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IL ROMANZO IRLANDESE E IL CANONE: LA SCRITTURA CREATIVA

5.1 La riscrittura nel romanzo irlandese contemporaneo

L’indagine analitica sul processo di riscrittura creativa nella letteratura irlandese contemporanea si concentra sul genere romanzo.

In verità – come spiega Kiberd in The Irish Writer and the World –, nel contesto letterario irlandese il genere che ha maggiormente espresso la fusione fra la cultura gaelica e quella anglo-irlandese, il genere anticipatore della convivenza e pluralità culturale dalla caduta dell’ordine gaelico nel 1600 alla formazione della classe borghese nei decenni successivi all’indipendenza, sarebbe la “short-story”. Il romanzo in Irlanda si sviluppa tardivamente rispetto a Inghilterra, Francia e Germania e i primi romanzi irlandesi ritenuti classici, da Gulliver’s Travels a

Castle Rackrent, da Ulysses a At Swim-Two Birds, mutuano la loro struttura dalla

“short-story”, presentandosi più come raccolte di micro-narrative che come narrazioni unitarie. Così spiega Kiberd:

Of all literary forms, the short story seems to tap most fully into the energies unleashed by fusing the oral tradition of tale-telling with the writerly virtues of English narrative. If oral tale and bardic poem are forms of the aristocracy and the novel that of the bourgeoisie which succeeds it, then in the period of transition between both readers, there may be a phase when the forms of literature go into meltdown140.

Nel postcoloniale, però, il romanzo rappresenta il genere per eccellenza, quello che riunisce in sé tutti gli altri, dialogico, aperto alla contaminazione e all’intertestualità, adatto a costruire narrazioni polifoniche, la resa narrativa della nazione come ‘comunità immaginata’ (cfr. B. Anderson), dei ‘molti come l’uno’. Qualora, come propone Aaron Kelly in ‘Reploblematizing the Irish Text’ (2001), si cambi prospettiva nell’indagine critica e si cominci a pensare al romanzo irlandese non come a un’impresa letteraria fallimentare nella sua mancanza di unità, nel suo essere un insieme di micro-narrative, ma piuttosto come a un tipo di

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narrativa decentrata e non egemonica, sarà possibile recuperarne il valore e soprattutto enfatizzarne l’importanza culturale, specie nel contesto contemporaneo dove, sebbene esso non abbia alle sue spalle una consolidata tradizione secolare, ha però una così ampia produzione e diffusione, e dove le analogie col romanzo postcoloniale sono moltissime. Così Kelly sostiene:

There should be a shift in critical emphasis when analizing Irish fiction from failed novels to radically decentred and non-hegemonic fictions. So rather than being problematical in itself, the Irish novel brings into focus the contradictions of the form; it destabilizes the hegemony of its normative representational structures, not through some unitary problematic but rather a through disjuncture which unravels the conflict of class, gender, region and so on141.

La rivalutazione critica del romanzo in relazione alla “short-story” non va attribuita soltanto a un cambiamento di prospettiva d’indagine e alla sua proliferazione nel contesto contemporaneo, ma va enfatizzata anche e soprattutto in relazione al concetto di romanzo di riscrittura perché uno dei maggiori classici del canone occidentale, Ulysses, pur strutturato certo secondo i principi della “short-story” e scritto in un periodo in cui essa è ancora predominante, riscrive e ripropone altresì la struttura dell’Odissea di Omero.

Nel contesto dunque degli studi postcoloniali sul romanzo di riscrittura contemporaneo, uno dei principali antecedenti è costituito proprio da un romanzo della tradizione irlandese.

L’importanza di questo precedente viene segnalata e evidenziata dallo scrittore postcoloniale sud-africano J. M. Coetzee, il quale, famoso per Foe, romanzo di riscrittura del Robinson Crusoe di Defoe, in Elizabeth Costello (2004) concepisce il personaggio della Costello, il suo alter-ego, come riscrittrice proprio di Ulysses di Joyce.

E’ significativo che un romanziere sud-africano, il cui romanzo Foe è considerato esemplare entro i processi di riscrittura postcoloniale, si immagini, attraverso un alter-ego, riscrittore di un romanzo irlandese come Ulysses di Joyce, che a sua volta è concepito come riscrittura dell’Odissea di Omero, ma che al contempo è considerato canonico e rientra nel ‘canone occidentale’ di Harold Bloom.

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Kelly, A., ‘Reproblematizing the Irish Text’, in Gillis, A. and Kelly, A. (eds.), Critical Ireland: New Essays in

Considerato poi che il recupero della tradizione letteraria greca e latina, la riscrittura dei classici nel contesto irlandese, è esemplare di un uso rivoluzionario della tradizione, un’espressione di come il classico possa diventare una forma di ipermodernismo per i nuovi sperimentalismi (‘a ready template of the revolutionary use of tradition, of how the classics might be invoked as part of the hypermodernity embraced by the new experimantalists’142), l’importanza del genere “romanzo” in Irlanda, sebbene sviluppatosi tardivamente rispetto agli altri paesi europei e dipendente ancora per molti versi dalla struttura della “short- story”, non va affatto sottovalutata.

Non stupisce che un romanzo di riscrittura come Ulysses venga considerato in relazione con il romanzo di riscrittura postcoloniale perché esso ricorda come la modernità venga dalla continuità col passato e con la sua tradizione letteraria. Ulysses è un romanzo di riscrittura palese, un atto d’intertestualità sovversiva in cui l’elemento aulico e quello popolare si fondono, a testimonianza della continuità con quella tradizione gaelica che originariamente era aulica e che si è adattata e trasformata di fronte alla nuova realtà generata dalla dominazione coloniale inglese. La fusione di aulico e popolare, il nuovo e il riscritto, tracciano in Joyce un legame di continuità con le proprie origini culturali, con una tradizione letteraria storica e trasformativa, anticipatrice dei processi di convivenza multiculturale.

Coetzee, come scrittore postcoloniale il cui successo è principalmente legato a un romanzo di riscrittura, riconosce l’importanza della riscrittura joyciana e in qualche modo giustifica l’interrogarsi di questa ricerca sulla diffusione del concetto di riscrittura nel romanzo irlandese contemporaneo, piuttosto che in altri generi, e sui suoi possibili legami con le riscritture di scrittori provenienti da altre aree della postcolonialità.

Nel romanzo irlandese non soltanto la riscrittura è molto diffusa, ma affronta molte tematiche tipiche della postcolonialità e si pone in relazione col classico su più piani interpretativi. Qui l’analisi è circoscritta a una serie di romanzi di riscrittura interpretati in chiave storica e metaletteraria: in Shamrock

Tea di Ciaran Carson, in Death and Nightingales di Eugene McCabe, in The Bray House di Éilis Ní Dhuibhne e in Reading in the Dark di Seamus Deane,

l’elemento attorno a cui si concentra l’indagine è l’introduzione del dato

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storiografico come mezzo attraverso cui viene scardinata l’a-temporalità del canone occidentale da una letteratura che opera internamente a esso. Si cerca di dimostrare come i romanzi di riscrittura trattati storicizzino e trasformino il canone, servendosi del dato storico irlandese come se fosse una sorta di ‘passato profetico’ che traccia il percorso verso un nuovo futuro, diverso da quello predeterminato dalla Storia ufficiale; un futuro in cui il ‘tutto-Mondo’ teorizzato da Glissant si vive e si abita nell’accettazione dell’incertezza e della continua “trasformazione”, nel pluralismo e al contempo nell’esaltazione della propria specificità.

5.2 Ciaran Carson, Shamrock Tea: “replica” e l’assenza di un