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La Regione Emilia-Romagna come laboratorio istituzionale: la prima Legge Regionale

CAPITOLO 2 –ECONOMIA CIRCOLARE E SIMBIOSI INDUSTRIALE:

4. Il contesto istituzionale e normativo

4.2. La Regione Emilia-Romagna come laboratorio istituzionale: la prima Legge Regionale

Mentre in Europa veniva presentato e approvato il nuovo pacchetto di misure sull’Economia Circolare, anche in Emilia-Romagna nel 2015 è stato intrapreso un percorso istituzionale focalizzato sullo stesso tema. Il 6 luglio 2015, infatti, è stato presentato e approvato dall’assemblea regionale un progetto di legge sui rifiuti con il quale la nuova giunta (presieduta dal neo eletto “governatore” Stefano Bonaccini) appoggiava la strategia

europea volta a creare una nuova filiera del riuso e del riciclo, aderendo al passaggio da un’economia lineare a una circolare.

La giunta regionale, partendo sia dal favorevole contesto comunitario, sia dal precedente confronto con i territori e le associazioni ambientaliste (che aveva già portato all’approvazione di uno schema di progetto di legge sottoscritto da 60 consigli comunali), ha perciò deciso di far proprio l’interesse nei confronti del tema, legandolo in particolar modo alla tematica dei rifiuti. Il progetto di legge, infatti, puntava alla riduzione pro-capite dei rifiuti urbani, all’aumento della raccolta differenziata e al contenimento dello smaltimento in discarica, introducendo alcune novità, tra cui la tariffazione puntuale (il pagamento in funzione di quanto si conferisce), l’incentivazione per i Comuni più virtuosi per le imprese e i cittadini che smaltiscono meglio.

All’interno del documento presentato a luglio sono contenute parole importanti sul tema dell’Economia Circolare: “La Regione coerentemente agli indirizzi comunitari, attraverso il progetto di legge, vuole facilitare la transizione verso “un’economia circolare”: un modello che pone al centro la sostenibilità del sistema, in cui non ci sono prodotti di scarto e in cui le materie vengono costantemente riutilizzate. Si tratta di un sistema opposto a quello definito “lineare”, che parte dalla materia e arriva al rifiuto” (Giunta della Regione Emilia-Romagna, 2015).

Il percorso è così proseguito fino all’approvazione da parte dell’Assemblea Regionale, avvenuta il 5 ottobre 2015, della nuova legge sui rifiuti (Legge Regionale 16/2015), intitolata “Disposizioni a sostegno dell’economia circolare, della riduzione della produzione dei rifiuti urbani, del riuso dei beni a fine vita, della raccolta differenziata e modifiche alla legge regionale 19 agosto 1996 n. 31 (Disciplina del tributo speciale per il deposito in discarica dei rifiuti solidi)”.

Andando nel dettaglio dei contenuti, questo nuovo strumento normativo fissa alcuni obiettivi ambiziosi, ma necessari per una Regione gravata da una produzione di rifiuti decisamente rilevante (nel 2014 in Emilia-Romagna sono state prodotte 2.929.953 tonnellate di rifiuti urbani, per un equivalente pro capite di 657 kg29: l’Emilia-Romagna è la regione italiana con la maggiore produzione pro capite di rifiuti urbani). I principali obiettivi quantitativi al 2020 sono l’incremento della raccolta differenziata fino al 73% del totale, la riduzione tra il 20% e il 25% della produzione pro-capite di rifiuti, l’incremento del riciclaggio (di carta, metalli, plastica, legno, vetro e organico) fino a valori pari almeno

29 La produzione pro capite di rifiuti urbani in Italia nel 2013 è stata di 491 [kg/abitante], quindi inferiore del 21%

a quella emiliano - romagnola. Nel 2013, la produzione pro capite di rifiuti urbani in Emilia-Romagna è risultata pari a 625,3 [kg/abitante], inferiore dello 0,24% a quella del 2014 (ISPRA, 2015).

al 70%, il contenimento delle discariche e l’autosufficienza regionale in termini di gestione dei rifiuti30 (Regione Emilia-Romagna, 2015).

Analizzando gli strumenti previsti per raggiungere gli obiettivi prefissati, uno su cui la Regione punta fortemente è la tariffazione puntuale. Ciò significa far pagare il contribuente in base al quantitativo di rifiuti conferiti: questo dovrebbe determinare una maggiore equità contributiva, associata all’effettivo servizio erogato e non a criteri forfettari (come i metri quadri occupati o il numero dei componenti della famiglia), oltre che una responsabilizzazione dei cittadini attraverso l’applicazione del principio «chi inquina paga». Per applicare questo strumento, la Regione ha fornito all’interno della Legge alcune linee guida che dovranno essere adottate da parte dell’Agenzia territoriale dell’Emilia- Romagna per i servizi idrici e rifiuti (Atersir), con priorità alle utenze non domestiche31. Un altro strumento è invece legato a una modalità premiale: la legge prevede infatti la costituzione (sempre presso l’Atersir) di un fondo incentivante a sostegno delle “gestioni meritorie”, di capienza economica non inferiore ai 10 milioni di euro (Gazzolo, 2015). Queste gestioni possono riferirsi sia ai singoli utenti dei Comuni che abbiano raggiunto una determinata quantità pro capite di produzione di rifiuto urbano non inviato a riciclaggio, sia ai Comuni stessi, stimolati a trasformare il servizio di raccolta mediante modelli innovativi in grado di incrementare il tasso di riciclaggio e a realizzare centri comunali per il riuso. La Legge, inoltre, disincentiva l’incenerimento senza recupero di energia e lo smaltimento in discarica, tramite l’aumento (in maniera graduale, con un primo step al 2017 e uno successivo al 2020) degli importi dell’ecotassa connessa a questo processo (Regione Emilia-Romagna, 2015).

I principali parametri (obiettivi e dotazioni economiche) relativi alla nuova Legge Regionale sull’Economia Circolare sono riepilogati in Figura 30.

30 Va sottolineato infatti che sul bilancio dei rifiuti dell’Emilia-Romagna pesano i flussi di import (3.064.497 [t/a]

stimate per il 2020) e di export (1.728.691 [t/a] stimate per il 2020) (Regione Emilia-Romagna, 2015).

31 Sebbene non costituisca il focus della nuova Legge Regionale, la tematica dei rifiuti speciali resta infatti di

particolare importanza per la Regione Emilia-Romagna. La produzione pro capite di rifiuti speciali nel 2014 è stata pari a 1.763 [kg/abitante], per un totale di 7.882.404 [t/a], di cui il 10% costituite da rifiuti pericolosi (Regione Emilia-Romagna, 2015).

Figura 30: riepilogo dei principali parametri (obiettivi e dotazioni al 2020) previsti dalla Legge Regionale sull’Economia Circolare, L.R. 16/2015. Elaborazione realizzata sulla base dei dati

comunicati dalla Regione Emilia-Romagna

Nel complesso questa Legge rappresenta un passo importante nel recepimento di normative comunitarie in materia di Economia Circolare e nella loro applicazione a livello locale. Come evidenzia anche il processo partecipativo realizzato in Emilia-Romagna, il coinvolgimento delle popolazioni è fondamentale sia nell’ottica di informare che di raccogliere contributi e spunti. La corretta gestione dei rifiuti e, più in generale, l’applicazione di modelli di Economia Circolare, non si realizzano infatti solo attraverso una efficiente organizzazione: il valore aggiunto è rappresentato proprio dal coinvolgimento delle comunità nelle scelte da intraprendere, come dimostrato dal caso emiliano - romagnolo.

Il contesto territoriale è quindi decisamente favorevole all’applicazione di modelli di Economia Circolare e valorizzazione dei sottoprodotti, essendo il “laboratorio” non solo italiano, ma europeo, in cui è stata realizzata la prima legge che prevede il passaggio da un’economia lineare a un’economia circolare.