importanza.

Ci si domanda se un avanzamento tecnologico in ambito produttivo, potrebbe essere un bene per i soci. L’innovazione permetterebbe di aumentare la produttività riducendo la fatica e le ore di lavoro. La tessitura richiede molto impegno e sforzo fisico, soprattutto quando si devono tessere coperte matrimoniali di 2 x 2 metri, che comportano l’utilizzo di diversi chili di lana e travi di legno più grandi sulle quali arrotolarle. Molte socie della Relmu Witral, stanno manifestando patologie da lavoro. Inoltre consentirebbe di produrre tessuti più rifiniti, con lana meno grezza, che incontrerebbero con maggiore facilità l’apprezzamento dei clienti.

Nei due casi di studio è forte il desiderio di migliorare nel lavoro, per questo i soci sono in costante formazione, per imparare nuovi disegni; un’innovazione in questo senso potrebbe essere fonte di dibattito.

Il settore solidale non è refrattario alla tecnologia, dal momento che molte esperienze utilizzano strumenti, quali internet, per trovare nuovi canali di commercializzazione, trovare possibili finanziamenti, partecipando a progetti, o mantenendo contatti con singoli donatori, oppure per coordinare il lavoro in reti.

Si è detto che la tecnologia è un insieme di conoscenze, ma che cos’è la conoscenza? Chi la costruisce? Dove? Come si diffonde?

L’idea di conoscenza è, tutt’oggi, spesso ridotta al sapere esperto, costruito a partire dall’indagine scientifica di un’elite, sulla realtà. I centri della sua costruzione e diffusione sono le accademie e viene trasmesso attraverso conferenze e la pubblicazione di libri e articoli.

I processi alternativi, così come la riflessione profonda sul significato di sapere, hanno portato a ridefinire i confini della conoscenza, ampliandoli fino al punto di includere

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anche i saperi pratici al suo interno. Quest’ultimo aspetto permette la tutela e la trasmissione dei saperi locali, a qualunque latitudine del mondo ci si trovi, poiché essi:

“Sono caratterizzati da una scarsa formalizzazione esplicita e dalla estrema rilevanza della dimensione tacita in cui – il rubare con gli occhi - diventa elemento indispensabile per l’acquisizione del saper fare. La manualità viene acquisita mediante la pratica costante e i tempi lunghi in cui l’allievo è assistito da un maestro che in maniera sapiente trasmette la sua conoscenza e i segreti del mestiere” (Deriu R. 2007 p. 213).

Questa conoscenza è costruita e trasmessa all’interno della comunità, in modo orizzontale grazie all’interazione prolungata dei suoi membri. Gli approcci tecnocrati al sapere, uniti a una tendenza allo svilire ciò che è etichettato come “tradizionale”, stavano portando a una perdita di questo enorme bagaglio di cultura e di diversità. Concordiamo con il pensiero di Pérez S., che scrive:

“Diventiamo più poveri quando scompaiono conoscenze e abilità. Il nostro immiserimento è invisibile, ma non per questo meno reale. Dobbiamo imparare a rispettare gli altri come dobbiamo imparare a rispettare la natura” (Pérez-Victoria 2007, p. 178).

Un ulteriore elemento di interesse che deriva da una concezione più ampia del concetto di conoscenza, è il liberarsi da una concezione etnocentrica (il più delle volte eurocentrica) del sapere. Va in questa direzione il lavoro di costruzione teorica dell’Epistemologia del Sud, condotto da Boaventura de Sousa Santos94. Essa è:

“La rivendicazione di nuovi processi di produzione e valorizzazione delle conoscenze, scientifiche e non, e di nuove relazioni tra i vari tipi di conoscenza, a partire dalle esperienze pratiche delle classi e dei gruppi sociali che hanno sofferto, in maniera sistematica, distruzione, oppressione e discriminazione, a causa della colonizzazione o del capitalismo. [..] Il Sud non è geografico ma metaforico, è il Sud Antimperialista.

94L’autore coordina un progetto chiamato ALICE- Strange Mirrors, Unsuspected Lessons: Leading

Europe to a new way of sharing the world experiences. “ALICE is a project that seeks to re-think and

renovate socio-scientific knowledge by drawing upon “Epistemologies of the South, an approach proposed by Boaventura de Sousa Santos. The objective is to develop new theoretical and political paradigms of social transformation. Throughout Europe and the Global North as a whole, there is a sentiment of intellectual and political exhaustion”. Per maggiori dettagli consultare il sito:

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Per sviluppare le epistemologie del sud partiamo da tre premesse: 1) La comprensione del mondo è molto più ampia della comprensione occidentale, per questo la sua trasformazione può passare attraverso vie, modi e metodi incomprensibili per le forme eurocentriche di trasformazione sociale. 2) Esistono diversi modi di pensare, sentire, relazionarsi tra esseri umani e tra umani e natura. Diversi modi di organizzare la vita collettiva per procurarsi beni e risorse economiche. 3) Non esiste una teoria generale che possa coprire adeguatamente tutte le differenze del mondo. Per questo è necessario ricercare forme plurali di conoscenza” (Santos 2005a p. 16).

L’autore propone quindi di ripensare al modo in cui viene costruita la conoscenza, abbandonando la visione occidentale ed eurocentrica, aprendosi al mondo, soprattutto dando voce a quel sapere, che per molti anni è stato reso invisibile. Anche Santos, come Razeto, sottolinea la necessità di avere una costruzione teorica, in costante dialogo con le varie esperienze pratiche che si stanno analizzando. Questo per Santos è possibile, grazie al lavoro di accompagnamento che viene fatto a movimenti sociali, su scala planetaria.

L’allargamento delle “fonti” della conoscenza, porta a ripensare alla funzione del sapere scientifico e al ruolo degli intellettuali e dell’accademia, nel percorso dell’EdS. È importante riconoscere che si stanno configurando sempre più piattaforme e collettivi finalizzati alla condivisione del sapere, si pensi ad esempio alla rivoluzione iniziata con Ubuntu95 e con i software open source. Gli accademici hanno avuto, nella diffusione del modello economico capitalista un ruolo emblematico: sono state create università, corsi di perfezionamento in gestione d’impresa, master in business and administration, allo scopo di formare imprenditori capaci di massimizzare i propri profitti. L’EdS, come si è visto parlando delle 10 strade, nasce il più delle volte in contesti sociali nei quali esistono carenze croniche: “di finanziamento, tecnologia, difficoltà di commercializzazione e carenza nella gestione imprenditoriale” (Razeto 2004 p. 56); perciò per poter crescere e consolidarsi ha bisogno di conoscenza. Essa sarà prodotta dal

95 “Ubuntu è un sistema operativo nato nel 2004, focalizzato sulla facilità di utilizzo. È prevalentemente composto da software libero proveniente dal ramo unstable di Debian GNU/Linuxed è distribuito gratuitamente con licenza GNU GPL. È orientato all'utilizzo sui computer desktop, ma presenta delle varianti per server, tablet, smartphone e dispositivi IoT, ponendo grande attenzione al supporto hardware. Il nome Ubuntu è un termine in un dialetto nguni-bantu traducibile come "umanità verso gli altri". È un riferimento ad una filosofia di origine sudafricana che teorizza un legame universale di scambio che unisce l'intera umanità (letteralmente, "dell'Essere Umano")” (Wikipedia).

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settore in sé: dal momento che esso racchiude le conoscenze della comunità, i saperi locali prodotti e trasmessi nelle botteghe artigiane. A livello intellettuale lo studio di questa forma di economia porterà a una costruzione sempre più precisa della teoria, si potranno pensare soluzioni tecnologiche o gestionali per risolvere problemi di natura pratica. Essendo un’economia che, come si è detto, mira allo sviluppo dell’essere umano, per sostenerla c’è bisogno di tutte le discipline: matematica, economia, filosofia e arte nel senso più ampio del termine. A livello locale, nazionale e internazionale, grazie alla presenza e al rafforzamento delle reti di EdS96.

L’unione di “cervelli” è già presente a livello di settore solidale e di reti, ne sono un esempio gli incontri a cui partecipano le due associazioni studiate, durante i quali scambiano informazioni e conoscenze; forse è ancora insufficiente, a livello dell’EdS e dell’economia alternativa nel suo complesso, la partecipazione del cosiddetto sapere esperto, dell’accademia in generale e la definizione di appositi spazi di formazione. Anche se è indubbio che si stiano muovendo molti passi in questo senso, ne sono un esempio la costruzione delle reti di ricercatori in economia sociale e solidale a livello europeo (EMES) e latinoamericano (RILESS); il moltiplicarsi di conferenze e convegni (giornate per l’economia alternativa in Spagna, o quelle di Bertinoro sull’economia civile); la comparsa di corsi specifici (il Centro Universitas Nueva Civilización, ne organizza diversi).

96 La condivisione della conoscenza, può essere considerata come un valido aiuto contro il fallimento, o per la risoluzione delle problematiche specifiche, come la crescita delle esperienze, che notoriamente provoca momenti di difficoltà e il rischio di tradire i valori iniziali. Questo non si verifica se il gruppo ha obiettivi chiari e migliora le sue capacità organizzative, grazie a una teoria economica definita di riferimento; se è inserito in una “comunità di pratica” rappresentata da altri soggetti che sono più avanti nel percorso; e in ultima istanza, quando la comunità non ha la soluzione sa di poter far ricorso a una rete internazionale e/o agli esperti. Tutto questo è possibile perché, il fattore che organizza questi processi è il fattore C; il lavorare insieme, il condividere la tecnologia e la conoscenza avviene tanto a livello di singola impresa, quanto di settore.

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