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CAP 4. PER UN GLOBALISMO POLITICO-GIURIDICO PLURIVERSALISTA ARTICULATO IN SPAZI REGIONALI DI STATI-NAZIONE.

4.1. Sistema e ordine nelle relazioni internazionali.

Nel pensiero politico-giuridico internazionalistico, sistema, ordine e società sono tre categorie concettuali distinte che spesso sono considerate come se fossero sinonimi. Tale equivoco produce anche una confusione sulla definizione di quali sono gli elementi problematici che richiedono nuove soluzioni. Così, per cercare la chiara definizione degli argomenti che svilupperemo nella parte finale della nostra ricerca, dobbiamo fare alcune considerazioni, in particolare, sui concetti di sistema e ordine nelle relazioni internazionali.

Il più elementare di questi concetti è, senza dubbio, quello di ‘sistema internazionale’. Senza di esso non è possibile nemmeno pensare in ordine o in società di Stati. Secondo H. Bull, un sistema internazionale si forma quando due o più Stati “stabiliscono un sufficiente contatto e assumono, ciascuno sulle decisioni dell’altro, un impatto sufficiente a far sì che ognuno si comporti – almeno in una certa misura – come parte di un tutto.”511 Carattere distintivo della concezione di sistema internazionale è il fatto di considerare la guerra come una possibilità reale e imminente a tutte le unità politiche che interagiscono al suo interno.512 Il contatto tra due o più Stati, in modo che le loro rispettive azioni (pacifiche o belliche) si riflettano sull’altro, è il punto di partenza per parlare dell’avvento di un sistema di Stati. Due o più Stati (oppure altre forme di organizzazione politica) possono esistere senza che necessariamente sia consolidato un sistema internazionale, tanto che il concetto di società

internazionale è proprio della Modernità, visto che nell’Antichità greca, per esempio, c’erano

soltanto le diverse polis come forma di organizzazione politica riconosciuta dai greci; tutto quello che succedeva nell’‘oltremare’ non riguardava la nozione di politica vigente a quell’epoca, nonostante esistessero in Asia diverse altre organizzazioni politiche già stabilite e con buoni livelli di sviluppo dal punto di vista strutturale. In questo senso, si sono formati

511

Hedley Bull, The Anarchical Society, trad. it. cit., p. 20.

512

“J’appelle système international l’ensemble constitué par des unités politiques qui entretiennent les unes avec les autres des relations régulières et qui sont toutes susceptibles d’être impliquées dans une guerre générale.” Raymond Aron, Paix et guerre entre les nations, Paris, Calmann-Lévy, 2004, p. 103.

sistemi internazionali locali, sostenuti dalla prossimità geografica e dalle nozioni politiche condivise tra loro, non importando – anche perché non avevano consapevolezza di esso – tutte le altre forme di contatto interculturale che esistevano al di là delle frontiere del loro sistema.

Già l’organizzazione politica internazionale nel Medioevo, più che presentare difficoltà di inquadrarsi in quello che sarebbe un concetto di ‘società internazionale’, non presenta degli elementi nemmeno per inquadrarsi in una nozione generale di ‘sistema internazionale di Stati’. Martin Wight definiva questa espressione come un sistema di Stati sovrani, mentre, nella definizione dello stesso autore, i modelli trovati nel Medievo – e ancora in periodi precedenti – soltanto possono essere più adeguatamente definiti come ‘sistema a Stato sovrano’ (suzerain state-systems), poichè, sia in Europa sia in Asia, nel caso della Cina Imperiale, per esempio, il sistema era composto da un solo Stato sovrano responsabile per mantenere la sovranità come elemento condizionante della validità delle altre forme di organizzazione politica a lui assoggettate.513 Ancora secondo le distinzioni fatte da M. Wight, si può anche dividere i sistemi di Stati in modelli primari e secondari, dove i ‘sistemi di Stati primari’ (international states-systems) sarebbero composti esclusivamente da Stati sovrani, mentre i ‘sistemi di Stati secondari’ (secondary states-systems) sarebbero composti non soltanto da Stati sovrani, ma anche da ‘sistemi a Stato sovrano’.514

Quanto alla struttura funzionale del sistema internazionale, si può dividerlo in

systèmes homogènes e systèmes hétérogènes.515 La natura del sistema omogeneo si basa sostanzialmente sull’identità di concezioni politiche tra gli Stati che compongono il sistema, ossia, sull’omogeneità esistente per quanto riguarda le nozioni politiche fondamentali, la quale suppostamente rende l’ambiente politico più stabile e naturalmente propenso alla pace. D’altra parte, un sistema eterogeneo è composto dagli Stati con concezioni politiche diverse tra loro, le quali, in ultima istanza, finiscono per sostenere valori contradditori, rendendo difficile il mantenimento della stabilità e della pace all’interno del sistema, dato che manca il riconoscimento mutuo e l’identità politica tra i suoi membri.516

513

“We might distinguish these from international states-systems by calling them suzerain state-system (in the phrase the word ‘state’ should be in the plural, but in the second in the singular). And we may note that, while the fundamental political principle of the first will be to maintain the balance of power, for the second it wil be

divide et impera.” Martin Wight, System of States, Leicester, Leicester University Press, 1977, p. 24.

514

“For all that, the Armana age seems to be a virtually unique example of what I have called a secondary states- system, that is to say, one whose members are themselves not unitary sovereign states but complex empires or suzerain state-systems.” Ibidem, p. 25.

515

Cfr. Raymond Aron, op. cit., pp. 108-109.

516

“J’appelle systèmes homogènes ceux dans lequels les États appartiennent au même type, obéissent à la même conception de la politique. J’appelle hétérogènes, au contraire, les systèmes dans lequels les États sont organisés selon des principes autres et se réclamant de valeurs contradictoires.” Raymond Aron, op. cit., p. 108

Nel continente europeo, i primi abbozzi di quello che sarebbe diventato un sistema di Stati, come quello trovato nel Novecento, hanno due fasi distinte e consecutive: lo jus gentium e lo jus publicum Europaeum.

La tradizione romana del jus gentium inizialmente lo concepiva come una specie di diritto valido a tutte le provincie che facevano parte dell’Impero Romano, le quali continuarono a vivere secondo i loro ordinamenti giuridici locali. Però, dopo la costituzione caracalliana del 212, che – concedendo a tutti i sudditi la cittadinanza romana – li obbligava a vivere secondo il diritto di Roma, cioè, il jus civile; l’antitesi tra questo diritto ed il jus

gentium rimase soltanto nel senso più astrattamente dottrinale e filosofico.517 In un momento successivo, durante il Medioevo, lo jus gentium passa a restringersi soltanto ai rapporti tra organizzazioni politiche, poiché riconosceva l’autonomia dei diritti locali e dinanzi a questi aveva una funzione solamente supplettiva. Durante il Medioevo spettava al jus naturale il compito di cercare la giustificazione tanto dei diritti locali quanto del jus gentium. M. Wight ricorda che autori come Francisco di Vitoria arrivavano al punto di confondere jus naturale con jus gentium.518

D’altra parte, Hugo Grotius usava il termine jus gentium in due sensi. Prima di tutto, come un insieme di regole (di natura giuridica, invece che morale519) che cercavano di disciplinare le relazioni tra gli Stati sovrani: sarebbe lo jus naturale520 applicato alle relazioni internazionali, poiché tanto questo diritto quanto lo Stato sono “d’origine humaine, en ce qu’il est une émanation automatique de la nature rationnelle et sociable de l’homme, qu’il répond de façon directe à cette nature et à ses exigences.”521 E usava il termine jus gentium in un secondo senso: come quel diritto prodotto dalla volontà degli Stati (chiamato jus voluntarium

517

Cfr. Vicenzo Arangio-Ruiz, Istituzioni di Diritto Romano, Napoli, Jovene, 1979, p. 27.

518

Cfr. Martin Wight, International Theory: Three Traditions, London, Leicester University Press, 1991, p. 73.

519

“Princes are persons, and states or peoples are collections of persons; a basic reason why relations among princes and states are subject to law, which bind all persons in the great society of mankind. These rules, reflecting the rational and social nature of man, are know a priori to all creatures endowed with reason, and also a posteriori because they are confirmed by the agreement of all, or at least the agreement of all the best minds. Natural law for Grotus is not to be equated with the moral law or morality in general; it comprises only that part of morality that states the rational principles of conduct in society.” Hedley Bull, The Importance of Grotius in

the Study of International Relations, in Id. (ed.) Hugo Grotius and International Relations, Oxford, Clarendon

Press, 1992, p. 78.

520

“Cela dit, cependant, les règles du droit que Grotius appelle ‘naturel’ sont, dans l’idée qu’il s’en fait, des règles qui gouvernent effectivement la vie de relation entre le formations politiques souveraines, qui opèrent réellement dans cette vie sociale tout autant que celles que lesdites formations ont volontairement créées; elles ne sont en rien un simple produit de la speculation abstraite de certains penseurs.” Roberto Ago, Le droit

international dans la conception de Grotius, in ‘Recueil des cours de l’Académie de droit international”, 182

(1983), 4, p. 388.

521

da Grotius522), ossia, quello che Francisco Suárez chiamava ‘diritto internazionale positivo’.523 Tuttavia, H. Bull sottolineava che, nell’idea di Grotius, questo jus voluntarium non sarebbe illimitato, dato che la società internazionale rappresenta “the notion that states and rulers of states are bound by rules and form a society or community with one another, of however rudimentary kind.”524 In questo senso, Grotius riteneva che, a partire dal suo concetto di magna communitas gentium, i membri della società internazionale fossero, in ultima istanza, non gli Stati, ma le persone: queste sarebbero responsabili per attribuire legittimità allo Stato all’interno della società internazionale.525 La fondamentale caratteristica della società internazionale groziana è la sua universalità, quello che H. Bull definiva come “the participation of all mankind in magna communitas gentium.”526 R. Ago afferma che, più che considerare Grotius come uno dei ‘padri’ del diritto internazionale, lo si deve vedere come il responsabile per la scienza del diritto internazionale, cioè, per “ce qui concerne cette branche des disciplines juridiques dont le phénomène juridique ne se présente pas comme le produit, mais comme l’objet d’investigation, de connaissance et de description.”527

Tra la naturalist tradition dell’inizio della Modernità, Samuel Pufendorf è stato forse il più importante di tutti. Discepolo di Hobbes, Pufendorf riteneva il diritto naturale nel senso – appena formulato – di libertà anarchica del filosofo inglese, invece di prenderlo come principio di coesione sociale.528 Così, il diritto internazionale non era strutturato su qualsiasi specie di diritto positivo tra gli Stati, ma meramente su princìpi di diritto naturale.

D’altro canto, Vattel diceva che la società universale della razza umana era una conseguenza naturale della propria specie umana, la quale determina che gli individui devono avere dei rapporti con i propri simili sempre sulla base dei doveri morali comuni a tutti.529 Per

522

Cfr. Hugo Grotius, De Jure belli ac pacis, Paris, 1625, trad. fr. Le droit de la guerre et de la paix, Paris, Gallimard, 2005, p. 43, Livre I, Chap. I, XIII e XIV.

523

Si deve riferire che “[L]a seule différence entre les règles du jus naturale et celles du jus voluntarium a trait à leur origine respective. Ces dernières existent, comme le terme l’indique, en tant que produit d’actes de volonté des membres de la societé, d’actes visant intentionnellement à leur création; tandis que les règles du jus naturale découlent directement de la nature humaine et sont dictées à la conscience des membres de la societé, qu’ils le veuillent ou non, par leur recta ratio.” Roberto Ago, op. cit., pp. 387-388.

524

Hedley Bull, The Importance of Grotius in the Study of International Relations, cit., p. 71.

525

Hedley Bull, The Grotian Conception of International Society, in Kai Alderson and Andrew Hurrel, Hedley

Bull on International Society, N.Y., St. Martin Press, 2000, p. 112.

526

Hedley Bull, The Grotian Conception of International Society, cit., p. 104.

527

Roberto Ago, op. cit., p. 379.

528

Cfr. Martin Wight, International Theory: Three Traditions, cit., p. 14.

529

“The universal society of the human race being an institution of nature herself, that is to say, a necessary consequence of the nature of man, — all men, in whatever stations they are placed, are bound to cultivate it, and

to discharge its duties. They cannot liberate themselves from the obligation by any convention, by any private

association. When, therefore, the unit in civil society for the purpose of forming a separate state or nation, they may indeed enter into particular engagements towards those with whom they associate themselves; but they remain still bound to the performance of their duties towards the rest of mankind. All the difference consists in this, that having agreed to act in common, and having resigned their rights and submitted their will to the body of

determinare quali sarebbero questi doveri comuni, Vattel diceva che, considerando il fatto che le nazioni si trovano in una condizione di assoluta libertà somigliante a quella che gli uomini godevano quando in stato di natura, il mutuo ausilio sarà un principio elementare per guidare la condotta individuale degli Stati, poiché soltanto sulla base di questo principio loro potranno evolversi e sviluppare di più le proprie condizioni individuali.530

Con ciò, sembra evidente che “una società presuppone un sistema internazionale, ma quest’ultimo può esistere anche in assenza di una società internazionale.”531 Il mutuo ausilio tra gli Stati e la manutenzione di un sistema internazionale in cui l’autorità domestica degli Stati venga preservata sono due fattori che valgono per dimostrare l’esistenza di più di un sistema internazionale: una società internazionale rudimentale in sviluppo.532

Il carattere soggettivo del giusnaturalismo che nel corso dei secoli ha cercato di giustificare il funzionamento delle relazioni internazionali finisce per lasciar spazio alla positività e oggettività del jus publicum Europaeum, il quale, già non possedendo più qualsiasi rapporto con la religione cattolica, stabilisce un codice di condotta che valeva soltanto per i rapporti tra paesi europei, non dicendo nulla sulle relazioni di questi con gli altri paesi, in particolare con quelli meno sviluppati.533 La dottrina del jus publicum Europaeum, del XVIII e XIX secolo, stabiliva che la società internazionale era un’associazione composta dagli Stati europei, di modo che gli Stati non europei potevano essere ammessi soltanto quando avessero raggiunto un livello di sviluppo civile paragonabile a quello europeo.534 Si pensava in una società di Stati nazionali, ossia, si pensava nel modello europeo di Stato

the society, in every thing that concerns their common welfare, it thenceforward belongs to that body, that state, and its rulers, to fulfil the duties of humanity towards strangers, in every thing that no longer depends on the liberty of individuals; and it is the state more particularly that is to perform those duties towards other states. We have already seen, (§ 5), that men united in society remain subject to the obligations imposed upon them by human nature. That society, considered as a moral person, since possessed of an understanding, volition, and strength peculiar to itself, is therefore obliged to live on the same terms with other societies or states, as

individual man was obliged, before those establishments, to live with other men, that is to say, according to the

laws of the natural society established among the human race, with the difference only of such exceptions as may arise from the different nature of the subjects.” Emmer de Vattel, Law of Nations, cit., Preliminaries, section 11.

530

“Since the object of the natural society established between all mankind is — that they should lend each other mutual assistance, in order to attain perfection themselves, and to render their condition as perfect as possible, — and since nations, considered as so many free persons living together in a state of nature, are bound to cultivate human society with each other, — the object of the great society established by nature between all nations is also the interchange of mutual assistance for their own improvement, and that of their condition.” Emmer de Vattel,

op. cit., section 12.

531

Hedley Bull, The Anarchical Society, trad. it. cit., p. 25.

532

Hedley Bull, The State’s Positive Role in World Affairs, in Kai Alderson and Andrew Hurrel, Hedley Bull on

International Society, N.Y., St. Martin Press, 2000, pp. 145-146.

533

Cfr. Hedley Bull, The Anarchical Society, trad. it. cit., p. 46.

534

moderno come primo punto di partenza per poter essere amesso al jus publicum

Europaeum.535

Secondo M. Wight, nella storia del pensiero politico-filosofico internazionalistico ci sono tre tradizioni filosofiche distinte che presentano degli argomenti per spiegare i fondamenti dell’ordine internazionale536: (1) la hobbesiana (realista)537, (2) la kantiana (universalista o anche chiamata cosmopolitica) e (3) la groziana (internazionalista).538 La teoria hobbesiana è stata diverse volte citata in questa ricerca e può venire sintetizzata nell’idea che i sistemi di Stati rappresentano la stessa situazione amorale di “guerra di tutti contro tutti” come quella gli uomini vivevano quando in stato di natura, tanto che lo stesso Hobbes ha detto che la sua ispirazione per concepire lo stato di natura erano le relazioni internazionali (da lui osservate, nella sua epoca).539 Anche la naturalist tradition, soprattutto dopo l’opera di Pufendorf, ha mantenuto la stessa identificazione fatta da Hobbes tra relazioni internazionali e lo stato di natura.540 È a partire dalla tradizione hobbesiana che le più importanti proposte541 di domestic analogy normalmente derivano, nonostante Hobbes non abbia mai scritto sulla possibilità di un imperium mundi, visto che lui riteneva come unico “impero mondiale” possibile il Kingdom of God – ma sempre lasciando ben chiaro che la legge divina è sottomessa alla retta ragione (right reason) del Sovrano. 542 / 543

535

Si veda 2.2., supra.

536

Per ulteriori studi sul tema, si veda: Hedley Bull, The Anarchical Society, cit.; Arthur Nussbaum, A Concise

History of the Law of Nations, New York, Macmillan, 1954; Martin Wight, System of States, cit.; Id., International Theory: Three Traditions, cit.; H. Butterfield e M. Wight (eds.), Diplomatic Investigation, London,

Allen and Unwin, 1966; Adam Watson, Hedley Bull, States Systems and International Societies, ‘Review of International Studies’, 13 (1987), pp. 147-153; Id., ‘System States’, Review of International Studies, 16 (1990), pp. 99-109; e si veda anche la recente ricerca di Edward Keene, Beyond the Anarchical Society, Cambridge, Cambridge University Press, 2002.

537

Malgrado il fato che sia frequentemente denominata ‘hobbesiana’, la tradizione realista trova in Machiavelli il suo primo autore a cercare di formulare una risposta in grado di giustificare oggettivamente l’esistenza dell’ordine internazionale, cfr. M. Wight, International Theory: Three Traditions, cit., pp. 30-31.

538

Si deve sottolineare che, dal punto di vista epistemologico, la distinzione tra le tradizioni hobbesiana, groziana e kantiana riceve anche la terminologia di, rispettivamente, realista, razionalista e rivoluzionista, cfr. M. Wight, op. cit., pp. 07-08: “The Realists are those who emphasize and concentrate upon the elements of international anarchy, the Rationalists those who emphasize and concentrate on the element of international intercourse, and Revolutionists are those who emphasize and concentrate upon the element of the society of states, or international society.”

539

“But though there had never been any time, wherein particular men were in a condition of warre one against another; yet in all times, Kings, and Persons of Soveraigne authority, because of their Independency, are in continuall jealousies, and in the state and posture of Gladiators; having their weapons pointing, and their eyes fixed on one another; that is, their Forts, Garrisons, and Guns upon the Frontiers of their Kingdomes; and continuall Spyes upon their neighbours; which is a posture of War. But because they uphold thereby, the Industry of their Subjects; there does not follow from it, that misery, which accompanies the Liberty of particular men.” Thomas Hobbes, Leviathan, cit., pp. 187-188.

540

Cfr. Martin Wight, International Theory: Three Traditions, cit., pp. 138-139.

541

Si veda supra, comme 3.1 e 3.2.

542

Thomas Hobbes, Leviathan, cit., pp. 333-334.

543

La teoria kantiana – o universalista – concentra, da parte sua, le attenzioni non sulle relazioni tra gli Stati, ma sui rapporti tra i cittadini e sulle conseguenti nozioni di diritto e di moralità cosmopolite che da ciò decorrono; come abbiamo visto anteriormente (vedi Cap. III), autori come Kelsen e Habermas hanno strutturato le loro proposte a partire dallo sviluppo di