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Gli effetti della conquista dei cieli nel XX secolo: la sovranità intesa come onnipotenza sulla terra, il mare ed il cielo.

CAP 2. IL CONCETTO DI SOVRANITÀ ED IL SUO TACITO PROCESSO DI RELATIVIZZAZIONE.

2.2. I cambiamenti della nozione “territorialista” di sovranità propria dello jus

2.2.2. Gli effetti della conquista dei cieli nel XX secolo: la sovranità intesa come onnipotenza sulla terra, il mare ed il cielo.

Terra e mare continuano a essere, nel XX secolo, due mondi separati e che ci offrono le loro strutture interne di funzionamento. Dalle relazioni commerciali alle guerre, tutto si sviluppava secondo princìpi, regole e logiche che erano peculiari ad ogni area. L’approccio e l’interrelazione tra il ‘mondo terrestre’ e il ‘mondo marittimo’ non rappresentò una fusione di

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Ibidem, p. 63.

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questi due spazi. Tuttavia, il volo di Santos Dumont realizzato a Parigi, nel 1906, con il suo

14 Bis, significò l’inizio di un processo di scoperta e conquista dei cieli cui fine nessuno osa

prevedere. Malgrado non sia possibile sapere dove – e se – finirà, è incontestabile che i cambiamenti sono sentiti nei più diversi ambiti dell’esistenza umana, dove l’organizzazione del potere politico e la forma come questo esercita la sua sovranità presentano delle significative alterazioni nel modello “terra/mare” esistente fino allora.

Il vuoto del cielo, il quale già fu considerato giurisdizione esclusiva della potestas

spiritualis della Respublica Christiana, ha cominciato a essere violato da macchine che

volavano guidate da piloti coraggiosi; la mappatura dei cieli diventò ogni volta più precisa e dettagliata a partire dal momento in cui nuove e più potenti tecnologie furono create per ausiliare l’astrofisica, l’astronomia e le altre scienze il cui oggetto di studio era l’ormai laico cielo.

D’altro canto, nonostante le incommensurabili possibilità che la conquista dello spazio aereo presentava a molte scienze e alla propria convivenza interculturale, fu proprio alla guerra (la negazione della convivenza) che inizialmente più si prestò il trasporto aereo. La Seconda Guerra Mondiale portò l’aereo alla condizione di essere più che una mera arma di guerra: era l’attore principale di un conflitto proprio, capace di, da solo, attaccare la popolazione nemica in modo verticale e impietoso, nella stessa forma con la quale San Giorgio usava la sua lancia per attaccare il dragone.234

La sovranità sul proprio territorio e il controllo sulle proprie frontiere hanno perso lo stesso significato che possedevano prima dell’avvento dell’aereo e delle possibilità belliche decorrenti. Gli attacchi alla base statunitense di Pearl Harbor, il 07 dicembre 1941, hanno mostrato al mondo che basterebbe una pioggia di aerei kamikaze per porre fine alla sensazione di sicurezza che lo Stato storicamente cercava di trasmettere ai suoi cittadini, una volta che il nemico non aveva più la necessità di approssimarsi per terra o mare per portare i propri colpi e causare pesanti danni.

Schmitt diceva che

la guerra aerea autonoma, che si svolgeva nel quadro delle operazioni belliche di terra o di mare e che era condotta contro il potenziale bellico del nemico, rappresentò ancora di più un nuovo tipo di guerra, non

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“Il bombardiere o l’aereo da attacco a volo radente usano le propri armi contro la popolazione nemica verticalmente, come san Giorgio usava la sua lancia contro il drago.” Carl Schmitt, Der Nomos der Erde, trad. it. cit., p. 430.

comprensibile secondo l’analogia o il parallelismo con le regole del diritto di guerra terrestre o marittimo fino ad allora vigente.235

Lo Stato sovrano si trovava dinanzi a una situazione di riduzione della sua capacità di controllo tanto del proprio spazio territoriale, il quale aveva ormai la dimensione aerea come parte di questo, quanto di reazione a un attacco nemico; la guerra nei cieli non possedeva sequenze di combattimenti in qualche modo somigliante ai modelli di guerra terrestre o marittima, che si estendevano per mesi o anni. Il combattimento aereo poteva avere una durata di pochi minuti e conseguenze che per terra sarebbero irrealizzabili nello stesso spazio di tempo.

La guerra terrestre e la guerra marittima avevano come obiettivo la conquista e l’occupazione territoriale di fronte al nemico, in modo che fosse possibile stabilire un’autorità e porre il territorio conquistato sotto la sovranità dello Stato vincitore.236 D’altro canto, se considerata isoladamente, possiamo vedere che la guerra aerea ha come finalità l’annichilimento e la piena distruzione del nemico, poco importando se deve essere stabilita o non una relazione di obbedienza – subordinazione – tra il conquistato e il conquistatore.237 I kamikaze di Pearl Harbor (1947), le bombe nucleari di Hiroshima e Nagasaki (1945) e gli attacchi dell’11 settembre 2001 sono esempi, che sono diventati classici, di attacchi aerei il cui obiettivo era il puro annichilimento del nemico, la forma suprema di negazione dell’esistenza dello stesso.

Il tentativo di definire quale spazio aereo apparteneva allo Stato nazionale e quale alla comunità internazionale – formando così uno spazio aereo internazionale privo di proprietario – ha come primo e più concreto risultato la Convenzione di Parigi, del 1919, la quale ha ‘territorializzato’ lo spazio aereo: ha attribuito a ogni Stato limiti aerei ‘orizzontali’ che dovrebbero coincidire con i suoi stessi limiti territoriali e marittimi. Però, una grande lacuna è rimasta per quanto riguarda i limiti ‘verticali’, cioè, extra-atmosferici, che non possedevano

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Ibidem, p. 421.

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“L’esercito che occupa il territorio nemico è normalmente interessato a mantenere in esso la sicurezza e

l’ordine, e a stabilirsi come autorità. Nell’esercizio del potere d’ocuppazione è compreso il concetto di autorité

établie della potenza occupante (art. 43 dell’ordinamento della guerra terrestre dell’Aja de 1907).” Ibidem, pp.

423-424.

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“L’aereo arriva volando e getta le sue bombe, oppure attacca scendendo a volo radente e quindi riprende quota: in entrambi i casi adempie alla sua funzione di annientamento e abbandona quindi immediatamente al suo destino (vale a dire: alle sue autorità statali) il territorio bombardato, con le persone e le cose che vi si trovano. La considerazione della connessione esistente tra protezione e obbedienza, esattamente come quella del rapporto tra tipo di guerra e preda, mostra l’assoluto disorientamento spaziale e il carattere di puro annientamento della moderna guerra aerea.” Ibidem, p. 429.

restrizioni o regolamentazioni giuridiche, costituendosi in una fonte di problemi e difficoltà inerenti alle recenti tecniche di telecomunicazione e monitoraggio tramite satellite.238

Il più significativo degli effetti della conquista dei cieli sul potere sovrano dello Stato è di natura extragiuridica. L’intersoggettività è proprio l’elemento responsabile per dare coesione a qualsiasi corpo sociale o politico, dove la condizione di persona morale – oltre a essere persona giuridica, ovviamente – dello Stato solidifica il proprio potere attraverso atti concreti, ma che saranno inefficaci se non avranno prodotto un impatto positivo nell’intersoggettività collettiva. Una legge, ex hypothesi, potrà esistere ed essere valida nell’ordinamento giuridico, ma correrà sempre il rischio di giammai essere applicata dal Giudiziario o dalla popolazione, se, per qualsiasi ragione, lo Stato non riuscirà a sorreggere in modo soggettivo l’ato che ha dato origine a questa legge. Si tratta di un componente esclusivamente psicologico che attribuisce efficacia alla norma giuridica. Peraltro, questo ragionamento non si esaurisce nell’ambito giuridico, il proprio potere politico ha la necessità di essere vincolato intersoggettivamente alla parte responsabile per dare legittimità alla sua esistenza e ai suoi atti: il popolo.

Come conseguenza di ciò, si può dire che l’effetto più drastico è di natura extragiuridica, in virtù dell’impossibilità dello Stato di trasmettere qualsiasi grado di certezza e sicurezza somigliante a quello visto nell’apogeo dello Stato moderno. La vastità del cielo – e la quasi impossibilità di controllo che esso presenta – ha indebolito l’immagine di “sovrano” che lo Stato cerca ancora di mantenere ai giorni nostri. Le guerre – e anche la possibilità di guerra – non sono dei soli ingredienti di questo processo: il traffico internazionale di droghe, il contrabbando internazionale, l’immigrazione illegale, il proprio commercio internazionale e il trasporto di civili sono pratiche che servirono – e ancora servono – per dimostrare la finzione giuridica nella quale si trasformò il concetto di frontiera. La conservazione della propria intimità personale può essere messa in discussione a partire dal momento in cui satelliti militari sempre più potenti mappano il territorio del paese che vogliono, senza nessuna necessità di autorizzazione statale da parte del paese controllato o nemmeno si parla di violazione della sovranità dello stesso; taluni satelliti finiscono per costituirsi in una presenza che non può essere fisicamente percepita, ma che è capace anche di descrivere tutta la routine di un semplice individuo, il quale non sa a chi, neanche contro chi, reclamare. L’onnipotente mostro Leviatano che, internamente, controllava i suoi sudditi e, esternamente, causava paura nei possibili invasori, sembra essere diventato una povera creatura con difficoltà di proteggere se stesso.

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Infine, dinanzi ai cambiamenti fattuali introdotti, tanto dalla conquista dei mari quanto dalla conquista dei cieli, nel concetto tradizionale di sovranità, che possedeva nella sua genesi una matrice territorialista, possiamo vedere che dall’inizio del XX secolo già si presentavano alcune sfide allo Stato sovrano che andrebbero oltre alla mera dimensione spaziale della sfera di attuazione del potere politico. Non si può dimenticare che, analizzando a partire da un criterio di efficacia, sovranità significa la capacità decisionale di imporsi sui propri limiti territoriali, marittimi e spaziali.

La perdita dell’esclusività che la terra godeva verso la struttura spaziale distributiva dello Stato ha permesso che dal mare e dai cieli venissero minacce all’onnipotenza e onnipresenza del potere sovrano. Gli effetti più concreti di questo graduale cambiamento di paradigma e relativizzazione della matrice territorialista dello Stato cominciarono a svilupparsi nel corso del XX secolo, di modo che, alla fine di questo e all’inizio del XXI secolo, hanno impresso un ritmo sempre più veloce nella forma di manifestarsi. La relativizzazione della matrice territorialista offrì tutte le condizioni sostanziali che permisero che una relativizzazione della nozione di sovranità venisse pensata, iniziata e implementata.

Quella suprema potesta che superiorem non recognoscens si perde in un passato remoto dove il Principe poteva conformare alla propria volontà tutto e tutti che fossero sotto il suo potere, mentre, nella contemporanea ‘età globale’ il suo potere viene silenziosamente schiacciato da una realtà che non conosce frontiere e che attaca le sue strutture più elementari a partire dalla terra, dal mare e anche dai cieli.