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ed assistenza tecnico-economica in agricoltura

Alfredo Panerai

1. — Non è certo possibile, in questa sede, seguire nel tempo il crescere di importanza ed il sempre maggiore affermarsi della contabilità agraria: anzitutto come opportuna, poi come utile, ed infine come necessaria.

Ricorderemo solo che anche agli scribi del-l'antico Egitto sembra non fossero del tutto estranee talune notazioni contabili agrarie, cosi come ai logisti greci ed ai razionali romani: e, fra l'altro, ciò attestano alcuni conteggi, relativi ad un vigneto, dovuti ad un « diligente compu-tista » del I sec. d. C. Comunque, la contabilità, intesa in senso generale e lato, trova le sue prime applicazioni — e le trova in campo non agricolo — dopo l'avvenuta introduzione del-l'aritmetica dal mondo arabo. E pur se qualche Autore riferisce che, in taluni di quei particolari e gloriosi aggregati politici e territoriali che furono i Comuni medioevali italiani, la tenuta di una contabilità fosse obbligatoria anche per gli agricoltori, con le medesime modalità e regole prescritte per i mercanti, sta di fatto che dovranno trascorrere ancora cinque o sei secoli affinché la contabilità stessa timidamente si affacci nel campo dell'agricoltura. I primi esempi di ordinamenti contabili agrari si hanno infatti in Toscana nel sec. X V I I , ma è solo nella seconda metà del secolo scorso che si può parlare di vera e propria contabilità agraria, ad opera di taluni chiari Autori e di operatori pionieristici, i quali, alla necessaria, indispen-sabile competenza nel camjDO agronomico ed in quello economico-agrario, univano una specifica e solida preparazione tecnica ed una non meno solida conoscenza della « vita » dell'azienda agra-ria nonché dell'impresa agricola nel suo coordi-nato e complesso insieme, cioè: organizzazione (ordinamento produttivo, eventuale trasforma-zione dei prodotti, rapporti fra proprietà im-presa e lavoro, ampiezza della stessa imim-presa) ed esercizio (mezzi e modi di fertilizzazione, mezzi e modi di esecuzione delle operazioni agricole: lavoro umano, bestiame, macchine). Fra i vari Autori, però, più di uno vi fu che — prevalentemente o esclusivamente

dedi-cato agli studi nel campo amministrativo-contabile anziché in quello tecnico ed economico-agrario — imprese a studiare e ad escogitare metodologie e mezzi contabili, anziché ad inda-gare sugli scopi e sui fini che con la contabilità agraria si potevano e si possono perseguire, e che si dovevano e si debbono attingere: onde avvenne, per citare solo alcuni esempi, che il cosiddetto sistema contabile anglo-normanno a

scacchiera, il cosiddetto sistema logismografico ed altri, ebbero l'unico risultato di spaventare quella parte del prossimo che si dedicava alla agricoltura e che fini col non voler neppure più sentire parlare di contabilità agraria.

« Mutatis mutandis », è quanto, troppo spes-so, sta avvenendo oggi nel campo economico-agrario: gli agricoltori guardano con sorridente benevola diffidenza, se non con giustificato scetticismo, a talune ricerche ed elaborazioni, pur quanto dottissime, condotte da parte di studiosi non di scienze agrarie; ricerche ed elaborazioni che dovrebbero interessare concre-tamente e realisticamente i fatti dell'agricoltura e che con troppa frequenza, salvo talune ecce-zioni, si risolvono invece — per cosi esprimerci — in una sorta di navigazioni strumentali nella irrealtà. Queste cose vanno lasciate fare ai dottori agronomi, o vanno fatte con l'indispen-sabile collaborazione di essi: opportuna appare perciò, fra l'altro, una recente iniziativa del-l'Istituto nazionale di economia agraria vòlta ad unificare, sotto unicità di guida, tutte le forze operative, talora preziose, ma troppo spesso disperse — quando non evanescenti o

Siamo lieti di pubblicare il presente articolo che sottolinea l'importanza e l'attualità dei Centri di assistenza alla contabi-lità e alla gestione delle aziende agrarie, che si vanno gradual-mente costituendo nel nostro Paese.

Per quanto riguarda la situazione jriemontese, e con rife-rimento specifico all'auspicio formulato dall'A. a mo' di chiusa del suo scritto, siamo in grado di precisare che l'Unione regio-nale delle Camere di Commercio del Piemonte già da tempo si è proposta ed ha promosso un'iniziativa del genere, giungendo fino alla stipulazione di un'apposita convenzione. Difficoltà burocra-tiche non hanno finora consentito l'avvio concreto dell'attività, che avverrà tuttavia certamente a partire dal 1° gennaio del prossimo anno, con l'inizio della nuova annata agraria (N. d. D.).

mosse da intendimenti di diverso ordine — che, estranee al mondo agricolo, pur intendono oc-cuparsi, e si occupano, dello studio dei fatti economici dell'agricoltura.

— Per lungo tempo gli agricoltori si sono limitati a chiedere alle loro carte contabili — quando, bene o male, le compilavano — la sola nozione dell'cc esito finanziario » dell'impresa; ma sempre più avvertita si è andata a mano a mano facendo la necessità di acquisire altri elementi poiché, alle tradizionali funzioni ammi-nistrative, si sono successivamente aggiunte quelle organizzative, statistico-aziendali, e, in senso più lato, statistico-economiche. Si che, oggi, il disordine contabile-amministrativo di troppe aziende agrarie conduce a rilevare gravi insufficienze o deficienze, non solo a fini aziendali, ma per indagini e ricerche, determinazioni e studi di ordine economico-agrario di più vasto respiro e di più ampia portata, cui non possono sovve-nire metodologie ritenute, giudicate o riguar-date come spedite e comode, ma in realtà sempli-cistiche (diciamo semplisempli-cistiche, non semplici).

Costruzioni, impianti, opere di miglioria e di trasformazione fondiaria ed agraria in genere;

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bestiame, macchine; costi sostenuti o da soste-nere per tali investimenti, con o senza ricorso al credito; valori « funzionali » — cioè per l'eser-cizio aziendale — dei capitali fissi tecnicamente differenziati e delle immobilizzazioni tecniche in senso iato intese; utilità od opportunità di frequenti previsioni, pur nei limiti del possibile, nonché di calcolo dei costi di produzione anche in relazione con i sempre più ampi ed intensi rapporti col mondo esterno (nazionale ed inter-nazionale), cioè col mercato; determinazione del reddito dell'esercizio; rilevazione di particolari risultati tecnico-economici, con i relativi costi, ricavi e profìtti per la formulazione di giudizi di convenienza ovvero per l'elaborazione di indici segnaletici in merito alla funzionalità ed all'efficienza aziendale, sono tutti cause e mo-tivi che — congiuntamente ad altri elementi e fattori — pongono in modo deciso, ed ormai di indilazionabile risoluzione, il problema della contabilità agraria, con un sempre maggior contenuto tecnico-economico, in guisa da ade-rire sempre più e sempre meglio alle esigenze dell'odierna impresa agricola, ed in guisa, altresì, da offrire un quadro, il più possibile fedele, della realtà considerata nei suoi vari aspetti, statici e dinamici: quadro tanto più necessario, occorre aggiungere, quanto più nume-rosi, approfonditi ed estesi si vanno facendo anche gli interventi dei pubblici poteri nei fatti dell'agricoltura: il che, come è noto, avviene (se bene o male, in modo opportuno o meno,

è altro discorso), non solo da noi in Italia, ma anche in Paesi a più antica e radicata tradizione liberistica.

3- — La scarsa diffusione e le già rilevate gravi carenze della contabilità agraria, soprat-tutto in Italia (che pur è la culla della, ragio-neria), trovano tuttavia spiegazione in motivi di diverso ordine e di diversa natura, e cioè: la complessità e la varietà delle attività agri-cole e delle forme di produzione che in genere coesistono in una stessa azienda; l'esercizio della stessa attività agricola che impegna l'imprendi-tore per la maggior parte del tempo, rendendo irregolare e discontinuo quello eventualmente libero da tale attività e perciò disponibile; le inu-tili complicanze formalistiche alle quali è stato accennato e che per decenni hanno, per così dire, afflitto la contabilità agraria rendendola troppo spesso un insondabile mistero; la non adeguata specifica preparazione, in tale campo, da parte del maggior numero di agricoltori, non solo in materia specificamente contabile, ma ancor più in ciò che attiene alle successive analisi di gestione e di ricerca operativa, quali si rendono sempre più necessarie; l'impossibilità, anche essa da parte di molti agricoltori, di retribuire personale da destinare soltanto a tali adempimenti; infine, la legislazione vigente che non prescrive la tenuta di una regolare conta-bilità agraria.

Comunque, sta di fatto che l'importanza e la necessità dell'adozione di appropriati ordi-namenti contabili nelle aziende agricole si è andata sempre più affermando e tuttora si fa sempre più sentita e viva da parte dei singoli; ma le ostative circostanze ora accen-nate persistono, né sono valse a rimuoverle le varie iniziative (mostre, concorsi, ecc.) che, anche in Italia, non sono mancate fino dai primi anni di questo secolo; e limito il ricordo solo ad alcune, a titolo esemplificativo: quella della Società degli agricoltori italiani (Roma, 1904), della Società agraria di Lombardia (Milano, 1912), dell'Istituto nazionale di cre-dito per la cooperazione (Roma, 1921), del-l'Associazione ragionieri di Milano (1923). Altre, successive, e perciò a noi più prossime nel tempo, sono note: da parte dello stesso Ministero dell'agricoltura e delle foreste, del-l'Istituto nazionale di economia agraria, della Confederazione italiana dei coltivatori diretti (Gruppi «Giovani coltivatori», « Clubs 3 P »), dell'Associazione nazionale dei giovani agri-coltori (A.N.G.A.), di Istituti universitari e di varie pubbliche amministrazioni (Enti Regione, unioni regionali delle Camere di commercio, Enti di sviluppo, Amministrazioni Provinciali,

ecc.), che sono tutti decisamente, e talora direttamente, intervenuti in materia, ben mo-strando di ravvisare nella contabilità agraria uno strumento non soltanto valido per i singoli operatori, ma valido bensì anche per fornire più sicura base, e perciò rendere più meditati, più validi e quindi più efficaci, quegli interventi dei pubblici poteri che — come già è stato detto — si vanno facendo sempre più nume-rosi, ampi ed estesi, nel campo dell'agricoltura non soltanto da noi in Italia.

SI che, per proseguire con una certa logica l'iniziato discorso, sembra qui opportuno un breve richiamo a quegli Uffici di contabilità agraria che tanto buona prova hanno quasi ovunque offerto in vari Paesi esteri nei quali, sorti col fine pratico ed immediato di assistenza contabile ed amministrativa alle singole imprese agrarie, hanno di poi esteso la loro opera offrendo alle stesse aziende agrarie, non solo consigli per la gestione, ma valida opera di assistenza tecnica, utilizzando altresì le regi-strazioni e le risultanze contabili per ricerche di economia agraria su di un più vasto piano.

Tali Uffici sorsero inizialmente in Germania nel 1872 e successivamente se ne costituirono in Svizzera (1901), Danimarca, Austria, Unghe-ria, Svezia, Stati Uniti (fra il 1907 e il 1910), Inghilterra e Norvegia (1913) nonché, più recentemente, in Francia (1918), Romania, Bulgaria, Australia, Nuova Zelanda, Giappone e Unione Sovietica. Nel 1914, e poi nel 1924, l'allora Istituto internazionale di agricoltura condusse inoltre, al riguardo, un'inchiesta mon-diale e promosse opera intesa ad uniformare, secondo criteri e concetti unitari, le diverse metodologie seguite nei vari Paesi; opera che viene tuttora proseguita dalle Istituzioni suc-cedute — dopo la seconda guerra mondiale — allo stesso Istituto internazionale di agricoltura nonché da altre sorte dopo tale conflitto.

Frattanto, sempre più numerosi, gli agricol-tori volontariamente affluiscono ai predetti Uffici, verso i quali assumono l'impegno del periodico invio di semplici moduli a stampa, debitamente compilati (entrate e uscite in contanti, debiti e crediti, impiego e variazioni delle scorte, ecc.), e dagli stessi Uffici, al termine dell'annata agraria — con modicissima spesa — ricevono per contro le registrazioni contabili, cronologiche e sistematiche, il bilancio finale e il rendiconto, corredato da osservazioni e com-menti, suscettibili di eventuali integrazioni ver-bali; e beneficiano inoltre di consigli in materia di gestione aziendale nonché di assistenza tecnica: il tutto nella certezza che le singole aziende rimangono assolutamente anonime nei con-fronti dei terzi, chiunque essi siano.

Quale concreto esempio può ricordarsi elle già nel 1914, in uno Stato del Nord America, per numerose aziende, oggetto di rilevazione economico-contabile (ciascuna nelle diverse sue

componenti: superficie totale, superficie colti-vata, ordinamento colturale; bestiame e mac-chine; scorte circolanti, capitale di anticipa-zione, lavoro umano impiegato, prodotti ottenuti ed eventuale trasformazione degli stessi, ecc.), vennero calcolati il relativo reddito di impresa ed i redditi di distribuzione; furono determinati vari indici di produttività e stabilite signifi-cative correlazioni statistico-economiche. Il tut-to, quindi, costituì — cosi come oggi costitui-sce — oggetto di comunicazione alle singole imprese, anche con efficaci riferimenti compa-rativi che, in sintesi, si esprimevano e si espri-mono sinteticamente cosi: « La vostra azienda, costituita e gestita nel modo noto, risulta compresa nella classe o categoria X delle aziende oggetto di studio; categoria o classe nell'ambito della quale, per le aziende che vi sono incluse, risultano — in confronto con i vostri — i seguenti dati medi... »: da ciò, ovviamente, molti consigli discendevano impli-citi, ed altri consigli venivano esplicitamente forniti.

È trascorso quasi un sessantennio.

4. — In Italia, il R.D. 10 maggio 1928, in base al quale venne fondato l'Istituto nazionale di economia agraria, dispone all'art. 3 che lo stesso Istituto debba promuovere la costitu-zione di Uffici di contabilità agraria ed elabo-rare quindi, dal punto di vista statistico ed economico, il materiale da essi raccolto. Ma siffatti compiti — è ben comprensibile — non si improvvisano e l'Istituto ora ricordato, durante otto lustri (oltre ad avere svolto, come è noto, pur nella ristrettezza di disponibilità finanziarie, opera davvero meritoria, di altis-simo livello scientifico ed anche pratico, vòlta alla conoscenza della nostra agricoltura, me-diante numerosissimi studi, indagini, monogra-fie di carattere generale e speciale), ha prov-veduto altresì — tramite i propri periferici Osservatori di economia agraria regionali, o interregionali come quello Piemontese, annessi agli Istituti di economia e politica agraria delle Università — a rilevazioni annuali di ordine contabile, talora sulla base di regolari contabilità aziendali e, più frequentemente,

« sub-specie » di annuali inchieste, su di un numero di aziende agrarie vario nel tempo e compreso, nel territorio nazionale, fra 120 e 1300. Notevole progresso, dunque, anche in questo campo, rispetto ai primi studi del Cuppari, dei quali lo stesso Autore diede

noti-zia nel 1869, nonché rispetto alle indagini successivamente condotte dal Niccoli e di quelle, più numerose ed affinate, di vari altri Autori, fra le quali — importanti anche per le particolari finalità perseguite — sono da ricordarsi le rilevazioni condotte dal Tassinari fra il 1921 e il 1932, inizialmente su 20 aziende e poi su 65.

Dalla sua costituzione, l'Istituto nazionale di economia agraria ha comunque rilevato annualmente, come ora è stato detto, un numero di aziende compreso fra le 120 e le 1300: certamente ancora insufficiente a cogliere i sempre più complessi aspetti dell'agricoltura italiana; ma non è stata taciuta la causa fonda-mentale che ne ha limitato l'opera. D'altra parte (né può sembrare troppo lungo il periodo di temp o trascorso, ove si considerino anche i gravi accadimenti frattanto intervenuti), il ricordato adempimento di costituire Uffici di contabilità ha potuto trovare piena attuazione nel D.P.R. 30 dicembre 1965 che, in rapporto col Regolamento 79/65 della Comunità Econo-mica Europea in data 15 giugno dello stesso anno, istituisce anche in Italia, come negli altri Paesi della Comunità, una « Rete di in-formazione contabile agricola », con Uffici aventi in genere competenza territoriale regionale.

Tali Uffici, nel nostro Paese, seguono oggi — contabilmente e nelle successive elaborazioni dei dati — la gestione annuale di circa 3500 aziende, di cui 330 in Piemonte e, fra queste, 30 (oltre alle 10 che, in media, ormai da molti anni, l'Osservatorio di economia agraria per il Piemonte, la Valle d'Aosta e la Liguria direttamente rileva per inchiesta), costituiscono oggetto di rilevazione contabile da parte del-l'Osservatorio stesso, che chi scrive ha l'onore di dirigere e che svolge anche la successiva opera di illustrazione e commento dei risultati, di consigli per la gestione nonché di assistenza tecnica ai singoli agricoltori, molto opportu-namente — anche per motivi di uniformità — essendo centralizzata a Roma, presso l'Istituto nazionale di economia agraria, l'elaborazione meccanografica ed elettronica dei dati periodi-camente raccolti.

Siamo tuttavia ancora in difetto come nu-mero di aziende sia per quanto riguarda le sempre più avvertite necessità dei singoli im-prenditori ed operatori da un punto di vista privatistico, sia per quanto riguarda la neces-sità, da parte dei pubblici poteri, di poter disporre di un quadro, quanto più possibile completo, della complessa e varia agricoltura italiana.

E vi è d'altra parte da aggiungere che oggi sempre più sentita e viva è la necessità di

acquisizioni conoscitive, in qualità ed in quan-tità, un tempo non avvertita, sia da parte dei privati, sia da parte degli stessi poteri pubblici, fra l'altro per il semplice fatto che il mondo dì oggi è diverso da quello di ieri. Ed occorre altresì che tali acquisizioni conoscitive siano, per quanto possibile, rapide, oltreché, ovvia-mente, sicure; che non costituiscano, cioè, dati o elementi incerti nella sostanza e, per cosi dire, « storici » nel tempo, in rapporto con gli accadimenti e con le situazioni di fatto rilessi desidera, appunto, tempestivamente indagare e conoscere: onde la necessità di personale pre-parato « ad hoc » e di particolari attrezzature con celeri mezzi meccanici per calcoli ed ela-borazioni sui dati grezzi di cui si dispone o che debbono venire acquisiti.

Anche taluni particolari aspetti dell'agri-coltura di singole Regioni, se non hanno avuto finora particolare rilievo in sede locale e nazio-nale, non possono più essere ignorati nell'am-bito, appunto, sia delle singole circoscrizioni regionali, sia in quello più vasto dell'intera Nazione; ma di contro sta tuttavia il fatto che non pochi operatori, pur desiderosi di sempre meglio conoscere quanto attiene alla gestione delle proprie imprese e di venire meglio assi-stiti dal punto di vista tecnico ed economico nell'ideale arco che unisce produzione, trasfor-mazione e commercializzazione dei prodotti, sono tuttora timorosi, diffidenti, chiusi, a causa delle perplessità e delle dubbiezze che in loro suscita l'interessamento dei pubblici poteri per-la diffusione delper-la contabilità in agricoltura. Sono timori, diffidenze, e talora ermetismi o dinieghi, indubbiamente spiegabili, almeno in parte, sul piano umano, i quali — spesso con-troproducenti per gli stessi privati operatori — costituiscono ulteriore motivo, che si aggiunge a quelli già indicati, e che in misura con fre-quenza notevole concorre ad ostacolare la diffusione della contabilità in agricoltura, quanto meno sull'indispensabile piano della verità. Al riguardo chi scrive può tuttavia personalmente e pubblicamente attestare — dopo trent'anni di lavoro nella materia in discorso — che tutto ciò non è giustificato poiché le aziende oggetto di rilevazione contabile da parte dell'Istituto nazionale di economia agraria, sono sempre state assolutamente anonime nei confronti dei terzi, e tali attualmente rimangono, cosi come anonime sono le analoghe rilevazioni effettuate dagli Uffici della Rete di informazione contabile agricola della Comunità Europea; e lo stesso può dirsi per quanto riguarda i Centri di con-tabilità, di gestione e di assistenza tecnico-economica in agricoltura che — prevalente-mente nell'ambito delle circoscrizioni regionali

— sono sorti ed il cui numero va aumentando, cosi come va intensificandosi l'attività di ciascu-no di essi, proprio al fine di rendere più dif-fusa, tempestiva, estesa ed approfondita la detta possibilità di assistenza nei confronti degli agricoltori, nonché al fine di rendere, per cosi dire, più completo il quadro delle singole agricolture regionali, in tutto ciò che ancora è utile o necessario conoscere, anche per i riflessi di ordine nazionale ed internazionale: tanto più clie, finora, taluni particolari aspetti e problemi, appunto di carattere regionale, i quali — come già abbiamo accennato — non possono essere più ignorati, non hanno di fatto trovato il giusto rilievo ed avuto il peso adeguato nelle più vaste ed alte sedi ora dette, a causa del modo stesso con cui gli eventi e le circostanze che abbiamo cercato di delineare si sono svolti ed evoluti nel tempo; né a tali carenze sembra possano sovvenire, quanto meno pienamente, gli Uffici della « Rete di informa-zione contabile agricola della Comunità Euro-pea » nelle loro attuali possibilità operative.

5. — Ma, in materia di Centri di contabilità, di gestione e di assistenza tecnica ai quali in precedenza è stato accennato, sia qui consentita, non già una digressione (che tale non è), bensì una precisazione o, se si vuole, un chiarimento, sulle possibilità che i detti Centri possono