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e possibilità di sviluppo delVEcuador

Aniello Cimino

Per iniziativa dei Paesi industrializzati del-l'Occidente, seguiti in ciò anche da quelli del blocco Orientale, da tempo in sede ONU e negli altri organismi internazionali, compresa la CEE, si è iniziata una politica a favore dei Paesi sottosviluppati, che si concretizza in vari modi, come aiuti a fondo perduto, prestiti a basso interesse e a lunga scadenza, abbattimento delle barriere doganali, ecc., che ha come ob-biettivo ultimo cercare di accelerare lo sviluppo economico in queste regioni, con conseguente aumento del tenore di vita e degli scambi internazionali, aprendo nello stesso tempo al-l'umanità nuove terre da sfruttare, per allon-tanare lo spettro della fame che incombe in relazione all'aumento della popolazione. In ul-tima analisi, prescindendo dalle considerazioni di carattere puramente politico e sociale che ispira questa tendenza, almeno in teoria, gli aiuti ai Paesi sottosviluppati che, in un primo momento potrebbero apparire come un sacri-ficio imposto alle regioni più evolute, con l'andar del tempo dovrebbero trasformarsi in vantaggi concreti per tutti, grazie agli incre-menti della produzione, degli scambi, e alla possibilità che ciascun Paese possa specializ-zarsi nella produzione di quei beni che la situa-zione geografica e le risorse interne rendano più remunerativi.

La filosofia della civiltà dei consumi, inau-gurata qualche decennio fa dagli economisti americani e accettata oggi, con opportuni emen-damenti, in campo internazionale, dice fra l'altro a chiare note che il tenore di vita di un Paese ed il suo benessere è legato intimamente anche allo sviluppo del suo commercio internazionale, quindi alle capacità di consumo degli altri stati e alle possibilità di pagamento che hanno questi ultimi. La politica economica deve tendere ad armonizzare produzione e consumo su una scala che non può più essere, come accadeva nel-l'ottocento, nazionale, ma bensì internazionale. Basta pensare alle dimensioni attuali di alcune imprese, alla tendenza al gigantismo con le economie che ne derivano e che sono insite in questo fenomeno (ricerca scientifica, abbassa-mento dei costi di produzione per unità,

abbas-samento delle spese generali, approvvigiona-mento delle materie prime, ecc.).

Lo sviluppo quindi delle zone che per ra-gioni storiche o per altre cause sono ancora allo stato primordiale, riveste interesse anche per noi occidentali. Tra queste regioni occupa un posto di rilievo il Sud America, non solo perché ad esso siamo legati da ragioni culturali, ma anche perché nel passato ha rappresentato uno sbocco alla nostra emigrazione, cosa che potrebbe essere ancora d'attualità.

Non potendo per ragioni ovvie fare un'ana-lisi approfondita di tutto questo continente, abbiamo scelto un piccolo stato, che a nostro giudizio riassume in sé tutti gli elementi posi-tivi e negaposi-tivi dell'economia e della società sud-americana e che evidenzia l'importanza e il ruolo che potrebbero assumere questi aiuti se elargiti con criteri di oculatezza.

La Repubblica dell'Ecuador, situata sulla costa occidentale sud-americana, è attraversata dalla linea equatoriale dalla quale la nazione prende il nome: si estende dall'oceano Pacifico fino alla valle Amazzonica occupando una superficie di 270.670 kmq, leggermente infe-riore a quella dell'Italia, con una popolazione che non raggiunge i 4 milioni di abitanti.

La costa si estende per circa 1.000 chilo-metri sull'oceano Pacifico.

La parte insulare è costituita da isole di origine vulcanica, il gruppo delle Galapagos (isole delle tartarughe) distanti 900 chilometri dalla costa equatoriana, di grande importanza jiolitica, commerciale e scientifica: politica in conseguenza della posizione strategica in vici-nanza del canale di Panama, commerciale per la grande quantità e varietà di pesce, conchiglie e molluschi, scientifica per la ricchezza della fiora e della fauna.

Nell'Ecuador si possono distinguere tre re-gioni diverse morfologicamente: ad ovest quella costiera, collinosa e montuosa, in parte bassa e paludosa; nel centro la regione delle Sierre, formate da una sezione delle Ande, che dalle verdi vallate e dagli estesi altopiani sale fino alla zona dei nevai; ad est la regione pianeg-giante orientale. Ciascuna di queste fasce

pre-senta caratteristiche differenti non solo nella configurazione geografica, ma anche negli abi-tanti, nella flora e nella fauna.

La maestosa catena di montagna, che con il nome di « Cordigliera delle Ande » attraversa il continente sud-americano, è rappresentata, nell'Ecuador, da due catene cosi vicine che tutto il sistema, in qualche punto, non è largo che 150 km.

Queste catene che incorniciano altipiani e vallate dove si concentra la vita agricola e dove si trovano tutte le città più importanti del Paese, salvo Guajaquil, sono cosparse da numerosi coni vulcanici spenti o in attività, alcuni dei quali raggiungono i 6.000 metri di altezza sul livello del mare.

Alcuni distretti agricoli della zona andina devono la loro ricchezza alla decomposizione delle ceneri e delle lave. A fianco dell'attività vulcanica si manifestano movimenti sismici, di origine tettonica, di cui quello dell'agosto 1949 ha preso, per la sua violenza, l'aspetto di una catastrofe nazionale.

Numerosi fiumi nascono dalle Cordigliere, fra questi il Rio Guajas gioca un ruolo di primo piano nelle comunicazioni del Paese. Questo fiume, formato dalla convergenza del Daule e del Babahoyo, si getta nel Pacifico con un largo estuario sul quale sorge Guajaquil, il maggiore scalo della Repubblica.

La zona delle foreste orientali è solcata da vari corsi d'acqua per lo più affluenti del Rio delle Amazzoni, anch'essi navigabili nel medio e basso corso, il maggiore dei quali, il Rio Napo, bagna vaste estensioni di terreno ancora quasi allo stato vergine e molto fertili.

La popolazione è essenzialmente dedita al-l'agricoltura. Non esiste ancora nel Paese un problema urbanistico in quanto il 60 % degli abitanti vive nelle campagne: i progressi del-l'industria sono molto lenti e locali per poter modificare questa caratteristica dominante.

La ricchezza, proveniente quasi esclusiva-mente dal reddito terriero, è in mano a poche famiglie, discendenti dagli antichi colonizzatori. Della popolazione attiva, il 60 % è dedito all'agricoltura, il 3 0 % all'edilizia e alle industrie manifatturiere, il 5 % alle industrie estrattive e il 5 % al commercio, trasporti, amministra-zione.

Il reddito nazionale annuo ammonta a circa 10.000 milioni di sueres, corrispondenti ad un reddito prò capite di 2.500 sucres (un sucre equivale al cambio a L. 39,60).

La diversità della configurazione geografi-ca, del clima e, per conseguenza, dei prodotti, consente una notevole varietà nel regime ali-mentare della popolazione.

Le basi alimentari degli abitanti sono il riso, la « yuca » o manioca, lo zucchero, i ce-reali ed i legumi, oltre ad una grande varietà di frutta.

Il consumo della carne, che consiste soprat-tutto in quella suina, è molto ridotto in soprat-tutto il Paese, notevole è invece quello del pesce.

Uno dei principali problemi dell'Ecuador è l'inadeguatezza dell'infrastruttura rispetto alle moderne esigenze:

— la rete stradale carrozzabile ha. uno svi-luppo complessivo di 7.040 km, dei quali 1.887 sono transitabili unicamente nella buona sta-gione;

— il complesso delle mulattiere ha uno sviluppo di circa 10.000 km.

Le strade, data la scarsa densità della popo-lazione, appaiono più adatte delle ferrovie a collegare tra loro ed a integrare nella vita nazionale i centri abitati.

L'inclemenza del clima ne rende difficile la costruzione e molto costosa la manutenzione.

Il piano di viabilità, già finanziato da or-ganismi internazionali nel 1967, dovrebbe mi-gliorare sensibilmente la situazione permettendo anche il collegamento di varie zone fertili, ancora incolte.

La rete ferroviaria, che misura all'incirca 1.200 km, si compone di due linee principali: una a nord che congiunge S. Lorenzo a Quito — km 222 — passando per Ibarra, l'altra Quito-Guajaquil-Duran, che ha la lunghezza di 426 km. .Quest'ultima, a mezzo delle diramazioni di

Sim-babe, collegherà quanto prima anche Cuenca che è, per importanza, la terza città equato-riali a.

Vi sono una decina di porti marittimi, ma nessuno di questi ha moli appropriati, né dispone di adeguate installazioni meccaniche e di magazzinaggio.

Guajaquil è praticamente il solo porto collegato con il resto del mondo, in quanto solo qui fanno scalo i piroscafi delle grandi compagnie di navigazione internazionali. Gode di una situazione geografica molto favorevole all'imbocco di diversi fiumi, spesso navigabili per una parte del loro corso, ed è situato al fondo di un golfo immenso disseminato di isole.

L'agricoltura è la parte fondamentale del-l'economia ecuadoriana e da questo settore derivano in buona parte i mezzi di pagamento.

La terra coltivata si trova specialmente nella zona andina ed in certi settori della zona co-stiera. Il paese utilizza all'incirca il 10% della sua superficie, i metodi impiegati nella coltiva-zione sono assai spesso superati e rudimentali,

anche perché vige tuttora in Ecuador una caratteristica eredità dell'epoca coloniale: il sistema del « Huasipungo », che consiste nel concedere al lavoratore agricolo — generalmente indiano — l'usufrutto di un piccolo apprezza-mento di terreno e di una capanna in cambio del suo lavoro. Essendo questa manodopera a buon mercato, manca l'incentivo per l'intro-duzione di sistemi e mezzi tecnici moderni.

Una grande parte della popolazione continua ad addensarsi sulle terre povere e già sfruttate della montagna. Le autorità si sforzano di aprire alla coltivazione migliaia di chilometri quadrati di terre vergini, principalmente tra la zona montagnosa e le coste del Pacifico; purtroppo molti sono gli ostacoli da sujDerare per attuare questo piano e in primo luogo si deve tenere conto della mentalità dell'indio che, attacca-tissimo alla sua terra, anche se molto povera, è contrario alle innovazioni.

Col progredire dei mezzi di trasporto si verifica però qualche primo risultato, e la con-seguente migrazione interna verso le nuove terre comincia a sembrare incoraggiante.

L'attuale superfìcie delle colture, compresi i frutteti, è circa due milioni di ettari; quella delle praterie e pascoli oltre un milione di ettari.

Il territorio si distingue in diverse zone agricole:

- zona della costa: dove esistono grandi proprietà terriere a coltura semi-intensiva, pa-scoli e vaste foreste. Vi si trovano allevamenti di bestiame che nella stagione delle piogge de-vono emigrare in zone più alte essendo i pascoli generalmente attraversati da fiumi che stra-ripano;

- zona dell'Oriente: che ha caratteristiche pressoché uguali a quelle della costa ma è quasi interamente coperta da boschi. Le aziende agricole sono in numero molto limitato nono-stante la fertilità del suolo che può fornire, copiosamente, ottimi prodotti tropicali.

- zone del Monte: che comprende la fascia di territorio alle falde esterne della Cordigliera, ancora pressoché incolta e quasi disabitata. Le alte temperature e le piogge abbondanti favorirebbero le coltivazioni tropicali: resine, gomme, ecc.

— zona della Sierra o Interandina: qui le coltivazioni raggiungono i quattromila metri di altitudine; è la zona con popolazione più intensa e di maggiore produzione agricola e zootecnica. Questa regione con le sue conche e le sue valli, che scendono ad est e ad ovest, fornisce una vasta gamma di prodotti. Con mezzi tecnici appropriati si potrebbe ottenere un sensibile

miglioramento delle colture e un conseguente aumento della produttività.

Al di sopra di questa zona si trova quella dei pascoli naturali (Paramos), che si esten-dono tra i 4.000 e i 5.000 metri sul livello del mare (oltre i quali ci sono i ghiacciai). Questi pascoli si compongono particolarmente di gra-minacee.

I principali prodotti del suolo sono: cacao, caffè, banane, frutti tropicali e sub-tropicali, tabacco, la tagua (palma dal cui frutto si trae l'avorio vegetale), il corozo utilizzato special-mente nell'industria dei bottoni, la palma to-quilla (le cui foglie alimentano l'unica industria originale del paese: quella dei cappelli di paglia), oltre a diverse droghe coloniali. Queste ultime, insieme al cacao e al caffè costituiscono le più importanti voci dell'esportazione.

Le foreste si estendono, quasi interamente, nelle pianure della Costa, sui declivi occidentali della Cordigliera delle Ande e nell'Oriente, coprendo oltre il 50% del suolo nazionale, zone meno intensamente boschive si trovano nella Sierra.

Potrebbero fornire, oltre ad una grande quantità di legname da opera, da ebanisteria e da intarsio, in particolare la « balsa », « l'aca-giù » (legno di colore rosso), l'ebano, nonché prodotti tropicali quali il caucciù, la noce di corozo (avorio vegetale), kapok, cortecce di china, ecc.

II patrimonio zootecnico è notevole in rela-zione alla popolarela-zione ed è ripartito principal-mente tra la zona arida e la regione della Costa, ed avrebbe possibilità quasi illimitate di essere incrementato.

Si compone, all'incirca, dei seguenti capi di bestiame:

— bovini 1.200.000; — cavalli 98.000; — ovini 1.559.000; — caprini 349.000; — maiali 259.000; — ecc.

Bovini ed equini provengono, in buona parte, dal tipo « andaluso » che fu introdotto durante la dominazione spagnola nel Paese; gli ovini derivano dalla razza « merinos » im-portata anch'essa dagli spagnoli, ma, purtroppo, attualmente è degenerata per mancanza di cure appropriate e per gli incroci incontrollati con ovini di razze inferiori importate posteriomente. Si cerca di migliorare la razza, specialmente degli equini e dei bovini, con l'importazione di capi pregiati, e in questo campo sono già stati registrati i primi risultati.

L'allevamento del bestiame è molto favorito dall'abbondanza di pascoli naturali, tanto che

una considerevole quantità di animali vive allo stato brado.

Di pollame e conigli è ricca in particolar modo la regione della Sierra (Interandina); anche la regione della costa possiede numerosi alle-vamenti di animali da cortile.

La produzione del latte e della lana è quasi esclusivamente rivolta al consumo interno.

Sulle coste si realizza una pesca ricca e va-riata, a cui partecipano anche bastimenti di altri paesi.

Nelle acque dell'arcipelago delle Galapagos, insieme all'abbondante pesce di svariato genere, si trovano pure tartarughe giganti, coralli, conchiglie madreperlifere, cetacei, molluschi, ecc. che, oltre alla carne, forniscono materie utiliz-zate nelle diverse industrie.

La caccia rappresenta ancora nell'Ecuador, un'attività molto conveniente, in special modo nelle provincie della costa dove si trovano ani-mali di varie specie come: tigri, gatti selvatici, caimani, iguane, pecari, ecc.

Pelli, pellicce, piume sono facilmente espor-tate in varie parti del mondo e costituiscono un provento non disprezzabile, anche se alea-torio, nell'economia locale.

L'industria è ancora ai suoi inizi, gli scogli da superare, come negli altri paesi del Sud America, sono costituiti dalla scarsezza di capi-tale per gli investimenti, dalla difficoltà di trasporti e comunicazioni, dalla riluttanza della popolazione a trasferirsi dalle località native verso altre zone.

I/attività di un nuovo organo di Stato: il « Banco Central », creato nel 1958 con capitale statale e privato e con apporto di capitale straniero sotto forma di prestiti, cerca di dare incremento all'economia. Lo scarso spirito di iniziativa però e la mancanza di manodopera qualificata ne sono ancora di grave intralcio. Si deve inoltre tener presente che l'industria è essenzialmente orientata verso il mercato interno e che una delle limitazioni più gravi è la fram-mentarietà della domanda proveniente da una popolazione che ha un livello di vita e abitudi-ni molto differenti da provincia a provincia.

Un elemento incoraggiante è dato dal sen-sibile incremento del tenore di vita, parallelo all'aumento della popolazione, che è uno dei più rapidi dell'America Latina, dal migliora-mento delle condizioni sanitarie e dal progresso del commercio estero.

Il Governo fa sforzi per dare un nuovo volto alla vita del paese; a tal fine ha creato una « Giunta di pianificazione e di coordina-mento economico » ed il « Ministero della pro-duzione », ed ha inoltre in programma la rior-ganizzazione del sistema fiscale.

In questo quadro si collocano le leggi che favoriscono gli investimenti privati nei settori considerati più importanti. Nonostante ciò il livello degli investimenti non è alto; i fattori che lo limitano sono un mercato locale conte-nuto, l'apparente mancanza di risorse naturali, la insufficiente disponibilità di operai specia-lizzati malgrado una manodopera abbondante e relativamente a buon mercato.

L'Ecuador possiede importanti risorse mi-nerarie ma — a differenza di altri paesi in cui queste occupano un posto preminente nell'eco-nomia esse rappresentano soltanto all'incirca il 2 % delle entrate nazionali.

La valorizzazione del sottosuolo è ancora all'inizio, poco e male organizzata tanto che, malgrado la presenza accertata di ricchi giaci-menti di metalli (oro, argento, rame, piombo, zinco, salgemma, zolfo, marmi, ferro, ura-nio, ecc.) la sola importante attività estrattiva è, per il momento, quella del petrolio. Sono in sfruttamento pozzi nella penisola di Sant'Elena ad ovest di Guajaquil, dove è stato creato il porto petrolifero di Salinas e sono state impian-tate raffinerie con un oleodotto che raggiunge il porto di La Liberti®., e sono in corso ricerche su vasta scala.

Questo giacimento dà una modesta produ-zione che va incrementandosi, ma ancora non ricopre la richiesta del consumo interno, inquanto buona parte del grezzo viene esportata a causa della insufficienza degli impianti di raffinazione. Una missione di geologi nel 1970, finan-ziata in parte dall'ONU, ha fra l'altro localiz-zato nella zona semi-desertica del Nord-Est del Paese, importanti giacimenti di rame che si aggiungono a quelli conosciuti da tempo. Si parla di riserve di materiale ricco per centinaia di milioni che superano quelli del Cile.

Mentre nella zona pre-andina del Sud-Ovest sono stati individuati, oltre a consistenti con-centrazioni di galena-argentifera, depositi non trascurabili di uranio.

Gli scambi con l'estero mostrano in genere un saldo favorevole; solo nel 1965 è risultato un leggero passivo a motivo della contrazione dei prezzi di tre fra i principali prodotti di esportazione: cacao, caffè e riso.

In base alle statistiche pubblicate si rileva che negli anni passati i prodotti agricoli hanno rappresentato il 94,1% del totale delle espor-tazioni, i prodotti manifatturieri il 3,1%, i prodotti minerari il 2,4% e quelli ittici l'I,05%. Il primo posto è occupato dalle banane (con il 42% di tutte le esportazioni), stante la qualità eccezionale del prodotto.

Le esportazioni di caffè e di cacao occupano altresì un posto preminente ma dipendono

dall'andamento di un mercato al di fuori del controllo dell'Ecuador ed influenzato dalle si-tuazioni che si verificano nei maggiori paesi produttori di queste merci: Brasile, Colombia e Costa d'Oro. Le esportazioni sono in progres-sivo declino a causa della concorrenza in campo internazionale.

L'Italia occupa il quinto posto fra gli ac-quirenti dopo gli USA, la Germania, la Colombia e il Belgio; importiamo il 9 % della produzione ecuadoriana del caffè e il 5 % di quella del cacao.

Dando uno sguardo alle importazioni di questo paese, si nota che esse sono costituite in prima linea da macchinari, strumenti, veicoli (il 31,7% nel 1970); questo è segno della trasfor-mazione in atto da una economia preminente-mente elementare, in un'economia a forma mista agricola industriale; trattasi infatti di un paese la cui inferiorità è solo funzionale e non or-ganica.

I nostri acquisti, come già detto, sono co-stituiti prevalentemente da caffè e cacao, in questi ultimi anni si sono importate anche banane e altre qualità di frutta tropicali e fibre vegetali. La percentuale delle importa-zioni dell'Italia dall'Ecuador nel 1970 è stata la seguente: 70% caflè, 18% cacao e 12% altri. Le nostre esportazioni sono costituite prin-cipalmente da filati di fibre tessili, artificiali e sintetiche e loro cascami, tessuti di lana puri o misti, macchinari e apparecchi per l'industria tessile e del vestiario, autoveicoli, prodotti chimici e farmaceutici. Un progresso si nota per i tessuti di cotone, mentre per contro è stato registrato un declino per le macchine per la lavorazione della carta e dei cartoni, per le

macchine e gli apparecchi per le industrie ali-mentari, per le macchine da scrivere e conta-bili, e per altri prodotti metalmeccanici. Questo declino è dovuto più che all'accrescersi della concorrenza internazionale, all'abbandono di questo mercato da parte di nostri operatori per l'insorgere di momentanee difficoltà nei trasporti.

Da questa analisi risulta in modo chiaro che l'Ecuador, a parte le possibilità quasi illi-mitate che ha nel settore agricolo, ha delle pro-spettive veramente interessanti in campo mi-nerario, specie (Ter alcuni metalli, quali il rame,