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3.2 “Albero senza radici, berretto senza testa” Ricezione popolare di simboli e ideali rivoluzionari:

5. CAPITOLO Sistemi di sociabilità e frequentazioni di patrioti nella Pisa di fine Settecento;

5.3 Salotti “giacobini” e Private Conversazion

Oltre ai negozi e alle Accademie, le frequentazioni tra i “patriotti” avvenivano soprattutto nelle più comuni riunioni all’interno dei salotti della classe media, dove vediamo di nuovo comparire la figura di Filippo Mazzei, ospite assai ricercato, in quanto testimone oculare di due rivoluzioni e cittadino aggiornato sulle vicissitudini politico-militari della neonata Repubblica francese, grazie alle numerose relazione costruitesi durante la sua attività di diplomatico e commerciante.

Mazzei era originario di una famiglia piuttosto abbiente di Poggio a Caiano, dopo aver studiato come medico a Firenze ed essersi trasferito prima a Livorno, poi a Smirne per esercitare la professione e condurre attività commerciali, si stabilì per un periodo in Inghilterra. Qui iniziò a frequentare la casa del marchese Caracciolo, ambasciatore del Regno di Napoli e uomo estremamente colto, noto per le frequentazioni mondane dei più importanti intellettuali e politici dell'epoca. Conobbe poi Benjamin Franklin e Thomas Jefferson che stavano cercando di sensibilizzare l'Europa sulla condizione delle Colonie Americane, ormai insofferenti verso i limiti commerciali imposti dalla Madre Patria. Su consiglio di questi decise di trasferirsi ancora nel Nuovo Mondo per importarvi la coltivazione di alcuni prodotti italiani ed europei. Qui acquistò un terreno adiacente a quello di Monticello, posseduto da Jefferson, e si trovò ad essere protagonista delle vicende legate alla Dichiarazione di Indipendenza. Dopo la vittoria dei neonati Stati Uniti d'America contro le armate fedeli a re Giorgio d'Inghilterra, il toscano fu

inviato a Parigi come rappresentante dello Stato della Virginia in Europa408,

408Il Mazzei fu nominato nel 1779 agente della Virginia, stato in cui era residente con un possedimento terriero chiamato Colle, confinante con i terreni di T. Jefferson, in Europa. Il suo compito era quello di ottenere dei prestiti di denaro per far fronte alla crisi economica che aveva colpito le colonie all’indomani dell’Acquisizione dell’indipendenza a seguito del blocco commerciale con l’ex Madrepatria. Doveva poi incaricarsi di acquisire forniture per lo stato e creare o rafforzare legami commerciali con le potenze amiche che aveva riconosciuto l’indipendenza americana, come Francia e Olanda e con tutti gli altri contatti che fosse stato in grado di creare, come ad esempio la neutralissima Toscana. Fallì nell’intento sia per l’opposizione di Franklin, rappresentante del congresso a Versailles e contrario all’iniziativa indipendente dei singoli stati in materia di politica estera, sia per la diffidenza dimostrata da Leopoldo e la difficolta delle comunicazioni con la Virginia. Continuò tuttavia per tutto questo periodo un’intensa attività di propaganda a favore dell’indipendenza americana attraverso opuscoli e scritti vai. Ritornato in Virginia nell’83 solo due anni dopo tornerà in Francia, dove a fianco dell’amico Jefferson,

per procurare fondi che salvassero il suo Paese dalla Bancarotta. Tramite questa funzione prima, e come informatore del re di Polonia in seguito, Filippo Mazzei ebbe accesso ai salotti di moltissimi dei futuri protagonisti delle vicende rivoluzionarie, interessati a ricevere notizie sulla neonata Repubblica d’Oltreoceano. Nelle sue memorie racconta del forte legame che strinse con i coniugi Condorcet, della frequentazione della casa di La Rochefoucauld piuttosto che dell’amicizia col Marchese de Lafayette, con cui condivideva l’esperienza della guerra d’Indipendenza. Frequentava anche il salotto della d’Albany e Alfieri, assieme a futuri giacobini come il pittore David e ancora una volta quello del marchese Caracciolo, trasferitosi a Parigi sempre in veste ufficiale, prima di essere nominato vicerè della Sicilia, dove cercherà di porre in essere una modernizzazione istituzionale. Per quanto riguarda l’ideologia politica tuttavia il “citoyen des Etats Unis” sosterrà costantemente il partito favorevole ad una monarchia costituzionale, partecipando alla fondazione del Club dell’89 per bilanciare l’ascendente dei

giacobini. Sarà in corrispondenza con Luigi XVI409 durante il periodo

movimentato della convocazione dell’Assemblea Nazionale e del trasferimento della famiglia reale a Versailles, ammirando più volte le capacità di mediazione del marchese Lafayette che in quei giorni divenne il simbolo della conciliazione delle parti e della tutela della figura del re.

Anche dopo essersi ritirato a Pisa, evidentemente il Mazzei, sfruttando le sue

numerose conoscenze a Parigi410, riusciva a mantenere corrispondenza con la

Francia e a farsi arrivare delle notizie sulle inarrestabili vittorie delle armate

nuovo rappresentante degli Stati Uniti, e grazie ad alcune vecchie relazioni come quella col marchese Caracciolo iniziò la frequentazione dei più celebri circoli del tardo illuminismo; v. Memorie della vita e delle peregrinazioni del fiorentino Filippo Mazzei, a.c. di A AQUARONE, Marzorati editore, Milano, 1970;

409 v. Memorie della vita e delle peregrinazioni del fiorentino Filippo Mazzei, op.cit., vol.II, pp.365 e segg.; 410Durante il soggiorno parigino Filippo Mazzei aveva frequentato numerosi circoli illuministi, stringendo amicizia con la vedova d’Helvetius, i coniugi Condorcet, La Rochefoucauld d’Enville, Morellet, Dupont de Nemours, Talleyrand e Marmontel. Dopo essere rimpatriato dalla Polonia ed essersi stabilito a Pisa, si preoccuperà di fornire lettere di raccomandazione per i salotti parigini agli amici toscani, in procinto di partire per la Francia. Ne troviamo un esempio nella lettera a Giovanni Fantoni del 1788 dove raccomanderà caldamente all’amico letterato la frequentazione del salotto della vedova Helvetius e della “società” circostante, fornendogli lettre per Talleyrand e Dupont de Nemour. E’ interessante che in questa lettera, inviata da Pisa il 10 settembre del 1798 il Mazzei scriva al Fantoni:” O’ gran piacere, amico, per voi, e più ancora per noi, che andiate a Parigi . Quantunque la vostra missione riguardi le scienze e non la politica, potrete anche per quella strada esserci utile con onor vostro, senza mostrar di curarvene…” v. anche A.ADDOBBATI, Filippo Mazzei e Giuseppe Bettoia, una relazione d’affari all’ombra della Rivoluzione americana (1773-1781), in «Nuovi studi livornesi», 2004, pp.133-194;

rivoluzionarie, debitamente censurate dalla stampa granducale. Da alcuni passi delle testimonianze raccolte per i processi del 1799 pare infatti che mantenesse all'interno dei circoli giacobini soprattutto il ruolo di informatore, facendo circolare tra gli amici notizie tenute gelosamente nascoste dalla censura.

Uno dei salotti in cui ritroviamo l'ex vicino di Jefferson è quello di Francesco Vaccà Berlinghieri. Questo celebre medico originario di Ponsacco, dove il padre era stato a sua volta medico condotto, divenne cattedratico di chirurgia teoretica all’Ateneo pisano nel 1766, dopo aver rifiutato l’incarico di archiatra reale presso Stanislao Augusto Poniatowski, illuminato sovrano di Polonia affiliato alla massoneria411. Francesco è un esempio di quel ceto medio

benestante che grazie alle alienazioni del patrimonio ecclesiastico compiute da Pietro Leopoldo investirà le proprie rendite nell’acquisto fondiario; comprerà infatti diverse terre nella zona di Montefoscoli. Nel suo caso, tuttavia, il successo personale verrà raggiunto attraverso la docenza universitaria che lo renderà celebre in Italia e Francia e che riuscirà a trasformare in un elemento di promozione e consolidamento sociale ereditario facendo ottenere degli incarichi nell’Università anche a tutti e tre i figli, Leopoldo, Andrea e Giovanni. Il primo sarà assistente di Carlo Alfonso Guadagni per la cattedra di fisica sperimentale a Pisa e le sue indagini sul calore, sul fenomeno del galvanismo e dell’elettricità gli varranno una pubblicazione sul «Observations sur la phisique, sur l’histoire naturelle et sur les arts» e un carteggio con scienziati ed intellettuali francesi; otterrà poi anche la carica di socio nella Società Filomatica di Parigi412.

Andrea invece completò i suoi studi di medicina e filosofia in Inghilterra e in Francia, nel 1803 sarà poi lettore di clinica esterna all’Ateneo pisano. Durante il soggiorno a Parigi pare che abbia persino assistito alla presa della Bastiglia413. Giuseppe morì a trentun anni, ma fece in tempo ad esercitare

l’incarico di lettore di diritto civile per soli sei mesi, tra il gennaio e giugno del 1801. Tra tutti i patrioti pisani i Vacca’ rappresentano probabilmente l’ala più

411Circa la possibilità di un’affiliazione alla massoneria da parte di Francesco Vacca rimando alle osservazioni di M. MONTORZI, Crepuscoli Granducali, p. 51;

412V. VACCA’ GIUSTI, Andrea Vacca e la sua famiglia biografie e memorie, op.cit., p. 23; 413Ivi;

nettamente repubblicana. I loro opuscoli nel panorama della pubblicistica pisana di stampo democratico sono praticamente gli unici a invocare la formazione della repubblica414 e i due figli più grandi, direttamente coinvolti

negli eventi del '99 sceglieranno la via dell'esilio fino al ritorno delle truppe francesi, dove Leopoldo avrà nel frattempo conseguito il grado di ufficiale. Il padre mandò tutti i figli a completare la propria educazione all’estero e sia Andrea che Leopoldo (Giuseppe si perfezionerà Roma) durante il soggiorno in Francia, cominciato nel 1787, entrarono in contatto con i circoli nei quali si stavano preparando gli eventi dell’89. Arrivati a Parigi si rivolsero infatti immediatamente a Filippo Mazzei che li introdusse ai più celebri professionisti dell’arte medica presenti nella capitale e fece spesso visita ai due giovani, che aveva preso in simpatia per le ottime maniere e lo spirito che ne avevano assicurato immediatamente il successo in società415. Per quanto

riguarda le frequentazioni che fecero i due fratelli nella capitale francese, nel Fondo del Commissariato di Pisa troviamo una ricevuta del direttore della Posta di Genova, inviata al suo corrispettivo dell’Ufficio di Pisa, a cui notifica di aver ricevuto il "solito piego di lettere per la Francia”, mentre rimette per parte sua al collega toscano un dispaccio di “Dumounier” diretto a Leopoldo

Vacca’416. Jean Joseph Mounier417 avvocato di formazione, figlio di un

mercante di stoffe del Delfinato, fece parte insieme all’allora giovanissimo Barnàve di quell’assemblea di Vizille, che chiese a Luigi XVI il ristabilimento degli Stati Provinciali del Delfinato e la Convocazione degli Stati Generali. Questa fu la prima istituzione ad inviare al Re la richiesta di concedere ai delegati facoltà di voto per testa da parte dei rappresentanti dei tre ordini.

414Un patriotta ai suoi concittadini, di Leopoldo, mentre Andrea scriverà Discorso di un Pisano ai suoi

concittadini e Risposta del cittadino Andrea Vacca’ ai suoi calunniator v. C.MANGIO, I Patrioti toscani, op.cit. e M. LUZZATI, Orientamenti democratici e tradizione leopoldina nella Toscana del 1799, op.cit.; 415“ Quando i due figli maggiori del dott. Francesco Vacca’ giunsero a Parigi, mi portarono una commendatizia, ed io procurai di stradarli utilmente introducendoli al famoso Vicq d’Azir, ed altri luminari della professione. In una lunga e pericolosa malattia di Drea (quantunque io fossi molt’occupato, e abitassi assai lontano da loro) pochi furono i giorni che non vi andai (non per veder l’infermo al quale non potevo giovare), ma per confortare il povero Poldo, la cui infermità morale eccitava più compassione ancora, che la fisica del fratello. [Al momento del suo ritorno a Pisa nel ‘92] Non erano ancora tornati da Parigi, ed io non conobbi, prima del loro ritorno il degno e amorosissimo padre loro [..] che è stato poi uno dei più degni e cari amici, che io abbia conosciuto.”, v. a.c. di A. AQUARONE, Memorie della vita e delle peregrinazioni del fiorentino Filippo Mazzei, op.cit., vol.II.,p.410; v. anche A.S.Pi, Fondo Mazzei, Lettera di Cosimo Micali a Filippo Mazzei,

416A.S.Pi, Commissariato Fondo Segreto, f.43, Affari Politici 1787-1804;

Sotto l’influenza di Mounier, che ne divenne il segretario, il Delfinato riuscì poi ad eleggere una deputazione unitaria e non divisa per ordini, come prevedevano invece gli statuti regi, dando un forte segnale politico che spingerà molti rappresentanti ad esigere il voto per testa e non più per ordine. Scelto come primo rappresentante della sua provincia agli Stati Generali e poi all’Assemblea Costituente sarà uno strenuo difensore della Monarchia costituzionale e si dimetterà dopo la marcia su Versailles dell’ottobre del 1789. Scelse dunque di emigrare in Svizzera poco tempo dopo, e da qui si dedicò alla composizione di opere in cui cercava di spiegare quello che a suo avviso aveva segnato il fallimento della Rivoluzione a causa della radicalizzazione imposta prima dai girondini e poi dai giacobini418.

Mounier rappresenta dunque un membro piuttosto moderato del partito rivoluzionario, restando fermamente ancorato a posizioni monarchico- costituzionali. Queste istanze sembrano piuttosto vicine a quelle nelle quali maggiormente si riconosceranno gran parte dei liberali toscani, molto più propensi a rivendicare la stesura di una Carta costituzionale piuttosto che a perseguire l’instaurazione di una repubblica419.

Questo dispaccio e la ricevuta dell’Ufficio di Posta di Genova attireranno nel ‘92 l’attenzione della censura granducale e l’Auditore Cercignani riceverà un ordine di perquisizione per la casa dei Vacca’ direttamente dal Presidente del Buongoverno Giuseppe Giusti:

Dall’acclusa lettera del ministro delle Poste di Genova diretta a codesto Sig. re Della Croce420 direttore di codesta Posta vedrà, che gli sono stati rimessi per commissione due

pieghi, che uno diretto al Sig. Vaccà Berlinghieri, che si asserisce un dispaccio di Dumoulier [Du mounier n.d.r.] che è uno dei ministri all’Assemblea di Francia, e l’altro per il Padre Bonaventura Daroctine421, che si asserisce direttoLi dall’Assemblea

418Su J.J Mounier v. E.H LEMAY, Dictionnaire des Constituants 1789-91, Universitas, Paris, 1991, pp.705-

705; sull’attività all’interno dell’Assemblea Costituente rimando a R.MARTUCCI, L’Ossessione costituente. Forme di governo e costituzione nella Rivoluzione francese (1789-1799), Il Mulino, Bologna, 2001, p.54;

419v. M.LUZZATI, Orientamenti democratici, op.cit. e C.MANGIO, Patrioti toscani;

420Diomede Della Croce, direttore delle Poste di Pisa era cognato di Rainoldi, direttore delle Poste di Firenze, evidentemente anche in questo ambito i legami famigliari erano una prerogativa essenziale per l’accesso agli uffici; entrambi erano amici di Filippo Mazzei, v. a.c. di A. AQUARONE, Memorie della vita e delle peregrinazioni, op.cit., vol.I, p. 265-266;

Nazionale predetta Preme al Governo di sapere cosa contenga il dispaccio diretto al Vacca’, come pure l’altro diretto al nominato padre. Tanto l’uno che l’altro debbono aver fatto la ricevuta in codesta posta nell’atto di ritirare detti dispacci; onde V.S. rimane incaricata di farsi esibire le ricevute dei nominati soggetti, ed avuta una tale assicurazione ….il nominato Vacca’ Berlinghieri con obbligarlo a renderli ostensibili il dispaccio del quale si parla con quei mezzi, e quelle cautele, che convengono, rilasciando alla di lei [ill.]Di regolarsi con d[etto] Berlinghieri secondo il contenuto di d. dispaccio, giacché non essendomi noto il med[esim]o, non posso darle su questo punto un ordine.422

Appare evidente come in Toscana il clima inizi a surriscaldarsi, e nonostante la dichiarata neutralità, il governo granducale inizi a nutrire un sempre maggior timore nei confronti di una possibile propaganda rivoluzionaria. Già dal 1792 dunque i componenti della famiglia Vacca’ erano posti sotto attenta sorveglianza da parte del governo, e nonostante questa continuavano a coltivare dei rapporti epistolari con i protagonisti dei rivolgimenti d’Oltralpe. Per quanto riguarda le frequentazioni pisane dei Vacca’, oltre agli incontri di Leopoldo con i componenti dell’Accademia dei Polentofagi, sappiamo che il salotto della casa paterna veniva abitualmente frequentato da Filippo Mazzei, dal Castinelli e il Lazzerini, due futuri colleghi municipalisti, il secondo dei quali sarà durante la seconda occupazione a capo dei tribunali della provincia pisana. Partecipavano alle conversazioni in questa casa anche un certo Pasquini, il Provveditore dell’Ufficio dei Fiumi e dei Fossi Bernardi, l’avvocato suo fratello, e il servitore del Gianni423. Dalle lettere inviate dal

Ministro a Filippo Mazzei, sappiamo che anche lo stesso Francesco Maria Gianni durante i soggiorni pisani era un frequentatore abituale del salotto Vacca’ Berlinghieri424.

Tra i futuri membri della Municipalità, anche Giuseppe Castinelli425 sarà

accusato di ospitare un vero e proprio ‘club’426 di democratici. Risultavano

422 A.S.Pi, Commissariato Fondo Segreto, f.43, Affari Politici 1787-1804;

423v. rapporto del Bargello del 11 dicembre 1801, una copia si trova nell’A.S.Pi, Carte Manzi, busta IV; 424v. S.TOGNETTI BURIGNANA, Appendice, op.cit.;

425Per un profilo biografico più completo del personaggio rimando alla voce corrispondente sul DBI a.c. di A.MORELLI TIMPANARO;

infatti particolarmente sospette alle autorità sia le visite che gli venivano fatte nello studio d’avvocato, ereditato dal padre427, dove diversi dei personaggi

sospettati di massime libertarie, Mazzei in primis428, si recavano per

consulenze legali, sia le frequentazioni del salotto di casa, animato dalla bella moglie Tommasina Fabbretti.

In una testimonianza di Giovanni Domenico Tempesti, studente di legge impiegato presso lo studio dei Castinelli, rilasciata sempre durante i processi del 1801, possiamo leggere cosa accadeva nell’ufficio:

..gli dirò di più che antecedentemente all’invasione della Toscana veniva spesso allo studio Castinelli un noto Filippo Mazzei…e confabulava segretamente con detto Lazzerini, e il dott. Giuseppe Castinelli e Andrea Vacca’ nella stanza istessa del Castinelli, e per quanto potessi intendere esso Mazzei portava delle novità e delle lettere in francese contenenti affari di governo, giacché le sentivo leggere qualche volta, ma poi non capivo che qualche parola, giacché io non so la lingua francese, e lette che aveva il detto Mazzei queste lettere che portava, confabulavano tutti tra di loro, ma non so cosa dicessero perché si ritiravano in detta stanza, e ciò seguiva sì di giorno che di sera, giacché il detto Mazzei era in casa Castinelli, ma poi non so in che modo avesse dette lettere il Mazzei, né da chi gli fossero scritte e mandate, e intanto io dico che potessero contenere affari di governo, perché, letto qualche periodo, il detto Mazzei parlava in italiano e intendevo allora qualche parola che mi faceva capire che fossero fogli contenenti novità di governo per rapporto ai Francesi429

426“Il Mazzei veniva nello studio di Castinelli per lo più nei giorni di posta; andava col D. e Giuseppe Castinelli nel suo stanzino, sentivo che discorrevano tra loro, e questionavano di nuove vittorie, vedo che il Mazzei porta dei fogli, ma cosa questi contenessero, che cosa discorressero io non lo so davvero. Da Castinelli stava il Mazzei qualche volta a desinare” BCGV, Archivio Maffei, 122, Processo Mazzei, 122, f.5v, cit. in MONTORZI, Giustizia in contado, op.cit, p. 292, n.2;

427Lo studio legale del padre, Giovanni Castinelli si occupava soprattutto delle cause marittime, e mercantili di Livorno; nel 1784, ad esempio, difendeva gli interessi del proposto Antonino Baldovinetti. v. DBI, a.c. di M.A. TIMPANARO MORELLI;

428Nelle sue memorie il Mazzei racconta a proposito dei servizi legali resigli dal Castinelli che esso, grato per un prestito di denaro, non richiedeva alcun pagamento oltre alle spese di procedura; narra anche di una raccomandazione da parte del Castinelli dell’attività da sensale di un certo parrucchiere Giuseppe Chicchi, che poi si scoprirà un imbroglione: “parlandone col Sig. dott. Giuseppe Castinelli nell’andare a Livorno, mi consigliò a far valere il mio denaro, a valermi d’un certo Giuseppe Chicchi parrucchiere, del quale si era servito anche lui, e aggiunse che allora aveva bisogno di denaro egli stesso. Non mi ricordo se furon 5, o 600 scudi, ne’ quanto tempo gli tenne, ma credo che gli tenesse circa un anno. Quel che mi ricordo è, ch’ei voleva pagarmi il frutto, ch’io non volli, e ch’ei non volle mai altro che le spese refettibili per gli affari legali che fece per me.” v. a.c. di A.AQUARONE, memorie della vita, op.cit., vol II, p. 412; 429ASPI, Carte Manzi, IV, fascicolo del processo, f.14 v., cit. in MONTORZI, op.cit., p. 293, n.12;

Quanto al salotto animato dalla bella moglie, bisogna sapere che questa era la figliastra del Mantelassi, un caro amico del Gianni e possessore di un

negozio di speziale430 che sarà segnalato come un’altra frequentazione

abituale dei ‘democratici”431, sorvegliata dal bargello. Masina Fabbretti,

donna pare molto attraente e nota per la passione letteraria, intratteneva inoltre una regolare corrispondenza con alcuni tra i letterati e politici più in voga del tempo, la maggior parte dei quali d’idee apertamente liberali, come il Gianni, il conte Fabroni e Filippo Pananti432.

Le modalità formali attraverso le quali venivano condotte queste “conversazioni” all'interno dei salotti della classe media, come quelli di casa Vaccà e Castinellli, sembrano recuperare in tutto e per tutto il modello fornito dall’alta società, con cioccolata e caffè, e persino l’adozione di una figura come quella del cicisbeo433, interpretato in questo caso dal brillante Andrea

Vacca’:

Nei primi tempi... non vi era alcuna voce pubblica che il dottore Giuseppe potesse essere partitante francese, ma circa un anno o due dopo si principiò a spargere la