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ELEMENTI PER UNA DISCUSSIONE

Il volume ha voluto evidenziare la necessità di innovare gli strumenti destinati a governare le trasformazioni urbane incentrando la sua analisi su un argomento, quello dell’intervento su ambiti urbani che, in modo semplificato, si può collegare alla pianificazione attuativa così come individuata dalla pratica in Italia e nei paesi occidentali.

Esso sviluppa un percorso che si incentra sulla città, considerata come uno dei principali sistemi antropici nei quali si convoglierà, nel prossimo futuro, la sfida ai cambiamenti climatici e ai rischi consequenziali, tra i quali possono citarsi i cambiamenti nella struttura e nella distribuzione della popolazione, oltre che nelle modalità di uso delle risorse naturali.

Il territorio urbano è un territorio “fragile” che si inserisce all’interno di uno spazio più ampio. L’urbanistica può dare il suo contributo affinché sussista un equilibrio tra sviluppo antropico e salvaguardia ambientale. Per questo motivo l’intervento su parti della città assume un ruolo importante di catalizzatore di politiche smart destinate a diffondersi nello spazio urbano e a dare il loro contributo alla realizzazione di un migliore approccio alla città.

La città si confronta con una serie continua di problematiche. Alcune di esse sono tradizionali (residenza, mobilità, lavoro, e così via), altre rappresentano novità che possono essere potenzialmente destabilizzanti, in positivo (i processi di mutazione sociale, tra gli altri) o in negativo (gli eventi climatici estremi o l’invecchiamento della popolazione, ad esempio).

Queste che sono state definite problematiche rappresentano nuove o vecchie sfide che la città deve affrontare e risolvere, anche mediante un salto deciso del dibattito verso una maggiore operatività. Uno dei passaggi necessari, ad esempio, è comprendere che l’identificazione dei problemi, dei rischi potenziali e dei livelli di vulnerabilità che ne conseguono è un modo per evidenziare, all’interno della struttura urbana, gli ambiti caratterizzati da maggiori criticità sui quali è necessario e più urgente un intervento migliorativo che ne riduca la vulnerabilità più generale e quella connessa a specifiche cause.

Altro passaggio necessario è relativo alle caratteristiche proprie della nuova generazione di piani. Mentre la metodologia da utilizzare per la redazione degli strumenti più recenti, come i piani di adattamento locale o i piani di mitigazione, è la stessa che si utilizza per la pianificazione classica

(dall’analisi spaziale, all’individuazione dei problemi, alla predisposizione delle risposte), ciò che cambia è la qualità delle soluzioni che la nuova generazione di piani deve fornire, in quanto la città si trova di fronte a nuove sfide che hanno bisogno di essere aggredite con idee e strumenti innovativi. Infatti, mentre le risposte tradizionali si limitano ad adeguare e a regolare la realtà urbana, quelle innovative devono spingersi oltre incentrando la loro azione sullo sviluppo e sull’applicazione di soluzioni più moderne che incrementino la resilienza della città, riducano gli elementi di vulnerabilità fisica e sociale, creino visibilità e, perché no, rendano possibile un suo miglior posizionamento nel contesto internazionale.

I problemi da affrontare sono rilevanti per la dimensione dei fenomeni e per il costante incremento dei valori che fanno capo ad indicatori di criticità.

Questa potrebbe essere di per sé una motivazione sufficiente per portare avanti qualunque tipo di azione capace di risultati migliorativi e per indirizzare i decisori urbani verso l’innovazione degli strumenti e verso il controllo costante della sostenibilità urbana. Ci sono però anche altre motivazioni, più prosaiche, che possono spingere in questa direzione. Basti considerare che queste azioni possono trasformarsi in una opportunità per migliorare la percezione di una città; ciò significa che mentre si agisce per ridurre l’impatto dei cambiamenti climatici o per accrescere la sostenibilità sociale di una città si va ad incidere anche sulla sua economia e sul suo livello di benessere rendendo quella città un punto di riferimento nella rete urbana internazionale.

All’interno del processo di pianificazione il livello intermedio, sia esso metropolitano che comunale, assume sempre più un ruolo di strumento di indirizzo delle trasformazioni che utilizza metodologie strategiche o programmatiche, mentre la pianificazione attuativa sta sempre più divenendo il luogo nel quale disegnare e realizzare la nuova città o ridare efficacia alla città esistente. Proprio sulla pianificazione attuativa si concentra una rinnovata attenzione perché campo di sperimentazione di nuove metodologie nella costruzione dell’urbanistica e di nuove modalità di fare trasformazione, luogo nel quale applicare tecniche di sostenibilità resiliente, spazio dove sviluppare processi di mitigazione dei rischi e nuove tematiche connesse alla qualità dell’ambiente, alla competitività e alle implicazioni socio-economiche dei processi demografici. Ciò porta il livello attuativo a divenire uno spazio specificamente indirizzato al confronto con il mutamento.

La costruzione e l’applicazione di piani di nuova concezione può portare indubbi vantaggi competitivi, sia in termini di accresciuta resistenza e resilienza urbana che in termini di immagine. La città pianificata in questo modo potrà essere più flessibile ed inclusiva, anche perché fondata su basi razionali che ne potranno incrementare la capacità di carico e l’attrattività grazie anche alle funzioni e alle attività avanzate che potrà ospitare.

Questo ragionamento si inserisce in uno più ampio sui sistemi urbani e sulle loro caratteristiche. In una situazione matura dal punto di vista territoriale, come ad esempio nella realtà italiana ed europea, i sistemi urbani che ne fanno parte sembrano essere ben strutturati intorno a caratteri fortemente persistenti che da secoli hanno inciso sul paesaggio e sul territorio. Da un certo punto di vista ciò significa che una realtà urbana ben definita è anche difficilmente modificabile nelle sue relazioni e nelle sue gerarchie. Se però essa viene guardata con un occhio più profondo è possibile individuare le tante potenzialità in essa presenti con l’obiettivo finale di migliorarne le condizioni. In questa azione una mano non secondaria può arrivare dall’utilizzo di pratiche innovative nella pianificazione operativa inserite in un quadro complessivo di sviluppo urbano sostenibile.

Lo sviluppo del volume si è incentrato sull’approfondimento di una serie di elementi finalizzati tutti al raggiungimento degli obiettivi sottolineati in precedenza.

Un primo elemento è l’approfondimento di un numero consistente di casi studio, a testimonianza del fatto che l’argomento è centrale nel dibattito internazionale e nelle politiche di intervento sulle città. La rilevanza di tale elemento deriva dal fatto che uno sguardo attento su esperienze significative già in atto è necessario soprattutto per comprendere le soluzioni urbanistiche, gestionali e tecniche adottate o proposte. Inoltre, esse consentono di comprendere come sia possibile parlare di innovazione nelle pratiche a varie scale urbane, con modalità che sono riuscite ad interpretare in modo vario ed intelligente la necessità di cambiamento in atto. Ciò si traduce nella possibilità di costruire chiavi interpretative che risultano sempre più indispensabili per confrontarsi con la vivibilità e il futuro degli insediamenti urbani.

Un secondo elemento da sottolineare è che l’intervento su ambiti urbani sembra essere “il” luogo deputato alla sperimentazione di politiche di tipo innovativo, connesse a caratteristiche di tipo “smart” o, più in generale, di maggiore sensibilità agli aspetti di sostenibilità della città ed aventi come obiettivo finale l’incremento della resilienza urbana e la riduzione della sua vulnerabilità. Ciò si traduce nella possibilità di inserire nell’urbanistica attuativa elementi di innovazione negli edifici, nella mobilità, nel verde, nei servizi, nella gestione dei rifiuti, nella sperimentazione di tecnologie avanzate di gestione e manutenzione, elementi che non siano fini a sé stessi ma che siano capaci di creare un sistema intelligente che comprende e ricuce insieme le varie sfaccettature della vita urbana e ne trasformino radicalmente il funzionamento.

Un terzo elemento che deriva dalla lettura del lavoro è la possibilità di utilizzare una pianificazione di tipo locale che permette un controllo elevato degli esiti formali e sostanziali, spingendo tali esiti anche alla gestione successiva alla realizzazione del piano, operazione da realizzare insieme agli utenti effettivi dello spazio trasformato. Tale carattere rappresenta una potenziale novità che sradica alcune caratteristiche naturali dell’urbanistica operativa. D’altra parte, dando ad essa un rilievo maggiore si può arrivare ad ipotizzare addirittura un suo progressivo smarcamento dalla pianificazione comunale; ciò può tradursi in nuove relazioni tra gli strumenti e i livelli nel senso che alla pianificazione comunale restano le politiche strategiche e strutturali complessive mentre all’urbanistica operativa vengono ad essere demandate tutte le operazioni che conducono agli esiti finali degli interventi.

Sottolineare questo punto significa anche ridare dignità teorica e complessità operativa a questo livello di pianificazione, livello che di norma è schiacciato tra una pianificazione comunale troppo potente e una pratica ordinaria di scarso livello in quanto ad esiti formali e sostanziali, al punto che la ritirata dei pianificatori da questo settore ha dato corpo alla progressiva prevalenza del disegno urbano, che ha poco del rigore delle tecniche urbanistiche.

Di non secondario interesse è un altro elemento che si vuole sottolineare, ossia la possibilità che tali interventi rivestano un ruolo guida nei processi di trasformazione urbana, divenendo vetrina di soluzioni tecniche, operative e gestionali da utilizzare nel resto della città in interventi da effettuare successivamente. Si può pensare, infatti, ad essi come a dei precursori che possono divenire strumenti di diffusione di un modo nuovo di fare città, quasi come Luciano Laurana fece ad Urbino, quando la costruzione del Palazzo Ducale divenne il punto di partenza per diffondere nel resto della città tecniche, pratiche ed innovazioni sperimentate per la prima volta nel palazzo del duca di Montefeltro.

Un’ultima caratteristica che viene fuori dalla lettura del volume è l’applicazione delle pratiche di urbanistica attuativa ai processi di trasformazione della città piuttosto che a quelle di nuova urbanizzazione. Nel volume si sottolinea, infatti, come la città si sia estesa a macchia d’olio lasciando dietro di sé un arcipelago di aree non utilizzate, sotto-utilizzate ed abbandonate. Tali

aree costituiscono un patrimonio importante per continuare a far crescere la città evitando di consumare nuovo suolo e per sviluppare azioni che migliorino l’immagine complessiva che essa offre.

Da quanto detto esce fuori con chiarezza che l’urbanistica attuativa ha le potenzialità per esprimere innovazioni tali da incidere sulle capacità della città di rispondere alle sfide che derivano dai cambiamenti climatici e dalla maggiore vulnerabilità dei sistemi antropici. A questo riguardo quindi si ha a che fare con un nuovo campo di ricerca che affronta tematiche da indagare con attenzione se si vuole che la città dia il suo contributo attivo alla riduzione dei fattori di crisi ambientale.

Per analizzare questo nuovo campo di ricerca il volume si è sviluppato secondo un ordine logico che ha condotto alla costruzione di una metodologia indirizzata alla formalizzazione di strumenti innovativi di urbanistica operativa, derivanti sia da elementi mai inseriti nella pianificazione precedente che da tecniche e strumenti in vario modo consolidati, con l’obiettivo di evidenziare l’apporto degli stessi ad una evoluzione intelligente della città. Tale metodologia, se correttamente applicata, rappresenta un modo per sviluppare specificità che possono estendersi all’intera città.

Per giungere a tali conclusioni il volume si è sviluppato a partire da una analisi metodologica delle teorie di sviluppo della città sottolineando l’apporto di alcuni dei modelli che hanno inciso sulla comprensione dei fenomeni urbani più recenti e evidenziando il loro apporto alla pianificazione delle strutture urbane. In questo senso il tema è definito nei suoi confini metodologici, è logicamente organizzato ed è presentato sulla base di una base informativa (i casi studio) che rappresentano significativi mile-stones.

Non spetta all’autore stabilire se il lavoro sia da considerare originale nei suoi sviluppi concettuali. Esso, però, ha potenzialmente la possibilità di incidere sulle modalità di sviluppo del dibattito e sulle pratiche dell’urbanistica attuativa che, come tutta la pianificazione, soffre di una riconosciuta debolezza nelle basi teoriche e di una mancanza di interesse nel livello gestionale, caratteri che si traducono in pratiche incolori e defatiganti fino all’approvazione dei piani e in un oblio immotivato quando si tratta di applicarne i contenuti. Uno dei modi con cui è possibile ridare un senso alla materia è dare ad essa una missione precisa che non sia più regolare la crescita della città (missione su cui la materia ha fallito i suoi compiti) ma sia quella di costruire una città giusta e sostenibile, dove la reale commistione tra tecnologia ed uomo sia capace di rendere la città equilibrata nei consumi ed efficiente nelle attività che svolge giorno per giorno.

INDICE

Prefazione di Rocco Papa 9

Introduzione 13

1. Il peso dei sistemi urbani 19

1.1 Una crescita senza fine? 19

1.2 Trend globali 21

1.2.1 Crescita e distribuzione della popolazione 22 1.2.2 Popolazione urbana e popolazione rurale 23

1.2.3 Un mondo di città 25

1.3 Le risorse agricole come paradigma 29

Bibliografia e sitografia 32

2. Modelli urbani 35

2.1 Dalla città compatta alla città frammentata 35 2.2 Oltre il modello di città fossile 40 2.2.1 Fasi e processi di evoluzione urbana 43 2.2.2 Città rinnovabile vs città fossile 45 2.3 Verso la città intelligente 46 2.3.1 Espansione e de-urbanizzazione 46 2.3.2 Densificazione e rinaturalizzazione 47