• Non ci sono risultati.

CAP 3. I FONDAMENTI POLITICO-GIURIDICI DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI NELLE PROPOSTE DI UNIVERSALISMO GIURIDICO.

3.2. Il pacifismo cosmopolitico di Norberto Bobbio.

Nella seconda metà del XX secolo, Norberto Bobbio sviluppò una serie di critiche e proposizioni su temi di diritto internazionale, di modo che diventa come uno dei punti di riferimento che il cosmopolitismo e l’universalismo giuridico hanno adottato, oppure che ancora adottano. Nonostante lui abbia scritto innumerevoli opere durante la sua vita, sarà, soprattutto, in Il problema della guerra e le vie della pace e Il Terzo Assente che possiamo trovare il suo posizionamento teorico chiaramente definito su temi come pace, guerra e il fondamento dell’ordine internazionale. In ambedue le opere possiamo vedere come l’ambiente politico creato dalla Guerra Fredda ha influenzato molti dei suoi ragionamenti, facendo si che uno dei suoi temi preferiti fosse la guerra.

Le sue influenze teoriche possono essere divise secondo il soggetto: nella filosofia politica, la preferenza di Bobbio per la Teoria dell’Autorizzazione di Hobbes è incontestata; quanto all’etica e al modello di giusnaturalismo da adottare, Kant è la sua ispirazione filosofica più caratteristica; e quanto alla teoria del diritto, Hans Kelsen sarà la sua fonte principale. Così, ereditando un pò di ognuno di questi autori – tra gli altri –, Bobbio si affermò come uno dei giuristi italiani più importanti del XX secolo.

Per quanto riguarda il diritto internazionale, Bobbio considera che i due problemi fondamentali della nostra età sono: l’inefficacia dei diritti umani e la difficoltà di stabilire la pace mondiale.331 Oltre a ciò, considerava la pace come conditio sine qua non alla protezione

329

Danilo Zolo, La Giustizia dei Vincitori, Roma-Bari, Laterza, 2006, p. 23.

330

Ibidem, p. 09.

331

Cfr. Norberto Bobbio, Il terzo assente, Milano, Edizioni Sonda, 1979, trad. spag. El tercero ausente, Madrid, Ediciones Catedra, 1997, p. 127.

effettiva dei diritti umani, visto che il rispetto e l’efficacia di questi diritti sono le forme più appropriate per conservare la pace.332

Qualche scelta razionale che debba essere fatta per risolvere questi due problemi, ossia, allo scopo di cercare la pace mondiale e il rispetto dei diritti umani, dovrebbe obbedire a due requisiti elementari: l’attuabilità, “ove s’intenda per attuabilità la possibilità e facilità di attuazione”333, l’efficacia, “ove s’intenda per efficacia il potere del mezzo, una volta attuato, di ottenere i risultati sperati.”334 Bobbio diceva anche che tra tutti gli sforzi già compiuti dall’umanità per risolvere il problema della pace e dei diritti umani, nessun tentativo ha potuto essere “al massimo grado, allo stesso tempo, attuabile ed efficace.”335

Il periodo storico nel quale Bobbio scrisse grande parte della sua opera, cioè, la Guerra Fredda, fu caratterizzato dal cambiamento del concetto di equilibrio di potenza in “equilibrio di terrore”.336 Quel timore ininterrotto che imperava quando gli uomini si trovavano in stato di natura fu una delle cause di istituzione dello Stato (commonwealth), secondo la teoria hobbesiana, ma il fatto che, attualmente, tutti gli Stati-nazione si trovino nella stessa condizione nella quale gli uomini si trovavano quando allo stato di natura, ossia, in “stato di nazioni”337, non implicava per Bobbio un grado di pericolo esattamente uguale a quello esistente allo stato di natura:

[L]o que hace falso el llamado equilíbrio del terror, sempre buscado y nunca logrado, reside en el hecho que las relaciones de convivencia entre entidades respectivamente independentes, dotadas de fuerza propia y que compiten entre sí, son más inestables que las que se desarrollan dentro de un mismo Estado, donde se ha realizado el processo de monopolización de la fuerza legítima.338

L’avvento delle armi nucleari, oltre alla conseguente possibilità di una guerra atomica, la quale avrebbe potuto provocare, come uno dei risultati probabili, l’annientamento della specie umana, ha portato lo “stato di nazioni” il più vicino possibile a un vero stato di natura hobbesiano. L’energia nucleare attribuì alle nazioni l’uguaglianza che gli uomini possedevano in stato di natura e che li rendeva possibili distruttori gli uni degli altri, con l’aggravante di

332

Cfr. Norberto Bobbio, op. cit., p. 133.

333

Norberto Bobbio, Il problema della guerra..., cit., p. 90.

334

Ibidem.

335

Ibidem, p. 94.

336

Cfr. Norberto Bobbio, Il Terzo assente, trad. spag. cit., p. 76.

337

Mi permetto di rinviare a David Gauthier, Logic of Leviathan, cit., p. 207 ed al mio Estado de Nações, cit., pp. 134-136.

338

una possibile e assoluta estinzione della vita umana sulla Terra, il che diventa il contesto dello stato di nazioni ancora più minaccioso che quello dello stato di natura hobbesiano.

Parallelamente al problema nucleare, Bobbio sosteneva che la guerra moderna aveva perso qualsiasi criterio di legittimità e legalità, poichè tanto le cause della guerra (jus ad

bellum) quanto il modo come questa debba svilupparsi (jus in bello) sono stati consegnati al

potere assoluto degli Stati sovrani.339

Di fronte a questo contesto di incertezza per quanto riguarda la continuità dell’esistenza umana, di illegittimità e di illegalità di molte delle guerre successe nella seconda metà del XX secolo, Bobbio cominciava a presentare gli argomenti della sua proposta in favore della pace mondiale quando sosteneva che “le guerre sono tanto poco necessarie che l’uomo ha scoperto da millenni, ed ha applicato nell’epoca storica sempre più estensamente e consapevolmente, un’istituzione atta a impedirle, per lo meno in un dato ambito: la monopolizzazione della forza.”340

Come forma per risolvere questa crisi costante, Bobbio faceva riferimento a quella teoria che, per convenzione, è stata denominata domestic analogy341. L’autore considerava che, a partire dal suo modello di pacifismo giuridico, alla guerra il “rimedio per eccelenza è l’istituzione del superstato mondiale.”342

Così, Bobbio pensava di ripetere nel livello internazionale la stessa soluzione che ipoteticamente avrebbe avuto successo a livello statale:

allo stesso modo che gli uomini nello stato di natura sono state necessarie prima la rinuncia da parte di tutti ad un potere unico destinato a diventare il detentore del monopolio della forza, così gli Stati, ripiombati nello stato di natura attraverso quel sistema di rapporti minacciosi e precari che è stato chiamato l’equilibrio del terrore, occorre compiere analogo passaggio dalla situazione attuale di pluralismo di centri di poteri (situazione paragonabile a quella dell’oligopolio, o addirittura del duopolio, piuttosto che a quella della libera concorrenza) alla fase di concentrazione del potere in un organo nuovo e supremo che abbia nei confronti dei singoli stati lo stesso monopolio della forza che ha lo stato nei riguardi dei singoli individui.343

339

“Alla crisi della legittimità della guerra si aggiunge ora la crisi della sua legalità. La guerra moderna viene a porsi al di fuori di ogni possibile criterio di legittimazione e di legalizzazione, al di lá di ogni principio di legittimità e di legalità; in una parola, essa è incontrolatta e incontrolabile dal diritto, come un terremoto o una tempesta. È assoluta nello stesso senso in cui si parla di un sovrano assoluto in contrapposizione ad un sovrano costituzionale.” Norberto Bobbio, Il problema della guerra..., cit., p. 65.

340

Ibidem, p. 49.

341

Si veda il 1.3, supra, per ricordare la critica di Hedley Bull alla domestic analogy.

342

Cfr. Norberto Bobbio, Il problema della guerra..., cit., p. 84.

343

Il modo come sarebbe la monopolizzazione della forza esistente nell’ordine internazionale in uno Stato Mondiale passa per quattro fasi distinte e successive: 344

1 – un primo pactum societatis nel senso di far sì che gli Stati si accordino tra loro per la non aggressione reciproca e per la costituzione (o “autorizzazione”, d’accordo con la terminologia hobbesiana) di una associazione permanente, cioè, l’istituzione di un terzo al di sopra di tutti gli Stati;

2 – un secondo pactum societatis di carattere positivo, ossia, un accordo dove tutti gli Stati concordino di stabilire tra loro norme per la risoluzione di controversie future senza che, per ciò, sia necessario l’uso della forza militare;

3 – un pactum subjectionis nel quale tutti gli Stati concordino, volontariamente, nel sottomettersi al potere comune attuato da questo nuovo ente, anche nelle situazioni in cui le norme sovranazionali vengano applicate in dissonanza con gli interessi interni degli Stati; 4 – un ultimo accordo nel senso di assicurare il riconoscimento e la protezione effettiva di tutte le libertà civili e politiche che siano necessarie per impedire che il potere costituito possa diventare dispotico.

Quello che Bobbio proponeva era un modello di organizzazione internazionale basata non soltanto su un mero pactum societatis, poichè questo sarebbe inefficace ogni volta che uno Stato si negasse a adempiere con le norme che sono contrarie ai suoi particolari interessi; il centro strutturale della sua proposta era propriamente il pactum subjectionis: con base in questo patto, il diritto – assicurato istituzionalmente – diventa il mezzo attraverso il quale la pace sarà perseguita e mantenuta.345

Secondo Bobbio, ogni concetto di pacifismo possiede come punto di riferimento la nozione di pace perpetua di Kant, nella quale la pace è considerata come un bene degno di essere perseguito da qualsiasi essere razionale.346 All’interno di questa nozione generica di

344

Cfr. Norberto Bobbio, ll Terzo assente, trad. spag. cit., p. 12; pp. 258-259; p. 302

345

Cfr. Ibidem, p. 184.

346

pacifismo sarà possibile anche trovare le seguenti speci: a) pacifismo strumentale347, b) pacifismo istituzionale348 e c) pacifismo finalistico349.

Nel considerare lo strumentale e il finalistico troppo difficili da attuare e per considerarli anche utopici, Bobbio faceva una difesa del pacifismo istituzionale come la forma più attuabile di pacifismo, poichè parte dall’idea che

Caduta l’illusione che l’avvento della pace sia un fatto naturale, scritto a lettere incancellabili nella storia dell’evoluzione, il problema della pace è diventato, anzi sarebbe meglio dire, è ridiventato un problema morale. In questo senso il pacifismo di oggi non è più passivo, ma attivo: è una ricerca dei rimedi più idonei a instaurare la pace, e di un’azione conseguente.350

Uno dei problemi del pacifismo istituzionale di Bobbio è il carattere ideologico che il suo discorso argomentativo molte volte assume. Malgrado lui non abbia mai negato che il suo pacifismo istituzionale fosse un’ideologia politica351, è molto difficile attribuire il grado di scientificità giuridica che Bobbio desiderava quando diversi concetti – compresi i più essenziali, come i diritti umani e la pace – già si trovano definiti a priori nella proposta dell’autore e considerati da lui come universali, indipendentemente da qualsiasi consultazione dei destinatari della sua proposta. Per essere più preciso, basta soltanto ricordare che Bobbio riteneva la kantiana unità del genero umano come uno dei fondamenti della dottrina dei diritti umani e del proprio ordine internazionale.352 Se tale unità possa magari essere sostenuta dal punto di vista biologico, lo stesso non succede quando osserviamo concetti di morale e di giustizia come riferimenti, poichè, anche dinanzi a tutti i tentativi già attuati, non è possibile affermare con assoluta precisione che almeno uno degli innumerevoli diritti presenti nelle

347

“Nel pacifismo strumentale conviene distinguere due momenti: il primo momento è rappresentato dallo sforzo per distruggere le armi o almeno ridurne al minimo la quantità e la pericolosità; il secondo momento è rappresentato da tutti i tentativi compiuti allo scopo di sostituire i mezzi violenti con mezzo non violenti, e quindi di ottenere con altri mezzi lo stesso risultato.” Ibidem, p. 79.

348

Bobbio ha diviso il concetto di pacifismo istituzionale in “pacifismo giuridico” e “pacifismo sociale”, di modo che questo cerca la pace attraverso la rivoluzione sociale, mentre quello attraverso il consolidamento del diritto come forma di mediazione dei conflitti nell’ordine internazionale. Cfr. Ibidem, p. 83.

349

Secondo Bobbio il pacifismo finalistico è avuto come un problema etico-religioso oppure come un problema biologico-istintivo, essendo che “[I]l problema della guerra e della pace per i primi è un problema di conversione, per i secondi, posto che sia solubile, di guarigione. Gli uni confidano nella pedagogia, cioè in una opera di persuasione, i secondi in una terapia, cioè in un trattamento.” Ibidem, p. 89.

350

Ibidem, p. 115.

351

“Anche la storia del pacifismo, come la storia di altre ideologie, può essere contrassegnata da questi due movimenti: a) dall’utopia alla scienza, cioè dall’elaborazione di progetti destinati a restare senza alcuna efficacia pratica all’indagine delle cause che determinano le guerre e conseguentemente dei rimedi che dovrebbero porvi fine; b) dalla teoria all’azione, cioè dalla riflessione filosofica sulla guerra e sulla pace come momenti necessari dello sviluppo storico e dall’analisi scientifica sulle cause della guerra e sulle condizioni della pace alla costituzione di movimenti organizzati per l’attuazione di questa o quella idea della pace.” Ibidem, p. 141.

352

molteplici dichiarazioni dei diritti umani sia rispettato, oppure soltanto riconosciuto come legittimo e valido, da tutti i popoli civilizzati del mondo.

Non stiamo criticando il concetto materiale dei diritti umani in Bobbio (soprattutto perchè questo compito non è tra gli obiettivi della presente ricerca), visto che lui riconosceva, in diversi momenti del suo L’età dei diritti (1990) e in altre opere, la difficoltà e magari proprio l’impossibilità di arrivare a un consenso universale sul contenuto del catalogo dei diritti umani, dovuto al fatto di trattarsi di una dottrina con scarso rigorismo analitico e una insufficiente fondamentazione filosofica.353 Il punto sul quale dobbiamo concentrarci è come la struttura sovranazionale proposta da Bobbio già nasce condizionata da una comprensione deontologica e assiologica evidentemente occidentale. Oltre a presentare il modello repubblicano – così come ha fatto Kant nel suo Zum ewigen Frieden – come il più adeguato a tutti gli Stati che desiderino fare parte di una confederazione di Stati, Bobbio diceva ancora che “una confederación de estados es tanto más estable quanto más homogéneos son sus miembros.”354 Lui ricordava che Kant riconosceva il fatto che tutti gli Stati non sono omogenei, ma che questo criterio aveva come finalità quello di stabilire l’omogeneità come

conditio sine qua non all’esito del suo progetto di pace perpetua.355

Sono aporie come queste che rendono la proposta di Bobbio non praticabile o di difficile concretizzazione nel contesto delle relazioni internazionali. La difesa di criteri escludenti, come il repubblicanesimo e altri elementi che attribuiscono omogeneità alla confederazione, ci permette di concludere che la sua proposta è formalmente cosmopolita, poichè sostanzialmente si trova eccesivamente vincolata a un modello di organizzazione politica occidentale, ma che nemmeno nello stesso Occidente conseguirebbe trovare i requisiti che richiede.

Altro punto altamente controverso è se il ‘Terzo’ (super partes) che Bobbio difendeva non tenderebbe a venire catturato da qualche potenza o da qualche gruppo di potenze. Se osserviamo, senza grande rigore metodologico, il comportamento delle principali organizzazioni internazionali – in particolare, l’ONU – per quanto riguarda i richiami delle grandi potenze mondiali, soprattutto rispetto agli Stati Uniti, e come queste organizzazioni si comportano verso gli Stati più deboli e poveri, non sarà difficile trovare uno schema comportamentale dove tali organismi internazionali tendono a considerare le necessità dei paesi più ricchi a scapito delle necessità dei più deboli. La creazione di un singolo e super

353

Cfr. Norberto Bobbio, L’età dei diritti, cit., pp. 05-16.

354

Norberto Bobbio, ll Terzo assente, trad. spag. cit., p. 145.

355

potente Stato Mondiale – il quale potrebbe chiamarsi forse “World’s Leviathan” – sarebbe un passo avanti non verso l’effettività dei diritti umani e della pace mondiale, ma probabilmente in direzione all’istituzionalizzazione e concentrazione assoluta del potere politico esistente nella sfera internazionale nelle mani di quelli che già sono attualmente i grandi detentori del potere economico, politico e militare nel mondo; però, questo non sarebbe il peggiore dei risultati, poichè esisterebbe ancora la possibilità che un unico Stato nazionale manipolasse con esclusività questo nuovo “Leviatano sovranazionale”. Dopo la perdita della sua sovranità, non resterà altra possibilità agli Stati nazionali che obbedire agli ordini di quello Stato Mondiale da loro istituito e autorizzato.

Discutibile è anche il grado di “avanzo istituzionale” che Bobbio vedeva nelle Nazioni Unite. Per lui, l’ONU avrebbe prodotto una maggiore democratizzazione delle relazioni internazionali, tanto che mancherebbero soltanto alcune riforme per diventare il ‘Terzo’ proposto nella sua opera.356 Si deve ammettere che, quando comparata con la Lega delle Nazioni, l’ONU presentò veramente diversi avanzi e conquiste per i suoi membri – in particolare, per quelli che fanno parte del Consiglio di Sicurezza.357 Tuttavia, parlare di democratizzazione all’interno di un organo che conserva l’integralità del potere decisionale concentrato nelle mani del Consiglio di Sicurezza, soprattutto sulle materie più importanti di politica internazionale, sembra essere contradditorio con la propria struttura istituzionale dell’ONU. È vero che Bobbio non ha potuto assistere a tutto che è successo dopo l’11 settembre, ma anche nel periodo in cui era vivo presenziò a innumerevoli episodi nello scenario internazionale che mettevano la propria utilità dell’ONU alla prova, oltre al fatto che la Guerra Fredda è stata una fonte inesauribile di situazioni, all’interno dell’ONU, dove il concetto di democrazia sembrava incompatibile con il modello politico adottato di distribuzione interna di poteri e competenze in quell’organismo internazionale, giacchè tutte le decisioni sulle materie cruciali restavano sempre concentrate nelle mani dei leader politici dell’URSS e degli Stati Uniti. Con esso, conclusioni molto ottimiste quanto alle conquiste che l’ONU ha ottenuto nello scenario internazionale devono essere prese con cautela e sempre usando dei fatti storici come controprova.

Infine, si può dire che i propositi che hanno guidato l’opera di Bobbio sono stati sempre i più nobili al diritto internazionale e alle relazioni internazionali. Però, il fatto di avere trattato di diversi temi e avere lasciato molte domande senza risposte – come lui stesso ha riconosciuto in diversi momenti – fa che la sua opera sia passibile di critiche dovute alle

356

Cfr. Ibidem, pp. 302-303.

357

insufficienze teoriche che di conseguenza sono apparse. Quello che proponemmo con la nostra analisi del pacifismo cosmopolita di Bobbio non fu produrre una critica al contenuto sostanziale della sua opera, poichè i suoi fini e propositi sono indubbiamente preziosi per l’umanità, ma abbiamo provato ad esporre i punti in cui la forma, cioè, il mezzo, per arrivare a tali fini si dimostrò teoricamente deficitario e incompatibile con diversi elementi fattuali presentati dall’attuale congiuntura delle relazioni internazionali.

Nello stesso modo in cui avviene con altre correnti dell’universalismo giuridico, l’aspetto strumentale tende a preponderare quando confrontato con l’aspetto materiale, rendendo di scarsa utilità pratica quei fini che non trovano mezzi abili a renderli attuabili.