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Effetti sulla composizione del passivo e dell’attivo

Nel documento Il rischio di liquidità in banca (pagine 96-101)

3. IMPATTI SULLE BANCHE DELLA NUOVA REGOLAMENTAZIONE

3.2 Effetti sulla composizione del passivo e dell’attivo

Basilea III e le sue molteplici regole hanno stabilito un punto di svolta nel modo di fare vigilanza: l’adeguatezza patrimoniale è salvaguardata non più tramite la ponderazione degli attivi, come accadeva con Basilea II, bensì per mezzo di una pluralità di vincoli, tra i quali i due nuovi requisiti quantitativi di liquidità, che mirano a rafforzare prima di ogni cosa il passivo.

Le politiche di raccolta delle banche stanno subendo significative modifiche, in quanto si sta assistendo ad una forte pressione sulla raccolta con vincolo di durata medio-lunga ed

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un’accresciuta concorrenza, soprattutto nel comparto retail e alle politiche di tasso marcatamente aggressive che rendono la provvista più costosa per le banche e paradossalmente meno stabile a livello di singola banca in quanto maggiormente sensibile al tasso offerto. Ad essere privilegiate dal nuovo assetto normativo sono quindi le fonti di raccolta a medio-lungo termine, questo perché hanno il duplice vantaggio di non generare deflussi di cassa ai fini del LCR e di essere computate interamente nella provvista stabile del NSFR, come svantaggio, invece, hanno un maggior costo rispetto alle fonti a breve. Nel calcolo dell’LCR la raccolta va distinta in funzione della scadenza inferiore o meno a 30 giorni. Mentre la raccolta con scadenza effettiva superiore a 30 giorni non genera deflussi di cassa in condizioni di stress individuale o sistemico; la raccolta a vista e quella con scadenza effettiva inferiore a 30 giorni generano uscite di cassa stimate in modo diverso a seconda della maggiore o minore stabilità, che dipende dalla natura della controparte, dal tipo di raccolta e dalla relazione tra banca e cliente. I tassi utilizzati per i deflussi variano da un minimo del 3% per la raccolta stabile a clienti retail ad un massimo del 40% per la raccolta non garantita da società non finanziarie, Stati, banche centrali ed enti del settore pubblico. Nel caso di persone fisiche, i tassi di deflusso più bassi si applicano su operazioni di raccolta coperte da schemi di assicurazione dei depositi e basate su conti transattivi oppure con controparti che intrattengono relazioni stabili e consolidate con la banca, tali da rendere il prelievo meno probabile. Nel caso di clientela all’ingrosso, i tassi di deflusso più bassi si applicano a operazioni di raccolta coperte da assicurazioni su depositi e relative a conti caratterizzati da relazioni operative consolidate fra banca e cliente.

Il calcolo del coefficiente NSFR diversamente esige di distinguere la raccolta in funzione della scadenza superiore o inferiore a un anno. La raccolta con vincolo di durata pari o superiore a un anno costituisce interamente provvista stabile a disposizione della banca per supportare attività a media e lunga scadenza e a essa si applica un fattore di ponderazione del 100%. La raccolta a vista o con scadenza inferiore a un anno è trattata in modo diverso a seconda della controparte: nel caso della clientela retail si tratta di distinguere tra più stabile e meno stabile e il fattore varia dal 90% all’ 80%, per la clientela all’ingrosso si ipotizza una minore stabilità in caso di crisi e il fattore è fissato al 50%.

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Le regole appena descritte implicano profonde modifiche negli obiettivi qualitativi della politica di raccolta delle banche e impongono la ricerca di una maggiore stabilità della provvista in coerenza con il nuovo assetto regolamentare. Per i depositi monetari è essenziale l’instaurazione di relazioni di clientela durevoli e sempre più orientate al lungo periodo e basate sul costante monitoraggio dei risultati raggiunti non solo in termini di customer retention ma anche di customer migration. Per la raccolta priva di funzioni monetarie, la ricerca di una maggiore stabilità passa attraverso una significativa modifica del mix di forme tecniche utilizzate, con il progressivo ridimensionamento del ruolo dei depositi non monetari a vista, fra i quali i conti di deposito, un maggior utilizzo dei depositi non monetari vincolati e un crescente ricorso all’emissione di obbligazioni sia nella versione tradizionale che in quella covered.

La necessità di rispettare la nuova regolamentazione in tema di liquidità, ed in particolare in termini di coefficiente di liquidità strutturale, avrà, quindi, evidenti conseguenze sulla distribuzione al pubblico di determinati prodotti e strumenti finanziari; ci sarà una sorta di cannibalismo verso i prodotti finanziari a favore della raccolta bancaria più stabile e meglio in grado di assicurare il rispetto delle nuove regole. Tale effetto avrà conseguenze sulla struttura del sistema finanziario e sulla composizione dei portafogli finanziari degli investitori.

Successivamente all’entrata in vigore della nuova regolamentazione riguardo al rischio di liquidità, non soltanto si è avuto un impatto sul passivo delle banche, ma c’è stato anche un forte cambiamento rispetto alla composizione dell’attivo delle banche, dando un peso maggiore ai titoli di Stato a scapito dei titoli diversi dalle obbligazioni sovrane.

I titoli di Stato hanno avuto il doppio vantaggio, indipendentemente dalla loro scadenza, di non costituire immobilizzi ma soprattutto di essere considerati attività liquide94.

Difatti i titoli di stato possono essere computati senza limiti e con ponderazione 100% nel buffer di liquidità imposto dal LCR a condizione che siano emessi dallo stato in cui risiede la banca; inoltre al fine della computabilità all'interno del buffer, non verrà presa in considerazione né la scadenza né il rating del titolo di stato, questo perché la normativa

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R. Ruozi, P. Ferrari, “La nuova regolamentazione del rischio di liquidità: l’impatto sulla gestione bancaria”, Bancaria n.1/2013

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implicitamente ipotizza che la banca centrale sarà disposta ad assumere come base i titoli di stato per operazioni pronti contro termine o ad acquistarli, anche in periodi di stress dei mercati secondari.

Diversamente, nel Net Stable Funding Ratio, i titoli di stato che hanno una scadenza medio-lunga, quindi con scadenza superiore ad un anno, rientrano fra le attività stabili in misura marginale avendo un fattore di ponderazione del 5%; mentre hanno un fattore di ponderazione pari allo 0% nel caso in cui abbiano una scadenza inferiore ad un anno. Alla luce dei forti incentivi che le banche hanno nell'acquistare i titoli di stato, possiamo dire che si genera una maggiore commistione fra stati e banche, creando cosi un crescente rischio sistemico.

Osservando il quadro regolamentare che riguarda gli indicatori minimi di liquidità è evidente come l'aumento nell'attivo delle banche di titoli di stato andrà a scapito di tutti gli investimenti nell'economia reale, ciò causerà effetti negativi sulla crescita economica nel medio-lungo periodo.

Quindi la nuova regolamentazione fa sì che i sistemi bancari, nei diversi paesi, non siano più così propensi a sostenere l’economia attraverso i prestiti concessi alle famiglie e alle imprese, bensì preferiscano acquistare i titoli emessi dai propri paesi sovrani. Questo può creare maggiori difficoltà da parte del sistema bancario di aiutare l’economia reale e di conseguenza la presenza di un impatto negativo sulla crescita economica nel medio lungo periodo.

Queste teorie sono sostenute inoltre dalla forte disincentivazione da parte di entrambi i coefficienti verso gli investimenti nell’economia reale.

Difatti i prestiti alla clientela con scadenza 30 giorni vengono computati solo per il 50% nei flussi di cassa ai fini del LCR e quelli con scadenza inferiore all'anno generano un fabbisogno di provvista stabile ai fini del NFSR pari al 85% del loro valore nei prestiti retail e 50% nei prestiti corporate, in entrambi i segmenti la percentuale sale al 100% per scadenze superiori all'anno.

Proprio in base a queste regole, è chiaro notare come le banche sono più propense nella concessione di prestiti a breve termine piuttosto che a medio-lungo termine soprattutto perché risulteranno più vantaggiosi per il calcolo del LCR e meno pesanti per il calcolo del NSFR; in quanto i flussi di cassa in entrata associati a finanziamenti alla clientela possono

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essere parzialmente stornati dai flussi in uscita ai fini dei deflussi monetari netti in condizioni di stress.

Per quanto riguarda invece le obbligazioni emesse da società non finanziarie ricevono un trattamento intermedio fra i titoli di stato e i prestiti: sono computabili nel buffer di liquidità all'interno del secondo livello A con limite di computabilità e uno sconto haircut del 15% nel caso in cui il rating sia almeno AA-, se invece esso è compreso tra A+ e BBB- vengono inserite nel livello 2-B con limite di computabilità maggiore e uno sconto haircut del 50%, ai fini del NSFR generano un fabbisogno di provvista stabile pari al 20% o 50% del loro valore a seconda del rating, peggiore risulta il trattamento delle obbligazioni bancarie con eccezione dei covered bond.

Dunque per quanto riguarda i titoli di debito, le obbligazioni societarie anche se sfavorite rispetto ai titoli di stato verranno comunque preferite rispetto alle obbligazioni bancarie fatta eccezione per i covered bond bancari, questo causerà un aumento dello spread che i titoli di debito bancari dovranno pagare in più rispetto ai corrispettivi titoli societari, inoltre il favorito ricorso ai covered bond porterà all'indebolimento del merito creditizio dei titoli bancari non garantiti aumentandone ulteriormente lo spread.

La nuova regolamentazione ha fatto sì che si creasse un crescente ricorso a emissioni obbligazionarie e ad altri strumenti di provvista più stabili, generando cosi importanti ripercussioni sia a livello microeconomico sia a livello macroeconomico. Questo fenomeno viene genericamente denominato dagli studiosi come “effetto sostituzione” tra prodotti bancari e prodotti finanziari.

A livello macro economico, principalmente nei Paesi nei quali la banca è leader nella distribuzione di tali prodotti, si vedrà un impatto inevitabile sulla dimensione dei mercati azionari ed obbligazionari con un conseguente indebolimento della finanza di mercato, a causa proprio della riduzione del numero di operatori e di investitori.

Mentre, a livello microeconomico si verificherà un significativo impatto sulla composizione dei portafogli della clientela retail, con possibili allocazioni inefficienti della ricchezza finanziaria delle famiglie e con il conseguente indebolimento delle combinazioni rischio-rendimento dei rispettivi portafogli di investimento.

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Nel documento Il rischio di liquidità in banca (pagine 96-101)