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Liquidity Coverage Ratio

Nel documento Il rischio di liquidità in banca (pagine 53-61)

2. LA CRISI E LE CORREZIONI DI BASILEA

2.3 PRIMO PILASTRO

2.3.1 Liquidity Coverage Ratio

Il Liquidity Coverage Ratio (LCR), entrato in vigore il 1° gennaio 2015, rappresenta l’indicatore di breve termine del rischio di liquidità e misura l’abilità di una banca a sopravvivere a un significativo scenario di stress di breve periodo, nel quale si presume che appropriate azioni correttive vengano adottate dal management o dalle autorità di vigilanza e/o che possano essere risolte dalla banca stessa in via ordinaria68.

Il LCR ha come obiettivo il rafforzamento della “resilienza” a breve termine del profilo di liquidità della banca di fronte a possibili turbative della liquidità su un orizzonte di 30 giorni.

Esso contribuirà ad assicurare che le banche dispongano di sufficienti assets altamente liquidi di elevata qualità per fronteggiare gli impegni dal lato delle uscite in uno scenario di stress acuto di breve periodo (un mese).

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L’indicatore è finalizzato alla copertura del possibile mismatch di breve periodo, attraverso la comparazione dei flussi netti di cassa cumulati attesi con un buffer di liquidità a disposizione della banca.

Lo scenario di stress che viene considerato è definito dalle Autorità di Vigilanza; questo perché le banche non sono state in grado di farlo autonomamente nel recente passato, visti gli sviluppi della crisi.

Le prove di stress simulano una combinazione di uno shock idiosincratico, cioè a riferito a quelle che sono le caratteristiche della banca, sia di mercato che comporti:

 Il prelievo di una percentuale significativa dei depositi al dettaglio;

 Una parziale perdita della capacità di raccolta all’ingrosso non garantita;

 Una parziale perdita della provvista garantita a breve termine relativa a determinante garanzie e controparti;

 Deflussi aggiuntivi di liquidità conseguenti ad un ribasso del rating fino a tre classi;

 Maggiore volatilità dei mercati che si ripercuota sul valore delle garanzie reali;

 Utilizzi non programmati di linee di liquidità e di credito;

 Potenziale obbligazione di riacquistare debito o di onorare obblighi extracontrattuali. Il LCR viene calcolato come rapporto tra lo stock di High Quality Liquid Assets (HQLA) e il totale dei deflussi di cassa netti (deflussi di cassa attesi al netto degli afflussi di cassa attesi nell’arco di 30 giorni) in uno scenario di stress.

Il LCR deve presentare un valore almeno pari al 100%.

𝐿𝐶𝑅 = 𝑆𝑡𝑜𝑐𝑘 𝑑𝑖 𝑎𝑡𝑡𝑖𝑣𝑖𝑡à 𝑙𝑖𝑞𝑢𝑖𝑑𝑒 𝑑𝑖 𝑒𝑙𝑒𝑣𝑎𝑡𝑎 𝑞𝑢𝑎𝑙𝑖𝑡à (𝐻𝑄𝐿𝐴)

𝑇𝑜𝑡𝑎𝑙𝑒 𝑑𝑒𝑖 𝑑𝑒𝑓𝑙𝑢𝑠𝑠𝑖 𝑑𝑖 𝑐𝑎𝑠𝑠𝑎 𝑛𝑒𝑡𝑡𝑖 𝑛𝑒𝑖 30 𝑔𝑔 𝑑𝑖 𝑐𝑎𝑙𝑒𝑛𝑑𝑎𝑟𝑖𝑜 𝑠𝑢𝑐𝑐𝑒𝑠𝑠𝑖𝑣𝑖 ≥ 100%

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In merito alla grandezza indicata al numeratore, va detto che la definizione del buffer di liquidità è stata indubbiamente una delle decisioni più dibattute all’interno del Comitato di Basilea.

La versione finale delle attività liquide è guidata in primo luogo dal criterio della negoziabilità sul mercato di un titolo in una situazione di stress e, in secondo luogo, dalla sua stanziabilità nelle operazioni di rifinanziamento nei confronti della Banca centrale. In definitiva, per essere classificato come HQLA un asset deve essere facilmente liquidabile sul mercato anche in periodi di tensione e deve essere possibile utilizzarlo come collateral presso la Banca centrale. Deve inoltre presentare un’elevata affidabilità creditizia (bassissimo rischio di default) con una bassa volatilità e una scarsa correlazione rispetto alle attività rischiose come le obbligazioni bancarie. Inoltre, le attività non devono essere gravate da alcun vincolo (uncumbered assets), ossia non devono essere state impegnate per fornire forme di assicurazione, garanzia e/o supporto al credito.

Lo stock di attività liquide di alta qualità detenuto da una banca si ottiene moltiplicando i valori di bilancio delle diverse categorie di attività per un fattore di ponderazione, fissato a livello internazionale dallo stesso Comitato di Basilea, che tiene conto della qualità di ciascun tipo di attività.

A tal fine, sono state individuate due categorie di attività che possono essere incluse nello stock di HQLA, vale a dire:

- attività di “primo livello”, che possono essere computate senza limiti e beneficiano di un fattore di ponderazione del 100%;

- attività di “secondo livello”

Dobbiamo dire innanzitutto che l’attività viene considerata al valore di mercato, non al valore nominale. Nell’andare a considerare il valore di mercato se richiesto dovrà essere applicato un haircuts, definiti dall’Autorità di Vigilanza.

Attività di primo livello: sono la parte che più risponde ai requisiti di LCR e proprio per

questo il regulators ha deciso che almeno il 60% del numeratore sia composto da questa tipologia di attività.

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In queste attività si andrà a ritrovare:  Cassa;

 Crediti verso o garantiti da banche centrali;

 Titoli emessi da soggetti sovrani o garantiti da tali soggetti (ponderazione 0% per il rischio di credito con l’utilizzo della metodologia standard);

 Covered Bond nel rispetto di certe condizioni (es: ammontare emissione minimo di 500 milioni).

Attività di secondo livello si distinguono in due sottogruppi:

- attività di “secondo livello di tipo A”, sottoposte a un limite massimo del 40% dello stock totale di HQLA, alle quali si applica un fattore di ponderazione dell’85% (che equivale a un haircut del 15%);

- le attività di “secondo livello di tipo B”, sottoposte a un limite massimo del 15% dello stock totale di HQLA, alle quali si applica un fattore di ponderazione, a seconda dei casi, del 50% o del 75% (che equivale, rispettivamente, a un haircut del 50% o del 25%).

Le attività di entrambi i livelli devono essere negoziate in mercati ampi, spessi e attivi, nonché caratterizzati da un basso livello di concentrazione. Inoltre, durante un significato periodo di stress di liquidità, le attività non devono aver subito un calo di prezzo o un incremento dello scarto di garanzia superiore al 10% nell’arco dei 30 giorni.

La funzione della banca responsabile della gestione del rischio di liquidità deve verificare il mantenimento nel tempo delle caratteristiche di idoneità degli assets. A tal fine, una parte di essi deve essere periodicamente monetizzata attraverso operazioni pct oppure venduta sul mercato. In tal modo, la banca ha la possibilità di testare il grado di accesso al mercato di una specifica classe di attività e l’efficacia dei propri processi di smobilizzo. Qualora un’attività dovesse perdere le caratteristiche di elevata liquidabilità, può continuare ad essere classificata come HQLA per altri 30 giorni, durante i quali la banca deve adeguare lo stock oppure sostituire le attività.

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In merito al denominatore del quoziente, si precisa che la banca deve determinare il totale dei deflussi di cassa attesi nell’arco di 30 giorni, nell’ambito di un determinato scenario di stress, al netto del totale degli afflussi di cassa attesi nel medesimo periodo.

Il totale dei deflussi di cassa attesi è calcolato moltiplicando i saldi in essere delle varie categorie o tipologie di passività e impegni fuori bilancio per i tassi ai quali ci si attende il loro prelievo o utilizzo. Tali tassi sono indicati dal Comitato di Basilea in funzione della tipologia della voce del passivo. Maggiore è il tasso applicato, maggiori sono i deflussi attesi rispetto agli stock correnti.

Tra i flussi di cassa in uscita potranno essere ricompresi quelli rivenienti da depositi da

clientela retail, divisi tra stabili e meno stabili, con un tasso di ritiro degli stessi associata aciascuna categoria. Si tratta di un livello minimo indicativo che può e deve essere aument ato a livello nazionale dalle singole autorità per catturare meglio il comportamento dei depositanti in fasi di crisi e le probabilità di ritiro dei depositi. I depositi stabili sono associati ad un tasso di ritiro minimo del 5% e sono considerati tali in quanto coperti da un’assicurazione sui depositi o analoghe garanzie pubbliche e legati alla banca da ulteriori relazioni tra istituzione e depositanti.

I depositi meno stabili sono invece associati ad un tasso minimo di ritiro del 10% e possono includere depositi in valuta estera, depositi privi di effettiva copertura assicurativa, depositi che possono essere per loro natura rapidamente ritirati (via Internet).

Ancora tra i flussi in uscita rientrano quelli originati da passività non garantite provenienti da clientela all’ingrosso (wholesale), distinte in base alla tipologia della clientela ed alla sofisticazione della stessa, intesa come sensibilità al tasso offertole, il merito di credito e la solvibilità della banca. Anche qui a ciascuna categoria è riferita una previsione percentuale di rimborso minima.

Per le passività non garantite verso le piccole imprese è del 5% per quelle stabili e del 10% per quelle meno stabili; a questa tipologia appartengono depositi o altre fonti di funding

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fornite da imprese non finanziarie e trattate analogamente alle esposizioni verso la clientela retail per la somiglianza in termini di rischio e di caratteristiche di liquidità.

Il tasso di rimborso sale al 25% per le passività non garantite vincolate alla banca da esigenze operative69, si tratta, ossia, di depositi resi necessari dalla realizzazione di altre operazioni presso la banca che possono provenire anche da clientela istituzionale.

Alla raccolta proveniente da imprese non finanziarie, non appartenenti alla categoria delle piccole imprese, e ai depositi di soggetti sovrani, banche centrali ed enti pubblici è associata una percentuale minima di deflusso del 75%.

Infine il tasso di run-off per le istituzioni finanziarie, gli SPV e le altre affiliate della banca è del 100%.

Tra i deflussi di cassa attesi abbiamo poi quelli potenzialmente prodotti dalla raccolta garantita. Per quel che riguarda la raccolta garantita da assets del primo livello non è prevista l’applicazione di un tasso di deflusso, per quella garantita da assets del secondo livello è prevista una ponderazione del 15%, la raccolta garantita proveniente da soggetti sovrani, banche centrali ed enti pubblici non coperta da assets di primo o di secondo livello sarà ponderata per il 25%, ed il 100% è previsto in via residuale per tutte le altre passività garantite che non rientrano tra quelle appena nominate.

Altre voci dovranno poi essere imputate alle uscite di cassa, tra queste linee di credito accordate alla clientela retail, corporate, etc, esigenze di liquidità addizionali prodottesi a seguito di clausole contrattuali legate al downgrading della banca fino alla voce “altri deflussi di cassa contrattuali in cui potranno essere riversate tutte le uscite di cassa attese che non sono state considerate nelle altre categorie e tra cui comunque non rientrano le uscite per costi operativi.

Il totale degli afflussi di cassa attesi è ottenuto moltiplicando i saldi in essere delle varie categorie di crediti contrattuali per i tassi ai quali ci si attende che affluiscano nello scenario in esame, fino a un massimo del 75% del totale dei deflussi di cassa attesi70 (anche in questo caso i tassi sono predefiniti). In questo modo le banche sono costrette a detenere un ammontare minimo di assets liquidi pari al 25% dei deflussi attesi.

69 Legate a servizi di clearing, di custodia e simili.

70 R. Ruozi, P. Ferrari, “La nuova regolamentazione del rischio di liquidità: l’impatto sulla gestione

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Questo per evitare che l’intermediario vada a costruire il suo LCR puntando più alle entrate che non agli impegni, invece la ratio del LCR è quella di capire come la banca riesce a fronteggiare i suoi impegni (deflussi di cassa) sulla base di come ha composto le sue attività liquide. Quindi si vuole che il margine di manovra della banca sia incentrato su un monitoraggio degli impegni piuttosto che su una maggiore forza contrattuale che ha sul fronte dell’attivo.

Tra le entrate di cassa possono essere inclusi i Reverse Repos in scadenza a 30 giorni per una percentuale pari al 15% se coperti da asset di secondo livello, per il 100% se coperti da altre garanzie, mentre una ponderazione pari allo 0% è prevista per i RR garantiti da asset di primo livello in quanto si può ragionevolmente ritenere che saranno rinegoziati per intero.

Queste percentuali sono ridotte a 0 qualora i collateral vengano riutilizzati per coprire posizioni short, in questo caso infatti i Repos saranno rinegoziati in toto e non daranno luogo a flussi di cassa.

Le linee di credito disponibili presso altre istituzioni non potranno essere in alcun modo imputate tra i flussi di cassa attesi in entrata, questo per non lasciare spazio agli effetti di eventuali contagiose carenze di liquidità presso altre banche e per tener conto della possibilità che tali banche non si trovino nella condizione, o scelgano di non onorare gli impegni presi per conservare la propria liquidità o ridurre al minimo la propria esposizione verso la contro parte bancaria.

Relativamente ai flussi di cassa provenienti da clientela al dettaglio e dalle piccole

imprese , si assume che i flussi in entrata vengano interamente percepiti e che la banca

continui ad erogare credito agli stessi soggetti per un ammontare pari al 50% degli afflussi previsti. Il risultato è un afflusso netto pari al 50% delle entrate contrattualmente previsto. Secondo la stessa logica appena vista, per gli afflussi provenienti da clientela corporate ed

istituzionale le entrate nette imputate saranno del 100% per le istituzioni finanziarie e del

50% per quelle non finanziarie.

I depositi detenuti presso altre istituzioni finanziarie per scopi operativi saranno ponderati allo 0%, in quanto rimarranno nella disponibilità della controparte e da ultimo avremo nuovamente una voce residuale, “altri afflussi di cassa contrattuali”, in cui verranno convogliate le voci che non hanno avuto esplicita menzione prima.

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In definitiva, il denominatore (deflussi di cassa netti) è pari ai deflussi lordi attesi al netto degli afflussi attesi nell’arco dei successivi 30 giorni, con un massimale all’ammontare degli afflussi pari al 75% dei deflussi lordi.

In formula:

𝑇𝑜𝑡𝑎𝑙𝑒 𝑑𝑒𝑖 𝑑𝑒𝑓𝑙𝑢𝑠𝑠𝑖 𝑑𝑖 𝑐𝑎𝑠𝑠𝑎 𝑙𝑜𝑟𝑑𝑖 𝑎𝑡𝑡𝑒𝑠𝑖

− 𝑀𝑖𝑛 (𝑇𝑜𝑡𝑎𝑙𝑒 𝑑𝑒𝑔𝑙𝑖 𝑎𝑓𝑓𝑙𝑢𝑠𝑠𝑖 𝑑𝑖 𝑐𝑎𝑠𝑠𝑎 𝑎𝑡𝑡𝑒𝑠𝑖; 75% 𝑑𝑒𝑙 𝑡𝑜𝑡𝑎𝑙𝑒 𝑑𝑒𝑖 𝑑𝑒𝑓𝑙𝑢𝑠𝑠𝑖 𝑑𝑖 𝑐𝑎𝑠𝑠𝑎 𝑙𝑜𝑟𝑑𝑖 𝑎𝑡𝑡𝑒𝑠𝑖)

= 𝑇𝑜𝑡𝑎𝑙𝑒 𝑑𝑒𝑖 𝑑𝑒𝑓𝑙𝑢𝑠𝑠𝑖 𝑑𝑖 𝑐𝑎𝑠𝑠𝑎 𝑛𝑒𝑡𝑡𝑖 𝑝𝑒𝑟 𝑖 30 𝑔𝑔 𝑑𝑖 𝑐𝑎𝑙𝑒𝑛𝑑𝑎𝑟𝑖𝑜 𝑠𝑢𝑐𝑐𝑒𝑠𝑠𝑖𝑣𝑖

Questo richiede che una banca debba mantenere uno stock minimo di HQLA pari al 25% dei deflussi netti di cassa.

Il coefficiente LCR è calcolato in un’unica valuta, quella principale di riferimento per la banca, e segnalato al supervisore con cadenza almeno mensile.

Questo coefficiente è stato introdotto in modo prescrittivo, ma graduale, a partire da gennaio 2015 in misura pari al 60% del requisito minimo, per poi essere innalzato del 10% negli anni successivi e raggiungere il 100% del requisito a partire da gennaio 2019.

Nel periodo transitorio sono stati essenziali verifiche sugli effetti di interazione fra il nuovo schema regolamentare basato sull’indicatore LCR e la coesistenza di schemi operativi differenti nelle diverse Banche centrali, soprattutto in termini di stanziabilità dei titoli in operazioni di rifinanziamento.

Le Banche centrali hanno dovuto, pertanto, sostenere gli sforzi della regolamentazione per ridurre la dipendenza delle singole banche dal rifinanziamento presso gli istituti centrali nella gestione della propria liquidità, anche attraverso una ridefinizione e armonizzazione dei titoli stanziabili e delle condizioni di accesso oggi molto difformi.

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Nel documento Il rischio di liquidità in banca (pagine 53-61)