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Ecosistemi di Simbiosi Industriale

CAPITOLO 2 –ECONOMIA CIRCOLARE E SIMBIOSI INDUSTRIALE:

6. Principali modelli di Simbiosi Industriale

6.3. Ecosistemi di Simbiosi Industriale

Questo terzo gruppo di modelli di simbiosi ha delle peculiarità comuni a entrambe le tipologie precedenti: come i “Distretti di Simbiosi Industriale” si sviluppa all’interno di un’area geografica ben definita (quindi il fattore della prossimità geografica è fondamentale) e, come le “Reti per la Simbiosi Industriale”, è caratterizzato da un approccio “top-down”. La sostanziale differenza è data dal fatto che nei casi precedenti l’obiettivo connesso alla realizzazione del modello è di business (l’opportunità di valorizzare economicamente sottoprodotti e residui, o di approvvigionarsi di materie prime-seconde a prezzo inferiore), mentre in questo caso l’obiettivo è primariamente ambientale.

A questo gruppo appartengono i Parchi Eco-Industriali (EIP), realizzati inizialmente e principalmente in Nord America (Stati Uniti e Canada), poi diffusi in Asia. La declinazione italiana di questo modello è rappresentata dalle Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate (APEA); queste hanno caratteristiche simili agli EIP, ma una finalità orientata più alla semplificazione normativa e meno alla valorizzazione di residui e sottoprodotti mediante l’applicazione di modelli di Economia Circolare.

Parchi Eco-Industriali (EIP)

Come definito in precedenza, l’approccio alla base degli EIP è di tipo “top-down”, in quanto i parchi eco industriali sono programmati, progettati e gestiti sulla base dei principi dell’Ecologia e della Simbiosi Industriale.

Le definizioni di EIP sono molteplici: “un parco eco-industriale è un sistema industriale che conserva le risorse naturali ed economiche; riduce la produzione, il materiale, l’energia, l’assicurazione, i costi dei trattamenti e le responsabilità, migliora l’efficienza operativa, la qualità, la salute dell’operaio e l’immagine pubblica; ed offre la possibilità di generare reddito dall’uso o dalla vendita di materiali sprecati” (Cote & Hall, 1995). Ancora: “Un parco eco-industriale è una comunità di imprese che cooperano l’una con l’altra e con la comunità locale per dividere in maniera efficiente le risorse (informazioni, materiali, acqua, energia, infrastrutture ed habitat naturale), mirando alla qualità economica

ed ambientale, e ad una gestione equa delle risorse umane” (Lowe, Moran, & Holmes, 1996).

Un’ulteriore definizione è quella secondo cui “un parco eco-industriale è un sistema industriale basato sulla pianificazione degli scambi di materia ed energia, che cerca di minimizzare l’uso di energia e materie prime, minimizzare gli scarti e, in generale, costruire rapporti ecologicamente, socialmente ed economicamente sostenibili” (President's Council on Sustainable development, 1996).

In generale, si può sottolineare che la caratteristica principale risulti quella di integrare in maniera simbiotica le sue attività, e di integrare queste attività con l’ambiente.

Come detto, l’approccio è top-down: non si genera spontaneamente, ma per la spinta istituzionale mirata ad aumentare la sostenibilità ambientale dei processi produttivi.

Tipicamente, il processo di progettazione, realizzazione e gestione di un EIP consiste dei seguenti passaggi (Cutaia, 2011):

1. Individuare e coinvolgere le comunità interessate a contribuire alla progettazione del parco.

2. Ridurre l’impatto ambientale mediante la sostituzione dei materiali tossici presenti nei processi produttivi, gli scambi di materiali e la gestione integrata dei rifiuti. 3. Massimizzare l’efficienza energetica attraverso l’utilizzo “in cascata” dei

sottoprodotti energetici.

4. Conservare il più a lungo possibile i materiali attraverso il riutilizzo, recupero e riciclaggio.

5. Costruire un network che comprenda i fornitori e i clienti presenti nell’area in cui l’EIP è situato.

6. Applicazione e diffusione di Sistemi di Gestione Ambientale.

7. Realizzazione di un sistema amministrativo e normativo adeguato alla flessibilità richiesta dai processi di riuso delle risorse.

8. Individuazione di strumenti economici per scoraggiare la produzione di rifiuti. 9. Gestione delle informazioni (per facilitare la chiusura dei cicli).

10. Formazione per gli operatori e il management.

Le principali caratteristiche di questo modello sono riepilogate in

Figura 39.

Figura 39: principali caratteristiche del modello di simbiosi dei Parchi Eco-Industriali. Elaborazione realizzata da dati di letteratura

Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate (APEA)

L’esperienza italiana delle Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate (APEA) costituisce un modello che si avvicina a quello dei Parchi Eco-industriali. Le APEA sono state introdotte, a livello nazionale, dall’art. 26 del decreto legislativo n. 112 del 1998 (il “decreto Bassanini”), che conferisce alle Regioni il compito di emanare leggi proprie che disciplinino le APEA e disciplinino “altresì le forme di gestione unitaria delle infrastrutture e dei servizi delle aree ecologicamente attrezzate da parte di soggetti pubblici o privati”. Attualmente, però, non tutte le Regioni hanno già emanato dei regolamenti in materia di

APEA: solo la Regione Toscana, la Regione Emilia-Romagna, la Regione Marche, la Regione Piemonte, la Regione Abruzzo, la Regione Calabria, la Regione Liguria e la Regione Puglia hanno provveduto.

Gli approcci al tema adottati dalle varie Regioni, peraltro, sono piuttosto diversi; è però possibile evidenziare alcuni fattori comuni (Provincia di Bologna, 2008):

 La progettazione coerente con il territorio.

 La presenza di un referente dell’area industriale (il Soggetto Gestore) che attua un Programma Ambientale condiviso con gli Enti locali.

 La partecipazione delle imprese alla gestione del loro ambito produttivo.

In tali aree la norma impone la presenza di una gestione unitaria e stabilisce che “gli impianti produttivi localizzati nelle aree ecologicamente attrezzate sono esonerati dall’acquisizione delle autorizzazioni concernenti la utilizzazione dei servizi ivi presenti”. L’aspetto innovativo della gestione ambientale non deriva quindi esclusivamente dagli aspetti progettuali e infrastrutturali. La gestione ambientale condivisa, il dialogo con gli Enti Locali e la partecipazione delle imprese al processo sono elementi per l’avvio di una governance territoriale innovativa, che indirizzi e sostenga una politica ambientale di sostenibilità degli insediamenti produttivi. L’area produttiva, e in particolare quella Ecologicamente Attrezzata, è quindi descrivibile quale luogo di dialogo ambientale in cui sono condivise esperienze, risorse e obiettivi di tutti gli attori coinvolti nel processo della sua formazione, sviluppo ed attività. Un luogo dove si sperimentano e attuano azioni in forma partenariale, indirizzate non solo al rispetto delle normative ma più in generale alla soddisfazione delle esigenze ed aspettative ambientali delle imprese insediate e delle comunità locali.

Attraverso la gestione di infrastrutture e servizi collettivi, dimensionati e concertati con la comunità delle imprese residenti, è possibile creare quelle economie di scala che consentono di risolvere questioni ambientali condivise tra più soggetti in modo più efficace. Un’area industriale in cui le imprese, oltre a trovare opportunità di insediamento vantaggiose, possano essere coinvolte in un contesto in grado di far loro migliorare le proprie performance ambientali a fronte di minori oneri, è una delle linee di principio che ispira questo percorso. Il modello di Area Produttiva Ecologicamente Attrezzata non deve pertanto essere visto dai soggetti interessati (imprese, Enti Locali) come un’imposizione esterna, di ostacolo allo sviluppo economico, ma piuttosto come uno strumento di valorizzazione del territorio e di crescita della competitività del sistema produttivo e delle

imprese. Nel principio di gestione ambientale comune va ricercato un vantaggio condiviso, per le imprese, gli Enti e le popolazioni locali. Il mondo imprenditoriale evolve, i territori si dotano di politiche e strumenti volti al loro rafforzamento. Anche le aree industriali possono accompagnare questi cambiamenti, rispondendo da vicino alle esigenze delle imprese e dei cittadini, qualificandosi a diventare uno degli strumenti attuativi di una politica rivolta all’aumento della competitività del territorio, in senso economico, sociale ed ambientale.

In sintesi, da una efficace gestione d’area si dovrebbe ottenere:

 Riduzione della pressione generata dal sistema produttivo sull’ambiente e la comunità locale.

 Incremento del vantaggio competitivo dell’area.  Utilizzo del suolo più efficiente.

 Aumento del valore del terreno dell’area e delle zone circostanti.  Riduzione dei costi per infrastrutture e servizi.

 Incoraggiamento ai locatari a non trasferirsi.  Riduzione dei rischi ambientali.

 Vantaggi economici per le imprese insediate:

o reperimento di materiali, acqua e energia a costi inferiori; o utilizzo di servizi di gestione rifiuti a costi inferiori; o possibilità di valorizzazione di flussi di scarto; o riduzione dei premi assicurativi;

o miglioramento dell’immagine.

A fronte di questi obiettivi, però, va sottolineato che, mentre nei parchi Eco-Industriali l’obiettivo finale è la realizzazione di un ecosistema industriale in cui si realizzano anche percorsi di simbiosi, nel caso delle APEA l’obiettivo è principalmente quello di gestire in maniera unica e integrata i servizi ambientali connessi con le attività industriali, anche al fine di semplificare gli adempimenti amministrativi per la gestione degli aspetti ambientali. Le principali caratteristiche di questo modello sono riepilogate in Figura 40.

Figura 40: principali caratteristiche del modello di simbiosi delle Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate. Elaborazione realizzata da dati di letteratura

CAPITOLO 3 – APPLICAZIONE SPERIMENTALE PILOTA