• Non ci sono risultati.

Effetti dell’occupazione francese sull’economia della città di Pisa

CAPITOLO 2. L’economia toscana alle soglie del 1799 e le requisizioni francesi.

2.2 Effetti dell’occupazione francese sull’economia della città di Pisa

L’occupazione della Toscana avviene in un momento di massima espansione della Grande Armée nella penisola. L’esercito francese andrà tuttavia incontro velocemente a tutta una serie di rovesci militari conseguenti alla ricostituzione della seconda coalizione, sino al ritorno di Bonaparte in patria nell’estate del ’99, quando dopo aver organizzato il colpo di stato del 18 brumaio tutta la penisola tornerà di nuovo sotto la sfera d’influenza francese. Appena arrivate dunque, le truppe francesi sono ansiose di drenare le risorse necessarie al mantenimento della armata d’Italia, in piena fase espansiva. Proprio in questo periodo l’esausta Cisalpina aveva poi annunciato di dover venir meno al pagamento del debito milionario impostogli dai francesi. Urgeva dunque il

reperimento di nuove risorse. Pertanto il 24 marzo il generale Chaucet, subito

dopo l’ingresso a Pisa delle truppe, darà immediati ordini al Magistrato Comunitativo perché si appresti il mantenimento della guarnigione; a tale effetto farà immediatamente riunire tutti i membri della Comunità, che nominano un’apposita deputazione composta per lo più da nobili e notabili cittadini134, affinché si occupi di reperire i mezzi per fornire alloggi e razioni ai

soldati:

Essendo in questa mattina comparse le truppe francesi circa le ore otto, ed avendo preso possesso della città di Pisa in nome della Repubblica Francese dal Commissario di Guerra Tommaso Chaucet fu diretto al Magistrato di questa città un ordine datato di 14 germinal anno 7 corrispondente al di 24 marzo 1799, con cui previene il magi- strato loro, che la sussistenza di dette truppe sarà a carico del governo toscano, e che dovrà esso somministrargli tutto ciò, che gli è necessario conforme alla legge fino a nuovo ordine, invitandolo in conseguenza a preparare le razioni di viveri, e foraggi, gli alloggi, e quartieri con quel più, che in detto ordine, al quale. E consideri che per il buon regolamento era necessario deputare soggetti idonei per adempire a quanto si

134 A.S.Pi, Comune Div. D, f. 174, c.350;

prescrive, perché non nascano inconvenienti, e perché tutto sia preparato a disposi- zione del Commissario di guerra135.

La comunità si mobiliterà dunque per eleggere quattro deputazioni, ciascuna composta da sei uomini e ripartite rispettivamente alla cura degli alloggi, dei foraggi, razioni e pagliericci, dei viveri e del legname ed infine per gli oggetti straordinari come lumi e attrezzi. La nomina dei deputati risulterà subito fonte di problemi, perché diversi soggetti si dichiareranno inabili a sostenere

l’impiego per differenti motivi 136 . Quindi saranno necessarie molteplici

sostituzioni, fino a che il Magistrato Comunitativo deciderà di rendere obbligatorie e irrinunciabili le mansioni di coloro che venivano scelti per le deputazioni137.

Da questo momento per ogni requisizione si costituì dunque una procedura formale, che consisteva per prima cosa nell’istituzione di un commissione di cittadini pisani che ne curasse la messa in opera. La scelta di nominare deputazioni composte esclusivamente da personale locale dipese, secondo le ricerche di Mangio138, dall’intervento diretto del Gianni, che riuscì ad ottenere

questa prerogativa come segno della fiducia personale del commissario Reinhard. Riuscì così in qualche modo a garantire che l’amministrazione degli approvvigionamenti fosse quantomeno sottoposta al controllo diretto dei notabili toscani.

La scelta di personale toscano si prestava inoltre ai fini della propaganda francese, che tramite bandi e giornali si giovò ampliamente di questo accordo,

135Ivi;

136 Durante la prima nomina si dichiareranno inabili all’ufficio uno o due soggetti per deputazione. Nel primo collegio deputato agli alloggi sarà il cittadino Vincenzo Mostardi a dover essere sostituito con Tommaso Dini; per il secondo sarà invece Giovacchino Puntoni a sostituire Tommaso Poschi; La terza deputazione ai viveri e legname avrà due defezioni costituite da Lorenzo Silvatici, che fu sostituito da Paolo Botti e da Bonamico Bonamici, che verrà rimpiazzato con Pietro Dini. Nell’ultima saranno necessarie addirittura tre sostituzioni, pari alla metà dei deputati, per via di Tommaso Cosi, al posto del quale sarà eletto il nobile Francesco da Scorno, di Filippo Magroni che sarà sostituito dal patrizio Francesco del Testa e di Antonio Vamberti, rimpiazzato con Lorenzo Silvatici (evidentemente traslato dalla deputazione precedente). I soggetti che si rifiutarono di adempire agli incarichi della deputazione non hanno un profilo omogeneo, tre sono nobili e patrizi mentre degli altri tre non mi è nota la posizione sociale. E’ probabile che si tratti comunque di soggetti che non desideravano aver parte attiva nelle istituzioni durante l’occupazione francese, per non aver poi a pentirsene in caso di vittoria delle truppe austro-russe e napoletane; v. A.S.P.i, Comune Div.D, f. 174, c.350;

137 Ivi, c.361;

138C. MANGIO, I patrioti toscani, op.cit., pp.236-237, l’ipotesi di Mangio si basa su una testimonianza dell’erudito Francesco Bartolozzi;

facendolo passare come un’aperta e disinteressata testimonianza dell’assoluta onestà delle truppe e dell’assenza di intenti di rapina. La selezione di soggetti scelti o tra la vecchia classe dirigente o tra il ceto di borghesia e artigiani, indica inoltre una spiccata preferenza per l’utilizzo di persone che godessero di un

certo rispetto agli occhi della comunità. A questo proposito sarà pubblicato un

bando, l’11 floreale, dove i francesi ufficializzeranno questa politica:

I soli Toscani debbono essere incaricati dell’Amministrazione degli Approvvisionamenti, somministrazioni, e mantenimento delle Truppe Francesi stazionate in Toscana ad esclusione di qualunque compagnia, o società di provvisionieri estera. Su questa base di preferenza benefica a riguardo della Nazione Toscana, il predetto Cittadino Commissario del Governo francese ha stabilito di confidare una tale amministrazione alle Comunità dei luoghi, dove saranno stazionate le truppe francesi, sotto la direzione, e la vigilanza del Cittadino Francesco Maria Gianni Membro del Corpo di Consultazione per la parte di Finanze, al quale conferisce tutte le facoltà necessarie a tale direzione, secondo le istruzioni dategli139.

Si rende necessario quindi dare un’immagine di legalità alle requisizioni140,

fortissime infatti erano state le proteste per le ruberie reiterate compiute dai

139 A.S.PI, Leg. 13 (1), Bando 30 aprile 1799;

140 Per quanto riguarda quest’aspetto c’erano state infatti diverse evoluzioni; con la Rivoluzione la Francia aveva scelto di non appaltare più i rifornimenti alle compagnie private guidate da grandi finanzieri, che si erano fino ad allora occupate di finanziare le guerre francesi pesando sul debito pubblico. Il Direttorio tuttavia, agendo in un periodo in cui gli interessi economici della grandi compagnie commerciali e dei grandi finanzieri si erano sempre più intrecciate agli ambienti politici, abolì quest’innovazione, e restaurò il sistema di appalti a compagnie private; A causa della penuria finanziaria dello Stato, queste compagnie, che si erano formate in gran numero, venivano tendenzialmente pagate con beni nazionali o un assegnato fortemente svalutato. Molto spesso il ministero, o il commissario preposto all’amministrazione della zona conquistata, cedeva poi alle compagnie il prodotto delle conquiste, autorizzandoli ad eseguire retribuzioni o versando il denaro appena sottratto alle casse pubbliche del Paese conquistato, ma in ogni caso i pagamenti risultavano quasi sempre lenti e difficoltosi. Dunque, per trarre un guadagno da contratti che venivano adempiuti a fatica dalle casse statali ormai quasi vuote, se non per i proventi delle campagne, le compagnie optavano per offrire un servizio risparmiando il più possibile sulla qualità dei rifornimenti e spesso si appoggiavano ai militari per arrivare a costringere i produttori a cedere i loro prodotti a prezzi irrisori. I dirigenti di queste compagnie erano non a caso molto spesso coinvolti in processi per malversazione. In Italia il generale Bonaparte s’era più volte lamentato delle carenze del servizio dei fornitori, che oltretutto mancavano regolarmente di far fede alle scadenze per cui si erano impegnati a distribuire le merci. Era notorio in Europa lo stato “dell’esercito di straccioni francese”, che mancava di tutto; v. C. ZAGHI La Rivoluzione francese e l’Italia. Studi e ricerche, Editrice Cymba, Napoli, 1966;

militari a partire dalle Campagne in Belgio e Germania del 1793. Il Direttorio aveva dunque cercato di porre un limite alla discrezionalità dei generali141

costituendo un sistema civile che gestisse l’occupazione, a capo del quale mise la figura dei commissari. Tuttavia l’estrema necessità di denaro della Grande Nazione circoscriveva ad un ambito puramente formale le maggiori attenzioni e garanzie nei processi di approvvigionamento e requisizione. Troviamo traccia di questo passaggio nei decreti in cui il Commissario Reinhard dichiarava illegali tutte le richieste di forniture non contrassegnate dalla sua firma. Scioglieva quindi formalmente i rappresentanti delle istituzioni toscane da qualsiasi obbligo di adempimento a richieste che non avessero l’approvazione diretta della massima carica civile del nuovo governo.

Il Gianni era stato nel frattempo richiamato dal suo esilio politico e nominato Ministro delle finanze, come ci annunciano le pagine del «Monitore fiorentino», dove veniva pomposamente definito il Necker142 della Toscana. L’incaricare il

Gianni della “vigilanza” sui rifornimenti evidenzia l’altra caratteristica pregnante della politica che i francesi adottarono in Toscana, cioè il porsi sotto una linea di continuazione ideale con il sistema politico delle riforme dell’illuminato Pietro Leopoldo. La scelta di sistemare uno dei più attivi collaboratori dell’ex Granduca in una posizione preminente nel nuovo governo, dopo l’emarginazione politica di cui aveva sofferto durante il regno di

Ferdinando III a seguito dei tumulti popolari del 1790143, dovrebbe dimostrare

ai toscani come questo nuovo governo sia il legittimo erede del riformismo leopoldino, intenzionato solo a continuare sulla strada delle riforme che secondo l’opinione pubblica europea avevano reso la Toscana uno degli stati più moderni d’Europa.

La questione degli alloggi sarà risolta con difficoltà crescenti, in particolare negli ultimi due mesi d’occupazione. La cacciata delle truppe di Mac Donald dalla Repubblica Napoletana obbligò infatti il Granducato ad occuparsi del mantenimento dell’enorme armata che attraverserà la Toscana diretta verso

141La necessità di arginare l’autonomia dei generali divenne lampante dopo le dimostrazioni di estrema indipendenza rispetto alle direttive politiche inviate dal Direttorio, date da Bonaparte a Leoben, ma anche da Hoche sul fronte renano e da Championnet nella conquista e creazione della Repubblica Partenopea;

142Il «Monitore Fiorentino», n.6, 1 aprile 1799/12 germinale anno VII, ospita tutta una filippica contro il licenziamento del ex ministro leopoldino fatta dall “inetto Ferdinando”;

nord. Ai cittadini più abbienti veniva richiesto infatti di ospitare nei loro alloggi gli ufficiali, ma molti si rifiutavano. Alla Municipalità arriveranno diverse proteste di francesi che arrivati a prendere dimora nelle case riservategli, le avevano trovate vuote e prive di tutto144. Un episodio particolarmente

spiacevole si verificherà il 31 maggio, quando arriverà in città il commissario di guerra Maigret e non si troverà soddisfatto dell’alloggio approntatogli dalla deputazione:

Al generale in capo dell'Armata di Napoli La Municipalità di Pisa

Giunto nel di 9 Pratile alle ore 5 della mattina, il Commissario Maigret si presentò alla Municipalità per l'alloggio. Il Palazzo dell'ex duca Salviati, come non assai decente, quello successivamente mostratogli dell'ex-marchese Albizi perché con poco servizio di gente fu ricusato con insulti, e lamenti sull'osservazione assai modesta che era impossibile trovare di meglio; non si sa bene se uno del di lui seguito o lo stesso Maigret in quel tumulto non ben conosciuto a sciabola sguainata si gettò sulla persona, che gli aveva risposto, che inseguita, e arrestata con violenza dovè in quella situazione scriver l'ordine di nuovo alloggio per la casa dell'ex-cavalier Mosca, ove giunto aspettato, e si di buon ora ai pochi indugi, che dovè necessariamente soffrire per vedere il Padrone della Casa non ancora alzato dal letto s'impazientì in modo, che a sciabola sfoderata minacciando morte a chi gli si parava davanti non fu ritenuto, che dalla forza aperta, e dalla destrezza della servitù dall'entrare nella Camera di letto del padrone e della padrona di casa, i quali come poterono meglio nel loro spavento provvidero finalmente all'alloggio145.

Durante questi ultimi mesi di occupazione infatti il clima sarà piuttosto teso per i difficili rapporti con gli ufficiali di dichiarata fede repubblicana, che non si ponevano il minimo problema a maltrattare i rappresentanti della vecchia oligarchia cittadina, Ma per tornare all’organizzazione del drenaggio delle risorse, messa in atto nei primi giorni di occupazione, mi sembra particolarmente significativa la richiesta fatta dal Generale Touret al Magistrato Comunitativo:

144 A.S.Fi, Galli Tassi Bardini, f. 114, c. 60, n.108, 13 fiorile anno 7: “Ai cittadini deputati degli alloggi: pare che diversi particolari si rifiutino di alloggiare ufficiali francesi al momento in cui questi si presentano davanti alle case; si minaccia di usare la forza per riscontro di INCIVISMO”;

145 Ivi, c.134, n.272, 16 Pratile anno 7; nella trascrizione si è scelto di mantenere la sintassi usata nel Copialettere;

Adi 26 Marzo 1799

Dal generale Touret fu domandato a ore dieci da mattina lo Stato e rendite dei Possessori abitanti dentro la Citta di Pisa, e rilevatolo dallo Stato apparente del trattamento di ciascuna Famiglia, senza calculare in diminuzione i prodotti eventuali della loro industria, secondo che la ristrettezza del tempo ha permesso ne fu presentata la nota a detto Generale a tre quattro pomeridiane con le dichiarazioni e proteste ...146

È immediatamente evidente il messaggio che gli occupanti intendono mandare. Si cerca di legittimare le requisizioni dichiarando che si colpirà il lusso e le ricchezze che non siano frutto di operosità, nel segno di una ostentata moralità repubblicana che privilegi austerità e laboriosità. Questo risponde ad una preciso intento propagandistico, già messo in piedi in precedenti campagne militari ed esplicitamente raccomandato nelle istruzioni direttoriali147. Il

provvedimento innesca immediate proteste da parte dei componenti delle classi più agiate, che temono in questo modo di esser gravate dal maggior peso delle eventuali pretensioni francesi; tuttavia le lamentele saranno regolarmente ignorate, e il Governo occupante tenterà piuttosto di coinvolgere attivamente i cittadini più ricchi e influenti nei comitati costituiti dalla Comunità di Pisa per l’organizzazione dei rifornimenti. Al fine di redistribuire il peso del mantenimento delle truppe omogeneamente su tutte le Comunità, il 9 aprile verrà poi emesso un bando in cui si autorizzavano tutte le Comuni ad anticipare la riscossione della prossima rata della tassa territoriale, per rimpinguarne le casse. Si comanderà inoltre che le comunità dove si trovano le truppe francesi presentino al Commissario del Governo Francese uno stato dei loro bisogni per poter essere autorizzate ad attingere da dette casse le somme ritenute necessarie148.

Con l’arrivo di Reinhard, rappresentante ufficiale del governo, iniziano le alienazioni dei primi beni ecclesiastici a beneficio della Francia; nella fattispecie a Pisa le prime istituzioni coinvolte furono l’abbazia di S. Zeno e il priorato dell’Ordine di Malta, soppresse per ordine del delegato della Commissione di

146Ivi, c.351;

147J. GODECHOT, La Grande Nazione, Laterza, Bari, 1962, pp.155 e segg.; 148A.S.Pi, Leg. 13 (1), Bando 9 Aprile 1799;

governo, che fa procedere alla nazionalizzazione dei beni dei due enti. Erano stati prudentemente scelti due istituti privi di cura d’anime e simbolo piuttosto dei privilegi delle classi più abbienti. L’abbazia di S. Zeno infatti era stata privata della funzione di chiesa parrocchiale nel 1785, quando le riforme leopoldine allargarono la parrocchia di S. Caterina annettendovi anche il servizio della cura delle anime per la zona di S. Zeno149; rimaneva dunque

soltanto come abbazia sottoposta a commenda e dove dunque venivano generalmente insediati i rampolli del patriziato a godere del beneficio ecclesiastico. Mentre l’ordine religioso cavalleresco di Malta ammetteva al proprio interno soltanto soggetti in possesso di quattro quarti di nobiltà.

Ma nel frattempo altre richieste si fanno pressanti da parte di Parigi: reperire fondi per il finanziamento delle azioni militari della repubblica in tutti i modi possibili. Le terre di conquista delle armate rivoluzionarie prima di territori da democratizzare e riorganizzare son serbatoi monetari per i quadri di Parigi. A questa politica si opporranno prima di tutto i membri delle pubbliche magistrature, nobili in testa, in quanto i primi ad esser colpiti dalle imposte straordinarie progressive sul reddito. Le sempre più ingenti richieste di contribuzioni dei francesi si scontrano infatti con l’impossibilità della Comunità a emanare emolumenti viste le casse svuotate. Già a inizio aprile il Magistrato comunitativo sollecita affinché siano inviate lettere al Gianni, ministro delle finanze per il nuovo governo, per “rappresentare l’urgenza della Comunità ormai senza assegnamenti”150. Il collegio segnala più volte le proprie difficoltà al

delegato Cailhasson, e attraverso questi al Reinhard, ma le richieste di contribuzioni di viveri e animali da carico continuano.

In questo contesto la Municipalità cercherà di sfruttare il proprio ruolo di mediazione con le nuove autorità civili e militari per tentare di tutelare gli interessi economici della Comunità. Pretenderà infatti che ogni richiesta proveniente da Livorno e firmata da Miollis o Chaucet fosse munita di ordini specifici del Commissario Reinhard, l’unico che per legge poteva legittimare le requisizioni. In questo modo si tentava sia di guadagnare tempo per adempiere al raccoglimento delle provviste richieste, sia di ottenere una legittimazione di fronte ad un sempre più prossimo cambio istituzionale. I Municipalisti

149 G. GRECO, La parrocchia a Pisa nell’età moderna (secoli XVII-XVIII), Pacini Editore, Pisa, 1984, p.243; 150 Ivi;

richiedono infatti a Reinhard e al generale Miollis più volte di fornir loro i mezzi per giustificare appieno la legalità del proprio operato151.

Si domanderà di utilizzare le casse dell’ufficio dei Fiumi e dei Fossi per far fronte agli ammanchi in quelle della Comunità. Queste lamentele saranno in realtà appoggiate seppur in modi differenti dalle stesse autorità francesi sul luogo. Miollis sosterrà fino al possibile le istanze di democratizzazione dei patrioti, e Reinhard152 lamenterà una politica volta a distruggere il benessere

della Toscana, che potrebbe essere una fonte di benessere per la Francia per ben più lungo periodo se sfruttata con una diversa organizzazione e senza arrivare all’eccesso, con il rischio ulteriore di alienarsi anche quelle simpatie che i francesi avevano trovato al loro ingresso nel Granducato tra i vecchi sostenitori delle riforme leopoldine.Ma i rovesci militari rendono il drenaggio di risorse dai paesi conquistati irrinunciabili; peserà in particolare la sconfitta di Cassano d’Adda il 27 aprile153. Nel frattempo agli inizi di maggio anche la Toscana inizia

a ribellarsi al grido di “Viva Maria”, guidata dagli aretini.

L’unica soluzione possibile per far fronte alle nuove richieste è dunque convocare col beneplacito francese un’assemblea dei cittadini più facoltosi, affinché si impegnino per lo meno ad anticipare le somme richieste dai francesi, dopo che la comunità aveva ormai vuotato le Casse dell’Ufficio dei Fossi e preso

imprestiti da quelle del monte di Pietà. L’Arcivescovo a cui si domanda di far da

garante nel prestare la sua casa per l’assemblea, oppone un netto rifiuto. L’adunata avviene dunque il 3 maggio nella casa del Commissario Maffei e queste furono le soluzioni adottate:

Dal cittadino Dott. Luigi Pepanti fu proposto che si facesse una deputazione per regolare un imprestito sopra le diverse classi di cittadini con autorità di potersi obbligare al pagamento di quella quota, nella quale verranno tassati, a condizione per altro, che si consideri un imprestito da conguagliarsi nella rata d’imposizione generale, che fosse ordinata, e di restituirsi a quei cittadini, che non fossero collettori per ugual somma, o non dovessero contribuire. Fu fatto riflettere, che il progetto era giusto, ma che non riparava all’urgenza del momento di dover versare

151A.S.Fi, Galli Tassi Bardini, c.15, n.32, 30 germinale anno 7; 152G. TURI, op.cit.;

nella cassa della Comunità una somma, che supplisse alle spese del giorno, onde fu aperta una sottoscrizione volontaria di cittadini, che somministrino quel contante che crederanno a titolo di gratuito imprestito da conguagliarsi nell’imprestito più regolare da farsi, e nell’imposizione generale154.

La comunità sarà poi ancora gravata della creazione di un ospedale militare da 2500 letti, che si rende necessario al riprendere degli scontri nei territori sempre più vicini alla Toscana. L’ospedale militare viene allestito nella chiesa di S. Francesco, da cui vengono tolti tutti gli arredi155,