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SECONDO PILASTRO

Nel documento Il rischio di liquidità in banca (pagine 69-90)

2. LA CRISI E LE CORREZIONI DI BASILEA

2.4 SECONDO PILASTRO

Come si sa Basilea è nata per cogliere quella che è l’adeguatezza patrimoniale e cioè capire se una banca riesce a far fronte a quelle che possono essere le eventuali perdite rispetto a quella che è la propria esposizione rischiosa.

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Con il secondo pilastro si va ad integrare il primo; riuscendo cosi a rappresentare l’esposizione rischiosa a 360° fornendo evidenza che l’intermediario bancario riesca a gestirla.

Si capisce cosi che tra il primo ed il secondo pilastro esiste un rapporto di intima correlazione; sono complementari.

Il processo messo in atto nel secondo Pilastro è un processo di controllo prudenziale articolato in due fasi strettamente integrate fra di loro:

1. Una fase a carico dell’intermediario: è una sorta di autodiagnosi svolta dalla banca, la quale si interroga su quella che è la propria esposizione rischiosa complessiva e sulla capacità di fronteggiare le possibili perdite.

Stiamo facendo riferimento a due tipologie di processi: ICAAP (riferito al capitale) ed ILAAP (riferito alla liquidità);

2. Un’ulteriore fase a carico del regulator: quest’ultimo attraverso lo SREP (Supervisor Rewiew and Evaluation Process) completa la funzione del secondo pilastro andando a verificare che l’autovalutazione prodotta dall’intermediario bancario sia appropriata.

Ovviamente questo Secondo Pilastro, come anche il primo, venne rivisto a seguito della crisi manifestatasi nel 2007/2008.

È fondamentale poi segnalare come nel 2012, la Commissione Europea ha ufficializzato la proposta per conferire alla BCE i poteri di supervisore unico delle banche dell’Eurozona. Un anno dopo, il 15 ottobre 2013, la stessa Banca Centrale Europea si è vista attribuire i compiti specifici legati al proprio ruolo di vigilanza prudenziale degli enti creditizi per intensificare l’integrazione della vigilanza bancaria al fine di rafforzare l’Unione, ripristinare la stabilità finanziaria e gettare le basi per la ripresa economica.

La prima metà del 2014 fu propedeutica all’entrata in vigore, nel novembre dello stesso anno, del Single Supervisory Mechanism (SSM). L’SSM, pietra miliare del progetto Banking Union, coinvolge la BCE e le Banche Centrali nazionali, ripartendo le compotenze di vigilanza prudenziale in:

- Vigilanza diretta: affidata alla BCE rispetto alle banche significant

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2.4.1 ILAAP

È importante per noi focalizzarci sul processo interno di valutazione inerente all’adeguatezza della liquidità: l’ILAAP.

Il processo ILAAP è entrato in vigore il 1° gennaio 2016 ai sensi dell’articolo 86 della Direttiva 2013/36/UE.

L’ILAAP svolge un ruolo chiave nell’SSM. Esso si perfeziona in numerose valutazioni attinenti alla governance interna, al rischio di liquidità e di finanziamento e nel processo di determinazione di tali rischi.

La finalità dell’ILAAP è sostanzialmente quella di valutare l’adeguatezza, sia attuale sia prospettica, del Liquidity Risk Management (LRM).

L’ILAAP è il compimento di un processo che fa propri i Sound Principles del 2008, evolvendo fino a richiedere alla banca stessa di evidenziare i suoi processi di gestione della liquidità e i propri calcoli sull’adeguatezza delle risorse.

Formalmente, si tratta del processo che una banca deve assicurare per identificare tutti i rischi di liquidità e i finanziamenti pertinenti, misurarli, monitorarli e, se necessario, intervenire tempestivamente per evitare una possibile carenza di liquidità. Questa può essere considerata adeguata se e solo se l’istituzione ha un robusto processo di ILAAP ed un solido quadro di stress test. Tale processo ha l’obiettivo di formulare una valutazione sull’adeguatezza della liquidità denominata Liquidity Adeguancy Statement (LAS).

Nel LAS, l’organismo di gestione esprime la propria opinione sull’adeguatezza della liquidità e spiega i suoi principali argomenti di sostegno, supportati da informazioni che ritiene rilevanti, inclusi i risultati dell’ILAAP.

Il LAS dovrebbe dimostrare che l’organismo di gestione ha una buona comprensione dell’adeguatezza della liquidità dell’ente, dei suoi principali driver e delle vulnerabilità, dei parametri e dei processi che sottendono tale processo e la coerenza dell’ILAAP con la sua strategia.

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L’ILAAP deve essere commisurato al livello di business della banca, alla sua dimensione, alla complessità, alla rischiosità, alle aspettative di mercato, in considerazione del principio di proporzionalità tra struttura del processo e dimensione dell’istituzione.

Inoltre la banca deve procedere all’autovalutazione almeno una volta all’anno. Gli elementi chiave dell’ILAAP includono:

 La struttura di governance

 Requisiti di documentazione

 La metodologia utilizzata per valutare l’adeguatezza della liquidità;

 L’ambito di copertura dei rischi e del perimetro acquisito;

 L’orizzonte temporale;

 Le principali ipotesi di misura del rischio e la definizione di parametri per gli indicatori di rischio.

Il processo di autovalutazione della liquidità può essere suddiviso in due parti:

- Valutazione corrente del rischio di liquidità in una prospettiva di breve termine, di solito riferita ad un anno;

- Prospettiva a medio termine complementare su un orizzonte di almeno tre anni.

La valutazione a breve e medio termine dovrebbero costituire un continuu, vale a dire che la valutazione a medio termine, spesso definita “pianificazione finanziaria”, dovrebbe basarsi sulla valutazione a breve, che integra e si estende attraverso proiezioni che spostano la prospettiva a breve nel futuro.

Oltre a queste due diverse prospettive di tempo, l’istituzione deve valutare altre due dimensioni:

- I diversi requisiti di liquidità regolamentari e di vigilanza; - La prospettiva interna ed economica.

In generale quindi, ci sono quattro prospettive distinte che l’ILAAP di ogni banca deve affrontare.

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Le istituzioni dovrebbero attuare un processo per identificare regolarmente i rischi e i risk driver a cui sono o potrebbero essere esposti. Tuttavia, l’esperienza dimostra che alcuni rischi non vengono presi in considerazione in modo adeguato da alcuni istituti. Tali fonti di rischio possono derivare da maggiori deflussi, entrate ridotte o una ridotta fruibilità delle attività liquide.

Si dovrebbe considerare sia gli elementi a bilancio che quelli fuori bilancio, includendo: - Una riduzione del merito creditizio75;

- Il rischio potenziale derivante da operazioni che prevedono l’utilizzo di collateral swap per aumentare lo stock di attività liquide;

- Valutazione degli ostacoli al trasferimento della liquidità tra soggetti giuridici, paesi e valuta, quantificando l’impatto di tali ostacoli sulla disponibilità di liquidità in tutto il contesto geografico dove l’istituzione è presente76

.

Inoltre ad integrazione delle SREP Guidelines, nel novembre 2016 l’EBA ha pubblicato un documento per meglio specificare le informazioni da richiedere da parte delle autorità di vigilanza in ambito ILAAP (ed ICAAP) con riferimento a ciascuna istituzione finanziaria. L’ILAAP contiene pertanto tutte le informazioni qualitative e quantitative necessarie ad avallare la propensione al rischio dell’ente inclusa la descrizione dei sistemi, dei processi e della metodologia di misurazione e gestione dei rischi di liquidità e di provvista77.

L’ILAAP è un processo continuo, gli enti dovrebbero altresì integrare con adeguata frequenza i risultati del processo riguardanti l’evoluzione dei rischi rilevanti e degli indicatori nella reportistica interna.

Queste informazioni fanno riferimento a diverse aree, per ognuna delle quali l’ente dovrà indicare la conformità o meno, selezionando una delle seguenti opzioni: “pienamente”, “largamente”, “parzialmente” oppure “no/NA”, fornendo le dovute motivazioni78

.

75 Incluso il rimborso volontario del debito proprio per garantire l’accesso al mercato in futuro. 76 Solo nel caso di attività con l’estero.

77 S. Lilli, E. Florio, “L’ILAAP: il next level per la gestione della liquidità”, Banche e Banchieri, n°1/2015 78 A. Lippi, “ICAAP e ILAAP: le sfide di Basilea 3”, pag. 68, Franco Angeli, 2017

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Nel caso in cui ci sia una risposta che non coincida con il “pienamente”, a questo punto la banca dovrà dare motivazioni riguardo alle possibili azioni correttive da mettere in atto, sottolineando se si tratti di interventi temporanei o permanenti.

È stata effettuata inoltre una categorizzazione delle informazioni in due tipologie: le informazioni comuni ad entrambi i processi ILAAP ed ICAAP e quelli utili ai soli fini ICAAP o ILAAP.

Per quanto riguarda l’area comune alle due procedure, il report distingue espressamente informazioni su:

- Business Model and Strategy: descrivere il business model attualmente in uso, con

l’identificazione delle principali linee di business. Riguardo la pianificazione a lungo termine, l’autorità richiede la descrizione delle modifiche previste al business model in uso e alle attività sottostanti alle business lines, tutti i mercati e tutte le controllate, con proiezioni dei principali indicatori finanziari ed illustrazione di come la strategia di business sia legata ai processi ICAAP ed ILAAP;

- Risk Governance and Management Framework: schematizzazione delle misure di

governance generali, definendo ruoli e responsabilità all’interno del Risk Management e del controllo, oltre al sistema di reporting e alla frequenza con cui si fa rapporto al Risk Management. Descrizione delle modalità di interazione tra le aree di misurazione e monitoraggio del rischio e quelle di assunzione effettiva dei rischi. Descrizione di processi e misure adottati al fine di assicurare la solidità e l’integrazione del framework di gestione dei rischi. Se attinenti, descrizione della divisione degli obiettivi all’interno dell’area, di schemi di protezione istituzionale o di network cooperativi inerenti il Risk Management; - Risk Appetite Framework (RAF): descrizione della concordanza di strategie e business model dell’istituzione finanziaria con il proprio RAF. Descrizione delle misure di processo e governance, con la definizione di ruoli e responsabilità all’interno del senior management e del management, in accordo con il RAF. Informazioni riguardo il rischio verso cui l’istituzione finanziaria è o potrebbe essere esposta. Descrizione dei livelli di risk appetite/tolerance, delle soglie e dei limiti fissati per i rischi materiali, oltre agli orizzonti temporali e ai processi adottati per tenere aggiornate sia le soglie che i limiti. Illustrazione

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dell’integrazione e utilizzo del RAF in ogni area di management, inclusi business strategy, risk strategy, ICAAP, ILAAP;

- Stressing Test Framework and Programme: descrizione generale del programma di

stress testing (tipologia di stress test, frequenza, metodologie, modelli utilizzati, assunzioni), delle misure di governance relative, del grado di integrazione tra test di solvibilità e di liquidità. Particolare attenzione agli stress test riguardanti ICAAP e ILAAP. Descrizione dei possibili utilizzi dello stress test e sua integrazione nel framework di controllo e gestione del rischio;

- Risk Data, Aggregation and IT Systems: descrizione del quadro e dei processi

utilizzati per raccogliere, archiviare e aggregare i risk data sui vari livelli dell’istituzione, inclusi i flussi di dati provenienti dalle controllate. Descrizione del flusso di dati e della struttura di dati utilizzati per ICAAP e ILAAP, oltre che del sistema di verifica dei dati stessi. Descrizione dei sistemi IT usati per raccogliere, archiviare, aggregare e diffondere i risk data utilizzati per ICAAP e ILAAP;

Con riferimento alle informazioni specificamente attinenti l’ILAAP, la categorizzazione prodotta è risultata la seguente. Vanno fornite informazioni su:

- Liquidity and Funding Risk Management Framework: indicazione dei fini e delle

metodologie di applicazione dell’ILAAP, oltre ai criteri di selezione dei risk drivers e delle assunzioni di base del procedimento. Valutazione dei flussi di liquidità e delle posizioni di finanziamento, oltre a ragionare sulla scelta dei risk driver, dandone un’overview generale quantitativa così come per il funding profile. Dare evidenza, infine, del monitoraggio ai fini di conformità rispetto a determinati requisiti prudenziali determinati dall’art. 105 della direttiva CRD IV;

- Funding Strategy: descrizione generale del funding plan. Dove attinente,

produzione di documentazione sulla presenza nei diversi mercati, sul funding concentration risk, sul funding in valute straniere. Illustrazione del funding plan in uso, con una panoramica quantitativa e una visione prospettica di lungo periodo. Valutazione di funding position e funding risk dopo l’applicazione del funding plan. Informazioni riguardo il backtesting del funding plan;

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- Strategy regarding Liquidity Buffer and Collateral Management: indicazione della

metodologia per determinare il livello minimo di liquidity buffer, produzione di documentazione sul collateral management, sul peso degli asset e sul liquidity concentration risk nel liquidity buffer. Quantificazione del livello minimo di asset liquidi considerato adeguato ai requisiti interni e del liquidity buffer corrente. Proiezione dello sviluppo del volume minimo richiesto di asset liquidi e di asset liquidi disponibili su un orizzonte temporale appropriato in due scenari: ordinario e di stress. Panoramica e analisi quantitative sui livelli di peso correnti e previsionali degli asset. Calcolo del tempo necessario a trasformare gli asset liquidi in liquidità prontamente utilizzabili;

- Cost-Benefit Allocation Mechanism: descrizione del meccanismo di allocazione

costi benefici di liquidità e indicazione dell’interrelazione tra questo e tutto l’apparato di risk management. Descrizione del meccanismo in uso e panoramica quantitativa della sua attuale calibrazione. Descrizione dell’integrazione del meccanismo in uso con il calcolo della profittabilità dei nuovi asset e generazione di passività, così come con il performance management;

- Intraday Liquidity Risk Management: descrizione di criteri e mezzi per la

determinazione e il monitoraggio dei rischi di liquidità intraday. Overview quantitativa dell’andamento di tali rischi nell’anno precedente. Indicazione del numero totale di pagamenti mancati e panoramica esplicativa di pagamenti e obbligazioni non onorate dall’istituzione;

- Liquidity Stress Testing: descrizione degli scenari avversi applicati e delle

assunzioni considerate nel procedimento, dei criteri di calibrazione degli scenari e della scelta degli orizzonti temporali. Risultanze quantitative degli stress test e analisi delle stesse quantitativamente e qualitativamente rispetto al profilo di funding;

- Liquidity Contingency Plan (LCP): descrizione delle linee di responsabilità per

strutturare, monitorare ed eseguire il LCP. Descrizione delle strategie di reindirizzamento delle perdite di liquidità in situazioni di emergenza. Descrizione degli strumenti per monitorare le condizioni del mercato. Illustrazione dell’LCP corrente. Informazioni circa le possibili azioni di management sulla valutazione della fattibilità e della capacità di generare liquidità sotto diversi scenari di stress;

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- Supporting Documentation: approvazione integrale della struttura ILAAP e dei suoi

elementi chiave. Evidenza di aver valutato, discusso e/o deciso nell’ambito delle diverse situazioni da affrontare (limiti, requisiti, ecc.).

Per le segnalazioni ILAAP si richiede all’ente di dichiarare esplicitamente nella guida per il lettore e nell’autovalutazione quali siano la documentazione e le informazioni che non sono trattate o che lo sono soltanto marginalmente per ragioni di proporzionalità relative alle dimensioni, al modello imprenditoriale, al profilo di rischio e alla complessità dell’ente stesso.

Le informazioni dell’ILAAP devono essere trasmesse in forma elettronica ai competenti gruppi di vigilanza congiunta entro il 30 aprile attraverso i canali di comunicazione previsti, prendendo come data di riferimento la fine dell’anno precedente.

In ultimo è fondamentale sottolineare che prima della pubblicazione delle SREP Guidelines, nel 2016, precisamente l’8 gennaio, sono state pubblicata da parte di Banca Centrale Europea le aspettative di vigilanza su ILAAP ed ICAAP.

Queste aspettative hanno rappresentato un primo passo verso la convergenza in questi ambiti cruciali, ma purtroppo hanno dimostrato soprattutto come le banche presentino ancora diverse aree in cui sono necessari miglioramenti; proprio per questo motivo il 20 febbraio 2017 è stato deciso di avviare un progetto pluriennale per l’introduzione di due guide che trattino esclusivamente ed esaustivamente dei processi ICAAP ed ILAAP degli enti significativi.

Focalizzandoci sull’ILAAP, questo piano pluriennale contiene sette principi fondamentali su cui si dovrà porre l’attenzione durante il processo interno di valutazione della liquidità79:

1. L’organo di amministrazione è responsabile della solida governance

dell’ILAAP: l’organo di amministrazione dovrà redigere e sottoscrivere la LAS e

79 Banca Centrale Europea, “ Piano pluriennale per l’introduzione delle Guide dell’MVU sull’ICAAP e

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approvare tutti gli elementi fondamentali dell’ILAAP. Quest’ultimo è periodicamente oggetto di revisione interna. La BCE si attende che gli enti siano dotati di un processo definito che assicuri un adeguamento proattivo dell’ILAAP a qualunque cambiamento rilevante verificatosi.

Inoltre i risultati dell’ILAAP dovrebbero essere soggetti ad adeguati test retrospettivi e misurazioni delle performance.

2. L’ILAAP è parte integrante di gestione dell’ente: al fine di valutare e mantenere un livello di liquidità adeguato a coprire i rischi di un ente, i processi e le disposizioni interne dovrebbero far sì che le analisi quantitative dei rischi, contenute nell’ILAAP, confluiscano in tutte le decisioni e le attività imprenditoriali rilevanti. L’organo di amministrazione è responsabile del mantenimento di un’architettura complessiva dell’ILAAP solida ed efficace, assicurando che i diversi elementi dell’ILAAP interagiscano in modo organico e che sia parte integrante del quadro di gestione dell’ente. È inoltre fondamentale sottolineare che l’ILAAP è un processo continuo, e quindi l’ente dovrà incorporare con adeguata frequenza i risultati nella reportistica interna destinata alla dirigenza. Ci si attende che la periodicità della reportistica sia almeno trimestrale.

3. L’ILAAP è volto a mantenere la sostenibilità economica dell’ente assicurando

una liquidità adeguata e finanziamento stabile nel breve e nel medio periodo: l’ILAAP

riveste un ruolo cruciale nel preservare un’adeguata posizione di liquidità e di finanziamento. Al fine di contribuire alla propria continuità, l’ente dovrebbe adottare un ILAAP proporzionato, prudente e conservativo che integri le due prospettive interne complementari. L’ente dovrebbe far si che l’obbiettivo della continuità sia riflesso nel RAF ed utilizzare il quadro dell’ILAAP per riesaminare la propensione al rischio e le soglie di tolleranza nell’ambito dei propri vincoli di liquidità complessivi, considerati il profilo di rischio e le vulnerabilità.Ci si attende inoltre che l’ente attui una prospettiva economica, in base alla quale esso dovrebbe individuare e quantificare tutti i rischi rilevanti suscettibili di influire negativamente sulla propria posizione di liquidità interna. Risulta infine fondamentale anche la prospettiva normativa, ossia una valutazione pluriennale della capacità dell’ente di soddisfare tutte le richieste e tutti i requisiti regolamentari e di vigilanza (quantitativi) in materia di liquidità, nonché di far fronte ad altri vincoli finanziari esterni, su base continuativa. Nel valutare l’adeguatezza della liquidità nella prospettiva

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normativa l’ente non si limita alle ipotesi di sottostanti il calcolo dei coefficienti di primo pilastro, bensì si tiene conto anche del secondo pilastro nel periodo di pianificazione. Entrambe le prospettive dovrebbero essere valutate in un’ottica di breve periodo ed integrate da proiezioni fondate su scenari di base e avversi a medio termine.

4. Tutti i rischi rilevanti sono identificati e considerati nell’ILAAP: l’ente è

responsabile di attuare un processo di identificazione di tutti i rischi rilevanti ai quali è, o potrebbe essere esposto, nella prospettiva economica ed in quella normativa, ed includa il tutto in un inventario interno dei rischi esaustivo. Nell’elaborazione di questo inventario l’ente è responsabile di definire la propria tassonomia interna dei rischi e non adottando una tassonomia regolamentare. Applicando la propria definizione interna di rilevanza, l’ente dovrebbe assicurare che l’inventario sia sempre aggiornato. L’identificazione dei rischi dovrebbe seguire un “approccio lordo”, cioè tralasciando le tecniche specifiche volte a mitigare i rischi sottostanti. È l’organo di amministrazione che decide quali tipologie di rischi sono da ritenere rilevanti e quali di questi dovrebbero avere copertura di liquidità; sarà quindi necessario motivare perché un determinato rischio non venga considerato rilevante.

5. La riserva di liquidità interna è di qualità sufficientemente elevata, ben diversificata e chiaramente definita nelle sue componenti; le fonti di finanziamento sono stabili per assicurare la prosecuzione dell’operatività anche nel lungo periodo: ci

si attende che l’ente definisca le attività e gli afflussi futuri che possono essere considerati disponibili ai fini della valutazione dell’adeguatezza della liquidità, adottando un approccio conservativo e prudente; tale definizione interna dovrebbe basarsi sulla probabilità che le fonti siano utilizzate per ottenere liquidità in condizioni normali e di stress. In particolare ci si aspetta che le banche differenzino le attività con probabilità elevata di rimanere liquide in condizioni di stress da quelle che possono essere utilizzate solo per ottenere liquidità dalle banche centrali. Mentre, ai fini della valutazione della sostenibilità del finanziamento, ci si attende che l’ente definisca le fonti di finanziamenti che possono essere considerate stabili, adottando sempre un approccio conservativo e prudente; a tale scopo, occorrerebbe elaborare una visione interna esplicita in merito alla vischiosità dei depositi e al profilo dei flussi di cassa, prendendo in considerazione ipotesi comportamentali. Ci si attende inoltre che l’ente valuti la stabilità del proprio profilo di

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finanziamento, tenendo conto della diversità delle fonti, dei mercati e dei prodotti, e che valuti altresì l’accesso ai mercati in termini di volume e prezzi tenendo conto delle attività vincolate correnti e delle loro variazioni attese nell’esecuzione del piano di finanziamento. 6. Le ipotesi e le metodologie di quantificazione dei rischi utilizzate nel quadro ILAAP sono proporzionate, coerenti e accuratamente convalidate: l’ILAAP dovrebbe

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