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Eilís Ní Dhuibhne, The Bray House: metanarrativa distopica; gli “Irish Studies” dentro e fuori dal contesto nazionale

IL ROMANZO IRLANDESE E IL CANONE: LA SCRITTURA CREATIVA

5.4 Eilís Ní Dhuibhne, The Bray House: metanarrativa distopica; gli “Irish Studies” dentro e fuori dal contesto nazionale

In The Bray House (1990) Robin, un’archeologa svedese, parte da Gothenburg, in Svezia, sull’imbarcazione Saint Patrick, con altre tre persone – Karen e la coppia di fidanzati Karl e Jenny –, per una spedizione archeologica che la porta in un’Irlanda del futuro, completamente distrutta e disabitata a causa di un disastro nucleare verificatosi nella centrale di Ballylumford per un errore umano.

Durante gli scavi Robin e i suoi collaboratori trovano ‘The Bray House’, un casa nei pressi di Bray rimasta praticamente intatta sotto scorie e polveri radioattive, che fornisce loro uno spaccato della vita condotta da una tipica famiglia irlandese, i MacHugh, fino a poco prima dell’incidente. Durante gli scavi sorgono dei contrasti dovuti all’insopportabile autorità e crudeltà di Robin. Dopo pochi giorni, a seguito delle incomprensioni, Karl e Jenny scompaiono. Karen è preoccupata, ma Robin continua con il lavoro e, finiti gli scavi e completata la relazione sulla spedizione (‘The Report’), si prepara a ripartire per la Svezia senza Karl e Jenny. Karen però la obbliga ad attendere il loro ritorno. Dopo tre settimane i due si rifanno vivi, accompagnati da una donna, che fanno credere essere Elinor MacHugh, unica sopravvissuta all’incidente nucleare, nonché residente nella casa di Bray prima dell’esplosione. La superstite però non parla. Durante il viaggio di ritorno Robin s’impegna in tutti i modi per farla comunicare, manifestandosi in tutta la sua crudeltà perché non riesce a sopportare che Elinor, una volta rientrati in patria, possa screditare i risultati di tutta la spedizione e soprattutto la relazione su di essi. Non riuscendo nel suo intento, Robin seduce Karl per la seconda volta (lo aveva già fatto subito dopo la partenza) per impossessarsi del suo quaderno d’appunti dove ha annotato ciò che sa di Elinor. Quando Karl scopre il suo intento, nasce una colluttazione e Robin lo uccide gettandone in mare il corpo.

Una volta di ritorno in Svezia, né la relazione di Robin, né la superstite, che in realtà non è Elinor MacHugh, ma si chiama Maggie e non ha mai vissuto nella casa di Bray, suscitano grossa attenzione da parte dei media. Robin viene processata e assolta per l’uccisione di Karl, ma il mancato successo la abbatte e ambizione e desiderio d’onnipotenza le fanno perdere la testa fino a indurla al suicidio.

Il romanzo viene qui letto come riscrittura del Robinson Crusoe (1719) di Daniel Defoe, classico e mito, archetipo e Genesi della letteratura inglese, in un certo qual modo, Origine, Bibbia profana della cultura del romanzo anglosassone.

Fra le storie dell’impero britannico, il romanzo di Defoe rimane uno tra i più letti in Europa, diffusissimo in tutto il mondo, come spiega Martin Green:

of all the stories of the British Empire, the most widely read, not only across the Empire, but across Europe, was that of Robinson Crusoe. Indeed it seems demonstrable that Robinson story has been one of the most widely read in the whole world. In the National Union Catalog, fifty-four pages are given to listing different editions of Defoe’s book, whereas only four go to perhaps the most famous lirerary novel of the nineteenth century,

Middlemarch, and another four to the most famous eighteenth-century novel, Clarissa283.

Capolavoro della narrativa di ogni epoca, Robinson Crusoe è diventato, nelle parole di Ian Watt, autore di The Rise of the Novel (1957), uno dei grandi miti della civiltà occidentale.284 John Moore scrive che prima della pubblicazione di Robinson Crusoe ‘there was no English novel worth the name and no book (except the Bible) as widely accepted among all classes of English readers’285 Derek Walcott, nella poesia ‘Crusoe’s Journal’, dichiara che il romanzo di Defoe è stato ‘our first book, our profane Genesis’286.

Daniel Defoe, un commerciante assolutamente impreparato e inesperto in materia d’arte e di letteratura, diventa il padre, a sua insaputa, del romanzo inglese e incarna quello che Walter Allen, in The English Novel (1991), definisce ‘archetypal novelist’:

When, in the second decade of the eighteenth century, the novel really emerged it did so from a man to whom art and literary theory meant nothing, from a writer who was not a gentleman but a tradesman dealing in commodities. In a sense, the relation Defoe bears to the artist is that of the forger, but he was forging not works of art but transcripts of actual experience. We see him as a novelist after the event, as it were. A novelist was the last thing he wished to appear as; and by a paradox, it is exactly this that makes him the archetypal novelist287.

Il romanziere archetipico forgia un mito che diventa punto di riferimento nella cultura occidentale e, nel corso dei secoli, sinonimo di confronto con le più

283

Green, M., The Robinson Crusoe Story, Philadelphia, Pennsylvania State University Press, 1991, 35.

284

Cfr. Watt, I., The Rise of the Novel, Berkeley, University of California Press, 2001.

285

Moore, J. R., ‘Robinson Crusoe’, in Ellis, F. H. (ed.), Twentieth Century Interpretations of Robinson Crusoe, London, Prentice Hall, 1969, 55.

286

Walcott, D., ‘Crusoe’s Journal’, in Collected Poems 1948-1984, Toronto, Harper-Collins, 1990, 11.

287

svariate manifestazioni culturali e ideologiche. La sua opera si presta a molteplici interpretazioni. Frank Ellis, nella Prefazione a Twentieth Century Interpretations

of Robinson Crusoe (1969), dichiara che ‘Robinson Crusoe has become a myth of

great potency and wide application’288. Da ormai quasi tre secoli il lettore che si imbatte in Robinson Crusoe, a prescindere da nazionalità e da background culturale, rimane intrappolato (parole di James Joyce) in una sorta d’incantesimo:

whoever rereads this simple, moving book in the light of subsequent history cannot help but fall under its prophetic spell289.

Tale incantesimo ha effetto sulle più svariate correnti culturali e letterarie. Nello specifico del pensiero postcoloniale, il Robinson Crusoe di Defoe, insieme a

The Tempest di Shakespeare – dicono Hellen Gilbert e Joanne Tompkins in Post- Colonial Drama: Theory, Practice, Politics (1996) – è ‘a focal point in the project

of “writing back” to the imperial centre’290. In un contesto postcoloniale riscrivere il romanzo di Defoe è occasione per confrontarsi con l’inizio, le origini dell’imperialismo inglese e la sua morale.

Infatti oltre a essere espressione del nascente capitalismo mercantilistico, il primo romanzo della tradizione borghese europea è soprattutto un modello di narrazione coloniale. All’incontro con l’indigeno Friday, Robinson diventa il prototipo del colonialista, gli impone il nome del giorno della settimana in cui lo incontra e istaura con lui un rapporto di dominio, senza mai avvicinarsi alla sua cultura e alle sue credenze, senza mai cercare di impararne la lingua.

Non stupisce allora che il romanzo sia oggetto di numerose riscritture, sia in età coloniale che nei nostri giorni. Così scrive Silvia Albertazzi in Lo Sguardo

dell’Altro (2000):

Se i narratori dell’Ottocento manipolano la storia del naufrago settecentesco per farne un’apoteosi dello spirito d’intraprendenza imperialista britannico e, di conseguenza, un’esaltazione dell’impresa coloniale […], sembra invece che i narratori postcoloniali sentano l’esigenza di appropriarsi del primo romanzo occidentale borghese per porne la riscrittura all’inizio della propria storia letteraria autonoma291.

Si cercherà qui di capire in che modo la scrittrice irlandese Eilís Ní Dhuibhne si appropri del Robinson Crusoe, dimostrando come, enfatizzando una

288

Ellis, F. H. (ed.), Twentieth Century Interpretations of Robinson Crusoe, Preface, 3.

289

Joyce, J., in Ellis, Frank H. (ed.), Twentieth Century Interpretations of Robinson Crusoe, 15.

290

Gilbert, H. and Tompkins, J., Post-Colonial Drama: Theory, Practice, Politics, New York, Routledge, 1996, 36.

291

voluta continuità col classico, la scrittrice irlandese lo storicizzi e analizzi diversi aspetti del contesto storico, sociale e culturale irlandese contemporaneo, celandolo dietro un’ambientazione futurista che offre la possibilità di un confronto con l’attuale situazione globale.

Quella in cui la Ní Dhuibhne si cimenta è una riscrittura palese. Il nome della protagonista, Robin, evoca la figura di Robinson, l’Irlanda devastata da un disastro nucleare cui Robin approda richiama l’isola deserta e l’unica sopravvissuta all’incidente, Maggie, incarna il selvaggio Friday. Ma la scrittrice irlandese non si limita a evocare il classico inglese, bensì lo cita esplicitamente, immaginandolo come testo la cui lettura accompagna Robin per tutta la spedizione:

[…] I watched videos and read a novel in English, Robinson Crusoe, which I had not tried before and which seemed apt under the particular circumstances292.

Il romanzo di Defoe risponde ai gusti della protagonista più di The Magic

Mountain di Thomas Mann e inoltre presenta diverse analogie con la situazione

che essa vive: la prima tempesta che Robin affronta con i compagni di spedizione a bordo della Saint Patrick è identica alla prima tempesta narrata da Defoe nel suo romanzo, tanto che Robin cerca di capire proprio dallo scrittore inglese quanto tempo essa possa durare:

I found Defoe more to my test, and his descriptions of storms extremely realistic. The first storm in the book, when he is not far from Hull, seemed exactly like ours, and it was gratifying to note that it abated after twenty-four hours or so – Hull was situated in a position similar to that of Bray, I guessed, and I hoped this coincidence might augur well for the duration of our storm293.

Il Robinson Crusoe accompagna Robin nel corso della sua spedizione e, implicitamente, la Ní Dhuibhne nella stesura di tutto il romanzo, tanto da farne una sorta di atto dichiarato di ‘writing back’, di riformulazione del canone e al contempo di necessità di continuità con esso.

Diverse sono le interpretazioni che la critica ha fornito in merito a questo atto di riscrittura. Le più diffuse sono l’interpretazione femminista di Gerardine Meaney e di Carol Morris e quella di Gerry Smyth, concentrata, invece, sull’analisi dell’ossessione irlandese per la terra. In ‘Beyond Eco-Feminism: A

292

Ní Dhuibhne, E., The Bray House, Dublin, Attic Press, 1990, 99-100.

293

review of Eilís Ní Dhuibhne’s The Bray House and Eating Women is Not

Recommended’ (1992), la Meaney pone il romanzo della Ní Dhuibhne in

relazione sovversiva con la scrittura irlandese femminile contemporanea294, mentre in ‘The Bray House: An Irish Critical Utopia’ (1996), la Morris sostiene che il romanzo è rappresentativo di quello che viene definito ‘feminist genre fiction’295. In The Novel and the Nation: Studies in the New Irish Fiction, Smyth sottolinea invece come la Ní Dhuibhne esalti il valore che la terra ha e continua ad avere nella cultura irlandese contemporanea e come rappresenti il luogo da cui riflettere sull’identità nazionale296.

In ‘Being Ordinary – Ireland from Elsewhere: A Reading of Eilís Ní Dhuibhne’s The Bray House’ (2000), Derek Hand, evidenzia come queste diverse interpretazioni riconoscano ma non esplorino il potenziale metanarrativo del romanzo e la necessità del testo letterario irlandese di stabilire una continuità con la tradizione. The Bray House sarebbe invece nelle sue parole:

a narrative about narrative itself and the power struggles embedded in acts of writing and in acts of reading and interpretation297.

La Ní Dhuibhne – egli aggiunge – sarebbe impegnata in una:

self-reflexive consideration of the nature of the imagination’s engagement with reality through texts and writing298.

Ed è su questo potenziale metanarrativo che qui ci si vuole soffermare, in particolare su come l’Irlanda, la sua storia, la sua tradizione e la sua cultura vengano concepite attraverso il filtro letterario entro i confini nazionali e fuori da essi, in un contesto globale evocato attraverso l’espediente dalla tematica ecologica d’ambientazione futurista. The Bray House viene qui letto in relazione alla dicotomia locale/ globale che la scrittrice irlandese crea immaginando l’Irlanda come l’isola del naufragio della sua versione femminile di Crusoe e ponendola a confronto con un colonizzatore non più inglese, ma svedese, dove la

294

Meaney, G., ‘Beyond Eco-Feminism: A review of Eilís Ní Dhuibhne’s The Bray House and Eating Women is Not

Recommended’, Irish Literary Supplement, 11:2, Fall 1992, 14.

295

Morris, C., ‘The Bray House: An Irish Critical Utopia’, Études Irlandaises, no. XXI-1, Summer 1996, 127-128.

296

Smyth, G., The Novel and the Nation: Studies in the New Irish Fiction, 167-168.

297

Hand, D., ‘Being Ordinary – Ireland from Elsewhere: A Reading of Eilís Ní Dhuibhne’s The Bray House’, Irish

University Review, Spring 2000, 103-116.

298

Svezia, nell’interpretazione narrativa futurista rappresenta un nuovo microcosmo di potenza ecologica globale.

L’ambientazione futurista infatti non è finalizzata alla creazione di un mondo utopico perfetto contrapposto al presente (‘there is no ‘utopia’ […] in the novel: no perfect place in the future from which to criticize the present day’299), ma piuttosto un modo per porre il presente irlandese in relazione a un contesto globale evocato attraverso l’analisi della problematica ecologica che coinvolge attualmente il mondo intero.

Partendo consapevolmente dal classico per eccellenza della cultura inglese e dalla coscienza della sua storicità, della sua funzione di veicolo d’imposizione dell’ideologia e cultura inglese, la Ní Dhuibhne scrive la sua versione del

Robinson Crusoe trasformandolo da testo di colonizzazione culturale in testo sulla

colonizzazione testuale, concentrandosi sui pericoli che il delinearsi di una Letteratura globale possa creare una sorta di canone omologante – il ‘Report’ scritto dalla protagonista/ colonizzatrice Robin –, qualora la letteratura irlandese non racconti in prima persona la sua esperienza nazionale – qualora il nuovo naufrago Maggie/ Friday non ponga fine al suo apparente mutismo –.

La relazione che s’instaura fra il naufrago e il selvaggio, fra Robinson e Friday, si tramuta nella versione irlandese del romanzo in una dicotomia fra voce globale e locale: Maggie, il nuovo selvaggio, è l’unica sopravvissuta al disastro nucleare che fa dell’Irlanda contemporanea l’isola deserta del classico inglese e la sua difficoltà iniziale a raccontare la sua esperienza di sopravvissuta rappresenta metaforicamente la reticenza della letteratura locale irlandese a narrare la propria storia, a creare e valorizzare un canone propriamente nazionale di fronte alla sua iniziale assimilazione al canone inglese. Robin, a sua volta, non è più il colonizzatore inglese, ma incarna un futuristico e pertanto ipotetico nuovo colonizzatore globale. L’archeologa è di nazionalità svedese e la Ní Dhuibhne, come già anticipato, immagina nel romanzo che la Svezia sia la nuova potenza ecologica mondiale, la cui ricchezza si fonda sullo stato di salute e la cui politica di denuclearizzazione la porta a sopravvivere al disastro nucleare cui invece soccombono Inghilterra e Irlanda. Robin dunque è il nuovo colonizzatore di un paese che necessita di conservare sempre la sua posizione di predominio, anche se questa volta non fondato sulla ricchezza materiale:

299

we needed to mantain our position as the world’s healthiest, although no longer richest country300.

La nuova relazione fra naufrago e selvaggio offre la possibilità di indagare l’esperienza di colonizzazione a livello testuale e di riflettere ipoteticamente attraverso la narrazione futuristica su quali possano essere le dinamiche fra la letteratura nazionale e quella mondiale, su come la storia irlandese si possa interpretare dall’interno e dall’esterno del suo stesso contesto culturale. Come dichiara ancora Hand nel suo saggio:

it is exactly this conflict between the act of reading Ireland from elsewhere and the Irish actively reading themselves, as well as a wider world, that is at the heart of the novel’s dynamic301.

Il naufragio di Robinson si trasforma in viaggio d’esplorazione e la ricostruzione del mondo protoborghese inglese sull’isola diventa ricostruzione dello stile e delle abitudini di vita di una famiglia borghese irlandese residente a Bray, concepita come microcosmo della condizione sociale irlandese in un passato narrativo che in realtà corrisponde al presente. Obiettivo della spedizione è infatti quello di scrivere una relazione sullo spaccato di vita di una famiglia irlandese media prima dell’incidente nucleare, un tentativo di mettere per iscritto una storia familiare che diventa microcosmo della storia nazionale. L’importanza dell’atto di scrittura viene sottolineata dal fatto che la Ní Dhuibhne decida di presentare la relazione di Robin come parte integrante nonché consistente del romanzo, ponendola proprio al centro del testo, nel mezzo dell’intreccio narrativo.

La vicenda familiare dei MacHugh (il padre Murphy, la madre Elinor, la figlia Fiona e la nonna Annie) rappresenta per Robin uno scorcio della condizione irlandese contemporanea da presentare al mondo intero:

The survey of the Bray House yields fascinating insights into not only the family which inhabited it, but also into the social, cultural, and economic state of Ireland immediately prior to Ballylumford302.

300

Ní Dhuibhne, E., The Bray House, 21.

301

Hand, D., ‘Being Ordinary – Ireland from Elsewhere: A Reading of Eilís Ní Dhuibhne’s The Bray House’, 109.

302

The interior of the house had suffered no damage as a result of the Ballylumford disaster, and was a repository of numerous fine artefacts and documents, the examination of which afforded an illuminating insight into the life of the former occupants of the house, and provided us with materials of an invaluable microstudy of the Irish way of life303.

L’obiettivo di Robin è quello di presentare la famiglia MacHugh per poi:

contemplate wider issues relating to the state of Ireland as a whole304.

Si tratta dunque di un viaggio d’esplorazione il cui significato ultimo è storico, di una riscrittura che attualizza il classico inglese e lo reinterpreta alla luce della storia contemporanea irlandese che viene proposta come proiettata nel passato. Ritrovare una casa come quella dei MacHugh significa conferire un significato maggiormente storico alla spedizione:

If the mood contained one of those houses, or bits of it, or any relic of it, our excavation would be of even more historic moment than it was anyway305.

Ma l’aspetto fondamentale di questa riscrittura storica ruota appunto attorno all’importanza conferita al testo scritto. La storia d’Irlanda che Robin deve recuperare deve essere messa per iscritto, è questa la missione dell’equipaggio:

we were at last embarked upon the task which was the goal of our mission: we were beginning to make a permanent record of the physical state of this section of Ireland. Posterity would thank us for it306.

Non basta raccogliere materiali, oggetti, detriti e ricordi, ma il lavoro di Robin, la parte fondamentale della sua vita, tutto ciò che la gratifica, consiste nello scrivere, nel testualizzare ciò che trova durante gli scavi:

I settled down to write this report […].

I worked with enthusiasm and energy, and, since this is the type of activity I enjoy more than any other, I became totally absorbed in it. The hours and the days flew by without my being aware of their passage. I spent whole days and nights secreted in my cabin, tapping away my keyboard, oblivious of time, Karen, the boat, the world. I was divinely content, as I am always when engaged on some important scholarly activity, the most creative, the most intellectually stimulating, of all the works of humankind307.

303 Ibid., 120. 304 Ibid., 166. 305 Ibid., 110. 306 Ibid., 88. 307 Ibid., 204.

E’ per sottolineare l’importanza di questo atto di scrittura che la Ní Dhuibhne riporta per intero la relazione immaginandola scritta da Robin. Il ‘Report’ assume un aspetto scientifico, descrive le stanze della casa e cataloga gli oggetti; include una selezione di documenti appartenenti ai diversi membri della famiglia MacHugh, epistole, lettere legali, diari; riporta una serie di articoli di giornale come spaccato della politica irlandese e delle reazioni dell’opinione pubblica nel periodo antecedente all’incidente nucleare. Quando dunque Robin, la nuova naufraga irlandese, mette piede sull’isola, inizia una colonizzazione principalmente testuale e la riscrittura assume una valenza fondamentalmente metanarrativa.

Robin rappresenta in un certo qual modo lo scrittore che si avvicina alla scrittura abbracciando una prospettiva globale, pensando di scrivere una storia che è d’interesse per la popolazione di tutto il mondo. Come la protagonista spiega a Karen, ciò che il mondo aspetta è la relazione in forma scritta della loro spedizione:

“It’s important that we get the report on the excavation back to Sweden”, I explained. “The world is waiting for it, Karen, our report, our most important piece of work. Our magnum