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Net Stable Funding Ratio

Nel documento Il rischio di liquidità in banca (pagine 61-69)

2. LA CRISI E LE CORREZIONI DI BASILEA

2.3 PRIMO PILASTRO

2.3.2 Net Stable Funding Ratio

Il Net Stable Funding Ratio (NSFR) rappresenta l’indicatore strutturale del rischio di liquidità attraverso il quali il Comitato di Basilea richiede alla banca di mantenere, su un orizzonte temporale di un anno, un ammontare minimo di fonti stabili di raccolta in funzione del grado di liquidità delle attività in bilancio e degli impegni e delle esposizioni fuori bilancio.

L’obiettivo del NSFR è quello di garantire alla banca un finanziamento stabile su base continuativa, limitando l’eccessivo ricorso alla raccolta all’ingrosso a breve termine e incoraggiando una migliore valutazione del rischio di liquidità. Tale indicatore è volto a prevenire potenziali squilibri nella struttura per scadenze dell’attivo e del passivo e a rafforzare gli incentivi per una banca a finanziare le proprie attività con fonti di finanziamento più stabili su base strutturale.

Il NSFR opera come coefficiente minimo di liquidità strutturale e va a completare il LCR, promuovendo notevoli cambiamenti dei profili di rischio di liquidità delle banche attraverso più stabili strutture del passivo. Esso ragiona su un orizzonte temporale di un anno e in condizioni di stress bank specific71 prolungato, in cui una banca può incorrere, evitando l’“effetto precipizio” (o “cliff effect”) dopo il mese, che si potrebbe verificare osservando unicamente il requisito di breve periodo.

Il NSFR è volto a limitare l’eccessivo ricorso alla raccolta all’ingrosso a breve termine in periodi di abbondante liquidità di mercato e a incoraggiare una migliore valutazione del rischio di liquidità basata su tutte le poste in bilancio e fuori bilancio, riducendo in questo modo la probabilità che eventuali tensioni nelle fonti di provvista erodano la posizione di liquidità dell’intermediario accrescendone il rischio di default e di una conseguente trasmissione sistemica, come avvenuto nel 200772.

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Si tratta di eventi meno severi rispetto a quelli stabiliti per il LCR. In particolare, viene fatto riferimento a una significativa riduzione della redditività o della solvibilità derivante da un aumento delle esposizioni ai rischi di credito, di mercato, operativi o ad altre tipologie di rischio; un potenziale declassamento del rating; un evento di rilievo che metta a rischio il merito di credito o la reputazione della banca.

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È strutturato in modo da assicurare che le attività a lungo termine (“provvista stabile necessaria”) siano totalmente finanziate da passività stabili (“provvista stabile disponibile”), tenendo conto dei rispettivi profili di liquidità.

In formula:

𝑁𝑒𝑡 𝑆𝑡𝑎𝑏𝑙𝑒 𝐹𝑢𝑛𝑑𝑖𝑛𝑔 𝑅𝑎𝑡𝑖𝑜 = 𝐴𝑚𝑚𝑜𝑛𝑡𝑎𝑟𝑒 𝑑𝑖 𝑝𝑟𝑜𝑣𝑣𝑖𝑠𝑡𝑎 𝑠𝑡𝑎𝑏𝑖𝑙𝑒 𝑑𝑖𝑠𝑝𝑜𝑛𝑖𝑏𝑖𝑙𝑒

𝐴𝑚𝑚𝑜𝑛𝑡𝑎𝑟𝑒 𝑑𝑖 𝑝𝑟𝑜𝑣𝑣𝑖𝑠𝑡𝑎 𝑠𝑡𝑎𝑏𝑖𝑙𝑒 𝑟𝑖𝑐ℎ𝑖𝑒𝑠𝑡𝑎 ≥ 100%

Dal punto di vista concettuale, il NSFR rappresenta un’evoluzione del Cash Capital Position (CCP)73 proposta da Moody’s Investitor Service nel processo di assegnazione del rating, per valutare il grado di liquidità della struttura di bilancio di una banca.74

Anche in questo caso, come nel caso dell’LCR, il Comitato provvede a dettagliare i due aggregati che formano il coefficiente strutturale.

Ai fini della determinazione del numeratore vengono individuate le categorie di Available Amount of Stable Funding (ASF), di seguito elencate:

 il patrimonio netto;

 gli strumenti ibridi e di debito con scadenza effettiva pari o superiore a un anno;

 una parte dei depositi non vincolati, dei depositi a termine e della raccolta all’ingrosso con scadenza inferiore a un anno, limitatamente a quelli che presumibilmente rimarrebbero a disposizione della banca in condizioni di stress e per un periodo prolungato di tempo.

Non viene, invece, considerata la provvista ottenuta con operazioni poste in essere con la Banca centrale che non rientrino nelle normali operazioni di mercato aperto. Questo per non creare una dipendenza dalla Banca centrale quale fonte di approvvigionamento e per

73 Questa misura indica la capacità di una banca di finanziarie le proprie attività facendo affidamento solo

sulla provvista garantita. L’obbiettivo è quello di stimare la capacità della banca di finanziare i propri assets nel caso in cui il canale del funding non garantito non sia accessibile.

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assicurare che essa assolva, in caso di crisi individuale o sistemica, una funzione di lender

of last resort e non di rifinanziatore di prima istanza.

L’ASF si ottiene moltiplicando i saldi delle diverse fonti di provvista per un fattore (ASF factor) teso ad approssimare la quota che dovrebbe restare a disposizione della banca durante una crisi di liquidità della durata di un anno: maggiore è tale fattore, maggiore è la stabilità della provvista e la capacità di supportare attività a lungo termine.

Anche in questo caso, per ogni categoria di strumento di raccolta sono stati fissati dei fattori di ponderazione armonizzati a livello internazionale, al fine di limitare la discrezionalità dei diversi supervisori nelle singole giurisdizioni.

Passività e strumenti di capitale associati ad un fattore ASF del 100% sono quelli in assoluto più stabili per un intermediario; secondo quanto stabilito dal Comitato sono innanzitutto il patrimonio di vigilanza, al lordo delle deduzioni, esclusa la porzione di strumenti del patrimonio supplementare con vita residua inferiore all’anno, tutti gli strumenti di capitale posseduti non compresi nel patrimonio di vigilanza ma con una vita residua pari o superiore ad un anno e l’ammontare complessivo dei prestiti contratti e delle passività garantite e non garantite con vita residua pari o superiore a un anno.

Fattori del 95% e del 90% vengono associati ai depositi liberi e/o i depositi a termine con vita residua inferiore a un anno effettuati da clienti al dettaglio e da piccole e medie imprese; la discriminante è il loro grado di stabilità, inferiore per il secondo ASF.

La provvista con vita residua inferiore ad un anno fornita da società non finanziarie, quella fornita da soggetti sovrani, enti del settore e banche multilaterali e nazionali di sviluppo e quella non rientrante in nessuna delle categorie precedenti con una durata compresa tra sei mesi e un anno, oltre che l’insieme dei depositi operativi, vengono invece associati ad un coefficiente di stabilità nettamente inferiore pari al 50%.

Infine gli elementi passivi cui si applica un fattore ASF del 0% e dunque estremamente instabili sono definiti essere:

 tutte le altre tipologie di passività e strumenti di capitale non rientranti nelle precedenti categorie, compresa la provvista con vita residua inferiore ai sei mesi fornita da banche centrali e istituzioni finanziarie;

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 le altre passività con scadenza indefinita eccetto le passività per imposte differite che vanno trattate in base alla prima data possibile alla quale potrebbero essere realizzate e le partecipazioni di minoranza che vanno trattate in base alla durata dello strumento;

 i derivati passivi al netto dei derivati attivi, laddove i primi siano maggiori dei secondi.

Fattore ASF Componenti della categoria ASF

100%  Patrimonio di vigilanza totale

 Altri strumenti di capitale e passività con vita residua effettiva pari o superiore ad un anno

95%  Depositi liberi (a vista) e/o depositi a termine

stabili con vita residua inferiore ad un anno forniti da clienti al dettaglio e PMI

90%  Depositi liberi e/o depositi a termine meno stabili

con vita residua inferiore ad un anno forniti da clienti al dettaglio e PMI

50%  Provvista con vita residua inferiore a un anno

fornita da una società non finanziaria

 Depositi operativi

 Provvista con vita residua inferiore ad un anno fornita da soggetti sovrani, enti del settore pubblico (ESP) e banche multilaterali e nazionali di sviluppo

 Provvista non rientrante nelle precedenti categorie, con vita residua compresa fra i sei mesi e meno di un anno, inclusa la provvista offerta da banche centrali

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e istituzioni finanziarie.

0%  Tutte le tipologie di passività e strumenti di

capitale non rientranti nelle precedenti categorie, incluse le passività con scadenza definita

 Derivati passivi al netto dei derivati attivi, laddove i primi siano maggiori dei secondi

Il denominatore, la provvista stabile necessaria (o Required Stable Amount of Funding, RSF) è la somma del valore delle diverse attività detenute dalla banca e delle esposizioni e degli impegni fuori bilancio.

È importante sottolineare che in questo caso si deve considerare il valore contabile e non il valore di mercato; questo si ricollegato al fatto che si sta considerando un orizzonte temporale diverso.

Al fine di determinare gli importi appropriati di provvista stabile obbligatoria a fronte delle varie attività il Comitato ha considerato una serie di criteri fissati:

 la resilienza della creazione del credito: il Net Stable Funding Ratio richiede che una parte del credito all’economia reale sia finanziata da fonti di provvista stabile al fine di assicurare la continuità di questo tipo di intermediazione;

 il comportamento delle banche: l’indicatore è calibrato in base all’ipotesi che le banche cerchino di rinnovare una quota significativa dei prestiti in scadenza al fine di mantenere il rapporto con la clientela;

 la scadenza delle attività: il NSFR si basa sull’ipotesi che alcune attività a breve termine (scadenza entro un anno) richiedano una quota inferiore di provvista stabile poiché le banche dovrebbero essere in grado di lasciare che una parte di tali attività giunga a scadenza, anziché essere rinnovata;

 la qualità e grado di liquidità delle attività: l’indicatore ipotizza che le attività di elevata qualità non vincolate cartolarizzabili o negoziabili, non debbano essere necessariamente finanziate integralmente mediante fonti di provvista stabile.

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Anche in questo caso alle categorie di impieghi predefinite si applicano fattori di ponderazione altrettanto prestabiliti, inversamente proporzionali al loro grado di liquidabilità, che presentano però una maggiore differenziazione rispetto a quanto previsto per il numeratore.

Al contrario, le attività considerate meno liquide hanno fattori di ponderazione più elevati e necessitano di un approvvigionamento stabile maggiore.

Le attività maggiormente liquide hanno fattori più bassi (o, al limite, nulli) e richiedono meno provvista stabile a disposizione della banca.

Sono meritevoli di attenzione le attività associate a un fattore RSF dello 0% in quanto le più facilmente liquidabili e smobilizzabili. Queste sono innanzitutto le monete e le banconote prontamente disponibili per soddisfare le obbligazioni, le riserve detenute presso la banca centrale e tutti i prestiti non vincolati a favore di banche sottoposte a vigilanza prudenziale con vita residua inferiore ai sei mesi. I fattori RSF oscillano poi con grande variabilità, in funzione inversa del grado di permanenza nel tempo delle poste attive: dal 5% e 15% previsto per le attività non vincolate di primo e secondo livello A, al 50% che spetta tra gli altri alle attività non vincolate 2B e ai depositi detenuti presso altre istituzioni finanziarie a fini operativi, sino al 65% dei mutui residenziali non vincolati con vita residua pari o superiore a un anno e all’85 % previsto tra gli altri per i titoli non vincolati e non in stato di default che non siano classificabili come high quality liquidity

asset e per le merci negoziate.

Le attività invece meno liquidabili e quindi con un maggior grado di permanenza presso un intermediario bancario cui si associa un RSF pari al 100% sono:

 tutte le attività vincolate per un periodo pari o superiore a un anno;

 i derivati attivi al netto dei derivati passivi, laddove i primi siano maggiori dei secondi;

 tutte le altre attività non rientranti nelle precedenti categorie, inclusi prestiti deteriorati, azioni non quotate, immobilizzazioni, titoli i Stato in default.

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Fattore RSF Componenti della categoria RSF

0%  Monete e banconote

 Riserve presso la Banca Centrale

 Prestiti non vincolati con vita residua inferiore ai sei mesi a favore di banche sottoposte a vigilanza prudenziale

5%  Attività di primo livello non vincolate, escluse

monete, banconote e riserve presso la banca centrale

15%  Attività non vincolate di secondo livello A

50%  Attività non vincolate di secondo livello B

 HQLA vincolate per un periodo compreso fra i sei mesi e meno di un anno

 Prestiti con vita residua compresa fra i sei mesi e meno di un anno a favore di banche sottoposte a vigilanza prudenziale

 Depositi detenuti presso altre istituzioni finanziarie ai fini operativi

 Tutte le attività non rientranti nelle categorie precedenti con vita residua inferiore ad un anno, inclusi i prestiti a favore di istituzioni finanziarie non bancarie, imprese non finanziarie, clientela al dettaglio e di piccole imprese, nonché di prestiti a favore di soggetti sovrani, banche centrali ed ESP

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pari o superiore a un anno e ponderazione di rischio pari o inferiore a 35%

 Altri prestiti non vincolati non rientranti nelle precedenti categorie, a esclusione di quelli a favore di istituzioni finanziarie, con vita residua pari o superiore a un anno e ponderazione di rischio pari o inferiore al 35% in base all’approccio standardizzato

85%  Altri prestiti non vincolati in bonis, a esclusione

di quelli a favore di istituzioni finanziarie, con vita residua pari o superiore a un anno e ponderazione di rischio superiore al 35% in base all’approccio standardizzato.

 Titoli non vincolati e non in stato di default che non siano classificabili come HQLA, comprese le azioni quotate in borsa

 Merci negoziate, comprese l’oro

100%  Tutte le attività vincolate per un periodo pari o

superiori ad un anno

 Derivati attivi al netto dei derivati passivi, laddove i primi siano maggiori dei secondi

 Tutte le altre attività non comprese nelle precedenti categorie, inclusi i prestiti deteriorati, prestiti con vita residua pari o superiore a un anno a favore di istituzioni finanziarie, azioni non quotate in borsa, immobilizzazioni, attività dei fondi pensione, attività immateriali, attività fiscali differite, interessi capitalizzati, attività assicurative, partecipazioni in controllate e titoli di stato in default

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La modalità di costruzione di entrambi gli aggregati è coerente con il focus e il senso del Net stable funding ratio orientato, come il Liquidity coverage ratio, ad una maggiore tensione e attenzione rivolta in maniera particolare verso il passivo affinché questo sia il più possibile coerente rispetto alle attività realizzate dall’intermediario.

Le banche, almeno nelle intenzioni del Comitato di Basilea, devono mantenere un NSFR superiore all’unità in modo continuativo e su base consolidata. Il NSFR sarà calcolato in un’unica valuta – quella principale di riferimento per la banca – e segnalato con cadenza almeno trimestrale.

Il NSFR è stato definito per la prima volta dal Comitato di Basilea nel framework di Basilea 3 pubblicato nel mese di dicembre 2010, con l’intenzione di sottoporlo a un periodo di osservazione per valutarne l’impatto e le eventuali criticità. Dopo un iniziale periodo di osservazione, il Comitato ha intrapreso una verifica dell’esperienza maturata con il NSFR, intesa ad affrontare eventuali conseguenze indesiderate sul funzionamento dei mercati finanziari e sull’economia. Ad ottobre del 2014 è stato pubblicato il documento finale del Comitato in materia di NSFR. Dopo un lungo periodo di osservazione, il mantenimento di un coefficiente superiore al 100% è diventato obbligatorio a partire dal 1° gennaio 2018.

Nel documento Il rischio di liquidità in banca (pagine 61-69)