CAPITOLO 1 DALLO SVILUPPO SOSTENIBILE ALLA GREEN ECONOMY
3. La declinazione della teoria dello sviluppo sostenibile in un modello economico: la
3.3. I settori della Green Economy in cifre: investimenti, imprese e occupazione
A livello mondiale, la spinta alla crescita della Green Economy arriva da investimenti mirati, cresciuti nel corso del tempo anche in ragione della sensibilità sempre maggiore nei confronti del tema, che si concentrano soprattutto sul settore energetico, come evidenziato in Figura 9 (UNEP, 2011).
Figura 9: Elaborazione contenente la sintesi degli investimenti annui mondiali in Green Economy, ripartiti per settore produttivo, stimati al 2011, sulla base dei dati del Rapporto
“Towards a Green Economy” (UNEP, 2011)
Secondo gli scenari definiti dal rapporto UNEP, una crescita di questi investimenti pari a un 2% aggiuntivo del PIL mondiale, porterebbe a dei cospicui benefici sotto numerosi punti di vista rispetto a uno scenario “business as usual” (UNEP, 2011):
Aumento della superficie forestale mondiale (del 3,2% al 2020, del 21% al 2050);
Riduzione del consumo idrico mondiale (del 3,7% al 2015, del 21,6% al 2050);
Riduzione del consumo di suolo mondiale (del 4,9% al 2015, del 87,2% al 2050);
Riduzione della richiesta di energia primaria (del 3,1% al 2015, del 39,8% al 2050);
Aumento del peso percentuale delle fonti energetiche rinnovabili all’interno del bilancio energetico mondiale (+15% al 2015, +27% al 2050).
A livello europeo, le politiche e gli incentivi comunitari hanno favorito la crescita nell’UE di imprese al servizio dell’ambiente (“ecoindustrie”) che, secondo i dati del 2011,
costituiscono il 2,5% del PIL dell’Unione Europea e impiegano oltre 3,4 milioni di persone (Commissione Europea, 2011).
In Italia il settore “Green” sembra essersi radicato in misura significativa: secondo le percentuali stimate dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, ben il 27,5% delle imprese italiane è “Core green”, ossia produce beni o servizi ambientali o specificamente finalizzati a elevate prestazioni ambientali. Le percentuali più rilevanti si registrano nel settore dell’agricoltura, ormai di qualità e molto orientata in direzione ecologica, con il 40,6% di imprese Core green. Elevate anche le presenze nell’industria, con il 35,4%, come pure nell’Edilizia, dove ormai sono tante le aziende specializzate in riqualificazioni energetiche o soluzioni per la bioedilizia: raggiungono un 38,8%.
Alla percentuale già rilevante del 27,5%, va aggiunto un 14,5% di imprese “Go green”, così definite perché, pur non facendo dell’ambiente il proprio core business, hanno però intrapreso la strada di un sistema di gestione orientato, per comportamenti e iniziative, in direzione green, adottando standard ambientali elevati sia nei processi produttivi, sia nella progettazione dei prodotti. L’insieme Core green + Go green (classificazioni definite in sede internazionale dall’EGSS13
e dalle condizioni di “Greening industries” dell’OCSE) porta le imprese green a un importante 42% del totale delle imprese italiane (Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, 2015).
I dati relativi al peso percentuale delle imprese green in Italia sono riportati in Figura 10.
Figura 10: Elaborazione realizzata sulla base dei dati presenti nella “Relazione sullo stato della Green Economy in Italia”, relativa al numero di imprese Core green e Go green in Italia nel
2015, ripartite per settore (Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, 2015)
13 L’Enviromental Goods and Services Sector, struttura dell’Unep e di Eurostat, che ha l’obiettivo di combattere
Questi dati evidenziano una costante crescita del settore e si affiancano a quelli relativi alle performance ambientali (in termini di emissioni di CO2, particolato, ossidi di azoto e di
produzione di rifiuti), evidenziando un chiaro miglioramento delle imprese italiane, avvenuto peraltro in concomitanza della crisi economica. Questo si può giustificare con il fatto che, in seguito alla crisi, non c’è stato solo un calo quantitativo, ma anche una forte selezione delle imprese che l’hanno superata, spinte a rinnovarsi e a riqualificarsi per cercare di recuperare competitività sia sul mercato interno che su quelli esteri, puntando su una maggiore qualità di prodotti e produzioni. Uno dei più importanti driver di questa innovazione tesa alla maggiore qualità è stato proprio l’ambiente, la ricerca di produzioni di elevata qualità ecologica e di modelli produttivi e gestionali avanzati dal punto di vista ambientale (per esempio, tra il 2007 e il 2014 il numero di imprese con registrazione Emas è aumentato del 74%). A ciò si è aggiunto l’effetto delle scelte, delle politiche, delle misure e degli investimenti finalizzati alla mitigazione della crisi climatica (Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, 2015). Nel complesso, l’indagine della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile ha evidenziato che le imprese green hanno, per una percentuale rilevante, aspettative di crescita del proprio fatturato: si aspettano cioè di venire premiate dal mercato per gli sforzi condotti dal punto di vista della sostenibilità.
Anche a livello regionale la Green Economy ha avuto un forte impulso: per l’Emilia- Romagna lo sviluppo dell’economia verde rappresenta una priorità, più volte ribadita nei documenti di programmazione e nei piani operativi. Il riconoscimento di una tale priorità è dovuto al contributo che si stima il settore possa dare in termini di creazione di nuovi posti di lavoro qualificati. Nel febbraio 2015, la Commissione Europea ha approvato i fondi per lo sviluppo destinati alla Regione Emilia-Romagna: nel dettaglio, le risorse del Por Fesr 2014/20 comprendono 140 milioni di euro per la ricerca e l’innovazione, 30 milioni per lo sviluppo dell’Ict, 120 milioni per la competitività e l’attrattività del sistema regionale, 104 milioni per la promozione della low carbon economy, 37 milioni per la valorizzazione delle risorse artistiche, culturali ed ambientali ai fini dell’attrazione turistica e circa 30 milioni per l’attuazione dell’agenda digitale. Attraverso questi fondi, che costituiscono l’asse di sviluppo della Regione nei prossimi sei anni, sarà finanziata la filiera della Green Economy, intesa (come definito nei paragrafi precedenti) non solo come promozione dei settori prettamente ambientali (ad esempio, nuove energie e della gestione dei rifiuti), ma come “greening the industry”, cioè il ridisegno complessivo di un sistema produttivo in cui la sostenibilità ambientale è connaturata alla sostenibilità sociale.
La rilevante sensibilità dell’Emilia-Romagna nei confronti del tema, si traduce anche in numeri: è infatti la terza regione italiana per numero di imprese che hanno investito in tecnologie green nel periodo 2008-2013 (Osservatorio GreenER - Regione Emilia- Romagna, 2015).
Complessivamente, in Regione sono 2251 le imprese afferenti al panorama green, appartenenti a settori produttivi che vanno dall’agroalimentare (settore leader in regione per numero di imprese green), a quello energetico (fonti rinnovabili ed efficienza energetica in primis), sino a settori tradizionalmente legati alla tutela dell’ambiente come la bonifica dei siti, il ciclo dei rifiuti e quello idrico e la gestione di aree verdi. A questi si affiancano settori che mostrano segnali di una riconversione verso produzioni più pulite, come la mobilità sostenibile, l’edilizia e la meccanica allargata.
Il riepilogo delle imprese green emiliano-romagnole, ripartite per settore, è indicato in
Figura 11.
Figura 11: Elaborazione realizzata sulla base dei dati contenuti nel “Quadro regionale delle imprese green”, relativa al numero di imprese green in Emilia-Romagna nel 2015, distribuite
per settore (Osservatorio GreenER - Regione Emilia-Romagna, 2015)
Complessivamente si stima che in queste imprese lavorino oltre 230.000 addetti e la quota percentuale delle assunzioni green sul totale delle assunzioni non stagionali risulta in costante aumento sino ad aver raggiunto, nel 2013, un valore superiore al dato nazionale. È
di particolare rilievo per l’Emilia Romagna che tale valore sia incrementato di oltre 5 punti percentuali negli ultimi 5 anni, passando dall’8,2% del 2009 al 13,3% del 2013 (Osservatorio GreenER - Regione Emilia-Romagna, 2015).
Il fatturato delle imprese green della regione si assesta a oltre 61 miliardi di euro, e anche le analisi territoriali evidenziano il fatto che, come riportato nei paragrafi precedenti, chi ha investito in questo settore è stato mediamente premiato da una crescita del proprio fatturato: il bacino di 640 aziende monitorato nel triennio 2010-2012 ha evidenziato una maggiore capacità di resistenza alla crisi, con una variazione del fatturato superiore di quasi tre punti percentuali (+9,13% rispetto al +6,20%) rispetto alla variazione di fatturato del settore industriale della regione (Osservatorio GreenER - Regione Emilia-Romagna, 2015).
3.4. L’applicazione della Green Economy ai sistemi industriali: il parallelismo con